martedì 14 novembre 2023
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI, PRESENTAZIONE DEL CATALOGO DELLA MOSTRA " MA CHE NE SANNO GLI ALTRI" DI ERNESTO TERLIZZI
Alfonso Caccavale / Confini sinergici di percezioni visionarie
PAGEA
CONTEMPORANEA
Alfonso Caccavale
Confini sinergici di percezioni visionarie
Dal 13.10.2023 – 13.11.2023
L’incipit di introduzione del lavoro artistico di Alfonso Caccavale è un continuum storico ampio contro gli orizzonti limitati della cultura imperante,di un viaggio nell’arte visionaria e psichedelica.
Gli scatti personali dell’artista
con foto di sovrapposizione e commistione di linguaggi tra icone musicali,
archeologia e storia. Usando e accentrando questi strumenti linguistici,
evolvono in una coesistenza di condizioni ed elementi che restano sì opposti,
ma che sovrapposti, non si potranno più leggere contrapposti. Un componimento
che da origine, traslando, espedienti che ancora una volta muta il concetto di
astrazione che si esprime tramite il segno grafico. Attraverso le sue opere di
trasformazione digitale cromatica, è collegamento Ideale tra l’arte
contemporanea, la cultura popolare e quella di protesta. Essa è quindi un
risultato di linguaggi e influenze che sprigionano un’estetica intrisa di senso
di liberazione, favorita dal’osservazione empirica della realtà.
L’impatto visivo dei lavori del Caccavale è notevole ed icastico nella visualizzazione della gamma di forme e colori, che innescano una fusione sensoriale mediante strumenti di visione percettivi, che stimolano e manipolano uno stato di estatica contemplazione interiore. L’artista dipinge graficamente gli oggetti della narrazione e gioca lucidamente sugli effetti emozionali, pixel per pixel, debordando per essere trasferiti nell’opera. Anna Tagliafierro
PAGEA ARTE CONTEMPORANEA –Via Concilio, 99 – 84012 ANGRI (SA)
Elio
Alfano – 338 6643932
con
il contributo di officinemanganiellos.r.l.
sabato 11 novembre 2023
Accademia di Belle Arti di Napoli / Presentazione del catalogo "ma che ne sanno gli altri" di Ernesto Terlizzi
Ernesto Terlizzi al Mann di Napoli
Quello dell’emigrazione e dei profughi del Mediterraneo su cui l’artista salernitano ha rivolto da diverso tempo l’attenzione rimane un dramma sempre più complesso e difficile da risolvere nell’immediato prossimo, con ripetuti e infiniti traghettamenti di vecchie carrette arrugginite e di notturni al nero di luna dentro le oscure ali della speranza, di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare un possibile approdo. Che ne sanno gli altri dei sogni negati che spesso sì infrangono alla deriva prima di sparire sotto una coltre di gelide onde di acqua di mare? Il Mediterraneo è stanco di corpi muti lasciati ad asciugare in superficie, di sogni sommersi che celano troppe ferite non più rimarginate, di attraversamenti fugaci che lasciano tracce di speranze impedite dal nostro tragico esistere. Un colloquio sottile e fluido tra ciò che è e ciò che è stato, tra storia e contemporaneità. Una rappresentazione decisamente evocativa e altamente emozionale che nasce da un bisogno impellente di indagare i luoghi oscuri e inascoltati della mente con un linguaggio volutamente minimale, innestando lacerti e fantasmi di apparizioni e dissolvenze, frammenti concreti materici e nel contempo anche una sottile leggerezza in un apparire in bilico tra un teso e inquieto equilibrio. Un continuo e incessante farsi e disfarsi di presenze tra ordine e caos alla ricerca di conciliare le contraddizioni in una e più definita rappresentazione. Una sorta di interminabile e continuo affioramento e sprofondamento delle immagini tra i meandri oscuri del presente interrogandosi sul cammino di ognuno di noi e fors’anche per farci riflettere meglio sul nostro precario e provvisorio destino. Sandro Bongiani
Cenni Biografici di Ernesto Terlizzi
Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970, in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio, una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani, bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli (Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre (Galleria Plus Art, 1984).Nel corso degli anni ’80, l’indagine segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni” (1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989). Il decennio successivo, poi, vede la ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995). Negli anni a cavallo tra il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di altre materie come il legno e la pietra. Queste nuovi materiali, legati alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria del Carbone nel centro storico della città Estense. Da questo momento il lavoro di Ernesto Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla Tekla di Sarno e poi nel 2023 nella grande mostra personale al Museo Archeologico di Napoli presentato dal magnifico Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e dal curatore storico Marco Di Capua. (Biografia aggiornata da Sandro Bongiani)
evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno
lunedì 23 ottobre 2023
Maurizio Gabbana / Archivio di Stato di Salerno, dal 24 0ttobre al 18 novembre 2023
L’Archivio di Stato di Salerno – Ministero della Cultura si presenta, nello scorcio autunno e inverno, fra
ottobre 2023 e gennaio 2024, con tre iniziative, che lo trasformano in
“Casa della Fotografia e dell’Arte Contemporanea”, in una stimolante osmosi fra
lo sfondo antico delle sue strutture architettoniche e una
visionaria modernità nei contenuti. Grazie ai finanziamenti afferenti il
POC Campania 2014 – 2020, saranno, pertanto, realizzate tre Mostre che
declinano punti di vista artistici e della fotografia d’arte importanti e
diversi fra loro.
Si comincia martedì 24 ottobre, alle ore 17:30,
con l’inaugurazione dell’exhibition del Fotografo - Artista Maurizio Gabbana e
le sue “Dynamiche Infinite”, opere “metropolitane” realizzate con una
tecnica fotografica inconfondibile, attraverso la quale la luce
costituisce, nei fatti, una struttura molteplicemente sovrapposta alla
realtà.
lunedì 16 ottobre 2023
M.A.D. Mail Art Day - 16 ottobre Giornata Internazionale dell'Arte Postale
Mail Art, this unknown...
Cinderella, but at the same time a thorn in the side of Contemporary Art, Mail
Art has shuffled the cards and attempted to undermine, and in some cases even
succeeded, the so-called official system - artwork , exhibition, marketing –
which was so broken. The rules have been brought into play.
Mail Art, quintessence of creative communication, already
"felt" by the Futurists but not only, also by Surrealists, Dadaists
(how can we forget the "timbral" works of Kurt Schwitters) and then
touched upon by the Fluxus and some adherents of Pierre Restany's Nouveau
Réalisme.
Mail Art
with a strong vocation for social and ecological commitment, always against
war, against violence wherever it manifests itself, as highlighted in the past
by the Solidarte, Shadow Project, United for Peace projects, ...
All this had an initial explosive moment: the brilliant idea of
RAY JOHNSON "the most famous unknown artist of New York" of the New
York Correspondance School... the Big Bang of Mail Art! From that
moment on, Mail Art has spread throughout the world, involving thousands of
artists. And it is precisely for this reason that at the end of 2022 I launched
the idea of dedicating October 16th (Ray Johnson's birthday) to Mail Art with
M.A.D. Mail Art Day, the International Day of Mail Art, through the sending of
one of Ray's famous Add & Send Backs, asking the artists to intervene and
send back to the sender and since then the responses from the great
"auditorium" of Mail Art have been hundreds.
On OCTOBER 16th SIMULTANEOUSLY many SITES, BLOGS, FB PAGES of
Museums, Foundations, art magazines and artists will insert
or publish the works received from around 300 international
artists with the relative video catalogue, in order to create A GREAT INTERNATIONAL COLLECTIVE EVENT OF MAIL ART to remember
this figure of the culture of the 20th century that I have
rightly defined, as well as Shozo Shimamoto, GAC (Guglielmo Achille Cavellini),
Pierre Restany, Bruno Munari, Piero Manzoni, Marcel Duchamp... INFINITE!
FRIDAY 13 OCTOBER at the MUSINF in
Senigallia with Stefano Schiavoni I will present the initiative; Ryosuke
Cohen and Giovanni Fontana will also take part in the evening to describe their
experiences of Postal Art.
SATURDAY 14 OCTOBER at the historic Teatro
Comunale of Montecarotto a review of performances will be presented,
always dedicated to the M.A.D. project. with the participation of Ryosuke
Cohen, Noriko Shimizu, Giovanni Fontana, Claudio Gavina, K7, Lucia Spagnuolo,
Onorina Lorenzetti, Gianni Marcantoni and the sound interventions “Mail Art's
voices” by Franco Ballabeni, Nicola Frangione, Ruggero Maggi.
MONDAY OCTOBER 16 | COLLECTIVE ONLINE OPENING of the M.A.D. project which will be documented in art magazines such as Juliet, Archivio, ...
HAPPY OCTOBER 16th in the name of MAIL ART and RAY JOHNSON
Ruggero Maggi
PARTICIPATING ARTISTS M.A.D. Mail Art Day
ANDORRA Julien Rochedreux AUSTRIA Monika Lederbauer BELGIO Marc Buchy, Luc Fierens, Charles François, Frips, Miche-Art-Universalis, Sjoerd Paridaen, Josè Vd Broucke, Broc BRASILE Marcelo Dola, Eni Ilis, Marta Keppler, Roberto Keppler, José Nogueira, Hugo Pontes, Josè Roberto Sechi CANADA Circulaire132 / RF Cotè, Kerosene CILE Orlando Nelson Pacheco Acuña DANIMARCA Marina Salmaso FILIPPINE Mayo Michelangelo FINLANDIA J.Lehmus-Kamari, Anja Mattila-Tolvanen FRANCIA Christian Alle, Aristide 3108, Christian Burgaud, Michel Dellavedova, Pascal Lenoir, Gisele Marsaglia, Remy Penard, Jean Paul Sidolle GERMANIA Lutz Anders, Hans Braumüller, Klaus Groh, Elke Grundmann, Karl-Friedrich Hacker, Annegret Heinl, Uwe Höfig, Barbara Ihme, Krugler, Lebenschilfe gGmbH, A. Niederau Kaiser, Jürgen Olbrich, Horst Tress, Sigismund Urban, Rüdiger Dalit Abshalom Westphal, Lutz Wohlrab GIAPPONE Ryosuke Cohen, Tetsuya Fukui, Tohei Mano, Keiichi Nakamura, Miwa Sato, Jack Seiei, Mukata Takamura, Isao Yoshii GRAN BRETAGNA Keith Bates, Kevin & James Gillen GRECIA Evgenia Kaika, Katerina Nikoltsou INDIA Renuka Kesaramadu ITALIA Walter Accigliaro, Giosuè Allegrini, Dino Aloi, Antonio Amato, Salvatore Anelli, Erika Baggini, Franco Ballabeni, Vittore Baroni, Donatella Baruzzi, Patrizia Beccari, Mariano Bellarosa, Lancillotto Bellini, Luisa Bergamini, Nicola Bertoglio, Giuseppe Bertolino, Marco Bevilacqua, Daniela Billi, Lucia Biral, Maria Paola Biral, Rovena Bocci, Mariella Bogliacino, Maria Bonaduce, Giovanni Bonanno, Adriano Bonari, Anna Boschi, Viviana Buttarelli, Mirta Caccaro, Loredana Cacucciolo, Mariangela Calabrese, Veronica Caleo, Glauco Lendaro Camiless, Carlo Capeti, Angela Caporaso, Lucia Caprioglio, Guido Capuano, Lamberto Caravita, Graziella Carli, Bruno Cassaglia, Fabiola Cenci, Renato Cerisola, Raffaele Cesari, Laura Chiarello, Bruno Chiarlone, Simonetta Chierici, Cobàs, Francesco Cornello, Antonio Crivellari, Giampietro Cudin, Crescenzio D'Ambrosio, Maria Grazia Dapuzzo, Giorgio De Luca, Antonio De Marchi Gherini, Fabio De Poli, Albina Dealessi, Patrizia Dellavalle, Gabriele Di Francesco, Antonio Di Michele, Annitta Di Mineo, Renata Di Palma, Franco Di Pede, Marcello Diotallevi, Arturo Donadoni, Giovanni Donaudi, Giovanna Donnarumma, Graziano Dovichi, Giorgio Fabbris, Cinzia Farina, Fernanda Fedi, Salvo Ferrante, Domenico Ferrara Foria, Mimicha Finazzi, Giovanni Fontana, Roberto Formigoni, Nicola Frangione, Federica Frati, Giglio Frigerio, Antonella Gandini, Giordano Gardelli, Claudio Gavina, Annamaria Gelmi, Matteo Giacomelli, Roberto Gianinetti, Mario Giavino, Paolo Gioli, Lino Giussani, Claudio Grandinetti, Gruppo Sinestetico, James Robert Hanrahan, I Miradebora, Luigina Iacuzzi, Gennaro Ippolito, Benedetta Jandolo, Mario Lanzione, Maya Lopez Muro, Leona K., Oronzo Liuzzi, Lucia Longo, Gian Paolo Lucato, Serse Luigetti, Ruggero Maggi, Paola Marcucci, Renato Marini, Max Marra, Calogero Marrali, Emanuele Marsigliotti, Anna Maria Matone, Monica Mazzone, Massimo Medola, Moreno Menarin, Monica Michelotti, Gabi Minedi, Annalisa Mitrano, Giorgio Moio, Mauro Molinari, Fernando Montà, Emilio Morandi, Giovanni Morgese, Cesare Nardi, Giuliana Natali, Clara Paci, Cristiano Pallara, Teresa Claudia Pallotta, Franco Panella, Walter Pennacchi, Peter Hide 311065, Pasquale Petrucci, Renata Petti, Riccardo Pezzoli, Alessandra Pierelli, Laura Pigo, Magda Pikul, Tarcisio Pingitore, Laura Pintus, Franco Piri Focardi, Marzia Pollini, Luciano Porta, Veronique Pozzi Painè, Ptrzia Tic Tac, Giancarlo Pucci, Rosella Quintini, Maurizia Ragni, Ramailart, Viviana Ravelli, Gaetano Ricci, Isabella Rigamonti, Claudio Romeo, Sandra Rosa, Eleonora Sala, Enzo Salanitro, Piero Sani, Sergio Sansevrino, Lucia Sapienza, Roberto Scala, Eugenia Serafini, Cesare Serafino, Wally Sillian, Marisa Simoni, Luigino Solamito, Alberto Sordi, Lucia Spagnuolo, Giovanni e Renata Strada, T.tta, Camilla Testori, Elsa Testori, Roberto Testori, Renata Torazzo, Elisa Traverso, Ilia Tufano, Stefano Turrini, Emilio Vance, Paola Vantadori, Giorgio Vazza, Giovanna Vecchio, Generoso Vella, Silvia Venuti, Ada Eva Verbena, Rosanna Veronesi, Daniele Virgilio, Antonio Zenadocchio, Rolando Zucchini LITUANIA Mindaugas Zuromskas, Zygimantas Zuromskas MESSICO Devin Cohen, Diana Magallòn Valdez OLANDA Ko De Jonge, Ever Arts, Ed Hanssen, Carmen Heemels, Monika Loster, ReijnCor, Stardust Memories, Isik Tuzuner, VEC/Rod Summers, Willemien Visser REP. CECA Zdeněk Šima ROMANIA Nono Zilahi RUSSIA Alexander Limarev SPAGNA Sabela Baña, Paco Perez Belda, Pedro Bericat, Daniel De Culla, Victoria Encinas, Joan Estrader, Antonio Moreno Garrido, Alicia Gil, Miguel Jimenez, Myriam Mercader, Cesar Reglero, Jaume Rocamora, Horacio Sapere, Manuel Xio Blanco SVEZIA Henry Grahan Hermunen SVIZZERA H.R. Fricker, Lorenzo Rosselli, Marie-Laure Van Hissenhoven. Manfred Vänçi Stirnemann UCRAINA Lubomyr Tymkiv UNGHERIA György Galántai, István Tenke, Vass Tibor URUGUAY Maria Victoria Ramirez Bonè USA Roberta Bartel, John M. Bennett, Boog, Cypripedium Unbound, Mike Dyar, Ex Posto Facto, Coco Gordon, John Held Jr., Fleur Helsingor, Honoria, Amy Irwen, Nick Johnson, Malok, Willie Marlowe, Ken Miller, Picasso Gaglione, Private World, Steve Random, Adam Roussopoulos, State of Being (Reid Wood), David Stone, Cameron Terhune, The Haddocks, The Sticker Dude (Joel Cohen) VENEZUELA _guroga
Visit la mostra interattiva:
http://www.collezionebongianiartmuseum.it/virtualGallery/?art=37
martedì 3 ottobre 2023
Sandro Bongiani / “L’arte contemporanea, la prigione e il mercato delle vacche grasse”
Progetto Internazionale “LiberaMente / IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”
Sandro Bongiani Contemporary Art
International Collective of Contemporary
Art
LiberaMente “IS CONTEMPORARY ART A PRISON?”
edited by Sandro Bongiani
at the Sandro Bongiani Vrspace Gallery
from Monday 2 October to Saturday 16
December 2023
Opening Monday 2 October 2023 at 6pm
HOURS: every day from 00.00 to 24.00
https://www.sandrobongianivrspace.it/
EMAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com
TELEPHONE FOR INFORMATION: +39 3937380225
... cari amici ora vi racconto la situazione dell'arte contemporanea nel mondo.
“L’arte contemporanea, la prigione e il mercato delle vacche grasse”
Presentazione di Sandro Bongiani, 30 settembre 2023
Riprendo
il lavoro svolto in un seminario organizzato a Palermo, da Luigi Russo nel 1982,
di una inchiesta “sociologica” volutamente provocatoria, una sorta di progetto
partecipativo di un artista argentino Horacio Zabala che aveva inviato negli anni 70’ a duecento
persone di ventitre paesi un foglio bianco con l’intestazione “Oggi l’arte è un carcere”. Una
campionatura delle numerose risposte poi pubblicate in un volume nel 1982. Dal
seminario i contributi di Mario Perniola, Ermanno Migliorini, Enrico Crispolti
e il filosofo Jean Baudrillard sono stati tutti
concordi nel ritenere che l’arte può essere anche una
prigione. Per l’occasione il filosofo Mario Perniola scriveva "l'arte è un carcere, perché gli artisti sono
dei carcerieri; essi tengono imprigionata la creatività che si potrebbe
manifestare nella società con ricchezza di forme e di espressioni".
Il carcere per le false avanguardie è la
società, il suo astratto ordine pianificato. Perché questa premessa, perché
l’arte proposta dal sistema culturale ufficiale viene pianificata
da tempo in funzione di un ritorno economico sia del gallerista che dell’artista e anche dal curatore di turno che preferisce
essere utile al sistema accettando il ruolo di subalterna condizione.
Di fatto, l'arte "ufficiale" si adatta alle tattiche e alle mode
pre-confezionate producendo oggetti
spesso sciatti che la critica asservita, cerca in tutti i modi di
avvalorare, dando motivazioni di vario genere a giustificare le qualità che a
volte nelle opere non c’è. Anche da queste considerazioni nasce il mio
interesse a utilizzare da tempo delle “piattaforme alternative
virtuali” proponendo l’altra faccia della medaglia dell’arte; quella
che a lungo viene celata rispetto i dettami imposti nel panorama del sistema
dell’arte ufficiale. Proposte e
esperienze di ricerca varie che io riassumo complessivamente come “operazioni marginali
attive”.
“Lo stereotipo dell’arte è
l’anticamera del pregiudizio e del provvisorio”
Viviamo una situazione anestetizzata, decisamente provvisoria
che non permette una riflessione seria della nostra precaria
condizione. La monotonia delle proposte e l'attenzione
ansiosa e assillante verso il mercato e il collezionismo non aiuta
molto, con personaggi assoldati a vario titolo che costringono
l'arte alla dispersione e
all'inerzia delle idee. L’atto creativo deve tornare a essere
fondamentale criterio fondante dell’agire artistico e nel fare ciò occorrerà
indagare la vita per restituire i fremiti e le essenze percettibili del reale,
divenuta da diverso tempo materia di inutili sconfinamenti anacronistici che non evidenziano
affatto il ruolo che deve avere la ricerca artistica votata oggi, insistentemente
allo stereotipo e alla ripetizione del già fatto. In queste precarie
condizioni ci chiediamo se l'arte oggi sia costretta a
condividere la prigione oppure se può avere ancora un auspicabile
ruolo di fattibile orientamento per il
nostro provvisorio prossimo futuro?
Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere?
Per attivare questo progetto internazionale di arte partecipata ci siamo chiesti quale parola utilizzare per definire questa condizione di costrizione. Che differenza c’è tra ‘prigione’ e ‘carcere’. L’arte contemporanea, secondo noi, non è un carcere ma una prigione. La parola “carcere” deriva dal verbo latino coerceo che significa contenere ma anche domare, reprimere, frenare, costringere all’obbedienza, mentre la parola “prigione” non è sinonimo di carcere ma di “reclusione” progettato come spazio di controllo, sorveglianza e ubbidienza. La prigione, pertanto, ha una funzione meramente preventiva, rimane decisamente funzionale a “raffreddare” le passioni di contrasto, prima di ritornare a partecipare al teatro della vita. Per cui lo spazio della prigione non è delimitato da mura fisiche, l’invisibilità su cui si fonda l’apparato di controllo si estende alla realtà attraverso i sistemi di reclusione dell’artista da parte del potere e del sistema dell’arte.
Il
Sistema dell’arte è davvero una prigione?
Nel dibattito odierno sul Sistema dell’arte proposto recentemente da Achille Bonito Oliva su Robinson di Repubblica emerge una visione contraddittoria del termine “Sistema” che ABO utilizza appositamente per enfatizzare il ruolo cruciale e fondante per l’intera esistenza dell’Arte e dell’artista, celando opportunamente altri vissuti, come per esempio, il sistema mafioso, massonico, speculativo, lobbistico, politico che la parola nasconde. questo suo celebrato “sistema” dell’arte a noi sembra come un insieme di figure dotate di grande potere decisionale ed esecutivo, una sorta di consorteria affaristica, saldamente strutturata e motivata, per niente inclusiva di cui fanno parte i soliti Artisti, Critici, Curatori, Gallerie, Collezionisti, Musei, Fondazioni, Mass Media e Mecenati tutti uniti tra loro e partecipi a questa mattanza del mercato e alla gestione totalitaria a circuito chiuso dell’Arte. Un sistema decisamente affaristico con una rigida casta strutturata e autoreferenziale, che sceglie e decide per noi quello che deve essere proposto o negato. Il problema è la metamorfosi ed inversione di ruoli che ha subito negli ultimi cinquanta anni il mondo dell’Arte con la critica sostituta da rampanti “Curatori demiurghi” votati a essere complici di un sistema corrotto che penalizza di fatto tutto ciò che è fuori da interessi personali e di gruppo. Dopo gli anni 70’ e 80’ questo fenomeno che ha inciso negativamente su tanti artisti delle ultime generazioni risulta ancora più complesso a causa di inappropriate imposizioni e privazioni, che da lungo tempo gli artisti non uniformati subiscono. Di certo questo “Sistema” consolidato dell’arte globale, rappresenta, sempre di più, l’immagine fedele della nostra precaria società che cerca ossessivamente l’evento plateale alla ricerca del piacere e del divertimento fine a se stesso negando all’artista e all’opera una possibile riflessione del mondo.
Viviamo ormai in un mondo uniformato e globale in cui abbiamo perso il valore della creatività e avvalorato la provocazione “tout court” fine a se stessa. Ormai si naviga a vista in un territorio sterile irto di dubbi e d’incertezze. Arte o Flop Art? Prima o poi, bisognerà mettere a nudo la grande truffa che ci costringe a credere, in nome della contemporaneità, che tutta l’arte sia quella che oggi viene presentata e imposta dal sistema ufficiale. Il gesto provocatorio di Marcel Duchamp aveva un senso e una logica negli anni 20, oggi viene imitato e utilizzato come atto formalistico e non più provocazione esistenziale.
Un
tempo, infatti, la provocazione sconvolgeva e destabilizzava i benpensanti e i
moralisti, mentre oggi, nascendo come solo pretesto ha perso la forza distruttiva e mordente della
dissacrazione per essere docilmente
assorbita e resa innocua asetticamente
come elemento codificato fine a se
stesso. Per il momento la parola d’ordine
è “Il suo valore
risiede nell’idea”, con “l’idea di azzerare tutte le
idee” facendo affiorare l’inconsistenza del pensiero divenuto vuoto e fenomeno provvisorio
del giorno. Anche in questo caso il sistema autoritario dell’arte si fa
promotore, interprete e garante del pretesto assunto a opera d’arte in quanto
oggetto svuotato a servizio del mercato ufficiale dell’arte globale. L’importanza di Duchamp sta
tutta nella pratica di inscenare interferenze e attriti all’interno
dell’avanguardia, assai poco giustificabili
e lecite oggi se proposte in questa nostra attuale contemporaneità da
personaggi (artisti curatori e mercanti) che vogliono “addomesticare”
volutamente la portata rivoluzionaria di
questo artista.
Come
possiamo accettare oggi la performance della finta spiaggia “Sun & Sea” con annessi
bagnanti e figuranti in tenuta balneare
con sottofondo leggere arie di
finta operetta che si percepivano qualche anno fa nel padiglione della Lituania
alla 58a Biennale di
Venezia del 2019. L’opera Sun
& Sea (Marina) affronta
con leggerezza teatrale una situazione “soft”, si rivolge ad un pubblico
disponibile presentando l’accadimento
con toni ammiccanti e del tutto familiari. Decisamente una scena piacevole e
ludica da Luna Park per una giornata piacevolmente spensierata da passare in
modo diverso sotto il segno della finzione scenografica. Che dire poi, di
una apprezzata saltimbanca italiana da
sagra paesana “cavese” che incentra la
sua pratica artistica sulla partecipazione pubblica attraverso la
“spettacolarità”, coinvolgendo intere comunità sociali in azioni performative di incontro in cui
vari media come la danza, la musica, l’azione
scenica e i neon si riversano per divenire accadimento e momento
puramente estemporaneo e collaborativo. Ormai in arte tutto fa brodo. Di certo, l'arte è stata uccisa ma è mantenuta ancora in vita come merce, e
anche come spettacolo, con il fruitore che fa parte a pieno titolo della messinscena, di una spettacolarizzazione
globale dove esserci è importante “perché così siamo” in questo povero pianeta
di nessuno. Un mondo decisamente
ribaltato al contrario in cui gli accadimenti provvisori prendono il
posto della tensione e dell’invenzioni
creativa. Performance, grandi installazioni, accadimenti multidisciplinari temporanei e
teatrali a cielo aperto, tutto diventa esibizione e
spettacolo. Di certo, la teatralità è una costante di tanti autori
contemporanei votati al successo e alla condivisione al sistema ufficiale
dell’arte. Ormai, le opere devono solo stupire se vogliono essere prese in
considerazione dal sistema, che preferisce soluzioni ludiche e progetti
dove la partecipazione attiva del
pubblico nel processo estemporaneo e
creativo è prioritaria.
Alle performances plateali dei musei
compiacenti vi è anche la proposta del
Van Gogh Museum di Amsterdam che propone persino un videogioco con i Pokemon. Oggi
tutto è spettacolo con l’opera pensata
soprattutto come divertimento e lunapark, il suo destino è soltando stupire
e divertire il fruitore che ignaro si avventura
in queste torbide acque prima di essere interamente assorbito. Si badi
bene, non sto parlando del nobile teatro ma di stratagemmi per attrarre il grande pubblico a questi
eventi fine a se stessi. Che
sia tutto ciò il tentativo di omologare e uniformare le coscienze in un
addomesticamento collettivo e planetario? Sovraprestazioni, sovracomunicazione,
sovrastimolazione, sono, secondo il filosofo coreano Byung-Chul Han, le
caratteristiche del nostro presente. La società senza dolore e della sopravvivenza dove “il corpo acquista potere là dove lo spirito
si ritira”.
Un corpo
fragile, ipersensibile e rinunciatario, ossessionato solo dall’idea di
sopravvivere. Da questa situazione perfino l’arte contemporanea ne viene profondamente
contagiata. Gli artisti mainstream – secondo Byung-Chul Han - come Ai Weiwei oppure Jeff Koons, sono
portatori di “levigatezze specchianti”. “L’opera d’arte provoca un urto, scuote chi la contempla. La
levigatezza vuole soltanto piacere, non scuotere”.
Nel mondo di oggi,
“dell’l’inferno
dell’Uguale”
siamo
prigionieri della società della depressione dalla quale è stata
eliminata ogni alterità e certezza, ogni estraneità non consona ai dettami del potere
culturale imperante.
Insomma,
il problema sta tutto in questo cambiamento di idee e di scopi essenzialmente mercantili, imposto anche dal sistema globale
dell’arte che ha preferito rimpiazzare il critico d’arte e assumere a proprio
servizio nuove figure come i curatori,
per imporre in modo più sicuro le
proprie scelte. Ora tutto è possibile, anche
giustificare la produzione di
qualsiasi artista da imporre
accreditando, di volta in volta, un ipotetico valore estetico. È
in questo passaggio e “transitabilità”, da un oggetto qualsiasi in una
accondiscendente valutazione estetica, che si ha la valorizzazione di un qualsiasi
oggetto-feticcio a opera d’arte. Di fatto, non esiste più la categoria dei
critici d’arte come s’intendeva un tempo, ma solo una finta e innocua azione critica da parte
di molti per un fine essenzialmente
speculativo, e secondo una logica produttiva
utile al mercato. Un tempo l’arte
veniva scritta passo dopo passo, dopo altrettanti verifiche posteriori,
mentre ora, secondo questi fantomatici personaggi è da consegnare già alla
storia. Troppi artisti, troppo mercato, troppe mostre, troppo denaro agitano
gli animi che circola a valanga in nome
dell’investimento finanziario e della speculazione. Le ultime avvisaglie riguardano
l’interessamento complice da parte del sistema dell’arte della Street Art e
della Cripto Art, due fenomeni recenti da imporre per ossigenare il mercato,
piuttosto che interessarsi e sostenere,
come coscientemente dovrebbe essere,
artisti e visioni di lavoro che incarnino compiutamente
l’originalità del pensiero creativo anziché la trovata occasionale e
provvisoria. Diceva
Duchamp, “l’artista del futuro dovrà scendere in clandestinità altrimenti sarà
assorbito dal mercato”. Oggi per l’artista contemporaneo, la
ricerca e la creazione sono l’unica soluzione se vuole sopravvivere a questa
catastrofe imposta dal sistema ufficiale dell’arte con un atto di cosciente resistenza al mercato e alle sue
astratte leggi.
Arte, denaro e
media: parlano gli artisti
L’artista Emilio Isgrò confessa che “oggi se non sei
omologato non arrivi, non ti
considerano. Alcuni artisti sono altamente quotati per motivi ignoti, c’è tanta
apparenza, poca ricerca e poca sostanza” Io non sono uno disposto a
tutto, ritengo che il mondo abbia più bisogno di poeti perché è un uomo libero
da interessi economici, l’arte che si faccia per comunicare è un concetto che ha
messo in giro un certo tipo di mercanti a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.
Nel recente passato è stato diffuso il mito populista che l’arte debba
essere per tutti.’ Non è vero, non è per tutti. L’arte presentata e
destinata al pubblico come accadimento di un evento-spettacolo, non ha destino,
nasce e muore nel momento in cui accade. Il sistema ufficiale dell’arte, dopo
Marcel Duchamp, prodotta dal presupposto che l’arte è da considerare “tutta contemporanea” e che tutti, di
conseguenza, possono essere artisti ha preferito l’azione
creativa come evento comunicativo che ammalia il pubblico sempre più spesso
disponibile a condividere tali proposte. Non a caso le fiere, la visita alle
Biennali, il mettersi in fila per ore prima di entrare a vedere una mostra nata
da ossessivi tam tam pubblicitari sono
il chiaro indizio di un malessere di questa infelice società, che per paura
della solitudine e di un possibile protagonismo, (diceva Andy Warhol, 15 minuti
di successo non si negano a nessuno), desidera
essere compartecipe di tali
proposte dove è consentita la sola partecipazione e non la riflessione. Questo
infame stratagemma commerciale fa parte del sistema ufficiale politico e
culturale dell’arte.
La polemica del giorno nasce oggi anche e soprattutto, dalla assenza permanente della critica d’arte e anche da insensate affermazioni come quelle di Achille Bonito Oliva, A.B.O o se preferite B.O.A, che qualche mese fa ha rivolto agli artisti affermando: “voi non vendete, non siete artisti”. Un dibattito in corso tormentato fatto di attacchi, secondo le diverse fazioni, con risposte al cianuro che avvelenano il dibattito in corso. Per l’occasione anche Ugo la Pietra, artista di primo piano della scena italiana dal secondo novecento a oggi ci da una sua personale versione. Già nei primi anni 70’ in occasione di una manifestazione artistica a Belgrado, Bonito Oliva aveva spiegato agli “artisti” jugoslavi che pur essendo produttivi in termini di opere realizzate, di fatto non potevano essere considerati artisti, sentenziando: “L’arte è tutta quella che sta nei libri di storia dell’arte”, e “le vostre opere potranno essere definite opere d’arte solo quando verranno vendute ed entreranno nel sistema dell’arte”. L’arte, secondo lui, per certi versi vale s’è legata al “risultato, aggiungendo: un’opera e il suo autore in questo momento storico valgono quando hanno una funzione, e una funzione pratica; se riescono a inserirsi prontamente in un determinato contesto fatto di risultati concreti, di riconoscimenti per esempio, o comunque di comunicazione e di informazione. Un’opera si realizza e si concretizza, per così dire, solo nella sua rappresentazione comunicativa” - aggiungendo -“Difficilmente oggi un’opera che non attrae l’attenzione, che non salta all’occhio riesce a esistere”.
Ma cosa pensano gli
artisti partecipanti a questo progetto internazionale?