venerdì 31 gennaio 2020

VINCENZO NUCCI alla Galleria Elle Arte di Palermo



La Galleria Elle Arte di via Ricasoli n°45, Palermo, comunica che

venerdì 7 febbraio 2020 alle ore 18:00
sarà inaugurata la personale di

VINCENZO NUCCI


Racconti d'estate pastello cm 30x24 2007


"Il peso di un raggio"
Pastelli 1998- 2015

La mostra si avvale di una selezione di trentacinque pastelli, di medio, piccolo e grande formato, dedicati al paesaggio siciliano, soggetto di elezione della ricerca artistica di Nucci: le case padronali, le mura di cinta invase da rigogliosi fiori rampicanti, le palme nella loro maestosa bellezza.
Gli orizzonti di Nucci evocano varchi verso l’infinito, porzioni di cielo che si sottraggono al caos cittadino; una sorta di ritorno alle origini che favorisce l’ascolto del silenzio e l’immersione nella Natura.
Una parte delle opere in esposizione proviene da una preziosa raccolta di appunti, realizzati con i pastelli su piccoli fogli, raccogliendo ricordi o testimonianze di viaggio, fissati dall’artista nel momento dell’ispirazione.
Scrive Aldo Gerbino nel testo di presentazione: […] Tale impressionistica sostanza non può che confermarsi con Enzo Nucci, sia nella geometria della palma, sia nella pastosa concretezza delle erbe, sia nella calcinata, gessosa consistenza di conci, casolari, tegole affocate nel sole meridiano, portando con sé, il peso ineffabile dei raggi, la storia fotonica del nostro cosmo. Molto lo ritroviamo confermato nella stessa meccanica del pastello congeniale all’artista, e non certo subalterno ai pigmenti della pittura situandosi, per estatici trasognamenti, a maggior sostegno del reale. […]


Vincenzo Nucci : 
 “Tra Luce, Malinconia e Memoria”

Vincenzo Nucci da circa un quarantennio di ricerca dipinge ossessivamente i luoghi della memoria, della malinconia, con antiche ville secolari dove il tempo si è apparentemente rappreso e fermato. I suoi primi lavori negli anni Sessanta hanno avuto come tema centrale la guerra in Vietnam e il terremoto in Sicilia con una pittura pienamente aggiornata rispetto l’esperienze culturali e artistiche che si svolgevano in quel tempo in campo internazionale. Dopo circa un decennio di attività, di colpo, ha visto l’artista siciliano allontanarsi dalle vicende prettamente sociali e il tema ricorrente della sua pittura è diventato soltanto la sua Sicilia. Per diversi anni Vincenzo Nucci ha continuato a osservare curioso il paesaggio della sua fascinosa Sciacca con la casa padronale e le inquiete buganvillee fiorite dai colori vellutati che si arrampicano avidi a scrutare il mare Mediterraneo e l’orizzonte immacolato dell’Africa araba. Per molti anni l’artista ha dipinto in modo ossessivo solo paesaggi, quei paesaggi del Belice con gli orizzonti dati come “logos indefinito”, come superamento del dato provvisorio del reale e del visibile. Un visibile che s’incarna nella figurazione ma nel contempo la trascende e la proietta in una dimensione soffusa, intima in cui l’apparire si trasforma in essenza malinconica carica di silenzio e di cose non completamente svelate. L’artista ormai lavora sul crinale ossessivo di una figurazione in cui le immagini vivono la dimensione sospesa e impalpabile del momento.

Sono magiche visioni che si posizionano metaforicamente tra natura e storia, tra coscienza e sofferta aspirazione. La tela di Nucci non è altro che il “sudario della memoria”, dei ricordi rappresi, del passato trascorso che affiora come dolce ricordo e si condensa in materia più concreta e lirica. La visione dell’artista saccense nasce quindi da questa particolare capacità di trasportarci in un altrove praticabile in cui sentiamo persino i suoni, gli odori e i profumi delle diverse stagioni isolane; l’odore di terra dopo un temporale, il profumo del basilico, le cicale sospese all’ombra di una palma gentilizia a cantare e ricordarci i memorabili momenti di vita trascorsi accanto ad un solitario casolare di campagna. Insomma, la pittura di Enzo Nucci è intrisa di insolite memorie cariche di nostalgia e di profondo e assorto silenzio. Il paesaggio per l’artista siciliano non è semplice descrizione o pura sensazione percettiva ma inesorabile ossessione, struggente apparizione di memorie di luce non del tutto corporee ma che lasciano comunque tracce sostanziali ancora visibili. Tutta la sua pittura è intrisa di passato, di ricordi sedimentati in una dimensione alquanto provvisoria ma immediata. 

Per il pittore siciliano, l’arte è essenzialmente evocazione, sortilegio, vertigine. Forse il suo mistero sta tutto racchiuso nel suo magico studio arroccato tra tante fitte case arabe pressate a dismisura sopra il porto che formano la parte antica e più vera della città di Sciacca. Lì prendono forma i ricordi e nascono le architetture e i giardini con insoliti paesaggi svuotati di ogni presenza umana; solo la memoria della natura nella sua mitica essenza e nel silenzio più maestoso. Una visione decisamente “sospesa”, di confine, dilatata a dismisura che si concede ai flussi illogici dell’anima per diventare aria, vento africano, apparizione e anche superba emozione poetica. Da lì, l’artista scruta gli umori del giorno e elabora le sue misteriose visioni dai colori tenui che si trasformano per incanto in tonalità di colore alquanto ricercati. Come dice Philippe Daverio, “quell’architettura siciliana che proviene dal profondo della storia e sembra sempre sul punto di disfarsi, pezzi di paesaggio, quel paesaggio di Sicilia che si annulla nell'infinito della luce e della percezione, pezzi di natura, quel verde impenetrabile nelle sue contorsioni e negli spini che lo difendono, portatore di fiori che gridano al sole il colore della loro identità mediterranea”. Secondo Nucci, Il percorso pittorico di un artista è fatto di sentimenti, di emozioni, di ricerca infinita, di dubbi, e poi d’immagini, di silenzio assorto e anche di interminabili viaggi che l’occhio compie in cerca di qualche autentica certezza.

Quella di Nucci è la percezione poetica che nasce dal profondo dei ricordi e diventa memoria collettiva, metafora di un paesaggio senza tempo, convincimento di ciò che ormai siamo diventati. Quasi un’ossessione continua, interminabile che rilascia flussi di ricordi provvisori, in cui la natura prende il sopravvento con le palme secolari che ingentiliscono il creato e con la buganvillea che mostra di voler recuperare l’antico contatto con il tempo passato. Una natura orgogliosa che svetta adagiandosi alle pareti del vecchio nudo tufo ormai ingiallito dalle tante stagioni trascorse nel muto silenzio. Nel paesaggio di Nucci la luce è l’unica certezza, la vera presenza che può tentare di svelare la natura dell’anima, la soffusa malinconia, l’intima visione in cui il sale per strano sortilegio s’impasta con i delicati ricordi del passato e con il sole caldo del Mediterraneo per materializzarsi in apparizioni misteriose, sfuggenti. I ricordi di luce impressi nella tela attraverso la pittura non posseggono una forma definita e definitiva, sono solo presenze che condividono la dimensione di chi è diseredato e tenta invano di resistere, di esserci ancora, “dove la natura - come dice Aldo Gerbino - si stempera nella grazia di un estenuato ricordo, come sopraffatto da quella lacerazione nostalgica che concede quel tanto che basti al passato”.

Una natura ritrovata che nasce da un assiduo contatto con artisti del suo tempo come Ruggero Savinio, Piero Guccione, Carlo Mattioli, legati da profonde affinità di come poter trattare e intendere il visibile e anche dal continuo approfondimento con il passato, come Pierre Bonnard che Nucci ama più di tutti per la rara capacità che ha il pittore francese di trattare la dolce materia e farla vibrare in delicate e ricercate intensità cromatiche. Nella pittura di Vincenzo Nucci le antiche ville padronali dal tufo macerato dal tempo appaiono come presenze sfuggenti, quasi apparizioni metafisiche. La densa materia del colore ad olio o del pastello a contatto con la luce sembra che si sfarini trasformandosi improvvisamente in essenza malinconica, in delicata e soffusa presenza onirica con il vento maestoso e prepotente del Carboi che di notte, all’ombra di una palma araba africana, sembra che sibili malinconici ricordi di un tempo ormai trascorso e intanto di giorno accarezza compiaciuta l’aspra e selvaggia radura ancora non domata del selvaggio Belice. Questa è l’emozione che si respira guardando gli insoliti scorci paesaggistici in cui la luce siciliana si distende beffarda come timida apparizione. Paesaggi della memoria che incarnano provvisoriamente il mistero della vita, paesaggi in/cantati rilevati nella dimensione più intima e sofferta dell’anima. Questa è la pittura di Vincenzo Nucci.      Sandro  Bongiani







Enzo Nucci (1941-2015) ha fatto di Sciacca, sua città natale, il punto di riferimento ottico ed emotivo: La sua ricerca, continua e impegnata con l’uso di molteplici tecniche, consegna al pastello la sua sostanza spirituale e contemplativa. Numerosissime e qualificate le sue partecipazioni Collettive (dalla Permanente di Milano al Palazzo del Vittoriano in Roma; dal Premio Michetti al Palazzo Reale di Milano alla LIV Biennale veneziana), così le sue Personali allestite in gallerie private e in spazi istituzionali di prestigio. Dopo l’esordio a Reggio Calabria nel 1960, si ricordano: Galleria La Tavolozza, Palermo (1984); Palazzo Sarcinelli, Conegliano (1994); Galleria Forni, Bologna (1995); Casa dei Carraresi, Treviso (1999); Stadtmuseum, Tubinga (2001); Antologica Loggiato San Bartolomeo, Palermo (2003); Antologica ex Convento di San Francesco, Sciacca (2008); Galleria Elle Arte, Palermo (2014); Retrospettiva Casa Museo Scaglione, Sciacca (2019). Interessi critici: Philippe Daverio, Marco Goldin, Vittorio Sgarbi, Giuseppe Quatriglio, Ruggero Savinio, Aldo Gerbino, Enzo Siciliano, Marco Meneguzzo, Lucio Barbera, Stefano Malatesta, Paolo Nifosì, Sergio Troisi, Tanino Bonifacio, Rita Ferlisi, Piero Longo, Emilia Valenza, Valentina Di Miceli, Martina Corgnati, Sebastiano Grasso, Piero Guccione, Eva di Stefano, Roberto Tassi.


Paesaggio siciliano pastello cm 25x25, 2004

La mostra si protrarrà fino al 4 marzo 2020
Ingresso libero. Orari 16,30/19,30 (Chiuso domenica)
Per informazioni tel. 091-6114182; e-mail: ellearte@libero.it.website: www.ellearte.it








TUTTO PARLA DI TE

Poema Visivo  di Giovanni  Bonanno 
dedicato a Vincenzo Nucci.

Ho attraversato   antiche valli siciliane,
 luoghi solitari  e vecchi viali di campagna,
 ho odorato l’essenze profumate delle passate stagioni,
le terre aspre e  i sottili incanti con la Bougainville 
che si arrampica generosa su vecchi muri di tufo bruciati dal sale
  a vedere curiosa l’orizzonte africano che ancora incanta.
Tutto parla di te.

Ho scrutato l’acqua del Carboi che pare d’argento e seta fine
 sdraiarsi  come un vecchio  stanco  accanto ad una palma araba
che lascia ombre sottili di silenzio
che sanno di ruggine e di   profumi  antichi.
Tutto parla di te.

Dalla terra d’Abruzzo  c’è chi scruta ancora curioso la finestra del porto di Sciacca  
e continua a incantarsi per le sottili alchimie che nascono dall'anima,  
di come suo figlio sa trasformare il piombo più nero del cielo d’inverno
e il rovente rame d’estate in verdi brillanti, in ocre preziose africane
e struggenti lacche di garanza  che sanno di malva, di miele e di sulla fiorita a primavera.
Tutto parla di te.

Solo la nostalgia, quella più sottile e inquieta
sa colmare il vuoto di un’intera stagione,
sa carpire l’essenza più autentica dell’esserci ancora,  
emulando i favolosi ritmi e le antiche cadenze di tempo passato
nella penombra più vera di un’antica e solitaria casa padronale siciliana.
Natura, tutto parla ancora di te.
Giovanni Bonanno © 2010



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