lunedì 9 marzo 2020

I problemi della società trattati dal saggista Luigi Mazzella in modo libero con una serie di interrogativi legati a questo provvisorio momento storico










Coronavirus - Covid19



Effetto coronavirus a Salerno il giorno  8 marzo 2020





I problemi della scienza e della società  trattati con l'occhio critico e convincente di un grande saggista libero  da  qualsiasi condizionamento  come Luigi Mazzella, che con una visione personale si pone  una serie di interrogativi  legati  a questo provvisorio momento storico di cui non è facile ancora dare   delle utili certezze.






I problemi dell'attuale società / Effetto Coronavirus

Ancora un altro interessante articolo di Luigi Mazzella a proposito del  pensiero libero e dell’attuale  cupo momento del Coronavirus in Italia e nel mondo. Una riflessione libera rispetto tutte le ossessioni che ci propinano  a noi la politica e i poteri forti. Di certo una lettura della realtà diversa, per niente condizionata da fattori esterni legati al potere delle caste e delle banche. Ai lettori  lasciamo la libera interpretazione dei fatti e la personale riflessione  e convincimento di questo malaugurato momento storico globale.  Sandro  Bongiani


Il saggista italiano Luigi Mazzella




IL PENSIERO LIBERO DI LUIGI MAZZELLA
Le epidemie e le loro vittime

La drammatica vicenda del Coronavirus pone al notista politico  una serie di interrogativi cui non è facile dare risposte adeguate, senza il ricorso a un “minimo” di “dietrologia”, altrimenti detta “fantapolitica”.

Partiamo del primo interrogativo.  L’influenza virale stagionale non è un evento nuovo per l’umanità. E’ già stata protagonista nei decenni passati di vicende analoghe a quella odierna. Il rapporto tra persone contagiate, decedute e guarite è stato diverso di anno in anno  ma, nella sostanza, non molto dissimile né più grave di quello odierno. 
La prima domanda è: Perché l’eco mass-mediatica è stata così diversa? Perché si è voluto fare salire l’allarmismo sociale a vertici mai raggiunti prima? Che cosa rende “effettivamente” più grave l’epidemia attuale rispetto a tutte le altre che l’hanno preceduta?
Tentativo di risposta. Intanto una cosa certa: a causa del coronavirus, la crisi mondiale della nostra civiltà che è, nonostante tutto,  ancora “industriale” ha toccato il diapason.
Le industrie sono ferme: continuano a sopravvivere soltanto le ditte che producono disinfettanti e altri prodotti per contenere l’epidemia o beni e servizi adatti a una lunga conservazione tra le mura domestiche di cibi, oltre  quelle dei fabbricanti di cyclettetapis roulant, dei sistemi di comunicazione digitale, soprattutto per la telemedicina.
In conseguenza della crisi produttiva, il sistema economico mondiale trasmette, in un “crescendo” rossiniano,  segnali di acuto nervosismo dei mercati. Vi sono consistenti cali di titoli in Borsa, seguiti da momentanei recuperi di quotazioni perse.
L’arresto drastico e clamoroso della produzione industriale e le cadute azionarie costringeranno tanta gente a indebitarsi.  Ad avvantaggiarsene saranno solo le Banche, che, non a caso, si stanno già adoperando per “attrezzarsi” in misura adeguata. 
A tale proposito, infatti, dalla stampa di oggi si apprende  che i maggiori istituti di credito occidentali, Citigroup, JPMorgan Chase, Goldman SachsMorgan Stanley stanno studiando la possibilità di trasferire on line non solo il lavoro d’ufficio, ma anche il trading e il rapporto con i clienti. 
Sembra che anche altri istituti abbiano già chiesto  a centinaia di dipendenti di lavorare da casa in modo da poter “testare” la capacità di gestire in remoto gran parte dell’attività degli sportelli.
Sperimentazioni di questo e di altro tipo sarebbero state già fatte dalla JPMorgan Chase  nelle filiali di Londra, di New York (per la precisione: a Brooklyn) e in New Jersey. 
Dallo stesso giornale, si apprende ancora che il “lavoro da casa” sarà sperimentato anche dal Tribunale di Roma  per evitare che, a causa dell’epidemia in corso, si arresti l’attività dei pubblici ministeri per l’emissione degli avvisi di garanzia (quest’ultimo dato, pur non essendo economico, desta ugualmente qualche preoccupazione e non sorprendono, quindi, le reazioni che si sono registrate tra gli addetti ai lavori).
V’è chi ricorda che, storicamente, i “cambi di civiltà” caratterizzati dal modo diverso di produrre ricchezza sono sempre stati, sul Pianeta, altamente traumatici. Il Feudalesimo si affermò e cadde in modo cruento e con immani disastri umani. 

