giovedì 16 febbraio 2023

Memorial Shozo Shimamoto / Avere un’idea per capello - Decennial 2013-2023

 




Sandro Bongiani Arte Contemporanea

Memorial Shozo Shimamoto / Avere un’idea per capello

Decennial 2013-2023


a cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi

Presentazione di Sandro Bongiani

 


Card di  Giovanni Bonanno, Salerno - Italia



Una Mostra Collettiva Internazionale condivisa in due gallerie a cura di Sandro Bongiani  e Ruggero Maggi con la partecipazione di 137 artisti e 357 opere per il decennale dedicato a Shozo Shimamoto 2013-2023

Sandro Bongiani Arte Contemporanea  di Salerno è lieta di inaugurare presso la galleria Sandro Bongiani Vrspace e nello Spazio Ophen  Virtual Art Gallery la mostra collettiva internazionale dal titolo: Memorial Shozo Shimamoto 2013-2023”. Un progetto e una mostra  indipendente, a cura di Sandro  Bongiani e Ruggero Maggi. A distanza di 10 anni dalla dipartita di Shozo Shimamoto (25 gennaio 2013), viene organizzata in Italia una mostra collettiva internazionale con la partecipazione  di 137 artisti internazionali per il primo decennale  della sua scomparsa. Una parte del lavoro svolto dall’artista giapponese risulta ancora poco noto al grande pubblico, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90, con le particolari azioni e  le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio performativo e luogo per ospitare l’opera. Quasi una galleria del corpo e forse “la più piccola galleria al mondo attiva negli anni 80”. Per ricordarlo a dieci anni esatti dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile inviare  per posta alcune  silhouette della testa vista da dietro di Shozo Shimamoto invitando gli artisti a fare il loro intervento, come aveva fatto lui  a partire dal 1987 invitando  gli artisti a  realizzare  il proprio personale atto  performativo con ciò che ritenevano utile  per completare degnamente l’opera. In questo senso sono esemplari le operazioni  “Head”  realizzate da  Ray  Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e da diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti nel tempo sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, adesivi, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film percepiti come flusso immateriale perfettamente in linea con le idee  di ricerca portate avanti  dal grande artista giapponese pronto  a ricevere in se l’apporto comunicativo di altri autori. 

Un progetto - scrive Sandro Bongiani -  in cui la collaborazione diventa il momento prioritario dell’agire con  le idee che si integrano in un insieme unitario e collettivo. Ecco il modo come si può raccordare la provvisorietà dell’idee individuali per divenire  nella condivisione opera collettiva sotto il segno di una costruzione visiva rimodulata  in forma  circolare che nasce essenzialmente dalla collaborazione attiva dei diversi autori per poter concretamente costruire l'opera. Il risultato finale è la creazione di una sorta di  “grande opera collettiva” di creatività che il curatore S. Bongiani definisce "Swarm Art", in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema comunicativo, come avviene concretamente nel web utilizzando le migliaia di relazioni ramificate nel Network, o come realmente succede nel  complesso intreccio di cellule relazionali attive  presenti nel sistema cerebrale umano che si integrano tra loro aggregandosi per poi trasformarsi provvisoriamente in un insieme inaspettato e assai complesso capace di ridarci la dimensione vera della relazione collettiva”. Del resto, noi non siamo altro che piccole parti  di un unico sistema relazionale  che può  condividere l’isolamento  oppure, estendersi come essenza amplificata in una infinita  e assai complessa comunicazione di idee. 

 

Marcello Diotallevi, Fano - Italia


Coco Gordon, Lions - USA

137 artisti presenti a questa rassegna internazionale dedicata a Shozo Shimamoto:

