giovedì 17 dicembre 2015

OTTANTA BEN VAUTIER - Presentazione di Giovanni Bonanno


BEN  VAUTIER: Les  limites de la veritè
«Occorre avere sempre due idee, una per distruggere l’altra».  Georges Braque



   Nel 2015, per l’ottantesimo compleanno di  Ben  Vautier (18 luglio 1935),  lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery 2.0  di Salerno gli organizza   un  progetto internazionale a cura di Giovanni  Bonanno, con una importante mostra collettiva  dal titolo “Ottanta Ben Vautier” presentando 102 artisti contemporanei di diversa nazionalità, mentre  il Museum Tinguely  di Basilea, quasi contemporaneamente,  gli dedica la sua più importante retrospettiva in Svizzera.
Ben Vautier è nato a Napoli nel 1935, ha trascorso la giovinezza tra Napoli, Francia, Turchia, Egitto, Grecia e Svizzera, per poi approdare e stabilirsi definitivamente a Nizza nel 1949.  Inizia il suo percorso artistico all'inizio degli anni cinquanta con  una serie di lavori  astratti per poi, nei primi anni Sessanta  condividere la poetica dadaista di  Marcel Duchamp. Alla fine degli anni Cinquanta è in contatto con il gruppo dei Nouveaux Réalistes e con gli artisti dell’École de Nice - César, Arman, Yves Klein.  Verso il 62’  conosce Gorge Maciunas e si avvicina al movimento neodadaista Fluxus, condividendo la poetica e diventando ben presto  un  esponente di primo piano di questo  interessante movimento artistico. Proprio negli anni 60’  l’artista francese  teorizza il concetto "per cambiare l'arte bisogna cambiare l'ego", una  riflessione estetica, critica ed autocritica  condotta principalmente attraverso i suoi "lavori  ed (anche) con i testi teorici, performances  conferenze,  ecc. Un“enfant  terrible” che utilizza e si appropria di tutto quello che trova; da questo momento in poi Ben incomincerà  a firmare qualsiasi cosa approdando ben presto ad una sorta di  pittura ad acrilico su fondi neri, combinando scrittura infantile e disegni  fumettistici.
Negli anni 80, superata l'ondata concettuale, Ben Vautier  inventa per la nuova tendenza pittorica il termine "Figuration Libre", introducendo nei suoi lavori la componente figurativa. Gli anni Novanta sono determinati da una serie di lavori all'insegna della contraddizione  e della provocazione sviluppando il concetto di “arte totale” inteso come atto creativo che sconfina  volutamente nella vita. Infatti, con le opere scritte l’artista intuisce che la parola è il fulcro di un’idea  che si fa dubbio e anche riflessione. Brevi frasi  con una grafia dal tratto infantile e apparentemente elementare  sono essenziali per suscitare  nel fruitore una sorta di riflessione,  resa ancora più significativa perché  immessa nel circuito dell’arte ufficiale; pertanto, il gesto dell’artista e la sua firma, sono determinanti per  rendere  importante qualsiasi azione consueta come la scrittura.
Una scrittura dal tratto decisamente  ingenuo, deprivata  dall’eleganza e dalla propria fisicità. Una poetica in cui parole, aforismi, scritte, metafore,  ci spingono  per un attimo a pensare.  In ciò, Ben mette in discussione ogni possibile confine riguardo a cosa s’intende per opera d’arte, perché - secondo lui - non c'è differenza tra ciò che è e non è arte. Tutto è arte e la vita è arte, per cui, tutti possono fare arte. Per l’ultimo esponente dell’Ecole de Nice, tutta la sua intera produzione ruota attorno al non detto, al rebus ancora da decifrare, alla cosa non completamente svelata. Compila  concetti  in cui manca sempre una parte, un pezzo necessario che  il fruitore deve aggiungere per dare un senso e un significato al concetto espresso. Praticamente, è la messa in forma di un flusso diarroico e incessante di parole rese con una  semplice grafia su tutto ciò  che trova; quasi delle riflessioni personali e dei commenti tra scrittura ed elementi fumettistici. Un pensiero “ apparentemente privo di limiti che si posiziona  sempre sull’azzardo, sul crinale provvisorio del completo azzeramento dei valori”, come giustamente ci suggerisce Georges Braque: «Occorre avere sempre due idee, una per distruggere l’altra»,  non accettando a priori alcuna certezza.
I continui sconfinamenti del linguaggio artistico, le sue  improvvisate  e spericolate scorribande e provocazioni, I suoi  assemblages trasformano e dissacrano spesso  gli oggetti comuni in una sorta di horror vacui carico di  ironia e di  non-sense. Ben, mette in discussione ogni limite, ogni confine, in un gioco spericolato  e pericoloso, innescando possibilità nuove  alla parola. Frasi come: crèer c'est douter e douter c'est crèer…”, ("creare è dubbio e dubbio è creare ..."), oppure, "Tout est possible", "tout est ego arrivando, persino, a rifiutare  anche questo  suo stesso compleanno, scrivendo: “Je hais les anniversaires”, ci  fanno  capire  che tutto è  ribaltamento, “senso del non senso” e anche casualità e improvvisazione. L’oggetto manipolato dall’artista alla fine diventa testimonianza di un pensiero apparentemente privo di confini, perché  – secondo Ben -  “non esiste limite all’arte, perché non c’è né inizio né fine, né dentro, né fuori, né vuoto, né pieno né tempo, né spazio… il limite dell’arte è l’artista che lo decide..

Ben  Vautier ci appare oggi come “l’enfant  terrible”, perché come dice Max Ernst: “L'art est un jeu d'enfant », nel gioco sistematico e incessante dell’azzeramento dei valori, di  tutto ciò che sembrerebbe essere collocato fuori dalla porta e non può far parte  dal mondo   dell’arte.  Secondo  Ben  Vautier  “il valore”  è qualcosa che nasce dalla relazione tra un oggetto e il soggetto che lo esamina. Pertanto, la “creazione di valore”  è tutto ciò che ha una relazione con la vita umana. Scoprire il valore  vuol significare dare rilievo a cose che non erano mai state notate prima e renderli evidenti secondo  l’accadimento della contraddittorietà; la cosa formulata un secondo prima, un attimo dopo  viene completamente negata e contraddetta.  E’ questo che Ben Vautier ha inteso fare per tanti lunghi anni,  coinvolgendoci  con la sua visione poetica infame “dell’attrito e della riflessione”  in cui parole, aforismi, scritte, metafore e frasi apparentemente senza senso, immesse all’interno del sistema ufficiale dell’arte, ci spingono  a riflettere e  anche a  dubitare  delle nostre certezze  che in  un attimo possono trasformarsi in cenere. 
   
5 dic. 2015                                                                    Giovanni  Bonanno







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