Domanda finale. E’ solo “dietrologia” ritenere che con il sistema mass-mediatico in proprie mani si possa utilizzare l’occasione di un’epidemia e del terrore che essa provoca per dare un colpo mortale al sistema industriale e rafforzare il capitalismo finanziario, come ultima spes di sopravvivenza?
C’è un secondo interrogativo e una seconda domanda.  Se è vero ciò che riportano giornali e radio televisioni che Donald Trump si sia fortemente irritato per le ossessive notizie sulla diffusione del virus nel mondo propalate dai mass-media non soltanto statunitensi è proprio fuori logica ritenere che il Presidente Nord-americano, ben sapendo (per averlo sperimentato sulla propria pelle) che il sistema informativo tradizionale,  quasi tutto in mano del sistema bancario (che lo considera, probabilmente non a torto, suo nemico) abbia voluto lanciare ai suoi avversari politici un messaggio molto significativo; facendo “capire di aver capito” e quindi di non volersi limitare a dare il solito “contentino” e “pannicello caldo” ai suoi concittadini, come fanno, con parole più o meno simili, i titolari delle tradizionali istituzioni di vertice?
E può sembrare un “semplice  caso” che il Presidente nord-americano, a differenza di ciò che è avvenuto in Italia (con solerzia da taluno considerata persino eccessiva), non ha disposto la conduzione seriale di test (che negli Stati Uniti d’America sono stati veramente pochi, suscitando le critiche, peraltro prevedibili, di tutta la gauche occidentale), al fine, non dichiarato ma intuibile, di non voler fare il gioco degli avversari?
La possibilità di un risvolto non “medico” di tutto ciò che sta avvenendo nel mondo nel nome del “coronavirus” è un’idea meno “fantapoltica” di quanto possa sembrare a prima vista. 
L’epidemia in corso consente, infatti, di sperimentare, per un prolungato periodo  (di reale emergenza o soltanto di misure precauzionali), la possibilità di far cambiare radicalmente le abitudini della gente, riducendo la sua presenza in luoghi di lavoro produttivo comune e o di consumo collettivo nonché i contatti interpersonali (diradandoli drasticamente). 
Lo stile di vita dei cittadini, anche dopo la fine dell’epidemia, non sarà verosimilmente più lo stesso  che si era sviluppato nella civiltà industriale. 
Esso favorirà quel ritorno all’ “arroccamento” e alla chiusura in “compartimenti stagni” che fu proprio del feudalesimo e che potrebbe tornare utile anche alla rinascita di quel medioevale fenomeno socio-economico nella sua “modernissima” e “avveniristica” (secondo i suoi fautori) versione finanziaria.
V’è chi prevede che nella società del capitalismo monetario il lavoro dell’Uomo non sarà necessario, come lo è nell’era industriale, perché basteranno il denaro e la robotica a produrre reddito (per chi, naturalmente, ne abbia già a sufficienza). 
In altre parole,  l’essere umano nell’economia esclusivamente monetaria (così  come il servo della gleba del Medio-Evo) svolgerà un ruolo “robotico” di calcolo e compilazione di moduli che lo terrà fuori da ogni partecipazione individuale (e psicologica) rilevante nel contesto produttivo dei beni; i dipendenti delle banche saranno a stretto contatto con strumenti digitali ma essi li useranno, per così dire “impersonalmente”, come i servi della gleba lavoravano con l’aratro e con la falce. 
Intanto nel mondo, a parte Trump (e probabilmente Johnson, ma i segnali non vi sono ancora)  i leader politici resteranno in surplace. E molti di essi certamente senza loro danno. 

Terzo interrogativo e ultima domanda. E’vero che il problema richiama alla mente il verso oraziano (Desinet in piscem mulier formosa superne) ma è proprio “dietrologia” pensare che, grazie all’allarme mediatico, sapientemente orchestrato dai mass-media, Giuseppe Conte, in Italia, abbia ottenuto, in primo luogo, di poter restare in sella, per la desistenza di Matteo Renzi e di “Italia viva”  dal proposito di disarcionarlo e, in secondo luogo, di giungere fino al termine della legislatura per il rinvio del referendum sul provvedimento che prevede la riduzione dei parlamentari?
E che, in Francia, Emmanuele Macron possa beneficiare dei limiti alla circolazione delle persone per le settimanali incursioni dei gilet-gialli?

Domanda finale. Fino a quando durerà la politica di promuovere stati di “depressione” tra i cittadini (e, secondo alcuni medici, per conseguenza inevitabile, anche di “abbassamento dei livelli di difesa immunitaria”)? Per tutta la durata dell’epidemia o fino a quando i mass-media decideranno, su precisa direttiva di chi detiene o condiziona la proprietà, di “ridimensionarla”, scrivendone e parlandone con termini meno angoscianti? 






BIOGRAFIA / Luigi Mazzella, nato a Roma, scrittore e giornalista, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Avvocato Generale dello Stato emerito, Ex Ministro per la Funzione Pubblica e grande saggista. E’ autore di importanti volumi  di saggistica contemporanea, come per esempio,   il saggio  socio-politico trattato nel volume  “Il decennio nero degli Italiani”- Avagliano 2018,  Europa crash” (Armando Curcio editore) ed “Europa mia” (Avagliano), fino a trattare il saggio cinematografico come  nel “50 film da rivedere, per riflettere ancora” – Ist. Cult. Mezz. 2018”, oppure,  “Federico Fellini, il visionario realista” – Ist. Cult. Mezz. 2018,  fino a opere di raffinata  narrativa come “La complicità del perdono” – Marsilio 2016 e “Vissi d’arte” – Avagliano – 2018, “Elogio del pensiero libero” (ed. Genesi editore).



Luigi Mazzella / Biografia    





domenica 8 marzo 2020

A Noto gli artisti siciliani del Novecento da Fausto Pirandello a Piero Guccione.






Avviso del giorno 8 marzo a tutti i visitatori !!!
Per effetto del Dpcm, la mostra di Sicilia Musei “Novecento Artisti di Sicilia rimarrà  chiusa al pubblico da oggi a data da destinarsi in base all’ordinanza del governatore della regione Siciliana n’3dell’08-03-2020 e decreto del presidente del consiglio dei ministri dell’08-03-2020.






NOVECENTO
Da Pirandello a Guccione
ARTISTI DI SICILIA
a cura di Vittorio Sgarbi.
04 FEBBRAIO - 30 OTTOBRE 2020
CONVITTO DELLE ARTI NOTO MUSEUM - NOTO


La vucciria di Renato Guttuso

A Noto gli artisti siciliani del Novecento, da Pirandello a Guccione con  oltre 200 opere ed i capolavori del Novecento siciliano esposte al Convitto delle Arti Noto Museum, a Noto (SR) fino al 30 ottobre 2020 per raccontare l’importante ricerca artistica che ha influenzato la cultura del secolo scorso fino ai giorni nostri.
“Un secolo di arte siciliana,  e anche, un secolo di arte italiana. La Sicilia del Novecento , sia in letteratura sia nelle arti figurative, ha dato una quantità di artisti e scrittori che hanno contribuito in modo determinante a delineare l’identità prevalente della cultura italiana. Tante vite, tante esperienze al centro del mondo - come dice Vittorio Sgarbi -  “in una isola fuori dal mondo”. Una mostra realizzata con  il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Siciliana e del Comune di Noto la mostra è prodotta da Mediatica ed organizzata da Sicilia Musei ed è curata da Vittorio Sgarbi
L’arte italiana occupa le prestigiose sale del Convitto delle Arti di Noto seguendo il fil rouge particolare  di un doppio binario di ricerche che, tra realismo e figurazione hanno influenzato con la loro ricerca artistica la cultura del Novecento,  dalla Vucciria di Renato Guttuso a Fausto Pirandello, da Bruno Caruso a Piero Guccione, Francesco Messina, fino a Vincenzo Nucci, Ugo Attardi, Augusto Perez, Salvatore Fiume, Mimmo Germanà, Giuseppe Migneco, Franco Sarnari e Nicolò D’Alessandro.  E poi  la ricerca sperimentale a confronto con  le proposte dell’avanguardia internazionale fino ai giorni nostri con artisti come Pietro Consagra, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Paolo Scirpa, Elio Marchegiani,  Antonio Freiles, Paolo Schiavocampo,  Giovanni Leto, Angelo Moncada, Pino Pinelli, tanto per fare alcuni nomi di prestigio. Le opere di questi importanti artisti ci parlano di una Sicilia fortemente ancorata nella tradizione con forti e seri  slanci di creatività  a contatto con le ricerche di avanguardia in atto. 

Da sottolineare, comunque, qualche assenza non giustificata come quella di Carmelo Cappello, Filippo Panseca e diversi altri artisti siciliani nati negli anni 50.  Sandro  Bongiani  


Le opere:
Opere di Paolo Scirpa presso convitto delle arti " museum di Noto" da Pirandello a Guccione" curatore Vittorio Sgarbi, tra i grandi artisti siciliani del novecento dal 3 febbraio al 30 ottobre 2020.




opera di Vincenzo Nucci " impressione di luce" 2008 olio su tela, presso convitto delle arti " museum di Noto" da Pirandello a Guccione" curatore Vittorio Sgarbi, tra i grandi artisti siciliani del novecento dal 3 febbraio al 30 ottobre 2020.



Opere di Pino Pinelli presso convitto delle arti " museum di Noto" da Pirandello a Guccione" curatore Vittorio Sgarbi, tra i grandi artisti siciliani del novecento dal 3 febbraio al 30 ottobre 2020.



 Opera di Giovanni Leto  presso il convitto delle arti " museum di Noto" da Pirandello a Guccione" curatore Vittorio Sgarbi, tra i grandi artisti siciliani del novecento dal 3 febbraio al 30 ottobre 2020.





Elenco degli artisti presenti.


mercoledì 4 marzo 2020

MATERA / I nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli








"SEGNI PER MATERA"
PAOLO GUBINELLI

NUOVI  PAESAGGI DELL'ANIMA 
NELLE DISSOLVENZE  PITTORICHE 
DI PAOLO GUBINELLI

13 marzo – 5 aprile 2020
Fondazione Sassi
 Via S. Giovanni Vecchio, 24, 75100 Matera MT
martedì-domenica 10,00-18,00.




Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019 



Si terrà Venerdì 13 marzo 2020 alle ore 18,00 presso la Fondazione Sassi in Via San Giovanni Vecchio n. 24, a Matera, l’inaugurazione della personale di pittura dell’artista marchigiano e fiorentino d’adozione, Paolo Gubinelli.

Il catalogo dal titolo “ Nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli , che accompagna la mostra con la  presentazione critica di Fernando Miglietta, è la narrazione del suo percorso artistico, fra pittura e poesia, accompagnata da una nota del poeta Mario Luzi che scrisse in occasione di una mostra personale al Comune di Recanati e al Centro Nazionale Studi Leopardiani nel 2000.

Con il Patrocinio della Fondazione Matera-Basilicata 2019



      


Segni per Matera,

Matera è nel mio cuore,

mi ha sempre affascinato la sua bella scenografia architettonica

dove sento l'armonia dell'arte e del pensiero,

a Matera si sente la poesia del paesaggio con una nota musicale

che accompagna l'emozione di chi sa guardare con occhi profondi

questo incanto meraviglioso dove la bellezza ogni giorno

si risveglia nelle prime luci dell'alba,

un abbraccio a tutti voi per avermi dato questa bella opportunità.

      Paolo Gubinelli, 2020





Fernando Miglietta per Paolo Gubinelli  2020



Nuovi paesaggi dell'anima nelle dissolvenze pittoriche di Paolo Gubinelli

Chi non ha mai tracciato un segno, una linea, uno scarabocchio su una pagina  bianca, un’agenda, un foglio, o un libro, senza chiedersi perché lo avesse fatto?  Certamente, un atto di necessità, esprimere così una volontà di rappresentazione ben lontana da una dichiarata razionalità; quasi sempre, gesto e segno immediato, pronto a cogliere un bisogno inconscio di trasfigurazione del pensiero e del proprio momento esistenziale. 

Una pura condizione di libertà che ognuno di noi ha vissuto in un particolare momento della sua esistenza in cui segni e sogni  irrompono e si riproducono in  una spazialità senza tempo, apparentemente lontani da ogni accadimento ma fortemente premonitori,  quasi a  costruire un alfabeto della mente e dell’anima capace di rendere visibile l’invisibile bellezza.

E’ questo l’orizzonte, prospettico e culturale, entro cui si muove l’arte di Paolo Gubinelli, artista dalle molteplici sfaccettature, protagonista sin dalla metà degli anni Settanta di una ricerca attenta a sperimentare nuove e diverse possibilità di linguaggio attraverso una espressività creativa capace di inglobare poesia, musica, e architettura. E’ la conquista di una spazialità altra, eretica, libertaria e dissonante, sempre in bilico tra razionalità e irrazionalità, tra caos e progetto, astrazione e figurazione, materiale e immateriale, ragione e sentimento, luce e buio, la vita, la morte.

Un campo spaziale indeterminato carico di  stupefacenti dissolvenze che Gubinelli crea e governa  attraverso un rapporto intimo con i più svariati materiali; tra tutte, la carta, scelta per le sue preziose rivelazioni semantiche, dove con fare artigianale Gubinelli fa esplodere le sue incisioni e piegature poetiche, ricche di sonorità e musicalità.  Una vera e propria grammatica del segno con cui crea atmosfere essenziali e scenografie incontaminate, traccia di sé e del suo destino di artista.

Da Munari ad Argan, a Crispolti, Restany, Strano, non casuali sono, in oltre quarant’anni di attività, i cantori e critici della sua ricerca, miei amici e compagni di viaggio, impegnati a delineare azioni e prospettive di cambiamento. Ora Gubinelli chiede a me di scrivere della sua arte in mostra a Matera, luogo magico ed emblematico di una bellezza senza tempo, e la mia testimonianza critica diviene pagina storica di un racconto senza fine.

Con eleganza e rigore poetico Gubinelli narra, dunque, di paesaggi immaginari, di anime vaganti  nello spazio infinito; di segni e spazi che decostruiscono l’alienante razionalità del progetto moderno e rinviano a nuove prospettive poetiche   dell’esistenza. Una sfida culturale, prima che progettuale, all’alienante condizione della città e del paesaggio contemporaneo. 

Umano e meccanico, memoria e futuro, ritrovano così una pre-condizione temporale, un quadro critico di forma e pensiero che  rilancia un diverso significato delle nozioni di natura, tecnologia e  globalità.

E’ l’alba di una nuova luce, di una diversa visione del mondo, in cui  inediti paesaggi rilanciano la leggerezza e la fragilità delle forme,  il valore identitario dei segni come fondamento di un nuovo linguaggio. Una sfida per il futuro che non accetta connivenze ma che, dichiaratamente, marca la differenza di un’azione etica ed estetica.

Gubinelli dunque, non cerca il compiacimento ma lo spaesamento, la differenziazione, la frammentarietà come scomposizione e ricomposizione, sapientemente ricondotta ad un’immagine univoca in cui segni, colore e atmosfere ritrovano complessi intrecci di un consolidato vocabolario.

La sua solitudine allora, è un richiamo alle ragioni dell’arte, di un’arte lontana dai compromessi ideologici e dalle mistificazioni delle logiche perverse di mercato. Nell’era digitale e tecnologica, dell’omologazione e della globalizzazione, le pagine poetiche di Gubinelli ci riportano con la loro duplicità, di semplice e complesso, in spazi sconosciuti e invisibili, dove è ancora possibile ricostruire il mondo, interfacciarsi con una  comunità di dialogo e di ascolto; esse ci invitano ad essere umani, a riconquistare libertà di azioni e comportamenti, a riappropriarci dell’orizzonte dello spazio e del tempo, a ridisegnare un paesaggio per l’uomo.

L’arte di Gubinelli, dunque, è un’arte di movimento, dissenziente, radicale. Ricerca la semplicità, la leggerezza, la libertà.  La sua ecologia è speranza nel futuro, è identità, ossia capacità ancora di far emozionare, di far pensare oltre ogni confine. Di sperare in una bellezza nuova, oltre ogni possibile profezia.

Roma, 6 febbraio 2020

Fernando Miglietta

Fondazione Sassi, Matera, 2020





New landscapes of the soul, in the pictorial dissolutions of Paolo Gubinelli

Who has never traced a sign, a line, a scrawl on a white page, in a diary or in a book without asking themselves why they did it?  Certainly an act of necessity, to express in this way a desire for representation far removed from stated rationality; almost always immediate gesture and sign, ready to collect a subconscious need to transfigure the thought and its own existential moment.

pure state of freedom that each of us has lived in a particular moment of our existence when signs and dreams break through and reproduce themselves in a space without time, apparently far from any event but strongly premonitory, almost constructing an alphabet of the mind and soul capable of rendering visible the invisible beauty.

This is the prospective and cultural horizon within which we find the art of Paolo Gubinelli, multi-faceted artist, protagonist since the mid-seventies of an attentive research to explore new and different linguistic possibilities through a creative expressivity capable of containing poetry, music and architecture.  It is the conquest of an other space, heretical, libertarian and dissonant, always balancing between rationality and irrationality, chaos and order, abstraction and figuration, material and immaterial, reason and sentiment, light and dark, life, death.

An indeterminate spatial field full of astonishing dissolutions that Gubinelli creates and governs through an intimate relationship with the most varied materials; paper in particular, chosen for its prized semantic revelations, where Gubinelli exercises his craft in bursts of poetic engravings and folds, rich in sound and musicality.  A true grammar of signs with which he creates essential atmospheres and pristine scenographies, a trace of himself and his destiny as artist.

From Munari to Argan, Crispolti, Restany, Strano, it is not by chance that ,in over forty years of activity, the proclaimers and critics of his research have been my friends and travel companions, committed to delineating actions and prospects for change.  And now Gubinelli asks me to write about his art on display in Matera, a magical and emblematic place of timeless beauty, and my critical testimony becomes a historical page of an endless story.

With elegance and poetic rigour Gubinelli tells of imaginary landscapes, of souls wandering in infinite space; of signs and spaces that deconstruct the alienating rationality of modernity and refer to new poetic perspectives of existence.  A challenge, cultural rather than of design, to the alienating condition of the city and of the contemporary landscape.

Human and mechanical, past and future, they thus find a temporal pre-condition, a critical framework of form and thought that throws out a different meaning of the notions of nature, technology and globality.

It is the dawn of a new light, of a different vision of the world, in which previously unseen landscapes relaunch the lightness and fragility of forms, the identity value of signs as the foundations of a new language.  A challenge for the future that does not accept connivance but which explicitly marks the difference of an ethical and aesthetic action.

Gubinelli therefore does not seek complacency but disorientation, differentiation, fragmentation as decomposition and recomposition, skilfully forming a unique image in which signs, colour and atmosphere demonstrate the complex intertwining of a consolidated vocabulary.

His solitude then, is a reference to the reasons for art, an art far from the ideological compromises and mystifications of perverse market logic.  In the digital and technological era, of homologation and globalization, the poetic pages of Gubinelli bring us back with their ambiguity, both simple and complex, to unknown and invisible spaces where it is still possible to reconstruct the world, to interface with a community of dialogue and listening; they invite us to be human, to reconquer freedom of action and behaviour, to regain possession of the horizon of space and time, to redesign a landscape for man.

Gubinelli's art, therefore, is an art of activity, dissenting, radical.  It investigates simplicity, lightness, freedom.  Its ecology is hope in the future, identity, or the ability still to move people, to make them think beyond any borders.  To hope for a new beauty, far beyond any possible prophecy.

Fernando Miglietta,  Rome  February 2020

English translation by Derek Ian Barnes


Fondazione Sassi, Matera, 2020







“SENSIBLERIE”   MARIO LUZI, 2000

  
Il regno della trasparenza e del candore – quasi un respiro trattenuto per meraviglia – con le sue tracce precise e incisive sul foglio, attenuate però per una sorta di castità mentale: questo ho incontrato incontrando l’opera di Gubinelli. È stato davvero un felice incontro, in chiave con l’esigenza che si fa sentire interiormente nei migliori contemporanei, di perspicuità e di sintesi. L’avvento, a un certo momento del colore (pastello e acquerello) sulla carta lavorata da piegature e incisioni aggiunge un quid alla grazia, senza stemperare la forza contenuta della pagina.

Firenze, giugno 2000


Antologica, Ed. Meta, Comune di Recanati,

Centro Nazionale di Studi Leopardiani

Comune di Montevidon Corrado (AP),

Centro Studi “Osvaldo Licini”





MARIO LUZI 2000

The realm of candour and transparency – like a breath held back in wonder – with its traces clear and incisive on the sheet, and yet attenuated by a sort of mental chastity: this is what I discovered encountering the work of Gubinelli.  It was a truly felicitous encounter, in tune with the need which is intimately conveyed by the best contemporaries, for lucidity and synthesis.

The advent, at a certain moment, of the colour (pastel or watercolour) on the paper worked with folds and incisions, adds an indefinable something to the grace, without diluting the contained strength of the page.

 Firenze, June 2000

Antologica, pub. Meta, City of Recanati,

Centro Nazionale di Studi Leopardiani

City of Montevidon Corrado (AP),


Centro Studi “Osvaldo Licini”






Paolo Gubinelli

Biografia






Paolo Gubinelli, biografia. Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.


Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in italia e all’estero.

Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico; Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.


Stralci critici:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni,  Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.


Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.

In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.

Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.

Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.




Paolo Gubinelli

Biografia


Paolo Gubinelli, biography. Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as : Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.

His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as: 

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.


Many others have also written about his work:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni,  Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.


His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.

 In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.

 In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.

 Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.

He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.





LE  OPERE:

Paolo Gubinelli, Graffi, colori in polvere su carta cm 50 x 70 - 2019 

























PAOLO GUBINELLI

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ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART

Università Bocconi Milano / L'OPERA SU CARTA DI PAOLO GUBINELLI





SANDRO  BONGIANI ARTE  CONTEMPORANEA

ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI




COLLEZIONE  BONGIANI  OPHEN  ART  MUSEUM  DI  SALERNO

La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo Gubinelli

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L’Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:

SANDRO  BONGIANI  ARTE  CONTEMPORANEA




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PAOLO GUBINELLI 





Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno