martedì 30 gennaio 2024

Retrospettiva di Giovanni Leto, “l’essenza nascosta delle cose” (1961 / 2023)

 

Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - 1961/2023

Mostra Retrospettiva

Dal 30 gennaio  al 31 marzo 2024

SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

La galleria Tutta Virtuale  CON L'arte  in punta di mouse

La mostra Retrospettiva di Giovanni Leto, organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno a cura di Sandro Bongiani è costituita dalle opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1961 al 2023: dalle opere del periodo di formazione alle opere su tela degli anni successivi, dagli interventi tridimensionali alle opere dell’ultimo periodo di lavoro.

 

 Eventi Online

  

La presentazione di Sandro Bongiani

Giovanni Leto, “l’essenza nascosta e inquieta delle cose” (1961 / 2023)

Sandro Bongiani, presentazione,  Salerno 5 gennaio 2024

La pittura di Giovanni Leto ha origine antiche, si evolve da una costola dell’informale in un percorso esemplare caratterizzato dall'utilizzo dei materiali immessi  a sostituire e rinnovare il fare pittura, con la tela che diventa  lo spazio immateriale per accogliere e assorbire le riflessioni  e i pensieri intimi di vita vissuta sia personale che collettiva. La ricerca del sé e di un "io" collettivo ha caratterizzato per anni il suo particolare percorso di ricerca con esiti davvero sorprendenti, vissuto sotto il segno di una sperimentazione rinnovata, che per certi versi, lo lega alle indagini di avanguardia che  negli anni 60’ e 70’ si svolgevano  in ambito di ricerca pittorica. A ciò è doveroso aggiungere anche  il costante e intenso rapporto vissuto con il luogo di nascita di Monreale e in particolare con i mosaici tardo bizantini della cattedrale che hanno inciso come memoria storica e personale profondamente sulla sua visione e produzione creativa, con i frammenti di carta arrotolata dei giornali che di fatto si sostituiscono alle tessere del mosaico bizantino. Unica differenza è che le carte arrotolate sistemate da Leto in forma di provvisorio “plaçage” non sono ripetute come le tessere musive bizantine ma variate in andamenti e direzioni  diverse a ricreare squarci, crateri e persino abissi immaginati in una dimensione altamente evocativa come momento corale di rappresentazione e altresì metafora struggente e visionaria del presente e dell’ignoto.

La ricerca del giovane Giovanni Leto, dopo la breve parentesi formale figurativa iniziata nel 1961 si evolve a partire dal 1972 verso una indagine che accoglie l’utilizzo di materiali poveri e dismessi. Nel 1982 nascono opere come “Segni di un diario”, e “Memorie al presente” e poi nel 1984 “Elementi in superficie” anticipano già una propria e originale visione verso una nuova spazialità che implica  l’utilizzo di carte e materiali di scarto comune riutilizzati e riammessi degnamente a nuova vita nella pittura. Il 1985 è l’anno in cui Leto realizza i suoi primi Orizzonti. Negli anni 90’ la sua “weltanschauung”  è già definita in modo originale con una concezione del mondo che trascende il dato meramente rappresentativo per insinuarsi tra le pieghe oscure della riflessione e della memoria, con un procedere assorto e solitario che lo ha portato fino a oggi ad essere un significativo interprete del reale e della vita. Titoli come tracce, come segni di un diario, la notte, memoria, orizzonte, cosmos, deserto, scrimolo, crepaccio, abisso, origine, memoria al presente, ci raccontano molto del suo particolare universo e mondo visionario.  Sono opere costituite da serrate stratificazioni orizzontali  improntate da una struttura compositiva raccordata tra essenza e materialità, che negli anni successivi  fino a oggi hanno caratterizzato   in modo personale la sua ricerca artistica votata all’ossessiva indagine dell’uso dei materiali e verso una rappresentazione volutamente aniconica del linguaggio, ricreata opportunamente utilizzando la carta di giornale stampata arrotolata a mo’ di cordone intrecciato che cela nascosti spiragli di  eventi  accaduti e storie di esistenze  divenute presenze sospese di un procedere assorto al di là di un orizzonte oscuro, incarnando di fatto la tensione imminente dell’energia come essenza dell’essere al mondo.

Il suo è decisamente un accorto evocare per tracce e intrecci di senso e di materia, come giustamente sottolinea Lorenzo Bruni: “in cui gli inserimenti dei volumi delle corde di giornale arrotolate a spirale evocano cosmi sperduti in uno spazio altro” per “una nuova riflessione sul possibile ruolo della pittura nel mondo mediatico”, con il passato pregno di nascosti umori che emerge energicamente e si riconcilia con il presente a ricreare ignote e oscure emozioni, consegnando un nuovo senso d'esistere in un divenire al di là di una dimensione logica e altresì, condensandosi  come atto finale nella trasmutazione e nel cambiamento tra presenza e spazio e  tra materialità e stesura  cromatica. Si direbbe uno strano sortilegio immaginifico rinnovato per lungo tempo e caratterizzato nella prima decade del 2000 con gli attorcigliamenti della carta divenuta corda e anche barriera, muro e persino “sudario della memoria” che ora riemerge improvvisamente dal nulla per collocarsi tra spiragli di spazio all’orizzonte e verso  un infinito ancora distante e difficile da scrutare. 

Sul finire degli anni 20” vi è la realizzazione di carte tridimensionali come la grande installazione “Corpus temporis” del 2019, che disposti a terra oppure pendenti dal soffitto per mezzo di fili di nylon alludono al tempo come mutamento dell’essere, invadendo oggettivamente lo spazio fisico e psichico per una  partecipazione ancora più attiva del visitatore e nel contempo, l’utilizzo in modo “essenziale” di pochi elementi di carta arrotolata e raccordata di giornale, che a partire dal 2020, hanno invaso  lo spazio vuoto della tela distendendosi e lievitando su ampie stesure di colore innestando così lacerti e momenti di natura mentale che suggeriscono allo stato provvisorio l’essenza di ignoti paesaggi dell’anima, (autoritratti, larve di animali, frammenti di cose nascoste), rinati dopo una catastrofe collettiva  e consegnati ora al presente in una delicata  e sofferta sintesi creativa che solo i grandi artisti come Leto  sanno ancora ricreare.  

 


  

 

La Biografia




BIOGRAFIA  DI  GIOVANNI LETO

 

Giovanni Leto, nasce a Monreale, in provincia di Palermo, nel 1946. Attualmente vive a Bagheria.  Studia Decorazione Pittorica all’Istituto Statale d’Arte di Palermo. Nel 1964, conseguito il diploma di Maestro d’Arte, lascia la Sicilia per frequentare l’Accademia di Brera. Sfortunatamente, problemi economici limitano la sua permanenza a Milano ad un breve periodo che gli consente tuttavia di frequentare il corso di pittura tenuto da Domenico Cantatore e le lezioni di storia dell’arte condotte da Guido Ballo. Rientrato in Sicilia prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo e porta avanti le sue ricerche tra il figurativo e l’informale. Sono anni ancora di formazione quando nel capoluogo siciliano, inaugura, nel 1966, la sua prima personale di incisioni presso la libreria Einaudi. Consegue il diploma d’Accademia nel 1968. Il clima è quello delle manifestazioni studentesche e Leto vi prende parte trascurando la sua passione per la pittura. In questo periodo si mantiene eseguendo su commissione opere figurative facilmente vendibili e lavori di restauro d’antichi dipinti.


Gli anni Settanta sono connotati da un alternarsi di vicende personali ed artistiche che s’influenzano le une con le altre. Nel 1972 inizia la sua carriera di insegnante d’Arte nella Scuola secondaria di primo grado e dopo una breve parentesi figurativa, riprende le ricerche precedentemente interrotte, che lo avevano portato all’uso di materiali poveri e grezzi e realizza opere come Terre del fantastico e Tracce. Nel 1976 sposa Eva Bosco e si trasferisce a Bagheria, dove incontra il poeta futurista Giacomo Giardina e dove frequenta assiduamente il poeta Ignazio Buttitta. Inizia il decennio successivo creando Memorie al presente e Come segni di un diario, opere in linea con le sperimentazioni iniziate durante gli anni Sessanta, che delineano l’interesse di Leto per il collage. Nel 1984, la sua produzione, sempre più caratterizzata dall’inserimento di materiali au delà de la peinture all’interno del “campo” pittorico, è tesa a definire una nuova spazialità. Realizza le opere della serie L’eros del tatto ed espone queste creazioni presso la Galleria Ezio Pagano di Bagheria. L’84 è anche l’anno di Elementi in Superficie, Cornici dipinte e fasciate e Corda, opere significative per gli sviluppi della sua ricerca spaziale.

 
Il 1985 è l’anno in cui Leto realizza i suoi primi Orizzonti. Sono creazioni costituite prevalentemente di pagine di giornale tattilmente attorcigliate e incollate sul piano dell’opera a formare serrate stratificazioni orizzontali, in cui l’istanza di una nuova spazialità, presente da sempre nella sua ricerca, approda ad una svolta decisiva, tutta improntata di fisicità e carnalità. Espone queste opere alla X Expo-Arte di Bari, presentate in catalogo da Giuseppe Frazzetto e s’impone all’attenzione della critica nel più vasto panorama dell’arte italiana. Giorgio Di Genova, Enrico Crispolti, Filiberto Menna, Pier Restany, Francesco Vincitorio, Lia De venere, sono tra i primi ad apprezzarne il lavoro. Marcello Venturoli, lo segnala in Flash Art tra “I dodici artisti più interessanti della Decima Expo”.Dopo Bari inizia per Leto un periodo ricco di incontri, mostre, riconoscimenti e frequenti viaggi. Nel 1986 il Museo Guttuso di Bagheria acquisisce nella collezione permanente la grande opera Orizzonte delta. Tra le mostre più significative di questo periodo: sono: nel 1988, la partecipazione alla Biennale del Sud, tenutasi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, curata da Michele Bonuomo, Vitaliano Corbi, Giorgio Di Genova, Gillo Dorfles, Filiberto Menna, Pierre Restany e Lea Vergine; nello stesso anno  l’antologica, Geologia dell’Altrove, alla Civica Galleria d’Arte Contemporanea, curata da Giorgio Di Genova; la partecipazione all’International Festival of Art 1988, Padiglione Italia, in compagnia degli artisti Giovanni Barucchello, Nado Canuti, Novello Finotti, Sergio Floriani, Giovanni Soccol e Walter Valentini. Nel 1989, espone con Tomaso Binga, Vitaldo Conte, Silvio Guardì e William Xerra, nella mostra Sottosuolo del linguaggio, curata da Filiberto Menna alla Galleria Ezio Pagano di Bagheria.

 
In questi anni ricca è anche la sua produzione. Realizza la serie dei Pozzi, Triangoli, Rombi, Cerchi, opere i cui formati rimettono ulteriormente in discussione l’idea di pittura intesa come “finestra ritagliata sul mondo”. Nel 1990 soggiorna a Carrara dove, per conto della Galleria Atelier – Arti Visive, esegue la serie di opere, poi ordinate nella personale del 1996, “Il tempo cartificato”, curata da Guglielmo Gigliotti. Ancora nel 1990, all’Arte Fiera di Bologna, Giovanni Leto si lega anche alla Galleria Barbierato-Arte Contemporanea di Asiago che ne promuove il lavoro in ambito nazionale e internazionale. A Roma si incontra con Palma Bucarelli che nutre interesse per il suo lavoro In questo periodo, accanto a nuovi Orizzonti, Mari e Deserti di carta e accanto a creazioni più pittoriche come Racconti Aniconici e Contrappunto, realizza anche una nutrita serie di opere oggettuali ed installative. Tra queste la serie de Il corpo a corpo con lo spazio della pittura reificata del 1992 e le installazioni di Povera e leggera del 1994, a Petraia Soprana. Numerosi in questo decennio sono anche le esposizioni in Italia ed all’estero: la personale a Bologna, allo studio Cavalieri; la personale a Torino, alla Free Art; la personale a Carrara, all’Atelier-Arti Visive; la personale ad Asiago, da Barbierato Arte Contemporanea, la personale alla “G”, Galleria a Helsingborg (Svezia); la rassegna La Sicilia è un arcipelago, a Roma, all’Acquario Romano e successivamente al Citizens Columbus Foundation di New York e al Palazzo Reale dei Normanni a Palermo; la partecipazione al Solentuna Fair a Stoccolma; la collettiva all’Intrepid Sea-Air-Space Museum di New York; la Rassegna Multimediale, all’Università degli Studi a Sidney; l’esposizione alla 6° Montenapoleone a Milano. Lungo questi anni si occupano del suo lavoro con saggi e testimonianze critiche, oltre ai nomi precedentemente citati, Vittoria Coen, Sausen Faisal el-Samir, Paola Nicita, Toti Carpentieri, Angelo Dragone, Monica Mantelli. Enrico Crispolti, Luciano Carame, Lucio Barbera. Nel 1995, è presente nella mostra collettiva ”Un segno per il Sarno, organizzata da Ernesto Terlizzi e presentata in catalogo da Enrico Crispolti e Fulco Pratesi.   
Nell 1999, figura nella classifica “I migliori 100 artisti italiani degli ultimi quarant’anni”, pubblicata dalla rivista Flash Art, n. 215 di aprile 1999, in compagnia di Piero Manzoni, Pino Pascali, Alighiero Boetti, Luigi Ontani, Jannis Kounellis, Maurizio Cattelan ed altri artisti di rilievo internazionale. Nello stesso anno, entra a far parte del GAD (Gruppo Aniconismo Dialettico) fondato a Roma, nel 1977 da Giorgio Di Genova e con gli artisti del gruppo espone alla Palazzina Azzurra a San Benedetto del Tronto, al Palazzo Ducale di Revere (MN) e al Museo Michetti a Francavilla al Mare.
Nel 2001 è nell’elenco degli artisti “Il Meglio del 2000”, pubblicato nel Giornale dell’Arte n. 195, gennaio 2001, insieme a, per citare alcuni degli artisti, Jeff Koons, Fausto Melotti, Ed Templeton, Luciano Fabro, Marisa Merz, Odd Nerdrum.


Nel 2004, il Comune di Bagheria gli dedica un’ampia antologica al Museo Renato Guttuso – Villa Cattolica, presentata in catalogo da Enrico Crispolti ed Anna D’Elia.
Nel 2005, con Carla Accardi, Renato Guttuso, Antonietta Raphael Mafai, Mario Schifano, Pippo Rizzo e il fotografo Ferinando Scianna, espone a Parigi nella mostra L’Echange- 3° Salone Internazionale di Arti Plastiche e Figurative. Nel 2009, ancora in Francia, è nella mostra “Parva Naturalia anotation en marge d’Aristote”, curata da Antonina Greco negli spazi della Bibliothèque de Caen. Nel 2010 è nella rassegna “Genius Loci “, alla Galerie Miejsce/der ort, a Berlino.
In questo periodo Leto, accanto ad una serie di libri d’artista, realizza una serie di opere che si sviluppano nello spazio calpestabile. Tra queste: Yoni e Lingam, del 1994, attualmente nella Collezione del Museum- Ezio Pagano “Made in Italy” del 2011, esposta alla Biennale di Venezia – Iniziativa speciale Lo stato dell’Arte e “Ritratto di ignoto”, presentata al Premio Internazionale IV edizione   Limen arte a Vibo Valentia. Nel 2016 tiene la Personale Racconti di carte presso la galleria Adalberto Catanzaro a Bagheria, curata da Valentino Catricalà ed in quella occasione il Museo Riso –Polo Museale Regionale di Palermo, acquisisce due sue opere nella collezione. Nello stesso anno tiene la personale Giovanni Leto-Orizzonte in orizzonte 1985 / 2016, curata da Lorenzo Bruni, alle Fabbriche Chiaramontane ad Agrigento.

 

Nel 2018 partecipa a BIAS - Biennale Internazionale  Contemporanea Sacra, curata da Chiara Donà Dalle Rose al Museo Riso di Palermo e alla Fondazione Orestiadi  Ludovico Corrao a Gibellina.

Nel 2019 il Museo Riso di Palermo promuove la personale Giovanni Leto - Ritratto di Ignoto, curata da Franco Lo Piparo, negli spazi espositivi della Cappella dell’Incoronata. Nello stesso anno, insieme  Renata Boero, Felice Levini, Hidetoshi Nagasawa,  Luca Maria Patella, ed altri artisti di rilievo, è nella rassegna itinerante Ponte di conversazione con Paolo Aita, tenutasi a Roma  al Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese. Nel 2020 L’Accademia di Belle Arti di Palermo inserisce due sue opere nella Collezione di Libri d’Artista, documentate nel Catalogo “Artist’ Books – nuove opere in collezione, 2020”, catalogo che contiene oltre alla presentazione di Umberto de Paola, i contributi teorici di Marco Giovenale, Francesco Aprile e Giovanna Filippello. Nello stesso anno è presente con una sua opera nella mostra Novecento - da Pirandello a Guccione, curata da Vittorio Sgarbi al Convitto delle Arti a Noto (Siracusa).   Attualmente l’artista, insieme a nuove opere ambientali, installazioni ed opere segniche, viene coniugando la carta a nuovi materiali.  

 

Nel 2024  la Collezione Bongiani Art Museum di Salerno  gli organizza una mostra retrospettiva  a cura di Sandro Bongiani con oltre 70 opere che riassume oltre 60 anni di assiduo lavoro (1961-2023) svolto  dall’artista siciliano.

 

Il curriculum dell’artista è costellato da un’ampia bibliografia e da un corposo elenco di mostre personali e collettive che hanno avuto luogo in Italia e all’estero: Parigi, Berlino, Sydnei, Stoccolma, Helsingborg, Bagdad e New York. Sue opere figurano in vari musei e collezioni pubbliche e private: al Museo Renato Guttuso - Villa Cattolica a Bagheria (PA;  nella Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Sulmona (AQ); al Museo Bargellini a Pieve di Cento (BO); alla Fondazione Orestiadi – Ludovico Corrao a Gibellina (TP) al Museo Bilotti di Roma; al Museo Riso – Polo Museale Regionale di Palermo; al Museum – Ezio Pagano a Bagheria, alla Pinacoteca Civica d’Arte Contemporanea di Marsala, alla Galleria Civica di San Felice Sul Panaro, al Museo Civico d’Arte Contemporanea di Messina, al Museo Civico “F. Carbone” a Godrano, al Museo d’Arte Contemporanea di Rende. Attualmente vive e lavora a Bagheria.

 

Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

 

 

 

lunedì 22 gennaio 2024

Salerno / Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - Retrospettiva 1961/2023

 

   

Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - 1961/2023

Mostra Retrospettiva

Dal 30 gennaio  al 31 marzo 2024

SANDRO BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

La mostra Retrospettiva di Giovanni Leto, organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno a cura di Sandro Bongiani è costituita dalle opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1961 al 2023: dalle opere del periodo di formazione alle opere su tela degli anni successivi, dagli interventi tridimensionali alle opere dell’ultimo periodo di lavoro.

– Sandro Bongiani Arte Contemporanea  ha il piacere di presentare, martedì 30  gennaio 2024 alle ore 18.00, la retrospettiva di Giovanni Leto dal titolo “Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose”, 1961/2023, a cura di Sandro Bongiani. La mostra Retrospettiva è organizzata dalla Collezione Bongiani Art Museum di Salerno è costituita da oltre 70 opere “pittoriche” più rappresentative realizzate dal 1961 al 2023; dalle opere del periodo di formazione alle opere su tela degli anni successivi, dagli interventi tridimensionali in forma di installazione alle opere dell’ultimo periodo di lavoro.

La ricerca del giovane Giovanni Leto, dopo la breve parentesi formale figurativa iniziata nel 1961 si evolve a partire dal 1972 verso una indagine che accoglie l’utilizzo di materiali poveri di scarto comune riutilizzati e riammessi degnamente a nuova vita nella pittura. Il 1985 è l’anno in cui Leto realizza i suoi primi Orizzonti che anticipano già una propria e originale visione verso una nuova spazialità. Negli anni 90’ la sua “weltanschauung”  è già definita in modo originale con una concezione del mondo che trascende il dato meramente rappresentativo per insinuarsi tra le pieghe oscure della riflessione e della memoria, con un procedere assorto e solitario che lo ha portato fino a oggi ad essere un significativo interprete del reale e della vita.

Sono opere costituite da serrate stratificazioni orizzontali  improntate da una struttura compositiva raccordata tra essenza e materialità, che negli anni successivi hanno caratterizzato in modo personale la sua ricerca artistica votata all’ossessiva indagine dell’uso dei materiali e verso una rappresentazione volutamente aniconica del linguaggio, ricreata opportunamente utilizzando la carta di giornale stampata arrotolata a mo’ di cordone intrecciato che cela nascosti spiragli di  eventi  accaduti e storie di esistenze  divenute presenze sospese di un procedere assorto al di là di un orizzonte oscuro, incarnando di fatto la tensione imminente dell’energia come essenza dell’essere al mondo.

Come scrive Sandro Bongiani nel suo testo critico: Il suo è decisamente un accorto evocare per tracce e intrecci di senso e di materia, con il passato pregno di nascosti umori che emerge energicamente e si riconcilia con il presente a ricreare ignote e oscure emozioni, consegnando un nuovo senso d'esistere in un divenire al di là di una dimensione logica e altresì, condensandosi  come atto finale nella trasmutazione e nel cambiamento tra presenza e spazio e  tra materialità e stesura  cromatica. Si direbbe uno strano sortilegio immaginifico rinnovato per lungo tempo e caratterizzato nella prima decade del 2000 con gli attorcigliamenti della carta divenuta corda e anche barriera, muro e persino “sudario della memoria” che ora riemerge improvvisamente dal nulla per collocarsi tra spiragli di spazio all’orizzonte e verso  un infinito ancora distante e difficile da scrutare” [...].    

Sul finire degli anni 20” vi è la realizzazione di particolari carte tridimensionali come la grande installazione “Corpus temporis” del 2019 e nel contempo, l’utilizzo in modo “essenziale” di pochi elementi di carta arrotolata e raccordata di giornale, che a partire dal 2020 hanno invaso  lo spazio vuoto della tela distendendosi e lievitando su ampie stesure di colore innestando lacerti e momenti di natura mentale che suggeriscono allo stato provvisorio l’essenza di ignoti paesaggi dell’anima, (autoritratti, larve di animali, frammenti di cose nascoste), rinati dopo una catastrofe collettiva  e consegnati ora al presente in una delicata  e sofferta sintesi creativa che solo i grandi artisti come Leto  sanno ancora ricreare. 

Il percorso espositivo, scelto appositamente dal curatore per gli spazi della Sandro Bongiani Arte Contemporanea, procede a ritroso dalla sua ultima opera trimensionale dal titolo “tappeti” del 2023 – collocato all'inizio del percorso della retrospettiva - fino a procedere al lavoro iniziale dal titolo” “Altofonte” del 1961.

 

Biografia

Giovanni Leto nasce a Monreale (Palermo) nel 1946. Frequenta a Palermo Decorazione Pittorica all’Istituto Statale d’Arte e Pittura all’Accademia di Belle Arti. La sua ricerca pittorica si è sempre fondata su un acuto interesse per i materiali, collocandosi dapprima in ambito informale, poi approfondendo la valenza tattile dei vari materiali impiegati. Il curriculum dell’artista è costellato da un’ampia bibliografia e da un corposo elenco di mostre personali e collettive che hanno avuto luogo in Italia e all’estero: Parigi, Berlino, Sydnei, Stoccolma, Helsingborg, Bagdad e New York. Sue opere figurano in vari musei e collezioni pubbliche e private: al Museo Renato Guttuso - Villa Cattolica a Bagheria (PA;  nella Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Sulmona (AQ); al Museo Bargellini a Pieve di Cento (BO); alla Fondazione Orestiadi – Ludovico Corrao a Gibellina (TP) al Museo Bilotti di Roma; al Museo Riso – Polo Museale Regionale di Palermo; al Museum – Ezio Pagano a Bagheria, alla Pinacoteca Civica d’Arte Contemporanea di Marsala, alla Galleria Civica di San Felice Sul Panaro, al Museo Civico d’Arte Contemporanea di Messina, al Museo Civico “F. Carbone” a Godrano, al Museo d’Arte Contemporanea di Rende. Attualmente vive e lavora a Bagheria.

 

Si ringrazia l’Archivio Giovanni Leto di Bagheria, per aver permesso la realizzazione di questo  importante evento che riassume oltre 60 anni di assiduo lavoro (1961-2023). svolto  dall’artista siciliano.

 

 



 

 

SALERNO / Sandro Bongiani Vrspace

Opening  30 gennaio 2024  h. 18:00

EVENTO: dal 30 gennaio 2024 al 31 marzo 2024

TITOLO: Giovanni Leto, l’essenza nascosta delle cose - 1961/2023

LUOGO: Sandro Bongiani Vrspace

CURATORI:  Sandro  Bongiani

 

INDIRIZZO: Via S. Calenda 105/D - Salerno

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: https://www.sandrobongianivrspace.it/

 

lunedì 11 dicembre 2023

"The True Story Of Amarena" - un progetto condiviso e una mostra internazionale a Colledoro di Castelli (TE).

 


"The True Story Of Amarena"

San Benedetto Dei Marsi L'Aquila 31 Agosto 2023 

Amarena viene uccisa alle spalle da un colpo di carabina 7.62 con un proiettile calibro 12


Special Guest

"The Creatures of the Woods"

Orsa Amarena, colpita ai polmoni con un unico proiettile mortale di fucile, 

è deceduta per emorragia interna per colpa della cattiveria dell’uomo.






La condizione infame della monotonia 

e l’ossessione della sopravvivenza.

Presentazione  di Sandro  Bongiani, 11 dic. 2023


Viviamo una situazione decisamente anestetizzata e provvisoria che non permette una riflessione  seria  della nostra precaria e inquieta condizione.  La monotonia e  l'attenzione   ansiosa e assillante verso il denaro e il successo costringe l’attuale società alla  depressione e  all'inerzia  delle idee. Una situazione del vivere omologata costretta  a condividere  la prigione e l’inganno. Una condizione della società votata alla costrizione, che cerca ossessivamente il piacere immediato e la violenza per  lasciare un qualsiasi segno della sua precaria e malandata presenza. La vita di ogni essere umano relegata come  messinscena a “una farsa”, dove esserci è importante “perché così siamo” in questo povero pianeta ormai di nessuno. Un mondo decisamente  ribaltato al contrario in cui la cattiveria e l’inganno prevalgono sui sentimenti e la salvaguardia della dignità dell’altro.

Sovraprestazioni, sovracomunicazione, sovrastimolazione, sono, secondo il filosofo coreano Byung-Chul Han, le caratteristiche del nostro presente.  La società senza dolore e  della sopravvivenza dove “il corpo acquista potere là dove lo spirito si ritira”.  Un corpo fragile, ipersensibile e rinunciatario, ossessionato solo dall’idea di sopravvivere. Nel mondo di oggi, “dell’l’inferno dell’Uguale” siamo prigionieri della società della depressione  dalla quale è stata eliminata ogni alterità e certezza.

Per la dignità  di un qualsiasi essere la vita non può essere questa!!! Ormai tutto è possibile; uccidere o violentare un proprio simile, devastare il proprio ambiente, accanirsi con violenza persino contro i più deboli. Insomma, il problema sta tutto in questa condizione decisamente dissociata dai buoni principi e dal rispetto dell’altro. L'animo umano non finisce mai di stupire con i peccati e la cattiveria che da migliaia di secoli  si porta addosso. Ancora un infame tiranno padrone del destino degli altri annienta e violenta  continuamente i suoi simili e non contento gode uccidendo persino gli animali calpestando la vita e riducendo tutto ciò che tocca in tormento. Che fare? Nessuna speranza, nessuna certezza a questa  immane catastrofe, solo incertezza di povere pagine sporche di sangue, di cupa vita vissuta e di aria putrida che aleggia di morte.


 

opera di Gabi Minedi 


L'Orso Bruno Marsicano è il simbolo dell'Abruzzo e del suo Fantastico Parco Nazionale, unico al Mondo per Bellezza e Storia. Nei suoi Paesaggi da sogno sono stati girati Film Capolavoro come "Il nome della Rosa" e "Ladyhawke". 

Amarena amante delle dolci amarene era tutti noi! La sua morte ha sconvolto l'opinione pubblica e soprattutto gli animi degli Artisti Internazionali più sensibili perchè Amarena era socievole e molto protettiva con i suoi dolcissimi Orsacchiotti.

Artisti dall' Italia, America, Argentina, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Finlandia, Francia, Perù, Germania, Giappone, India, Inghilterra, Messico, Normandia, Perù, Polonia, Russia, Spagna, Svizzera, hanno ricordato Amarena con Poesie, Lettere, Opere Pittoriche, Libri d'Arte, Francobolli, Sculture, Ceramiche e Opere di Mail Art.

I ragazzi del Liceo Artistico Cesare Battisti di Velletri Roma e dell' Istituto Comprensivo Schweitzer di Termoli, sensibilizzati dalle loro Insegnanti Carla Di Pardo e Nadia Lolletti, hanno dipinto Mamma Amarena "Affinchè l'Uomo Impari a Rispettare e a Convivere con gli Orsi e tutti gli abitanti del bosco e di questo meraviglioso Pianeta"

La Mostra-Evento Memorial di Amarena è stata Ideata, Curata e Prodotta da Gabi Minedi-Artista Internazionale di origini Abruzzesi conosciuta in tutto il Mondo per i suoi personaggi ironici, beffardi e ribelli che combattono un mondo assurdo fatto di cattiverie e malelingue-in Collaborazione con il Gurubù Garage '77 di Roma, Sandro Bongiani, Ruggero Maggi e Gianni Romeo.

Ufficio Stampa Joe Gabriel Walsh-Gurubù Garage '77 Roma





UN PROGETTO INTERNAZIONALE CONDIVISO

 Artisti per Amarena

Pippo Altomare, Lino Alviani, Alessia Amadio (6 anni), Ardo (Alfonso Di Berardo), Andreina Argiolas, Luciano Astolfi, Nicola Avagliano, Franco Ballabeni, Calogero Barba, Vittore Baroni, Rodia Bayginot – France, Claudio Bellino, Gino Berardi, Rosetta Berardi Lavatura, Pedro Bericat – Spain, Lucia Biral, Christophe Blaise – France, Oliver Blot - Canada, Sandro Bongiani, Anna Boschi, Silvayn Borella – Svizzera, Silvano Braido, Silvano Bruscella, Giancarlo Bucci, Rossana Bucci, Mirta Caccaro, Alfonso Caccavale, Silla Campanini, Angela Caporaso, Guido Capuano, Lamberto Caravita, Maurizio Carbone, Pierangelo Cardia (Poeta), Carma, Caterina Carone, Alberto Casiraghy, Maria Teresa Cazzaro, Alfredo Celli, Paolo Chiari, Giuseppe Chimenti, Stefano Ciaponi, Loreto Cic, Cosimo Cimino, Maria Antonietta Claretto, Rosa Cococcia, Ryosuke Cohen (Japan), Mabi Col, Francesco Cornello, Carmela Corsitto, Giancarlo Costanzo, Giuliano Cotellessa, Maria Credidio, Alberto Cuadros (France), Eleonora Cumer, Giovanni Cuofano, Antonio D’Antonio, Teo De Palma, Adolfina De Stefani, Claudio Di Carlo, Mario Di Donato, Roberto Di Giampaolo, Concettina Di Lodovico, Annita Di Mineo, Franco Di Nicola, Marcello Diotallevi, Carla Di Pardo, Bruno Di Pietro, Giovanna Donnarumma, Edit_Ergilia Di Teodoro, Cristiane Emme, Cinzia Farina, Jeanne-Marie Farravel (France), Marco Fattori, Gretel Fehr, Pasquale Felix (Poeta), Roberto Formigoni, Aurelio Fort, Attilio Fortini, Federica Frati, Donatella Frattarelli, Ivo Galassi, Antonella Gandini, Claudio Gavina, Ombretta Gazzola, Dania Gentili, Mauro Giangrande, Coco Gordon – Co (USA), Serenella  Gregorio, Nicola Guarino, I Santini Del Prete (Franco e Raimondo), Sofia Ippoliti (6 anni), Benedetta Jandolo, Leona K, Thierry Lambert (France), Ettore Le Donne, Alfonso Lentini, Hugues Leroy, (Belgio), Giuseppe Liberati, Oronzo Liuzzi, Nadia Lolletti, Maya Lopez Muro (Brasile), Ruggero Maggi, Stefano Mancini, Renzo Margonari, Fabrizio Mariani, Renato Marini, Violetta Mastrodonato, Maria Teresa Mazzei, Lillo Messina, Gabi Minedi, Mauro Molinari, Lucio Monaco, Gianremo Montagnani, Keiichi Nakamura (Japan), Silvio Natali, Neb, Renzo Nucara, Carlo Oberti, Shura Oiarce (Perù), Franco Panella, Marco Pasian, Giancarlo Pavanello, Walter Pennacchi, Rita Piangerelli, Bruno Pierozzi, Laura Pintus, Corinne Piroult (France), Horváth Piroska (Austria), Luigia Poli Zanetti, Michele Principato Trosso, Tiziana Priori, Mauro Rea, Sabine Remy (Germany), Federica Ricca, Martine Rives (France), Claudio Romeo, Gianni Romeo, Marino Rossetti, Serena Rossi, Stefania Rosso, Sébastian Russo (France), Giovanna Sacchetti, Miriam Salvalai, Laurence Sansgene (Finlandia), Antonio Sassu, Roberto Scala, Franco Secone, Domenico Severino, Noriko Shimizu (Japan), Dana Sikorska (Polonia), Alberto Sordi, Turi Sottile, Lucia Spagnuolo, Marcello Specchio, Renata & Giovanni Strada, Leo Strozzieri, Antida Tammaro, Ernesto Terlizzi, Patrizia Tic Tac (Germany), Mistyc Tribaut, Paola Toffolon, Ilia Tufano, Stefano Turrini, Generoso Vella, Giangrazio Verna, Rosanna Veronesi, Carmen Viri, Gianfranco Zazzeroni, Rolando Zucchini.



"The True Story Of Amarena"

Una Mostra d'Arte condivisa

"Memorial" in Ricordo di Mamma Orsa Amarena

a cura di Gabi Minedi

Invito aperto a tutti

Anteprima / Sabato 16 Dicembre 2023 dalle ore 15.00 

presso la Fondazione "Il Giardino di Maria",

Strada provinciale, 6  Colledoro di Castelli  64041 (Teramo)

  info@ilgiardinodimaria.it   Tel: 0861 970686



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno




domenica 10 dicembre 2023

Antonio Baglivo, Lo specchio ibrido. Palazzo Fruscione, 1973 - 2023 - Salerno

 

      ANTONIO BAGLIVO       

LO SPECCHIO  IBRIDO   

materiali d’archivio 1973/2023

a cura di VITO PINTO

PALAZZO FRUSCIONE – SALERNO        

dal 18 novembre al 17 dicembre 2023



Antonio Baglivo, Palazzo Fruscione, Salerno 2023

La mostra antologica di Antonio Baglivo comprende lavori ed esperienze raccolte a testimoniare cinquanta anni di presenza attiva nell’ambito dell’arte nazionale (1973/2023). Una selezione di circa cento opere tra pitture, sculture, tecniche miste, calcografie e libri d’artista scelti e ordinati per cicli di lavoro, a partire dalle esperienze concettuali dai primi anni settanta ad oggi. Un percorso articolato in varie fasi, in continua evoluzione e trasformazione sia rispetto agli assunti teorici, sia rispetto alle varie tecniche e i diversi materiali utilizzati. La mostra, articolata in più “stanze” ospiterà opere scelte a partire dal ciclo dedicato ad “Atlantide” come metafora della coscienza, per approdare poi alle sculture in legno de “Il deserto prossimo” realizzate a cavallo tra gli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, che hanno dato l’avvio alle infinite riflessioni intorno alla poetica della metamorfosi. Esperienza che si è concretizzata poi con il ciclo di lavori “Carte nere per Ovidio Nasone”, della fine degli anni Ottanta. Un capitolo a sé è rappresentato dalla ricerca, non ancora esaurita, sulle possibilità espressive della calcografia a rilievo. Tecnica utilizzata per molti dei passaggi successivi tra cui: “Katakatascia” (1992/97), “Notturni tursitani” del 2000 e “Teca Mundi” del 2003. Particolarmente ricco e Interessante il lavoro intorno ai libri d’artista e i libri-oggetto che Baglivo ha curato, sia come unico autore, sia in tandem con poeti e scrittori italiani di particolare levatura culturale, tra cui: Maria Luisa Spaziani, Antonio Porta, Idolina Landolfi, Luigi Giordano, Mario Lunetta, Rubina Giorgi e tanti altri. Un lavoro intenso e qualificato che nel tempo lo ha portato ed esporre in prestigiosi spazi pubblici italiani tra cui la “Biblioteca Alessandrina” dell’Università “La Sapienza” di Roma, Il “Museo Irpino” di Avellino, la “Biblioteca Nazionale” di Napoli, la “Biblioteca Centrale” di Firenze, la “Pinacoteca Provinciale” di Salerno. Uno spazio rilevante della mostra sarà poi dedicato al ciclo di lavori “Crisalidi/Chimere” in cui la sperimentazione sui materiali raggiunge alti livelli di espressività e di capacità comunicativa. Particolarmente ricca la selezione di opere su carta relative agli ultimi venti anni in cui trovano ampio spazio, tra l’altro, alcuni cicli di lavoro non ancora esauriti, esperienze diaristiche e al contempo autobiografiche che affrontano, a volte con leggerezza, delicate problematiche dell’esistenza: “Lo specchio ibrido”, “Nostoi”, “Carte dall’esilio”, “Anima Prima”, “Enigma”. Della sua storia hanno scritto e testimoniato molte personalità della cultura e dell’arte, tra questi: Franco Solmi, Giorgio Celli, Luciano Marziano, Gerardo Pedicini Mauro Giancaspro e tanti altri. 


Nell’ambito delle più recenti esperienze figurative, l’opera artistica di Antonio Baglivo si pone come originale e personalissima sintesi di tradizione naturalistica e nuove istanze psicologico-culturali. Il giovane artista è venuto da alcuni anni evolvendo una poetica irriducibile, se no  per analogia, ai termini noti del linguaggio della critica, ed esulante dai veri e propri movimenti delle ultime avanguardie. La sua  indagine naturalistica, condotta parallelamente in pittura e in scultura astrae, infatti, da ogni scientifismo per abilitarsi in un’atmosfera di gnoseologia surreale. Mediante un procedimento reificante, il pittore isola sulla tela elementi naturali, animali e vegetali, o solo frammenti di essi, come protagonisti assoluti di un  “De Rerum Natura” denudato della sua assoluta necessità di essere e nella sua autarchica presenza.  Al di là della sua  funzionalità  ed utilità, l’oggetto si impone all’occhio dell’artista come entità materica in divenire;  s’accampa sulla tela con il dinamismo dei volumi, con la violenza dei cromatismi, con le pulsioni discoperte o segrete delle sue fibrille, microcosmo di atomi e molecole invano dall’uomo ignorato,  asservito, ridotto a fossile e fissato nella inverosimile immobilità della farfalla trafitta da uno spillo, ed altrettanto veri si stagliano quei paesaggi metafisici in cui il prato o l’albero,  veristicamente scandagliati dal pennello del pittore, si trasfigurano nella lontananza e nel silenzio della psiche individuale. In questo senso l’opera di Baglivo riqualifica l’arte come creazione e scoperta, nonché esorcizzazione della morte nel tempo che tutto ingabbia nelle incrostazioni del calcare, allo stesso modo della conchiglia fossile di alcuni suoi gruppi scultorei.     Laura Di Pierro, 1984




Biografia


Antonio Baglivo, nato a Casal Velino nel 1951, vive e lavora a Bellizzi (SA).

Nel 1977 ha fondato, a Salerno,  il Centro di Documentazione Arte Contemporanea LABORATORIO DADODUE; uno spazio alternativo aperto, particolarmente attento alla promozione delle componenti culturali del territorio, che ha diretto fino al 1992.Nel 1986/87 ha preso parte alle attività del Centro Internazionale Multimedia e nello stesso anno ha promosso e coordinato la mostra internazionale Atlantide e il meeting nazionale La pietra dell’acqua. Ha inoltre collaborato alla realizzazione del Progetto Internazionale sulla Pace in Ascoli Piceno. Nel 1988/89 ha coordinato la mostra di libri d’artista In Forma di Libro e la rassegna di arte contemporanea Colloqui con l’Angelo allestite nel castello dei Cavalieri di Malta a Valva. È inoltre, l’organizzatore della rassegna Acquetinte e del progetto internazionale Dadodautore Work in progress.

                                                                 

Nel 1999 per il complesso cimiteriale del comune di Baronissi ha realizzato il monumento in ferro La porta del cielo e nel 2002, nell’ambito delle attività di EXPOSCUOLA (Salerno) ha progettato i monumenti in ferro Lo sguardo dell’Angelo e l’istallazione permanente Il guardiano dell’acqua rispettivamente collocati a Valle dell’Angelo (SA) e a Montoro Inferiore (AV).

Dal 1998 al 2000 ha promosso e coordinato le attività del Museo Polivalente di Perito.

Ideatore della collana di libri in tiratura limitata IBRIDILIBRI ha pubblicato cartelle e plaquette, in tandem, con importanti poeti e scrittori italiani contemporanei tra i quali: Idolina Landolfi, Luigi Giordano, Maria Luisa Spaziani, Elio Filippo Accrocca, Bianca Maria Frabotta, Antonio Porta, Marcello Napoli, Paolo Aita, Giorgio Bàrberi Squarotti, Paolo Ruffilli, Gerardo Malangone, Alessandro Carandente, Gian Battista Nazzaro, Biagio Fioretti, Franco Gordano, Cristina Tafuri, Cesare Ruffato, Riccardo Avallone, Franco Dionesalvi, Rino Mele, Mario Lunetta, Antonio Spagnuolo, Ugo Piscopo, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Tommaso Ottonieri, Rubina Giorgi, Elio Pecora, Lamberto Pignotti, Raffaele Della Fera, Maria Teresa Schiavino, Barbara Cangiano, Arturo Schwarz.                        

Nel 1977 per le edizioni Artecnica Production ha pubblicato l’operalibro Katakatascia (ristampata in una nuova versione nel 2000 a cura del Gal Cadispa di S. Mauro Cilento con il sottotitolo Album di famiglia; note a margine. Nel 2000 per le edizioni Gutenberg ha pubblicato il libro-saggio Santini- atlante di iconografia devozionale del salernitano. Nel 2003, in collaborazione con Paolo Romano ha realizzato il libro Otto atti di una genesi-Teca Mundi, Ed. Bimed e per la stessa casa editrice, nel 2007 ha pubblicato l’operalibro Guyot- sotto il pelo dell’acqua. Nel 2009 per le edizioni Kreis ha pubblicato il romanzo Autoritratto di anonimo.  Per la collana IBRIDILIBRI, nel 2017 ha realizzato l’operalibro Lo specchio ibrido e il corpo evaporato seguito poi nel 2021 dall’ibridofumetto NOSTOI l’antiulisse.

In qualità di coordinatore unico dell’archivio di libri d’artista IBRIDIFOGLI, con il prezioso aiuto di Vito Pinto, ha curato mostre e cataloghi tra cui è utile ricordare: Libroteca Ibridifogli ospitata nella Pinacoteca Provinciale di Salerno nel 2014 e sempre nella Pinacoteca Provinciale, nell’ambito delle iniziative di Salerno Letteratura 2015, la mostra di libri d’artista La pagina e l’azzardo. Ha curato poi la rassegna IIbridi & Simili allestita nella Biblioteca Provinciale nel 2015; Dadodu&comateriali d’archivio 1977/2017, esposti  nell’Archivio di Stato di Salerno nel 2017; Narrato con figure ospitata nei locali della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, nel 2019; Hibrid & Zine nuovamente per l’Archivio di Stato di Salerno, nel 2021; Fila & Strocca l’editoria d’autore per l’infanzia ancora una volta ospitata nei locali dell’Archivio di Stato di Salerno. 


Tra le mostre personali recenti segnaliamo:

Notturni tursitani, Villa Guariglia, Vietri sul Mare 2000; Teca Mundi. Mostra antologica di grafica e libri d’artista, Tempio di Pomona, Salerno 2003; Ibridilibri, Biblioteca Alessandrina, Università La Sapienza, Roma 2004; Crisalidi-Chimere, Palazzo S. Agostino, Salerno 2009; Ibridilibri, Museo Provinciale Irpino, Avellino 2009; La forma del libro, Biblioteca Nazionale, Palazzo Reale, Napoli 2010; La coda di Narciso, Biblioteca Vallicelliana, Roma 2010; Ibridilibri, Museo comunale di Praia a Mare, 2018; Carte dall’esilio, Archivio di Stato di Salerno, 2018 

Del suo lavoro si sono interessati tra gli altri: Andrea Iovino, Giancarlo Cavallo, Ennio Di Pierro, Laura Di Pierro, Gerardo Pedicini, Franco Solmi, Giorgio Celli, Vitaliano Corbi, Enzo Di Grazia, Luciano Marziano, Angelo Calabrese, Tonino Sicoli, Nicola Scontrino, Giuseppe Siano, Massimo Bignardi, Paolo Romano, Marco Amendolara, Marcello Napoli. Giuseppe Ianni, Gerardo Malangone, Mario Maiorino, Maria Rosaria Voccia, Paolo Aita, Vito Pinto, Francesco D’Episcopo, Simonetta Lux, Teodolinda Coltellaro, Rino Mele, Alessandro Carandente, Alfonso Malinconico, Mario Lunetta, Antonello Tolve, Mauro Giancaspro, Alfonso Di Muro, Cristina Tafuri, Gabriella Taddeo, Marcello Carlino, Lamberto Pignotti, Luigi Paglia, Olga Chieffi, Angelo D’Amato, Tiziana Tricarico, Rossella Nicolò, Rosario Pinto.


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno