venerdì 24 novembre 2023

Rosita Taurone, Fotosintesi, Cappella di San Ludovico, Archivio di Stato di Salerno

 


COMUNICATO STAMPA E INVITO

 

Nexus

Artisti in dialogo con la Collezione Menna

a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani

28 novembre 2023 – 27 gennaio 2024

Archivio di Stato di Salerno, Piazza Abate Conforti 7

Fotosintesi

Rosita Taurone incontra Mathelda Balatresi

28 novembre – 22 dicembre 2023

opening | 28 novembre, ore 17

– ingresso libero –



 

All’Archivio di Stato di Salerno, martedì 28 novembre, prende il via la Rassegna Nexus, in sinergia con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna. Due appuntamenti di arte contemporanea inseriti nel POC Campania 2014–2020.

Inizia Rosita Taurone, con la mostra Fotosintesi, in dialogo artistico con Mathelda Balatresi, curatori Antonello Tolve e Stefania Zuliani.


Nexus, connessione tra due differenti generazioni di artisti che dialogano simbolicamente fra loro in una sede suggestiva e nel contempo connessione tra l’Archivio di Stato di Salerno, (depositario della storia e della memoria del territorio) e la Fondazione Filiberto e Bianca Menna (autorevole protagonista della scena dell’arte contemporanea nazionale e internazionale).

Promosso nell’ambito del POC Campania 2014-2020 dall’Archivio di Stato di Salerno, che così si candida a diventare “Casa della fotografia e dell’arte contemporanea”, Nexus è un progetto espositivo realizzato con la collaborazione della Fondazione Filiberto e Bianca Menna che propone, in due appuntamenti, un inedito dialogo tra un artista della scena italiana contemporanea e l’opera di un’artista presente all’interno della collezione donata di recente da Bianca Pucciarelli Menna alla Fondazione. Una collezione di grande significato che in attesa di poter contare su una propria, permanente sede espositiva, si mette ancora una volta a disposizione del pubblico dando vita ad un processo creativo in grado di creare un positivo cortocircuito fra i tesori del passato, recente o remoto, e le ricerche del presente.

Nexus esprime quindi il legame efficace generato dall’incontro tra due esperienze dell’arte che appartengono a tempi diversi, due prospettive che si nutrono e si rinnovano grazie alla reciproca relazione nello spazio. Un dialogo fatto di immagini e di pensieri di cui la Cappella san Ludovico, con le sue memorie e i suoi segni antichi, è attivo complice, creando le condizioni di un’installazione site specific. Gli adiacenti spazi, di recente rinnovati, della sala espositiva dell’Archivio di Stato restituiscono invece le tracce e i documenti del processo di costruzione del lavoro con cui l’artista ha dato forma alla propria relazione con l’opera della collezione Menna scelta.

Il primo appuntamento di Nexus vede protagonista Rosita Taurone (1987, Salerno) che ha individuato in un’opera di Mathelda Balatresi (Le due palme, 1982) il testo visivo con cui intessere il proprio discorso. Fotosintesi è il titolo della mostra in cui la giovane artista, che ha al suo attivo una solida ricerca sul territorio, tanto prestigioso quanto ferito, della piana del Sele, ha voluto accostare pitture digitali a stampe realizzate attraverso la tecnica desueta e preziosa dell’antotipia, dove l’immagine si produce sulla carta attraverso l’effetto della luce su emulsioni vegetali. Grazie anche ad una serie di fotografie che scorrono seguendo il ritmo lento di un accurato montaggio, l’artista a partire dal dipinto di Mathelda Balatresi suggerisce con la sua opera mixed media ulteriori orizzonti di senso, coinvolgendo il visitatore in un poetico viaggio per immagini nel paesaggio naturale e artificiale della piana del Sele.

La Mostra verrà inaugurata il 28 novembre 2023, alle ore 17:00, nella suggestiva Cappella di San Ludovico, vero gioiello di arte angioina, e il Salone delle Esposizioni dell’Istituto.

Gli indirizzi di saluto saranno della direttrice dell’Archivio di Stato, Fortunata Manzi e della presidente della Fondazione Menna, Letizia Magaldi.

Interverranno Rosita Taurone, Antonello Tolve e Stefania Zuliani.

La mostra Fotosintesi sarà visitabile da lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 18,30 e il sabato dalle ore 9 alle ore 13,30.

Nel corso della mostra sono previste visite guidate e un dialogo tra i curatori e l’artista secondo un calendario che sarà comunicato in seguito.

Il secondo appuntamento di Nexus vedrà Pierpaolo Lista in dialogo con l’opera di Carla Accardi Riquadro Nero Rosso, 1987. La sua personale, dal titolo Sentieri interrotti, sarà visitabile dal 29 dicembre 2023 al 28 gennaio 2024.

Ufficio stampa Archivio di Stato di Salerno: Annamaria Barbato Ricci – +39 393 9726276


Biografia di  Rosita Taurone


Née en Italie en 1987. Vit et travaille à Salerno.

FORMATION

M2 Esthétique et Cultures Visuelles, Faculté de Philosophie, Université Jean Moulin Lyon 3.

 DNSEP, Diplôme National Supérieur d’Expression Plastique, avec Mention,

École des Beaux-arts de Nîmes, 2013.

Erasmus, Mobilité Européenne International,


Université de Grenade (Faculté des Beaux-arts), Andalusia, 2012.

 DNAP, Diplôme National d’Arts Plastiques, avec Félicitations du jury,

École des Beaux-arts de Nîmes, 2011.

Diplôme en Arts Visuels et Disciplines du Spectacle (Spécialisation peinture T. S.)

avec Mention "cum laude", Académie des Beaux-arts de Naples, 2010.

 

EXPOSITIONS COLLECTIVES

 2018

Fòcare​—​Villa Littorio 

Résidence artistique, parcours entre art et communauté.  Association culturelle Sfavilla.

2018 

Gastarbeiter | ​Transluoghi Connessioni — ​ReCollocal, Morigerati.                                              Résidence artistique dans le Cilento.

2017

Comprendimi e restituiscimi | ​Transluoghi Esplorazioni — ReCollocal, Morigerati.                    Résidence nomade dans le Cilento. 

2014

« Ce sont des choses qui dérivent », Château Royal, Collioure.

« Poursuite 5 », Chapelle des Jésuites, Nîmes.

2013

« Alerte Météo 4 », Musée Régional d’Art Contemporain, Languedoc Roussillon, Commissariat Karine Vonna Zurcher, Serignan.

« Poudingue », Galerie Fiat Panda, Salon de Montrouge, Paris.

Exposition + résidence, « Art, territoire et contextualité», Château d’Assas, Vigan.

« Hic et Nunc », Maison consulaire , Mende.

2011

« Rendez-vous aux jardins », Jardin de la Fontaine, Nîmes.

2008

Prima mostra interetnica di pittura contemporanea, Castel dell’Ovo, Naples.

 

WORKSHOP

2013

École des Mines, Alés. Modélisations des Architectones de Kasimir Malévitch et impressions 3D. Projet de modélisation et dʼexpo autour des Architectones de Malevick en partenariat avec lʼÉcole des Mines. Accompagnés par P. Fancony, D. Endeweld et Philippe Devillers.

2012

École des Beaux-arts de Nîmes Workshop (bilingue FR/EN) avec Elise Florenty (+ Marcel Turkovsky) coordination : M.Fortune et A.Vasseaux. ESBAN.

2011

École des Beaux-arts de Nîmes Workshop en vidèo avec Clara Shulmann et Maider Fortune. ESBAN.

École des Beaux-arts de Nîmes Workshop en photoshop avec lʼartiste photographe Miraille Loup. ESBAN.

 

STAGES

2012

Stage, Galerie Caterina Tognon - Arte Contemporanea , Venise. Assistante, médiatrice.

Stage, Galerie La vigie - Art Contemporain, Nîmes.

Participation à la réalisation et au montage dʼinstallation des oeuvres de Sarah Tritz en vue de son exposition pour la Nuit des Musées 2012.

Home:

https://taurone.wixsite.com/rositataurone

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno



venerdì 17 novembre 2023

Sandro Bongiani / La Cappella gotica di San Ludovico dell'Archivio di Stato di Salerno

 

La Cappella di San Ludovico al piano terra dell'Archivio di Stato.

La Cappella di San Ludovico dell’Archivio di Stato di Salerno, solo recentemente  restaurata e aperta al pubblico, ha restituito alla città un frammento del proprio passato, gettando nuova luce sul patrimonio artistico della Salerno angioina.

 


Al pianterreno dell'Archivio di Stato di Salerno, al livello stradale e con proprio autonomo accesso, si trova la cappella cosiddetta di San Ludovico,  prende il nome dall'affresco venuto alla luce nel 2009, in seguito ai lavori per il restauro dell'ambiente fino ad allora usato come deposito. Si tratta di una cappella  con volte a crociera e arcate ogivali che ne determinano l’impronta gotica e con  interessanti  affreschi del cielo stellato sulle volte a crociera. risalenti al XIII secolo. La presenza di un arco appuntito, il cosiddetto "fornices spiculi" di matrice araba, definisce l’assetto originario di tutto il monumento, lo stesso arco presenta un sottarco ascrivibile al XIII secolo. L’ambiente riflette chiaramente le caratteristiche di un luogo dedito alla devozione privata; a partire dal Trecento, infatti, era consuetudine delle famiglie nobili di farsi costruire degli oratori dove riunirsi in preghiera e dove ospitare le tombe di famiglia.

  
La chiesetta ha origine sostanzialmente nell’XI secolo. Inglobata all’interno di un vasto complesso edilizio privato appartenuto nel XIV secolo alla nobile famiglia Della Porta che, macchiatasi del reato di ribellione, vide i propri beni confiscati da Roberto San Severino, principe di Salerno, l’area venne in seguito acquistata dalla famiglia Guarna, come testimonia un rogito notarile del 1466. Una navata unica, volte a crociera con un arco di fattura tipicamente gotica e con l’affresco che raffigura San Ludovico d’Angiò, che rinuncia al trono (il padre era Carlo II lo zoppo), per entrare nell’ordine francescano e, dopo essere divenuto vescovo, ammalatosi di tisi, morì nell’agosto del 1297 a Brignoles a soli ventitré anni, Il 7 aprile del 1317, papa Giovanni XXII lo canonizzò San Ludovico e il culto si diffuse particolarmente nell’Italia meridionale dove gli furono dedicate diverse Chiese e cappelle pubbliche e private.  


Non si conosce ancora l’artista autore dell’opera pittorica, forse di provenienza locale che con semplicità e priva di espressione e di volumetria,, rappresenta il santo in modo simbolico riagganciandosi alla tradizione gotica.   Particolare attenzione l’anonimo artista dedica al colore, che appare caratteristica di ascendenza senese con la pittura di Simone Martini, attivo in quel tempo a Napoli come ben dimostra la Pala raffigurante San Ludovico che incorona re Roberto D’Angiò commissionata dallo stesso Roberto e conservata nel Museo di Capodimonte.

 




e poi, oggi restaurata con finanziamenti afferenti il POC Campania 2014 – 2020, che lo trasformano come spazio aperto  destinato a eventi di spessore  del contemporaneo,  in “Casa della Fotografia e dell’Arte Contemporanea”, in una stimolante osmosi fra lo sfondo antico delle sue strutture architettoniche e una visionaria modernità nei contenuti grazie anche  all'attività e al contributo stimolante della presente direttrice Fortunata Manzi.







La Cappella di San Ludovico a Salerno









Cappella di San Ludovico

piazza Abate Conforti 10,
84121 Salerno

Direttrice Fortunata Manzi
tel:+39 089 225044 (Archivio di Stato)

mailto:as-sa@beniculturali.it

• as-sa@beniculturali.it


Visit

• http://www.archivi.beniculturali.it/

• https://www.cultura.gov.it/



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art
SANDRO  BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA


giovedì 16 novembre 2023

Il segno inciso di Carlo Iacomucci (incisioni 1993-2023)” - Spazio Santo Spirito a Cingoli (MC).

 


La mostra-evento a Cingoli (MC) del maestro incisore Carlo Iacomucci

Carlo Iacomucci, Figura Paesaggio 


Carlo Iacomucci
 

 
 A Cingoli (MC), presso la prestigiosa cornice dello spazio espositivo Santo Spirito, la mostra personale del Maestro Carlo Iacomucci dal titolo “il segno inciso di Carlo Iacomucci (incisioni 1993-2023)”

Iacomucci è un poeta-incisore che con la sua arte trasporta il visitatore in un ambiente onirico che cattura il mistero delle cose. Nel suo “paesaggio dell'anima” sono presenti l'araldica monumentale, ma anche simboli, legati al mondo rurale e  rinascimentale.

L'albero della vita, gli aquiloni, il vento, i manichini e le sette gocce sono alcuni dei simboli con i quali Iacomucci riesce a creare un mondo altro. Ricco di suggestioni e di presenze evocate. La realtà visiva diventa pretesto per divagazioni metafisiche. Il tempo e la storia non hanno più valore. Il numero sette (le sue famose sette gocce) rimanda alla  completezza e alla  perfezione.

 La mostra, curata da Luca Pernici. La personale  è stata promossa dal Comune di Cingoli, con il patrocinio della Regione Marche e della provincia di Macerata, con la collaborazione della locale Pro-Loco e del circolo filatelico numismatico Pio VIII

In mostra si possono ammirare sia opere a punta secca che acqueforti.  Nelle tecniche in cavo l'artista scava direttamente la matrice, tramite punte metalliche . Nelle acqueforti,  realizzate su lastra metallica,  il  disegno viene eseguito al rovescio, incidendo con una punta d'acciaio la lastra, ricoperta di un sottile strato di cera o vernice, poi la lastra è posta a bagno con un acido. La profondità dei segni è proporzionata dalla durata del bagno

L'incisione è quindi  una tecnica complessa, che richiede grande perizia e dedizione. Per  ottenere alcune delle opere poste in mostra sono stati necessari mesi di lavoro.

Iacomucci, che oggi vive a Monsano a due passi da Jesi, è urbinate di nascita e nella città ducale ha frequentato la prestigiosa Scuola del Libro. Il Maestro, già insegnante presso l’accademia di Lecce e successivamente presso il Liceo di Varese e di Macerata, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale: è  commendatore al merito della Repubblica Italiana, è stato nominato tra gli otto marchigiani dell'anno nel 2014, ha partecipato alla 54^ Biennale di Venezia per regioni, è stato invitato al Premio Marche nel 2018.

Per l’occasione è stato predisposto un prezioso libro d'arte, con interventi, oltre che del curatore Luca Pernici, di Loretta Fabrizi, Giovanni Filosa, Patrizia Minnozzi, del sindaco di Cingoli Michele Vittori e dell’assessore alla cultura Martina Coppari.  Maria Grazia Focanti



“La poetica per immagini” di Carlo Iacomucci

Nel corso della sua carriera artistica, il Maestro Iacomucci si è speso con serietà, con curiosità, con tenacia e con allegria trasferendo nelle opere i suoi trascorsi urbinati e tutte le competenze acquisite presso la prestigiosa Scuola del Libro di Urbino. Le sue frequentazioni giovanili degli ambienti artistici romani, i suoi contatti con i maestri incisori dell’epoca, le sue trasferte all’estero, partecipando a numerose collettive e personali, nel corso degli anni, hanno contribuito a fargli acquisire la formazione e l’esperienza necessaria, che lo hanno portato, nella sua quarantennale carriera, a maturare un’alta ricerca artistica e culturale.

L’arte di Iacomucci, si è sviluppata in un processo di continua trasformazione, al pari del suo movimento ventoso che, aggirando gli ostacoli che incontra nel suo cammino, si adatta alle circostanze, come in una danza armonica, che tutto tocca e trasforma … così come il suo aquilone, trasportato dal vento che, quando riflette i raggi del sole, acquista i colori dell’arcobaleno!

Le sue creazioni artistiche sono, da un lato, toccanti e coinvolgenti e dall’altro, attraenti, cromatiche e suggestive, lasciando lo spettatore alle prese con un mix di pensieri e sentimenti contrastanti.

Nelle opere di Iacomucci, troviamo un’alternanza di paesaggi e panorami tipici di Urbino, a lui molto cari, e immagini di personaggi, ora figure umane, ora figure angeliche, che sembrano volere uscire dagli spazi in cui sono stati confinati. L’azione stessa dell’affacciarsi dalla finestra, indica la curiosità dell’artista nei confronti del mondo, ma allo stesso tempo il bisogno di sentirsi riparato, protetto e al sicuro.

Iacomucci, amplifica lo stupore dello spettatore, lasciando segni, tracce e gocce in equilibrio sul bordo della scena rappresentata nei suoi dipinti, attraverso la creazione di composizioni oniriche in cui finzione e realtà si incontrano. I suoi quadri si concentrano sui temi concreti dell’esistenza e della natura che ci circonda, aiutandoci a percepirne l’essenza stessa. Le sue composizioni pittoriche coinvolgono lo spettatore sia sul piano sensoriale che emozionale, risultando toccanti, cromatiche e suggestive. Si potrebbe quasi dire che Iacomucci, nell’eseguire le sue creazioni, si diverta giocando al gioco della vita, in cui gli oggetti sono sottoposti a metamorfosi e a mutazioni, dimostrando che l’arte è un poetico mestiere che viene eseguito, utilizzando chiare regole formali e che si dovrebbe sempre fare riferimento alla realtà che è intorno a noi.

Nelle sue pitture scorgiamo fitti reticoli di linee, tracce, gocce, segni, aquiloni, personaggi, vortici ventosi, lettere e numeri che si muovono sinuosi, figure alate, motivi e riferimenti religiosi e/o spirituali, alberi antropomorfi. Tutti questi elementi, arricchiti da colori brillanti, che comprendono tutte le sfumature dei toni freddi e caldi della tavola pittorica, sapientemente mescolati tra loro in una fantasiosa girandola di tinte vivaci, danno dinamismo ai suoi quadri e, allo stesso tempo, esprimono un significato simbolico, ma anche realistico della natura da difendere.

Il fine ultimo dell’artista Iacomucci è quello di rappresentare oggetti reali, ma decontestualizzandoli, facendone emergere aspetti inusuali. In questo modo, vanificando la distinzione tra il reale e le immagini dipinte, si crea l’illusione della realtà, arrivando al punto in cui non c’è distinzione tra vero e falso: il falso assume un valore concreto e il vero dipende solo da ciò in cui si vuole credere. Lo spirito che spinge l’artista è quello di vedere “oltre” il reale, cercando di tradurre in immagine visiva la distanza che separa l’oggetto reale dalla sua rappresentazione. In questo portarsi “oltre” dell’artista, si percepisce tutta la sua creatività.

In definitiva, con il suo messaggio, Iacomucci vuole suggerirci che l'arte costituisce un'arma molto potente e rappresenta un momento positivo per riflettere e approfondire temi umani e psicologici e vuole anche essere, più semplicemente, un invito a cercare la luce in fondo ad ognuno di noi, per poter arrivare, un giorno, alla salvezza materiale e spirituale della condizione umana.   Patrizia Minnozzi



Breve Biografia di Carlo Iacomucci

Carlo Iacomucci, artista tra i più rappresentativi delle Marche, è nato ad Urbino nel 1949, dove ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte, meglio noto come Scuola del Libro. Una Scuola di grande tradizione e prestigio, che porta avanti, in modo personalizzato, da tantissimi anni. Dagli anni ottanta e fino in tempi recenti (escluso periodo pandemia), per brevi periodi, si sposta all’estero; realizza disegni a china e acquerelli a Parigi, Praga, Strasburgo, Belgio, Olanda e, in particolar modo, a Londra, dove rimane affascinato dal quartiere “Portobello Road-Notting Hill”. Il maestro Carlo Iacomucci, illustre incisore e pittore, è uno degli otto “Marchigiani dell’anno” 2014 e nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera ha ottenuto tantissimi riconoscimenti- nazionali, internazionali, tra i quali, nel 2021, quella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con decreto del Presidente della Repubblica per motivi artistici e culturali.  Nel 1999 è uno dei fondatori della Galleria d’Arte Contemporanea della Fondazione “Il Pellicano” dei Trasanni di Urbino.   Professore di discipline pittoriche e di Educazione delle Arti Visive dal 1973 al 2008 all’Accademia di Belle Arti di Lecce poi al Liceo Artistico di Varese e di Macerata.   Ha partecipato a tante mostre importanti, da ricordare: la 54^Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia- Padiglione Italia per Regioni, a cura di Vittorio Sgarbi e alla Biennale Arte Contemporanea “Premio Marche 2018”, Forte Malatesta di Ascoli Piceno. Nel febbraio 2020 riceve il Premio Pegaso come miglior disegno al concorso Pegaso promosso dall’Istituto Superiore della Sanita.  2021 mostra personale “The Resilience Of Art - Il viaggio di Carlo Iacomucci fra pittura e incisione” a cura di Gabriele Bevilacqua, coordinatore Enrico Carrescia con O.D.V., Sale Museali di Palazzo Bisaccioni , Jesi.   L’anno seguente, su invito del CE.S.MA. (Centro Studi Marche di Roma), il Maestro realizza un'opera multipla, in esemplari numerati e firmati, utilizzata come premio da consegnare ai nuovi Marchigiani dell'anno, presso la sala capitolare di Santa Maria sopra Minerva in Roma.  Opera a Monsano (AN) a due passi da Jesi.   

Carlo Iacomucci vive e opera nelle Marche, carloiacomucci@libero.it 



LE OPERE:

Materia verticale Carlo Iacomucci


Soffio poetico  di Carlo Iacomucci


Figura in via col vento di Carlo Iacomucci


Figura in via col vento di Carlo Iacomucci


Carlo Iacomucci, Sogno vitale, 2020, acquaforte in negativo e positivo, mm. 220 x280


Carlo Iacomucci, Composto secco, 2015, acquaforte e puntasecca, mm. 240 x160


Carlo Iacomucci, Il volo “CI”, 2012, acquaforte, mm. 240 x150




Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


martedì 14 novembre 2023

ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI, PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI

 







GRANDE PUBBLICO IERI ALL'ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI ALLA PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA "MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI ALLESTITA  A GIUGNO AL MUSEO MANN A NAPOLI.

Presentazione del catalogo della mostra " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" , nella "Sala dedicata a  Lea Vergine" al GAN, Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, con il direttore di dell'Accademia Prof. Giuseppe Gaeta, il Direttore del Museo Mann Paolo Giulierini, Marco di Capua, Stefano de Stefano, e il direttore editoriale della Gutenberg Carmine Vitale con la  curatrice e moderatrice Federica De Rosa.


Federica De Rosa

Paolo Giulierini

L'artista Ernesto Terlizzi



La presentazione:









evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


Alfonso Caccavale / Confini sinergici di percezioni visionarie

 



PAGEA

ARTE

CONTEMPORANEA

 

Alfonso Caccavale

Confini sinergici di percezioni visionarie

Dal 13.10.2023 – 13.11.2023


Alfonso Caccavale, Ermine by Leonard, digitale, 2023


L’incipit di introduzione del lavoro artistico di Alfonso Caccavale è un continuum storico ampio contro gli orizzonti limitati della cultura imperante,di un viaggio nell’arte visionaria e psichedelica.

Gli scatti personali dell’artista con foto di sovrapposizione e commistione di linguaggi tra icone musicali, archeologia e storia. Usando e accentrando questi strumenti linguistici, evolvono in una coesistenza di condizioni ed elementi che restano sì opposti, ma che sovrapposti, non si potranno più leggere contrapposti. Un componimento che da origine, traslando, espedienti che ancora una volta muta il concetto di astrazione che si esprime tramite il segno grafico. Attraverso le sue opere di trasformazione digitale cromatica, è collegamento Ideale tra l’arte contemporanea, la cultura popolare e quella di protesta. Essa è quindi un risultato di linguaggi e influenze che sprigionano un’estetica intrisa di senso di liberazione, favorita dal’osservazione empirica della realtà.

L’impatto visivo dei lavori del Caccavale è notevole ed icastico nella visualizzazione della gamma di forme e colori, che innescano una fusione sensoriale mediante strumenti di visione percettivi, che stimolano e manipolano uno stato di estatica contemplazione interiore. L’artista dipinge graficamente gli oggetti della narrazione e gioca lucidamente sugli effetti emozionali, pixel per pixel, debordando per essere trasferiti nell’opera.  Anna Tagliafierro 


                                                                              

PAGEA ARTE CONTEMPORANEA Via Concilio,  99 – 84012 ANGRI (SA)

Elio Alfano – 338 6643932

 

con il contributo di    officinemanganiellos.r.l.









 


sabato 11 novembre 2023

Accademia di Belle Arti di Napoli / Presentazione del catalogo "ma che ne sanno gli altri" di Ernesto Terlizzi

 





Il catalogo Edizioni Gutenberg


Dopo l'importante mostra personale al Mann di Ernesto Terlizzi, appuntamento a lunedì 13 novembre, ore 11.30 presso la Sala Lea Vergine dell'Accademia di Belle Arti di Napoli per la presentazione ufficiale del catalogo " Ma che ne sanno gli altri". Oltre alla presentazione del Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e del testo critico del curatore storico Marco Di Capua si arricchisce di 15 testimonianze di critici e intellettuali.

Ernesto Terlizzi al Mann di Napoli


Quello dell’emigrazione e dei profughi del Mediterraneo su cui l’artista salernitano ha rivolto da diverso tempo l’attenzione rimane un dramma sempre più complesso e difficile da risolvere nell’immediato prossimo, con ripetuti e infiniti traghettamenti  di vecchie carrette arrugginite e di notturni al nero di luna dentro le  oscure ali della speranza, di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare un possibile approdo. Che ne sanno gli altri dei sogni negati che spesso sì infrangono alla deriva prima di sparire sotto  una coltre di  gelide onde di acqua di mare?  Il Mediterraneo è  stanco di corpi  muti lasciati  ad asciugare in superficie, di sogni  sommersi che celano troppe ferite non  più  rimarginate, di attraversamenti fugaci che  lasciano tracce di speranze impedite dal nostro  tragico  esistere.  Un colloquio  sottile e fluido tra ciò che è e ciò che è stato, tra storia e contemporaneità.  Una rappresentazione decisamente evocativa e altamente emozionale che nasce da un bisogno impellente di indagare i luoghi oscuri e inascoltati della mente con un linguaggio volutamente minimale, innestando lacerti e fantasmi di apparizioni e dissolvenze, frammenti concreti materici e nel contempo anche una sottile leggerezza in un apparire in bilico tra un teso e inquieto equilibrio. Un continuo e incessante farsi e disfarsi di presenze tra ordine e caos alla ricerca di conciliare le contraddizioni in una e più definita rappresentazione. Una sorta di interminabile e continuo affioramento e sprofondamento  delle immagini tra i meandri oscuri del presente interrogandosi sul cammino  di ognuno di noi e  fors’anche per  farci riflettere meglio sul nostro  precario  e provvisorio destino.   Sandro  Bongiani










Cenni Biografici di Ernesto Terlizzi


Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970, in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio, una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani, bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli (Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre (Galleria Plus Art, 1984).Nel corso degli anni ’80, l’indagine segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni” (1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989). Il decennio successivo, poi, vede la ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995). Negli anni a cavallo tra il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di altre materie come il legno e la pietra. Queste nuovi materiali, legati alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria del Carbone nel centro storico della città Estense. Da questo momento il lavoro di Ernesto Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla Tekla di Sarno e poi nel 2023 nella grande mostra personale al Museo Archeologico di Napoli presentato dal magnifico Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e dal curatore storico Marco Di Capua.         (Biografia aggiornata da Sandro Bongiani)



evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno