sabato 11 novembre 2023

Accademia di Belle Arti di Napoli / Presentazione del catalogo "ma che ne sanno gli altri" di Ernesto Terlizzi

 





Il catalogo Edizioni Gutenberg


Dopo l'importante mostra personale al Mann di Ernesto Terlizzi, appuntamento a lunedì 13 novembre, ore 11.30 presso la Sala Lea Vergine dell'Accademia di Belle Arti di Napoli per la presentazione ufficiale del catalogo " Ma che ne sanno gli altri". Oltre alla presentazione del Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e del testo critico del curatore storico Marco Di Capua si arricchisce di 15 testimonianze di critici e intellettuali.

Ernesto Terlizzi al Mann di Napoli


Quello dell’emigrazione e dei profughi del Mediterraneo su cui l’artista salernitano ha rivolto da diverso tempo l’attenzione rimane un dramma sempre più complesso e difficile da risolvere nell’immediato prossimo, con ripetuti e infiniti traghettamenti  di vecchie carrette arrugginite e di notturni al nero di luna dentro le  oscure ali della speranza, di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare un possibile approdo. Che ne sanno gli altri dei sogni negati che spesso sì infrangono alla deriva prima di sparire sotto  una coltre di  gelide onde di acqua di mare?  Il Mediterraneo è  stanco di corpi  muti lasciati  ad asciugare in superficie, di sogni  sommersi che celano troppe ferite non  più  rimarginate, di attraversamenti fugaci che  lasciano tracce di speranze impedite dal nostro  tragico  esistere.  Un colloquio  sottile e fluido tra ciò che è e ciò che è stato, tra storia e contemporaneità.  Una rappresentazione decisamente evocativa e altamente emozionale che nasce da un bisogno impellente di indagare i luoghi oscuri e inascoltati della mente con un linguaggio volutamente minimale, innestando lacerti e fantasmi di apparizioni e dissolvenze, frammenti concreti materici e nel contempo anche una sottile leggerezza in un apparire in bilico tra un teso e inquieto equilibrio. Un continuo e incessante farsi e disfarsi di presenze tra ordine e caos alla ricerca di conciliare le contraddizioni in una e più definita rappresentazione. Una sorta di interminabile e continuo affioramento e sprofondamento  delle immagini tra i meandri oscuri del presente interrogandosi sul cammino  di ognuno di noi e  fors’anche per  farci riflettere meglio sul nostro  precario  e provvisorio destino.   Sandro  Bongiani










Cenni Biografici di Ernesto Terlizzi


Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970, in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio, una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani, bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli (Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre (Galleria Plus Art, 1984).Nel corso degli anni ’80, l’indagine segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni” (1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989). Il decennio successivo, poi, vede la ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995). Negli anni a cavallo tra il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di altre materie come il legno e la pietra. Queste nuovi materiali, legati alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria del Carbone nel centro storico della città Estense. Da questo momento il lavoro di Ernesto Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla Tekla di Sarno e poi nel 2023 nella grande mostra personale al Museo Archeologico di Napoli presentato dal magnifico Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e dal curatore storico Marco Di Capua.         (Biografia aggiornata da Sandro Bongiani)



evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

 




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