sabato 31 marzo 2018
venerdì 30 marzo 2018
Bongiani Museum Project 2018, Museo Marino Marini di Firenze
Bongiani Museum
Virtual and interactive Art
Virtual and interactive Art
Idealmente dedicato al Museo Marini di Firenze
Logo del Progetto
Il Museo Virtuale
Un nuovo modo di intendere e percepire il Museo
Premessa:
un Museo evoluto e innovativo di arte deve mettere necessariamente insieme i campi della
tecnologia e dell’arte, tra innovazione tecnologica e il potenziale artistico.
Non soltanto l’utilizzo dello spazio fisico ma la diffusione della realtà
virtuale che di fatto ha creato una rivoluzione visiva modificando radicalmente sia la nostra percezione delle immagini, sia la nostra relazione
con la realtà. Gli spazi virtuali possono suggerire mondi immersive
sperimentabili direttamente. I visitatori si immergono nella percezione del
dato virtuale e in tal modo vengono coinvolti fisicamente tramite elementi
interattivi che modellano già il nostro presente e sicuramente il
nostro prossimo futuro. In un progetto di un museo immaginario virtualità
e realtà sono quindi strettamente collegati tra loro, con l’esigenza di mettere
in collegamento spazi fisici con gli spazi immaginari.
La
descrizione:
Per tale motivo, partendo idealmente
come prototipo base dalla mappa del piano terra del Museo Marino Marini di
Firenze è stato ideato un percorso espositivo immaginario di
opere con 12 mostre già svolte da noi in 12 spazi che possono essere
ulteriormente divisi anche in tre rispettive sale ciascuno, al fine di
rendere la complessa relazione tra spazi virtuali e fisici del museo
materialmente percettibile per il pubblico. In una società che fa affidamento
sull'innovazione tecnologica i musei e l’ esposizioni come questa sono
necessari per far conoscere in modo interattivo a 360° l’arte in
tutto il pianeta terra. Il Progetto Bongiani Museum da noi
ideato con una piattaforma
online, si rivolge proprio alle fondazioni
e ai musei oltre che agli utenti dell’arte, ben sapendo di dover investire sulle nuove tecnologie. Il gioco e la visita
interattiva è destinata a un pubblico italiano e internazionale di tutte le età
con lo scopo essenziale di incuriosire e invogliare a visitare
concretamente il museo.
L’interfaccia
Virtuale:
Ingresso Virtuale
Home Page
Le sale del Museo Virtuale
L’idea di un Flipper-museo
Come ipotesi di base abbiamo immaginato di
utilizzare l’idea del gioco di un flipper, con una pallina metallica dal significato
ludico e nello stesso tempo altamente tecnologico che diventa il simbolo ideale
di un percorso espositivo museale. Utilizzando come ipotesi progettuale la mappa
reale del piano terra del Museo Marino Marini di Firenze abbiamo immaginato una
piattaforma prototipo simile ad un
flipper con 12 sale espositive. (in ambito virtuale le sale potrebbero essere
molte di più).
Cliccando con il mouse nell'apposito numero di sala si ha la
visione delle opere in modo immediato e interattivo. La visione di un museo virtuale come questo permette di
relazionare con un grande numero di utenti in varie parti del globo, che seduti anche a casa su un divano possono permettersi
di visionare e conoscere le opere in vista di un probabile viaggio alla scoperta del reale museo prescelto. Di certo, un contributo concreto e fattivo alla diffusione capillare dell'arte di un museo.
Pianta del Museo Virtuale Bongiani
La pagina base del Bongiani Museum
INIZIO
oppure:
Cliccando sul numero della sala parte la pallina con annesso il tipico suono d'inizio che percorre il percorso più breve per arrivare a destinazione.
Sound avvio:
colpisce il numero della sala,
si sente un nuovo suono che segnala l'obiettivo raggiunto.
https://www.zedge.net/ringtone/f2b60408-5b92-3393-85f5-dc95a05684d5
la pallina di metallo
diventa rossa con il logo del museo rappresentato.
Da questo momento si apre la schermata della sala con la relativa visione delle opere inserite. ( in ogni parete vi possono essere max 6 opere per un totale di 24 opere per sala. Nulla vieta di inserire un numero inferiore di opere).
I VARI STEP
DESCRITTIVI DEL PROGETTO:
I VARI STEP
DESCRITTIVI DEL PROGETTO:
SI ENTRA NELLA SALA INTERATTIVA SCELTA:
inizia la visita virtuale alle opere presentate
in una sala interattiva del Bongiani Museum
Ingrandimento di un'opera presente nella sala
VERIFICA L'INTERATTIVITÀ'
DI UNA DELLE MOSTRE VIRTUALI
PRESENTI IN QUESTO PROGETTO
Visit.
Crucifixion – Shozo Shimamoto
© Collezione
Bongiani Art Museum
Startup no-profit
giovedì 29 marzo 2018
CRUCIFIXION GENTILE
Venerdì Santo
giorno della passione e della crocifissione
Crocifissione
Pietro Cavallini & Shozo Shimamoto
Pietro Cavallini, San Domenico Maggiore - Napoli
La cappella degli affreschi (o Brancaccio) è una cappella della chiesa
di San Domenico Maggiore di Napoli affrescata da Pietro Cavallini nel 1308 circa.
È di fatto l'unica cappella della chiesa che conserva un ciclo di affreschi
risalente all' epoca angioina, quindi al periodo di edificazione del
complesso religioso. L’opera di Pietro Cavallini con la scena della Crocifissione
di Cristo si trova lungo
la parete di sinistra. Pietro Cavallini, il quale all'epoca del suo arrivo a
Napoli fu ospite illustre di Carlo II d'Angiò, dando vita ad un rapporto
lavorativo che legherà il pittore alla famiglia angioina fino al 1317.
Shozo Shimamoto, Crocifissione,
courtesy of photo Kristia & JJhan, 1993
mercoledì 14 marzo 2018
LA PORTA DI MILANO - 6 grandi sculture di Carlo Ramous all'Aeroporto di Milano Malpensa
CARLO RAMOUS
SHAPING THE
SPACE
Aeroporto di Milano Malpensa
fino al 30 giugno 2018
Milano 13 Marzo – La Porta di
Milano accoglie 6 grandi sculture, modelli in scala per interventi monumentali
destinati all’arredo urbano, e un bronzo storico, la Grande donna seduta, del
1955, di uno dei maggiori scultori italiani del Novecento.
SEA presenta a La Porta di
Milano all'aeroporto di Malpensa, fino al 30 giugno, Shaping
the space una mostra che celebra Carlo Ramous (Milano, 1926-2003), uno dei
maggiori scultori italiani del Novecento.
Con Carlo Ramous, scultore milanese che
a Milano ha lasciato importanti testimonianze, si sottolinea il legame
dell’aeroporto con la città e le sue atmosfere.
Opere monumentali di Carlo Ramous presenti a Milano
Dopo l’importante
retrospettiva allestita alla Triennale di Milano nell’estate 2017, Ramous torna
protagonista di una esposizione che raccoglie sei grandi sculture, modelli in
scala per interventi monumentali destinati all’arredo urbano, accanto a un
bronzo storico, la Grande
donna seduta, del 1955, testimonianza della sua iniziale ricerca figurativa. Carlo
Ramous, autore di opere entrate nell’immaginario collettivo per la loro
presenza nell’orizzonte della città, ha indagato per anni, nel corso della sua
produzione matura, i rapporti ideali fra la scultura e l’ambiente circostante.
Ha studiato forme aperte, in grado di assorbire i ritmi del vissuto
metropolitano. Ha disegnato linee dinamiche, giochi calcolati di vuoti e di
pieni, elementi metallici capaci di dialogare con l’architettura e con i luoghi
che li ospitavano.
Fra i suoi lavori più
conosciuti spiccano Gesto
per la libertà (1972) in piazza Conciliazione a Milano e Timpano(1972), collocata nel
parco della Triennale del capoluogo lombardo.
Altri progetti hanno
raggiunto spazi pubblici e musei di tutto il mondo. Da Roma a New York, da
Venezia a Chiba City in Giappone. Invitato alla Biennale di Venezia (1958, 1962
e 1972), nel 1974 ha allestito opere monumentali in Piazzetta Reale, accanto al
Duomo. Di alcune di queste la mostra presenta i bozzetti, come Frantumazione del 1979 o Lo Schermo distratto del 1981, oltre
alle fotografie d’epoca scattate alle sue opere da maestri dell’obiettivo come
Enrico Cattaneo nelle diverse occasioni istituzionali.
Nel corso della mostra sarà presentata
una mappa milanese con i luoghi che ospitano le sculture del maestro e,
successivamente, un catalogo Idesia editoria dedicato all’evento.
L’esposizione è parte del programma di Novecento Italiano, il palinsesto lungo un anno, promosso per raccontare, ricordare e riflettere sulla grande avventura culturale del secolo scorso.
Biografia:
Carlo Ramous nasce a Milano nel
1926; frequenta il Liceo Artistico presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna,
per continuare gli studi presso l’Accademia di Brera con Marino Marini e Giacomo
Manzù, dove espone per la prima volta un’opera nel 1946. La serie delle mostre
personali di rilievo comincia più tardi, con mostre importanti presso la
Galleria del Milione di Milano (1956), la Galleria del Cavallino di Venezia
(1962) la Galleira Jolas (1971). Risale al 1962 la sua prima partecipazione con
un gruppo di opere alla Biennale di Venezia, dove viene presentato da Gillo
Dorfles. Vi tornerà dieci anni più tardi (1972) con una sala all’interno della
rassegna Aspetti
della scultura contemporanea, con uno stile completamente mutato.
Mentre la critica più attenta, sia in Italia sia all’estero, scrive del suo
lavoro (Giuseppe Marchiori, Giovanni Carandente, Guido Ballo, Enrico Crispolti,
Herta Wescher, Marco Valsecchi), Ramous avvia una collaborazione con
l’architetto Mario Tedeschi, che porta alla realizzazione delle facciate a
rilievo per le chiese di Santa Marcellina a Milano e San Giovanni Bosco a
Baggio, inizio di una lunga collaborazione con architetti e progettisti ben
rappresentata dal monumentale intervento sullo stabilimento tipografico di Cino
Del Duca progettato da Tullio Patscheider a Blois. La sua scultura assume
presto una importante dimensione urbana, ben rappresentata dalle grandi mostre
di sculture all’aperto nel centro storico di Parma nel 1973 e in Piazzetta
Reale a Milano nel 1974. Una delle opere esposte allora, Gesto per la libertà, troverà collocazione
nel 1981 in piazza Conciliazione a Milano, prima di una serie di grandi
sculture collocate dall’artista in Italia e all’estero, fino alla realizzazione
di Ad
astra nel Chou Park a Chiba City, in Giappone (1992). Carlo Ramous muore a
Milano nel 2003. (Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno).
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Passaggi di stato, Lorenza Boisi, Regina José Galindo e Valentina Palazzari - Reggia di Caserta
Tre artiste per “forzare il limite di un confronto”
Una mostra interessante a più voci presso le sei sale delle Retrostanze settecentesche (Ex Terrae Motus) e il Vestibolo superiore della Reggia di Caserta.
Passaggi di stato: una mostra dedicata a tre artiste sotto il segno del femminile, Lorenza Boisi, Regina José Galindo e Valentina Palazzari, a cura di Bruno Corà e Davide Sarchioni (visibile fino al 20 marzo 2018).
Giovani artiste della stessa generazione e di diversa provenienza culturale e visione poetica accumunate dall’interesse a relazionare in un inedito confronto che pur nella diversità delle proposte, tentano di “forzare il limite di un confronto”. L’intento primario è per l’appunto sperimentare la coesistenza delle visioni, un possibile dialogo sia tra le loro opere sia con lo spazio fisico e magico della Reggia.
Passaggi di umore, da un linguaggio all'altro percepiti sotto il segno della diversità. In tale dinamica convivono e si relazionano i lavori della Palazzari votati all'innesto e alla precarietà duttile dei materiali legati ai processi di ossidazione nella dimensione più consunta e trascorrente del tempo, (un particolare omaggio è presentato nell'imponente Scalone d’Onore di Luigi Vanvitelli con un’installazione monumentale).
Tutt'altro si avverte dalle ricerche performative sul tema del corpo umano, tra fotografia e video art svolte dall’artista guatemalteca Regina José Galindo, senza dubbio la più lucida e convincente, che ossessivamente rimarca l’importanza del corpo e dell’azione performativa come strumento urgente di comunicazione e denuncia sociale.
Insomma, tre piccole e importanti personali in cui i risultati sono condizionati dalla diversità di visione immaginativa e soprattutto per la complessa e concreta relazione che si può instaurare con le imponenti sale della Reggia di Caserta
Boisi | Galindo | Palazzari. Passaggi di stato
Dal 23 febbraio al 20 marzo 2018
Appartamenti Storici, Retrostanze del ‘700 e Vestibolo superiore della Reggia di Caserta, via Douhet 2/A – 81100 Caserta
Orari: Tutti i giorni dalle 8.30 alle 19.30, martedì chiusura settimanale
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14 MARZO 2018 FINISSAGE PADIGLIONE TIBET SETUP CENTRO NATURA - BOLOGNA
PADIGLIONE TIBET
a cura di Ruggero Maggi
FINISSAGE MERCOLEDI' 14 MARZO a partire dalle ore 20.00
ORE 21.15 performance NO CHAIN
10 marzo 1959, il Dalai Lama costretto a fuggire dal Tibet ...tragica data per il suo popolo ...sono passati 59 anni ma nulla è stato fatto per ridare speranza e libertà...
un momento per ricordare.
PADIGLIONE TIBET a cura di Ruggero Maggi
PROROGATO fino al 14 MARZO 2018
1 FEBBRAIO - 14 MARZO 2018
FINISSAGE MERCOLEDI' 14 MARZO a partire dalle ore 20.00
ORE 21.15 performance NO CHAIN
Padiglione Tibet, a cura di Ruggero Maggi, presentato dall'1 al 28 febbraio 2018 presso CENTRO NATURA all'interno di SetUp+ il contenitore degli eventi culturali che si svolgono a Bologna durante SetUp Contemporary Art Fair, è stato prorogato fino al 14 marzo, giornata conclusiva in cui, oltre all'installazione-video e la mostra Lucente Spirito, verrà presentata la performance No Chain (ore 21.15)
SPIRITUALITA' ED ARTE COME CIBO PER LA MENTE E PER L'ANIMA
installazione-video (montaggio di Matteo Pieri) con estratti delle precedenti quattro edizioni (2011/2013/2015/2017) di Padiglione Tibet nato come evento parallelo alla Biennale d’Arte di Venezia. La Biennale veneziana offre da sempre l’opportunità ad ogni Paese di presentare le proprie realtà artistiche più rappresentative con i Padiglioni Nazionali.
L’appello per la dignità di un popolo si può estrinsecare anche attraverso un progetto artistico. Una forma di riscatto culturale voluto fortemente da molti paesi e che, per Padiglione Tibet“il padiglione per un paese che non c'è”ideato da Ruggero Maggi nel 2010, ha assunto anche una valenza sociale.
- Tibet: una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace, una vitale “centralina” spirituale per tutti gli esseri umani.
- Padiglione Tibet, un’idea che nella propria semplicità racchiude una forte carica emozionale, è un sogno che ha lasciato il segno ponendosi l’obiettivo di far incontrare la sensibilità della cultura contemporanea occidentale con quella tibetana. Un unico tema declinato nei modi della pittura, della scultura, della performance, del video per realizzare un grande evento che sottolinei coralmente il profondo senso di spiritualità dell'universo tibetano.
Un ponte sensibile tra la cultura Occidentale e quella Tibetana densa di affascinanti e mistiche suggestioni spirituali, linguistiche ed artistiche; un passaggio da Est ad Ovest, che crei quella sfumata ma necessaria vibrazione poetica per interagire e comprendersi. Padiglione Tibet: ponte fra culture.
LUCENTE SPIRITO
mostra costituita da una selezione di opere dal profondo contenuto spirituale e concettuale come "The Quest" vero e proprio work in progress di due artisti: Carla Bertola e Alberto Vitacchio protagonisti congelati nell'atto fotografico insieme con le pietre megalitiche, divenendo anch'essi elementi immobili e silenziosi del paesaggio; le opere verbo-visive titolate "Fiabe al vento"di Marcello Diotallevi che traggono ispirazione direttamente dal vento della poesia e dalla naturale inclinazione dell'artista verso un'ironica interpretazione della realtà e della vita; le evocative immagini fotografiche di Anna Maria Di Ciommo che ricreano i momenti in cui i Lama Tibetani realizzano splendidi mandala, sintetizzate in una frase di S.S. il Dalai Lama: "Ero intelligente e volevo cambiare il mondo. Ora sono saggio e sto cambiando me stesso"; le opere-oggettodi Roberto Testori che nel loro biancore riflettono soluzioni concettuali ricche di significati spirituali e poetici. Poesia visiva che si alterna ad una sedimentata descrizione di tracce, di piccoli oggetti che ritrovano il loro spazio in una decontestualizzazione intelligente e raffinata.
MERCOLEDI' 14 MARZO ore 21.15
NO CHAIN performance di danza contemporanea di K7
coreografia di Kappa
musica di Paola Samoggia
danza Giuseppe Spinelli, Laura Onofri
“...ho pensato a Padiglione Tibet, al ponte tra due culture…. al collegamento… alla denuncia della situazione attuale che però volge verso una libertà raggiunta con l’aiuto delle due culture assieme, l’aiuto di tutti…. In attesa la campana a lastra è libera di muoversi nel vento…. come una bandiera di preghiera….” (Paola Samoggia)
Durante il finissage è possibile cenare presso il Ristorante BioVegetariano di Centro Natura dalle ore 19.15 alle 22.00.
PADIGLIONE TIBET a cura di Ruggero Maggi
centro natura
via degli albari 4a bologna
1 febbraio – 14 marzo 2018
finissage mercoledì 14 marzo 2018 a partire dalle ore 20.00
ore 21.15 performance No Chain
orari di apertura: lunedì sabato 10 - 22.30 | domenica 10 – 18.30
info:051.235643 | www.centronatura.it | maggiruggero@gmail.com| 320.9621497
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