mercoledì 11 settembre 2024

Art Institute Chicago, Ray Johnson and the Last Dance of the Taoist Collages

 

 

A Look into the Art Institute of Chicago's Ray Johnson Collection
by Jenny Harris & Jessica Smith

 

After Chicago-area choreographer Sybil Shearer died in 2005, a box with unexpected contents 

was discovered tucked away in her attic.

It was filled with artworks—what the artist Ray Johnson called his Taoist Collages

—that he had mailed to her 50 years earlier. These collages were not simply a 

stand-alone mailing between two friends, but rather the precursors to Johnson’s 

mail art practice. They marked a pivotal moment in the artist’s career when he 

was using the postal system to disperse his early collages, works he called “moticos.” 

Researching these rediscovered works offered a new perspective onto Johnson’s 

ties to the world of dance while also shedding new light on the Art Institute’s 

own holdings of Johnson’s work...

 

 
 
 


 



    

 

One of 171 3-ring binders spanning the years of Johnson’s and Wilson’s respective lifetimes

 

 

 Ray Johnson Collections 

at the Art Institute of Chicago

We are thrilled to announce that the Ray Johnson Collections database at the Art Institute 

of Chicago is now available to the public both online and in person. This digital collection 

includes not only the database but also video tutorials, a usage guide, collection finding 

aids, selected images from the collections, and more. 

 

 

 

CURRENT & UPCOMING PUBLICATIONS
Queer Networks: Ray Johnson's Correspondence by Miriam Kienle, University of Minnesota Press, 

November 2023
 

A Book About Ray by Ellen Levy, MIT Press, October 15, 2024

RECENT PRESS
Ray Johnson’s Elusive Dream: ‘I Want to Dance’ by Jenny Harris for the New York Times
The Unknown Ray Johnson Takes the Spotlight by Roberta Smith for the New York Times
Ray Johnson by Hilton Als for the New Yorker

THE RAY JOHNSON ESTATE
34 East 69th Street, New York, NY 10021
+1 (212) 628-0470 | info@rayjohnsonestate.com
www.rayjohnsonestate.com

        

Visit

 https//www.artic.edu/articles/1154/ray-johnson-and-the-last-dance-of-the-taoist-collages 
 https://www.artic.edu/articles/1154/ray-johnson-and-the-last-dance-of-the-taoist-collages


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno (Italy).

Sandro Bongiani Arte Contemporanea

martedì 10 settembre 2024

Retrospettiva di Gabi Minedi “Presenze insolite in attesa di un esistere” 1990-2024

 

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Retrospettiva di Gabi Minedi 1990-2024

“Presenze insolite in attesa di un esistere

a cura di Sandro  Bongiani

15 settembre - 19 ottobre 2024

Inaugurazione:  Domenica  15 settembre  2024, ore 18.00

Pavilion Lautania Valley / Stranieri Qui e Altrove

Foreigners Here And Elsewhere

In collaborazione con l’Archivio Studio Gabi Minedi, Italy

 

Un evento a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60.Biennale di Venezia 2024, incentrato  sul tema  dello straniero ovunque con 40 opere eseguite dall’artista tra il 1990 e il 2024.

 

Opera di Gabi Minedi

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea, dopo le mostre retrospettive di Ray Johnson, Guglielmo Achille Cavellini, Ryosuke Cohen e Reid Wood è lieta di inaugurare  in coincidenza con il tema “Stranieri Ovunque  la mostra retrospettiva dell’artista italiana Gabi Minedi dal titolo: “Presenze insolite in attesa di un esistere”. Un evento a cura di Sandro Bongiani  in contemporanea con la  60.Biennale di Venezia 2024, incentrato  sul tema  dello straniero ovunque. Una sorta di rilettura delle proposte in atto presentate per l’occorrenza in un padiglione  del tutto virtuale, con un’area immaginaria di 3 sale presso il Pavilion Lautania Valley. Quella di Gabi Minedi,  è un’ulteriore proposta ai margini del sistema dell’arte ufficiale, vengono presentate per l’occasione 40 opere eseguite dall’artista tra il 1990 e il 2024.

Artista outsider e radicale della nuova scena underground internazionale, conosciuta per la leggerezza, l’originalità e la sintesi dei suoi personaggi ironici e beffardi che ci costringono a riflettere sulla vita e sul destino infame dell’uomo contemporaneo. La sua rappresentazione nata per essere disagio e rivelazione, vento sottile dell’essere che può tramutarsi in spina, tormento e salvezza. Non  conformata  a nessun movimento  artistico collettivo, irrequieta e nel  contempo solitaria, ci giunge come sortilegio e anche enigma costringendoci a meditare sulla vera natura delle cose. L’artista nel suo viaggio rappresenta insolite presenze dall’apparenza deformata, svuotata e inquieta, in un percorso esistenziale trasgressivo condizionato dagli eventi che riemergono dal fondo della tela con esseri precari carichi di malinconia e di solitudine, definiti in modo essenziale da un colore primario e da una rappresentazione sintetica giocata sul contrasto delle tinte. Nonostante la stesura piatta, l’impronta timbrica delle opere ad acrilico e delle pitture all’uovo, le opere sono spesso integrate anche da inserimenti polimaterici di cartoni, tappi, chiodi, vecchie latte, ritagli metallici, tele, sacchi, sabbia, sugheri, ritagli di stoffe e persino da brani di grafismo metropolitano, di graffi e frasi scritte a denunciare le contraddizioni e la  condizione emblematica dell’uomo in questo travagliato momento storico. Solo la memoria resiste alla vita. “Nella sua pittura - scrive Sandro Bongiani - i suoi personaggi ibridi urlano da tempo a bocca aperta contro la tirannia dell’uomo  con insoliti innesti e protesi, esseri che al posto delle gambe possiedono ruote a forma di orologio, valigie, televisori al posto della testa, girandole come meteoriti che cadono dal cielo assieme ai nostri stupidi e inutili sogni, astronavi in attesa di spiccare il volo rinate dalla fantasia ma anche dalla memoria. Un viaggio sottile e solitario in cui recuperare l’essenzialità delle cose in senso poetico”. Tutto ciò rende la sua ricerca originale e unica nel panorama contemporaneo.

 

Si ringrazia l’Archivio Studio Gabi Minedi per la fattiva collaborazione alla realizzazione in Italia di questo importante evento.

 

 


Biographical Notes of Gabi Minedi

Gabi Minedi nasce a Caracas in Venezuela. Vive e lavora tra Roma e il Mondo. Artista radicale ed indie della nuova scena Underground internazionale. Dipinge sin da bambina. Dal 1970 è presente in Collezioni, Gallerie e Musei Internazionali di Argentina, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Italia, Malta, Spagna, Stati Uniti d'America, Svizzera, Venezuela. Da diverso tempo ha lavorato con importanti Gallerie Italiane come la Galleria 32 e il Naviglio di Milano e inoltre, con una delle più grandi Gallerie Spagnole come la Galeria Mediterranea di Palma De Mallorca. Presente alle più importanti manifestazioni internazionali come Art Basel di Basilea e Miami, Biennale di Londra, Arco di Madrid e Documenta Kassel, Biennale di Venezia. Dal 1970, oltre ottanta mostre personali costituiscono l'esteso curriculum di Gabi Minedi, che ha esposto la propria opera in luoghi sparsi per i cinque continenti in spazi pubblici e privati, in Italia, Spagna, Francia, Svizzera, Usa, Gran Bretagna, Malta, Irlanda, Brasile, Germania, Belgio, Porto Rico e Canada. Le sue opere sono presenti nelle piú grandi collezioni e Musei Internazionali. Hanno scritto per Gabi Minedi critici importanti come Enrico Crispolti, Franco Solmi, Ivan Graziani, Nonni, Miceli, Simongini, Falsetti, Joan Lluís Montané, Philippe Daverio, Carlo Bo, Del Vecchio, Floriano De Santi, Manuel Espluga, Leo Strozzieri, Maria Cristina Ricciardi, Sandro Bongiani, Emiliano Canali, Patrizio Maria, Maria Luisa Moretti, Nerio Rosa e tantissimi altri ancora...

 


 













 

 La Presentazione di Sandro Bongiani

  5 settembre 2024

 

Gabi Minedi, “Presenze insolite in attesa di un esistere”

La pittura di Gabi Minedi riflette un mondo particolare, in cui esprime simbolicamente la realtà, cercando di evidenziare aspetti della natura e idiosincrasie universali”. Joan Lluís Montané


Viviamo in un mondo anestetizzato fatto di lustrini e payette, per niente conforme alle aspirazioni e ai dettami della libertà dove il denaro e l’apparire corrispondono a un futile esserci. Già negli anni ottanta si era rilevata la possibilità che il potere politico e il sistema globale potesse ingoiare le nostre vite e l’esperienze personali di ogni singolo uomo. Una immane disfatta in cui ritroviamo oggi i segni concreti di questo inutile esistere omologato. Da autentica artista trasgressiva e ribelle, nella vita come nell’arte, Gabi Minedi è stata capace per diversi decenni, di continue incursioni e trasgressioni seguendo una logica e un modo di fare del tutto personale. Artista outsider e radicale della nuova scena underground internazionale, conosciuta per la leggerezza, l’originalità e la sintesi dei suoi personaggi ironici e beffardi che ci costringono a riflettere sulla vita e sul destino infame dell’uomo contemporaneo. La sua rappresentazione può apparire ad un primo approccio ludica e d’impronta semplicemente favolistica, in verità ci segnala, tra realtà e memoria personale, un vissuto carico di umori e di incertezze. Non a caso, la sua pittura raccoglie dalla realtà e da momenti transitori della sua infanzia insolite briciole di senso da consegnare generosamente al presente. Solo la memoria resiste alla vita.

Gabi Minedi, ci racconta di essere nata in una insolita domenica di gennaio a mezzogiorno da un anonimo tubetto di colore verdementa piperita dentro una vecchia valigia di amore bello. Allieva di Pericle Fazzini, già a 15 anni presentava la sua prima personale a San Benedetto del Tronto. Una “enfant prodige” e direi anche “terrible” della pittura italiana nata per essere disagio e rivelazione, vento sottile dell’essere che può tramutarsi in spina, tormento e salvezza. Non  conformata  a nessun movimento  artistico collettivo, irrequieta e nel  contempo solitaria, ci giunge come sortilegio e anche come enigma costringendoci a meditare sulla vera natura delle cose.

Nel marasma anonimo e decadente della scena internazionale dell’arte degli anni 80’ e 90’ l’artista nel suo originale viaggio rappresenta insolite presenze frontali dall’apparenza deformata, svuotata e inquieta, in un percorso esistenziale trasgressivo condizionato dagli eventi che riemergono dal fondo della tela con esseri precari carichi di malinconia e di solitudine, definiti in modo essenziale da un colore primario e da una rappresentazione sintetica giocata sul contrasto delle tinte. Nonostante la stesura piatta,  l’impronta timbrica delle opere ad acrilico e delle pitture all’uovo; tecnica ormai ignota e difficile da trattare tramandata in gran segreto dall’amico José Ortega, le opere verranno integrate nel tempo  anche da inserimenti polimaterici di cartoni, tappi, chiodi, vecchie latte, ritagli metallici, tele, sacchi, sabbia, sugheri, ritagli di stoffe e persino da brani di grafismo metropolitano, di graffi e frasi scritte a denunciare le contraddizioni e la  condizione emblematica dell’uomo in questo travagliato momento storico.

Un viaggio sottile e solitario in cui regredire volutamente all’infanzia può permettere di accogliere l’essenza della fantasia per nuove visioni. Semplificare è molto difficile, per farlo bisogna togliere fino all’essenzialità, togliere invece che aggiungere, vuol dire recuperare l’essenzialità delle cose in senso poetico. Lavorare a partire dai mezzi espressivi ridotti  quasi all’essenziale resta tutt’ora una delle sue caratteristiche stilistiche che rendono la sua ricerca originale e unica nel panorama contemporaneo. Non la descrizione oggettiva e fedele della realtà ma una indagine introspettiva a scrutare nell’immaginazione momenti e lacerti di realtà condensati in modo lirico nella rappresentazione pittorica, restituendo a noi una visione sintetica e universale di ciò che siamo.

la sua pittura e i suoi personaggi ibridi urlano da tempo a bocca aperta contro la tirannia dell’uomo  con insoliti innesti e protesi, esseri che al posto delle gambe possiedono ruote a forma di orologio, valigie, televisori al posto della testa, girandole come meteoriti che cadono dal cielo assieme ai nostri stupidi e inutili sogni, astronavi in attesa di spiccare il volo rinate dalla fantasia ma anche dalla memoria, come per esempio, per l’opera “Terminal Amorebello” del 2009, dedicato al terremoto dell’Aquila e a tutte le sue vittime, ci dice: “… ho visto in stazione un poveraccio con una lunga barba bianca quasi trascinare una valigia a quadretti e le poche cose che gli erano rimaste, i suoi affetti, tutto il suo amore, solo lui e i ricordi! piangeva! sulla vecchia valigia una scritta: “Amorebello”. Una rappresentazione che diviene una sorta di grido cupo e sordo del malessere che possediamo in corpo.

La leggerezza e l’inconsistenza dell'essere come reazione al peso della condizione difficile del vivere caratterizza tutto il suo percorso artistico. Non è un caso se a tal proposito Jean Dubuffet scriverà che:La vera arte è dove meno te l’aspetti”,  in un viaggio colto e sensibile verso l'insolito e l'imprevedibile. Dal 90’ in poi, fino aggi, nasceranno importanti cicli pittorici come Boogie Woogie, The Blues, It Is, El Viajero, Oxygen e oggi l’Orsa Amarena. Non semplicemente un’arte ingenua come si potrebbe pensare, ma una rappresentazione decisamente colta carica di riferimenti letterari che vanno dalla poesia di Dante a quella del Cavalcanti, dal Don Chisciotte di Cervantes alla narrativa di Italo Calvino, da Boccaccio, a Shakespeare, e Cyrano de Bergerac, da Jack Kerouac alla satira di Milan Kundera, con opere di grande suggestione tra metafora, ironia e bellezza.

Un viaggio decisamente sofferto alla ricerca del malessere in cui il mutamento è anche vertigine e rivelazione. Gabi Minedi, crede che una tale ossessione è la condizione essenziale per creare. Da molto tempo coltiva certi inconsueti innesti di pensiero in cui l’omologazione è la regressione, la naturalità, la tecnologia e la virtualità  potrebbero essere davvero l’ultima tragica stagione della specie umana. La vita ha senso di esistere solo se si riempie di emozioni, altrimenti non è altro che un trascorrere il tempo in attesa  di un ultimo oblio. Chissà se da questa situazione precaria in cui ci siamo arenati da tempo, l’uomo sarà in grado di prendere coscienza dei suoi infiniti problemi oppure continuerà a percorrere quest’affannosa e irresponsabile corsa verso il nulla e il niente?

 

Pavilion Lautania Valley 

“Stranieri qui e altrove - Active Marginal Generation Everywhere”

Mostra n°5 / Retrospettiva di Gabi Minedi

Spazio Ophen Virtual Art Gallery

Presenze insolite in attesa di un esistere

Presentazione di 40 opere eseguite tra il 1990 e il 2024 

con un testo critico di Sandro Bongiani

15 settembre – 19 ottobre 2024

Salerno, opening  15 settembre 2024  ore 18:00  

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

Via S. Calenda, 105  84126  Salerno

In collaborazione con l’Archivio  Studio Gabi Minedi, (Italy)

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39  3937380225

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno, Italy