Alberto Vitacchio - Italia I Albina Dealessi - Italia I Alfonso Lentini - Italia I Andrea Bonanno - Italia I Andrzej Dudek-Durer - Polonia I Angela Caporaso - Italia I Ania Singh - Polonia I  Anja Mattila Tolvanen - Finlandia I Anna Bayer - Germania I Anna Boschi - Italia I Anna Maria Matone - Italia I Annalisa Mitrano - Italia I Annegret Heinl - Germania I Antonella Gandini - Italia I Antonio Amato - Italia I Antonio Di Michele - Italia I Antonio Sassu - Italia I Aristide3108 - Francia I Benedetta  Iandolo - Italia I Bruno Cassaglia - Italia I Calogero Barba - Italia I Carla Bertola - Italia I Carmela Corsitto - Italia I C. Merhrl Bennett - USA I Cesare  e Noah Serafino - Italia I Cecilia Solamito - Italia I Cinzia Farina - Italia I Circulaire 132 - Canada I Claudio Gavina - Italia I Claudio Grandinetti - Italia I Clemente Padin - Uruguay I Coco Gordon - USA I Coco Muchmore - USA I Cosmo  Cinisomo - Italia I Crescenzio D'Ambrosio - Italia I Carl T. Chew - USA I Dino Aloi - Italia I Domenico Ferrara Foria - Italia I Dr Klaus Groh - Germania I Dr. Lutz WohIrab - Germania I Ed. Varney - Canada I Edward Michat Dudek - Polonia I Elke Grundmann - Germania I Emilio Morandi - Italia I Emily Joe - Italia I Erika Baggini - Italia I Ernesto Terlizzi - Italia I Ever Arts - Olanda I Felipe Lamadrid - Spagna I Finazzi Mimicha – Skinaz - Italia I Francesco Cornello - Italia I Francisco Escudero - Spagna I Franco Di Pede - Italia I Franco Panella - Italia I Gabi Minedi - Italia I Gianfranco Duro - Italia I Gianni Marussi - Italia I Gianni Romeo  - Italia I Giovanni Bonanno - Italia I Giovanni e Renata Stradada - Italia I Giovanni Leto - Italia I Grazyna Borovik - Polonia I Guido Capuano - Italia I Guroga - Venezuela I Guy Bleus - Belgio I GX Jupitter-Larsen - USA I Hans Braumuller - Germania I Henry Grahn Hermunen - Svezia I Hilgart,  - USA I Honoria Starbuck - USA I Horst Tress - Germania I Hugo Catolino -  Svezia I Ilia Tufano - Italia I Irina Novikova - Bielorussia I Ivo Galassi - Italia I Janus - Germania I Jaume Rocamora - Spagna I Javier Seco - Spagna I John  M. Bennett - USA I John Held Jr - USA I Jorg Seifert -  Germania I Josè Vandenbroucke - Belgio I Joson Rodges - USA I Jurgen O. Olbrich - Germania I Karl-Frieddrich  Hacker - Germania I Keiichi Nakamura - Giappone I Ko De Jonge - Olanda I Lamberto Caravita - Italia I Lancillotto Bellini - Italia I Laura Pintus - Italia I Luc Fierens - Belgio I Lucia Spagnuolo - Italia I Luigi Auriemma - Italia I Luigina  Iacuzzi - Italia I M. Josè Silva - Mizè - Portogallo I Manuel Xio Blanco - Spagna I Marcello Diotallevi - Italia I Maria Castillo -  Argentina I Marina Salmaso - Danimarca I Marisa Pezzoli - Italia I Mauro Molinari - Italia I Maya Lopez Muro - Italia I Miclelangelo Mayo - USA I Mike Dyar  Eart Art - USA I Mirta Caccaro - Italia I Moreno Menarin - Italia I Mr Sjoerd Paridaen - Belgio I Natale Cuciniello - Italia I Ornella Gaibin - Italia I Oronzo Liuzzi - Italia I Paola Toffolon - Italia I Paolo Gubinelli  - Italia I Paolo Seghizzi - Italia I Pier Roberto Bassi - Italia I Pina Della Rossa - Italia I Raffaele Boemio - Italia I Reid Wood - USA I Remy Penald, Limoges – Francia I Renuka Kesaramadu - India I Roberto Formigoni - Italia I Rolando Zucchini - Italia I Ruggero Maggi - Italia I Serse Luigetti - Italia I Shmuel, Brattleboro - USA I Sigismund Urban - Germania I Silvia Venuti - Italia I Sjoerd Paridaen - Belgio I Sugar Irmer - Germania I Susan Gold - Canada I T. E. Larsen - Norvegia I Toan  Vinh - Canada I Uwe Hofig - Germania I Valdor - Spagna I Victoria Encinas - Spagna I Vittore Baroni - Italia I William Mellott - Taiwan.


 

Ruggero Maggi, Milano - Italia

MEMORIAL SHOZO SHIMAMOTO  

DECENNALE 2013 – 2023

Avere un’idea per capello

A cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi

Presentazione di Sandro Bongiani

 “Inside and outside the body / dentro e fuori il corpo”


Edward Michat Dudek, Wroclaw - Polonia

L’artista giapponese, considerato il "kamikaze del colore” intende l’arte come azione forte, sentimento  prepotente capace di travolgere e triturare qualsiasi precaria certezza. Le bottiglie di colore che lancia direttamente sulle tele servono a liberare i suoi tormenti, le sue paure. La sua pittura, se così vogliamo chiamarla, nasce dal gesto dell’artista che agisce a contatto con il pubblico, per definirsi e condensarsi in opera. Nei suoi interventi non è importante l’atto finale che porta alla realizzazione dell'oggetto, ma l’azione diretta, il suo svolgersi nel momento stesso che si fa colore. Ciò che conta è riuscire a materializzare l’energia  e di colpo svelarla come in un precario battito d’ali.  Per questo, Shozo Shimamoto si affida alla performance come pratica necessaria a liberare le energie accumulate dentro di sé nel momento stesso dell’accadimento e dell’azione. A volte,  l’opera viene creata anche all’aperto, a contatto con gli eventi atmosferici; il vento, la pioggia, la neve  fanno parte dell’azione dell’artista con un contributo del tutto casuale nella definizione finale dell’opera. 

Alla fine degli anni '50 vi è stato un momento casualmente convergente in cui artisti di diversa area geografica (America, Europa, Giappone) hanno indagato, quasi nello stesso momento, in una identica direzione  approdando ognuno a modo proprio, a risultati del tutto differenti ma condivisibili. Arte concepita come flusso diarroico di energie primarie che si materializzavano  in un succedersi continuo emulando i momenti della vita. Flusso del tutto caotico in cui le arti vengono a contaminarsi e a definirsi in modo originale.  Per certi versi il suo modo di fare "pittura”, potrebbe essere paragonato all’Action Painting di  Jackson Pollock. In verità, le opere di  Shozo condividono i profondi pensieri della filosofia Zen, una concezione della vita del tutto diversa  da quella  personale  dell’artista americano. In Pollock vi è alla base una motivazione  prettamente esistenziale;  l’uso del dripping e del proprio corpo dentro la tela,  seppur gestuale, è  un atto ancora pittorico e prettamente privato. Per l’artista giapponese Shozo Shimamoto, invece, creare significa agire a contatto con il pubblico, avere un rapporto proficuo con gli altri, farsi evento, rivelazione.  

Per lui non è importante l’opera "definita e finita”, ma l’evento  provvisorio che si materializza in opera. L’arte, quindi,  non è pura descrizione delle cose, è intesa come  la materializzazione di una idea, di un pensiero fluttuante che lascia la mente per divenire gesto  di liberazione;  liberazione di pulsioni e di energie  spesso soffocate che prendono il volo e incontrollate  si disseminano sulla tela. Non a caso, in diverse opere create da Shimamoto,  i frammenti di oggetti vengono lasciati volutamente a sedimentare, assorbiti dal colore come parte  significante dell’opera, (vetri di bottiglia, lattine, sandali), oggetti sopravvissuti all’uragano e alla furia di questo autentico  Kamikaze della performance. Massimo Sgroi, lo definisce "l’artista contemporaneo che non rappresenta più colui che produce un’opera pittorica, ma ricopre il ruolo di mediatore tra la realizzazione di un’idea (la sua) e colui che la vive".  In questo senso, l’artista  si fa promotore di un "vissuto”, diventa il regista di un evento unico, altamente creativo e suggestivo. 

 

Antonella Gandini, Monzambano - Italia


Il  Teatro dell’essenza

Per Shimamoto, azione, happening, performance, pittura, tutto diventa materia di uso per creare un’opera.  Per diversi decenni ha sottolineato l’uso   spericolato dei materiali  accentuando negli anni ‘60 il gesto e poi l’evento artistico sconfinando  spesso  nella spettacolarità e nel  happening. Con estrema libertà  Shimamoto  ha attraversato esperienze e ricerche diverse e apparentemente incompatibili tra loro; dalla pittura Informale ai buchi, dalla Mail Art alla Body Art, dall’installazione alla performance  fino all’uso della fotografia, del video e persino del film d’artista. Il critico del New York Times Roberta Smith lo ha definito come “uno degli sperimentatori più audaci e indipendenti della scena dell'arte del dopoguerra negli Anni Cinquanta”. Del resto, Gutai, corrente artistica giapponese fondata nel 1954 ad Osaka da Jiro Yoschihara e di cui Shimamoto è uno degli interpreti più importanti è una parola che in giapponese significa conflitto tra materia e spirito, e di fatto, Gutai ha prodotto una  evidente rottura con la tradizione e l'arte spirituale  giapponese introducendo  la materia nel rapporto con la vita in un momento storico  condizionato fortemente dai tragici eventi bellici  come quelli di Iroshima e Nagasaki.  Una spiritualità concretizzata nella materia. Il termine “Gutai”,  significa anche  “concreto”. Una decisa volontà di creare forme espressive nuove, diverse, libere da qualsiasi tipo di proposta consueta di tipo accademico, come il  disegno, la bella pittura  fatta con  il pennello. Insomma,  l’artista nipponico cambia il  concetto consueto di creazione artistica grazie alla ricerca e alla sperimentazione, anticipando esperienze importanti  come l’ Action Painting  e  il movimento Fluxus americano sorto  circa dieci anni dopo ad opera di George Maciunas.  Attraverso la dimensione sofferta e lacerata dei tempi, attraverso la forte frattura con la tradizione,  l'arte intesa come la mediazione della mente  cerca di mettere in mostra le qualità intime, la  libertà e l’energia insostanziale della materia. Tutto ciò che era  prima tradizione ora è materia sciolta e fluida che inizia a  rivivere. Per cui, il rapporto fra artista e materia appare invertito: sono gli artisti a porsi al servizio dell’opera, anziché dominarla con la propria  arroganza e prepotente  sensibilità poetica.

Shozo Shimamoto  alcuni anni prima del 1950 aveva già realizzato una serie di opere aprendo uno squarcio  concreto sulla superficie della pittura. Anche queste opere, sono nate come  risultato di un`azione casuale.  In quel periodo, per risparmiare sui materiali, Shimamoto usava come base carta di giornali incollati, tuttavia,  un giorno per sbaglio fini`  per fare un buco su una superficie   di carta fragile. D`istinto Shimamoto  si accorse che si trattava comunque di un`espressione. E` interessante sottolineare come circa nello stesso periodo in Italia, Fontana tentava di aprire dei fori sulla tela e successivamente  i  tagli, tuttavia,  bisogna notare come i primi buchi e tagli di Fontana risalgono al 1949, come sono testimoniate dai cataloghi e  dalle mostre  svolte, mentre Shimamoto di certo ha iniziato a fare i primi buchi nel 1946, praticamente tre anni prima di Fontana. Inoltre,  occorre aggiungere che i Maestri Gutai dal 1949 erano  in Europa già molto conosciuti con le loro opere, invitati dallo scrittore e artista francese  Henri  Michaux.  Solo nel 1994, durante la mostra "l'Arte giapponese dopo il 1945: il Grido Contro il Cielo" tenutasi  al Museo Guggenheim in New York, il curatore Alexandra Monroe scopre che i "Buchi" di Shimamoto sono antecedenti ai buchi di Fontana (sulla polemica Shimamoto-Fontana cfr. il sito della Tate Gallery). 

Nel 1955 durante la “Prima  Esposizione d'arte moderna all'aperto, Shimamoto espone una lamiera frammentata da piccoli buchi dipinta da un lato di bianco e dall' altro di blu.  Sempre nel 1955  Shimamoto partecipa alla “Prima mostra Gutai” all'Ohara Kaikan di Tokyo: per l’occasione presenta l’opera “Prego, camminate qui sopra” realizzata con una serie di assi di legno montate su un sistema di molle che rendono il percorso del visitatore precario e instabile alterando la sua reale stabilità. Di questa opera, negli anni novanta l’artista realizzerà diverse ricostruzioni.  Nel 1956  con "Cannon Work" testimonia la origini delle sue azioni di pittura all'interno della poetica Gutai: vengono sparati da un cannone, appositamente costruito dall'artista, i colori  che si depositano casualmente  sulla tela in  modo casuale e provvisorio. Nel 1957 Shimamoto firma ufficialmente il Manifesto “per una messa al bando del pennello”. L'aspetto più evidente  della concretezza del movimento Gutai e in particolare di Shimamoto  è sicuramente  l'azione,  intesa come dinamismo della creazione che diventa, appunto, evento e rivelazione. Non poteva essere altrimenti.  Nel 1957 il gruppo Gutai ideò il "Gutai Stage Exhibition": per la prima volta nella storia fu utilizzato un palcoscenico come spazio artistico nel quale Shimamoto metteva assieme lo sparo dei colori con un  particolare sottofondo  sonoro.  Nel 1958 durante la seconda esibizione “Arte Gutai sulla scena” alla Asahi Kaikan proietta contemporaneamente sullo stesso schermo due diverse pellicole realizzate da lui stesso.Così dichiara in una sua testimonianza: “Per questo evento decisi di fare qualcosa chiamato ‘Il Film mai visto al mondo’ ”. Su una pellicola usata di 35 mm, cedutagli da un suo ex alunno, e poi lavata nell’aceto, disegna punti e linee.

Confessa: “L'arte come  gesto artistico, consiste  nello stupire lo spettatore”, e aggiunge, “Al presente io mi faccio fare dei disegni sulla testa rasata oppure mi faccio proiettare dei film, ma non allo scopo di fare cose strane. L'opera d'arte è di per sé un'espressione libera, l'atto di dipingere è proporre un'espressione libera. Questo è il vero compito dell'artista." E poi, “nelle performance il corpo è impiegato come elemento di Natura, quindi in entrambi i casi credo di avvicinarmi al Taoismo col quale del resto è in linea tutta la mia formazione di pensiero”. Di certo, il rapporto con il pubblico rimane un aspetto essenziale  in tutta l’opera di Shozo Shimamoto con l’utilizzo della  performance intesa come azione dell'uomo nel tentativo di annullare qualsiasi distinzione tra l'arte e la vita.  E’ del  ’95 la realizzazione del  suo “funerale in vita” col rito Buddista mentre dodici monaci recitavano un sutra.  Tra il “mostrare e l’essere” Shimamoto sceglie “l’essere” e l’utilizzo del corpo che mettendosi in relazione crea il messaggio creativo.  Praticamente  un’arte  diretta, corporea e viva utilizzando  il corpo  come strumento relazionale, comunicativo e poetico in una zona marginale di confine tra  linguaggi diversi, in cui la pittura, l’evento  e il teatro convivono dando vita alla rappresentazione  dell’essenza e dell’energia concreta.

       

Susan Gold, - Canada
 


Il progetto Shozo  Shimamoto:  avere un’idea per capello

Shozo Shimamoto, scrive: “Con la mia testa rasata, nel 1987 sono stato in America ed in Canada, e ho poi viaggiato nel 1990 in Europa da Londra fino a Leningrado. Nel 1993 sono andato in Italia ed in Finlandia. Durante le mie tappe sono stato accolto da molti artisti della mail art che hanno scritto i loro messaggi sulla mia testa, oppure vi hanno proiettato diapositive o anche film. Tutti infatti erano pronti ad aspettarmi con alcune idee in mente. Nel 1988 un mio studente mi portò una copia della rivista che aveva trovato nella tasca del sedile dell'aereo della JAL in un volo Tokyo-Parigi. Era una sorta di guida del Giappone dove si presentavano in lingua inglese le bellezze dei templi buddisti, le informazioni sui piatti tipici e quant'altro. Ma fra le altre cose, nella pagina che trattava di cinema, era anche riportata come curiosità la possibilità di vedere un film proiettato sulla mia testa, con tanto di illustrazione disegnata a mano. Senza saperlo, la mia testa rasata stava volando in giro per il mondo. Nel 1987 spedii agli artisti della mail art un foglio con stampata la silhouette della mia testa vista da dietro ed un messaggio in cui invitavo gli artisti a fare il loro intervento. Ricevetti circa 500 risposte. Il fatto che le risposte fossero così numerose è dovuto al sistema del network caratteristico dell'arte postale, in cui non è raro che degli artisti copino e reinterpretino il contenuto originale per poi stamparlo di nuovo inviandolo ad altri artisti e così via. [...]  Un giorno mi arrivò una mail art molto singolare. Proveniva dalla Francia e l'autore era Pascal Lenoir, anche se il foglio originale era partito dall'artista olandese Cor  Reyn che aveva a sua volta fotocopiato la mia testa e inserito il messaggio di invito a disegnarvi dentro qualcosa. Ebbene Lenoir dentro alla mia testa fotocopiò una decina di altre silhouette rimpicciolite della stessa , riproponendo l'invito a disegnarci dentro qualcosa, e la spedì anche a me. Vedendola, non riuscii a trattenermi dal ridere. Il pezzo di mail art che avevo spedito io si era moltiplicato, il numero delle teste era aumentato, e passando per diverse vie era ricapitato proprio a me con la scritta: Perché non partecipi anche tu? Nell'arte postale non ci sono i diritti d'autore, anzi, all'opposto lo spirito che la caratterizza è quello di invitare gli altri ad usare senza limiti i vari contenuti. Così è possibile che a mia insaputa un mio pezzo venga modificato, arricchito di nuove idee, e ritorni al mio indirizzo. L'americano Cracker Jack Kid addirittura spedisce dei modellini tridimensionali della mia testa” .

 

Raccordare la provvisorietà dell’idee in un sistema relazionale assai complesso  

che nasce soprattutto dalla collaborazione collettiva


Maria Castillo -  Argentina


A distanza di 10 anni dalla dipartita di Shozo Shimamoto (25 gennaio 2013), viene organizzata in Italia una mostra collettiva internazionale con la partecipazione  di 137 artisti internazionali per il primo decennale  della sua scomparsa. Una parte del lavoro svolto dall’artista giapponese risulta ancora poco noto al grande pubblico, e precisamente la ricerca svolta negli anni 80 e 90, con le sue particolari azioni e  le proiezioni di spezzoni di film sulla sua testa rasata utilizzata come spazio performativo e luogo per ospitare l’opera. Quasi una galleria del corpo e forse “la più piccola galleria al mondo attiva negli anni 80”. Per ricordarlo a dieci anni esatti dalla scomparsa abbiamo ritenuto utile inviare  per posta alcune  silhouette della testa vista da dietro di Shozo Shimamoto invitando gli artisti a fare il loro personale intervento, come aveva fatto anche lui  a partire dal 1987 invitando  gli artisti a  realizzare  il proprio atto performativo chiedendo di  inserire ciò che ritenevano utile  per completare degnamente l’opera. In questo senso sono esemplari le operazioni  “Head”  realizzate da  Ray  Johnson, Ben Vautier, G. Achille Cavellini, Mayumi Handa, Allan Kaprow e da diversi altri protagonisti internazionali dell’arte che sono intervenuti nel tempo sulla testa dell’artista giapponese disegnando, incollando carte, adesivi, materiali diversi e persino proiettando frammenti di film percepiti come flusso immateriale perfettamente in linea con le idee  di ricerca portate avanti  dal grande artista giapponese pronto  a ricevere in se l’apporto comunicativo di altri autori. 

Dopo la Pop Art, l’attivismo  del movimento Fluxus, e l’Arte Postale nata da una costola di Ray Johnson, ecco la proliferazione delle idee spedite per posta che nascono dalla  partecipazione e la condivisione degli artisti a livello planetario con  creativi e sperimentali interscambi di idee e di contributi originali. Un progetto quello dedicato a Shozo Shimamoto in cui  la collaborazione diventa il momento prioritario dell’agire  in cui le idee si raccordano e si definiscono in un insieme collettivo e  unitario. Ecco il modo come si può raccordare la provvisorietà dell’idee individuali per divenire  nella condivisione opera collettiva sotto il segno di una costruzione visiva rimodulata  in forma  circolare che nasce dalla collaborazione attiva dei diversi autori per poter concretamente costruire l'opera. Il risultato finale è la creazione di una sorta di  “grande opera collettiva” di creatività che il curatore S. Bongiani definisce "Swarm Art", in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema comunicativo. 

Il progetto prende in considerazione lo studio dei sistemi auto-organizzati, nei quali un'azione complessa deriva da un fare collettivo, come accade in natura nel caso di colonie di insetti, stormi di uccelli, branchi di pesci oppure mandrie di mammiferi. Secondo Beni e Watt la “swarm intelligence” può essere definita come: “proprietà di un sistema in cui il comportamento collettivo interagisce  in modo collaborativo producendo risposte funzionali al sistema”, una risposta partecipativa in funzione di un concreto apporto. Di conseguenza, con la cooperazione e la sperimentazione si condividono  le idee in un incessante  “add and send by mail” collettivo per dare spazio alla creatività e alla ricerca. Tutto ciò avviene utilizzando l’invio postale, come avviene anche concretamente nel web utilizzando le migliaia di relazioni ramificate nel Network o come realmente succede nel  complesso intreccio di cellule relazionali attive  presenti nel sistema cerebrale umano che si integrano tra loro aggregandosi per poi trasformarsi provvisoriamente in un insieme inaspettato e assai complesso capace di ridarci la dimensione vera della relazione collettiva”. Del resto, noi non siamo altro che piccole parti  di un unico sistema relazionale  che può  condividere l’isolamento  oppure, estendersi come essenza amplificata in una infinita  e assai complessa comunicazione di idee.         Sandro Bongiani



Domenico Ferrara Foria, Foria - Italia

John  M. Bennett,  Columbus - USA


Anna Boschi, Castel S. Pietro - Italia



Shozo  SHIMAMOTO / BIOGRAFIA

Nato nel 1928 a Osaka, in Giappone.

1947 / Frequenta l'atelier del maestro Jiro Yoshihara, dove produce la sua prima opera "Høie".                       

1948 / Prende parte alla mostra "Sette artisti d'avanguardia" presso il department store Kintet-su a Osaka.                                                                                                                                                         

1950 / I laureati del Gakuin University Kansai in Hyugo.      

1953 / Partecipa alla prima mostra del gruppo Genbi, con Jiro Yoshihara,. Diver si giovani artisti che espongono si uniranno al gruppo Gutai .                       

1954 / Fonda Gutai con Jiro Yoshihara. Partecipa alle più importanti mostre Gutai.                                         

1955/ Alla prima mostra Gutai presenta un lavoro rivoluzionario per essere vissuto e goduto dal corpo: "Prego, camminate qui". Il lavoro è stato ricostruito nel 1993.

1956 / In occasione della mostra a cielo aperto Gutai mostra la sua opera realizzata attraverso l'utilizzo di un cannone a mano che verrà presentata alla Biennale di Venezia del 1993, in cui bottiglie di vetro contenenti pigmenti sono gettati ed esplodere il colore direttamente sulla tela

1957 / Mostra il suo video pionieristico arte alla mostra Gutai prestazioni. Un altro dei suoi lavori, un lavoro sonoro, che può essere considerato come musica concreta, è inserito nella Raccolta Centro Pompidou...                

1970 / Produttore artistico per 1000 spose al Festival EXPO

1976 / Partecipa a un progetto di Mail Art che coinvolge 60 paesi e con una rete di 8000 scambi.
Crea una strada con 10.000 giornali lungo il lato del fiume Mukogawa

1992 / Mentre continua a produrre nuove opere, diventa Presidente della Japan Society Arte e Cultura di disabili-persona (ora Arte Giappone) e organizza la prima mostra su larga scala di persone disabili in Osaka. Nello stesso anno viene intervistato di Jane Kennedy Smith per il quotidiano più famoso giapponese, Mainichi Shinbun

1993 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia come membro del Gutai

1994 / Invitato ad esporre al Guggenheim (New York)

1996 / Shimamoto viene proposto come candidato per il Premio Nobel per la Pace in riconoscimento delle sue attività pacifiste da numerose riunioni Bern Porter, il medico che ha fatto la bomba atomica sganciata su Hiroshima.

1997 / Unico artista giapponese dopo la Restaurazione Meiji ad avere la sua foto in Storia dell'Arte, pubblicato da l'America Album

1998 / Invitato come uno dei primi quattro migliori artisti del mondo dal dopoguerra, insieme a Jackson Pollock, John Cage e Lucio Fontana, a partecipare a una mostra al MOMA (USA)

1999 / Invitato ancora una volta a partecipare alla Biennale di Venezia, con David Bowie e Yoko Ono
2000 / Tiene una mostra a Parigi (Unesco) e propone una collaborazione artistica in Francia, co-sponsorizzata dall'Unesco del Giappone e dalla Felissimo Museo.
Inizia la creazione di un lavoro enorme che sarà conservata da 100 anni a Shin Nishinomiya (Prefettura di Hyogo. 

2001/ Invitato alla manifestazione Giappone Anno a Londra. Alcune opere sono assegnati alla Tate Modern da inserire nella collezione.

2003 / Invitato a partecipare alla Biennale di Venezia (Extra 50)

2004 / Performance con un elicottero vicino a Venezia. 
Performance Nyotaku a Ca 'Pesaro Galleria Internazionale d'Arte Moderna (Venezia). Tre opere ora appartengono alla collezione della galleria.

2005 / Performance con Elicottero a Trevi e mostra al Trevi Flash Art Museum. 
Mostra personale a Reggio Emilia (Pari & Dispari Agency, Italia). Realizzazione dell'opera piccola d'arte nel mondo, utilizzando nanotecnologie, per realizzare immagini sulle estremità delle setole di uno spazzolino da denti (in collaborazione con Ritsumeikan Università di Kyoto)

2006 / Invitato ad esporre alla ZONE ZERO a Duesseldorf.
Invitato ad esporre alla Hsinchu City International Glass Art Festival.
Exhibition e Performance della gru a Napoli.
Invitato ad esporre alla Tokyo International Art Fair

2007 / Espone quaranta opere prodotte dal periodo Gutai ai giorni attuali nella mostra "Shozo Shimamoto: Action Colors 1950-2006" presso la Galleria Pier Giuseppe Carini di San Giovanni Valdarno.
Presso il Fashion Museum di Kobe tiene la performance Felissimo WHITE PROJECT; le opere realizzate vengono esposte allo Hyogo Prefectural Diplomatic Estabilishment e al Kobe Fashion Museum. Presenzia al P3 Project per la Biennale di Venezia; qui si cimenta in una performance, Bottle Crash, nel Chiostro di San Nicolò, organizzata in collaborazione con l’Architetto Luigi de Marchi presidente del “ABCOnlus”. Viene coinvolto nell'organizzazione di un evento a Pechino, "Art Challenged Project", cui partecipano molti artisti disabili arrivati dal Giappone. Alcuni dei suoi lavori più rappresentativi vengono esposti nella collettiva "Artempo" organizzata da Mattijs Visser e Axel Vervoordt nel Palazzo Fortuny di Venezia.

2008 / Il 7 maggio realizza una performance a Punta Campanella, Napoli, coinvolgendo un gruppo di danzatrici vestite da spose con la testa ricoperta da bicchieri saturi di colore.
Il 9 maggio fa una performance nel chiostro della Certosa di San Giacomo di Capri lanciando il colore su otto tele disposte a terra e su due contrabbassi disposti a lato delle tele, ricoperti da spartiti musicali e sorretti da due giovani donne. Sempre alla Certosa di San Giacomo di Capri espone alcuni suoi lavori nella mostra "Vento d'Oriente".   Presso il Museo Magi ‘900 di Pieve Di Cento (BO) si tiene la mostra Shozo Shimamoto / Yasuo Sumi - I colori della pace, con una performance nella sala Modigliani del Museo.
Il 13 novembre 2008 presso il Museo d' Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova “Shozo Shimamoto. Samurai, acrobata dello sguardo”, curata da Achille Bonito Oliva.

2009 / In occasione di Roma. Road to Contemporary Art , sono esposte sue opere in diverse mostre:
Hofficina d’Arte, a cura di Achille Bonito Oliva;
Palazzo Barberini, “Cose mai viste II” a cura di Achille Bonito Oliva, dedicata alle opere delle collezioni private degli artisti.
Palazzo delle Esposizioni, in collaborazione con la Fondazione Morra, l’Archivio Pari & Dispari e l’Associazione Shozo Shimamoto.
Partecipa alla mostra collettiva “Madre Coraggio: l’arte” a cura di Achille Bonito Oliva che si tiene all’interno del Festival di Ravello.
Tiene una mostra personale presso la galleria “VV8 artecontemporanea” di Reggio Emilia, in collaborazione con l’Associazione Shozo Shimamoto, dal titolo “La danza del colore”, in occasione della quale ha luogo una performance del coreografo Mauro Bigonzetti e quattro ballerini della Fondazione nazionale di danza Aterballetto che animano gli abiti da sposa realizzati da Shimamoto nell’azione di Punta Campanella.

2011 / Sculture e grandi tele provenienti dalle performance di Venezia, Punta Campanella, Capri e Genova sono esposte nella basilica di Santo Stefano di Bologna in occasione di Arte Fiera OFF in una mostra a cura di Achille Bonito Oliva.
Mostra personale presso la galleria “Nicola Pedana” di Caserta.
Mostra personale presso la Fondazione Morra di Napoli. Assieme a opere di grandi dimensioni sono proiettati due video di Mario Franco che documentano le performance di Piazza Dante a Napoli (2006) e Punta Campanella.
Viene invitato a condurre due performance presso il Moderna Museet di Stoccolma in Svezia in occasione dell’evento “AN EXPERIMENTAL CONFERENCE ON ART AND SCIENCE TO CHALLENGE THE MID-SUMMER SUN” dove reinterpreta la performance con il cannone del 1956 e quella su palcoscenico del 1957.

2012 / Dal 14 marzo al 5 maggio 2012 la mostra personale “SHOZO SHIMAMOTO” c/o la Axel Vervoordt Gallery di Anversa (Belgio). Mostra personale "Shozo Shimamoto, Opere 1950-2011" a Palazzo Magnani a Reggio Emilia. Partecipa alla mostra "Explosion: Pittura in Azione" al Moderna Museet di Stoccolma. Mostra "Dipingere il Vuoto" al MOCA di Los Angeles con una sala dedicata a Shimamoto.

2013 / Partecipa a Milano  al  progetto internazionale di Mail Art  "INviso" curato da Ruggero Maggi. Prima del 25 gennaio  2013,  l'anno della morte, partecipa a Salerno al Progetto Internazionale "Wunderkammer Artistamps " a cura di Giovanni Bonanno, con  una delle ultime partecipazioni alla mostra Collettiva Internazionale in omaggio ai 70 anni di Marcello Diotallevi svoltasi  a giugno. Prima retrospettiva dopo la morte alla Galerie Hofburg a Bressanone con una ventina di dipinti  a cura di  Vittoria Coen. Prima antologica milanese di Shozo Shimamoto  allo Studio Giangaleazzo Visconti di Milano  con 30 opere presentate  in grado di ripercorrere la ricerca dell’artista giapponese.

 2015 / Collettiva internazionale “Add &  Return” con la partecipazione di 97 artisti dal titolo:VIRTUAL FLUXUS POETRY che lo Spazio  Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica all’artista giapponese Shozo  Shimamoto come  evento  contemporaneo ed indipendente  progettato in concomitanza con la 56th Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2015, a cura di Sandro  Bongiani.

2016 / CRUCIFIXION - Shozo Shimamoto, ArtVerona I Art Project Fair 2016  - i7 Spazi Indipendenti Italiani, a cura di Sandro  Bongiani, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.

2019 / SHIMAMOTO - CAVELLINI – COHEN, IDENTITY OF ARTIST / Marginal Active Resistances, a cura di Sandro  Bongiani, Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno

2023 / MEMORIAL SHOZO SHIMAMOTO 2013-2023 . ”Relazioni marginali sostenibili “avere un’idea per capello”.  Mostra Collettiva Internazionale, per il decennale della scomparsa dell’artista giapponese  a cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi. -  Galleria Sandro Bongiani VRspace e Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno.


 COLLEZIONI:

In  Giappone

Museo d’Arte Contemporanea di Tokyo, Museo d’Arte di Fukuoka, Museo di Kitakyushu, Museo d’Arte di Hyogo, Museo d’Arte Moderna di Osaka, Museo di Nara, Museo d’Arte di Takamatsu, Museo d’Arte di Ashiya, Museo d’Arte di Miyagi, Museo d’Arte di Shizuoka, Museo di Gifu, Museo d’Arte Contemporanea di Osaka, etc.


All’estero  

Tate Modern (Londra), Museo Nazionale di Arte Moderna di Roma, Art Center di Milano, Paris Gallery, Mail Art Museum (Berna, Svizzera), Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro, Collezione Bongiani Ophen Art Museum di Salerno, etc.

Il sito ufficiale di  www.shozo.net  

 

  


Sandro Bongiani Arte Contemporanea

Memorial Shozo Shimamoto / Avere un’idea per capello

Decennial 2013-2023

A cura di Sandro Bongiani e Ruggero Maggi

- Sandro Bongiani Vrspace 

https://www.sandrobongianivrspace.it/

- Spazio Ophen Virtual Art Gallery

http://www.collezionebongianiartmuseum.it/

Da Sabato 25 febbraio a Domenica  30 aprile 2023

Opening Sabato 25 febbraio 2023  ore 18:00          

ORARI:  tutti i giorni dalle 00.00 alle 24.00

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com


Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

 

sabato 4 febbraio 2023

RUGGERO MAGGI / COME RISUONA QUESTO CAOS | STUDIO DIECI, VERCELLI

COME RISUONA QUESTO CAOS 

mostra di Ruggero Maggi | STUDIO DIECI VERCELLI 

INAUGURAZIONE 18 FEBBRAIO 2023 ORE 18:00

testo di Lorella Giudici





Studio Dieci, presieduto da Carla Crosio con la direzione artistica di Diego Pasqualin, propone nel contesto dei festeggiamenti del cinquantennale di fondazione una nuova esposizione nella sede di piazzetta Pugliese Levi 10 a Vercelli, ospitando l'artista Ruggero Maggi che proporrà la mostra "Come risuona questo Caos" presentata dal testo dello storico dell'arte Lorella Giudici.

Sottolineando anche l'aspetto sociale che pervade spesso la ricerca di Maggi, Lorella Giudici scrive: “La tematica del dolore, declinata in modi diversi (come tormento, ingiustizia, sopruso, imposizione…), è spesso presente nel lavoro di Ruggero Maggi […] la maggior parte delle opere sono legate tra loro anche da altri due elementi: la luce e l’ombra. La luce è quella del neon, dei led, del laser o della lampada di Wood. Bianca o colorata, essa disegna linee, invade lo spazio, modella, fa affiorare passaggi sotterranei e come un’onda si muove tra le cose per svelarne i segreti o per caricarle di nuovi significati. Essa è il punto d’incontro tra il mondo reale e il pensiero, è la soglia tra la sostanza e l’essenza, ma è pure lo strumento che forgia e scava. […] Ma, se la luce è l’elemento che cattura l’occhio, pure le ombre hanno qualcosa da dire, anzi, come scrive Alda Merini, hanno un suono: “Ecco l’unica cosa che mi piacerebbe veramente di tenere in pugno, il suono dell’ombra”. […]














   Ruggero Maggi & Anonimo, Il peccatore casuale, 1995, laser installazione


“Il corpo getta un’ombra, l’anima luce” ha scritto Nietzsche nei Frammenti postumi (1869 - 1889) e alla forza persuasiva della luce che affiora dall’ombra, si affida l’installazione Velo d’ombra (2001). Dieci sagome, alte quasi tre metri e rivestite con il burqa, si stagliano sottili e totemiche nella penombra della stanza. Sono presenze silenziose, inquietanti e enigmatiche che concentrano la loro essenza nella proiezione di luce bianca - frantumata in tanti piccoli punti - che filtra dalle sottili feritoie dei loro burqa. Un velo d’ombra può far risaltare la bellezza nascosta e renderla particolarmente seducente, ma cosa accade quando è imposto? “Come ogni materia che separa – argomenta Ruggero Maggi - per quanto sottile ed intangibile (è devastante la violenza psicologica), il risultato si trasforma sempre in un limite che delinea campi visivi e d’azione in cui l’imposizione affievolisce la libertà. L’interno e l’esterno subiscono modifiche che condizionano sia l’individuo che la collettività. Forse soltanto acuendo al massimo la propria sensorialità si può tentare di infrangere quel distacco che ci rende muti osservatori”.


Biografia


RUGGERO MAGGI / Biografia Dal 1973 si occupa di poesia visiva e libri d'artista (Archivio Non Solo Libri); dal 1975 di copy art e arte postale (Archivio Amazon); dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1980 di X-ray art e dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi: “Caos italiano” 1998; “Caos – Caotica Arte Ordinata Scienza” 1999 – 2000; “Isole frattali” 2003, “CaoTiCa” 2004, “Attrazione frattale” 2006, “Caos e Complessità” 2009, “Caos, l’anima del caso” 2010, “Caotica.2014” Lodi e Jesi. Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” (1993) esposta nel 1995 al Museo d’Arte di San Paolo (BR). Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49./52./54. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980. 2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate. 2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Biennale di Venezia. 2008 presenta come curatore il progetto “Profondità 45 – Michelangelo al lavoro” sul rapporto Arte -Tecnologia. Nel 2008 a Villa Glisenti (BS) ed all’Art Centre della Silpakorn University di Bangkok, per un simposio artistico italo-thailandese dedicato alle problematiche del riscaldamento globale, realizza l’installazione “Ecce ovo”. 2009 cura l’installazione site-specific collettiva “Prima o poi ogni muro cade” all’interno di PLAZA: OLTRE IL LIMITE 1989-2009 XX Anniversario della caduta del Muro di Berlino in Galleria del Corso a Milano; evento successivamente presentato a Villa Pomini a Castellanza (VA) e Spazio Luparia a Stresa. 2010 “GenerAction – un promemoria per le generazioni” progetto di Mail Post.it Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo - Gallarate. 2011/2013/2015/2017 presenta a Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia Padiglione Tibet, progetto presentato successivamente alla Biennale di Venezia, al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR), palazzo Ducale di Genova e presso la Biblioteca Laudense di Lodi. 2014 PadiglioneTibet partecipa alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina. 2016 “TERRA/materiaprima” progetto di Mail Art presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo – Gallarate. 2016 presenta Padiglione Tibet al Castello Visconteo di Pavia. 2017 presenta la 1 Biennale Internazionale di Mail Art a Venezia – Palazzo Zenobio 2018 Padiglione Tibet partecipa alla Vogalonga (Venezia) 2018 installazione “Erosioni in pinzimonio” - Poetry and Pottery Un’inedita avventura fra ceramica e poesia visiva - CAMeC centro arte moderna e contemporanea La Spezia 2018 installazione CaraPace - Museo Tecnico Navale - La Spezia 2019 “Onda Sonora” libro collettivo – V Biennale del Libro d'artista - Napoli 2019 ARTNIGHT Venezia – Padiglione Tibet - videoproiezione 2011.2019. Storia di un padiglione per un paese che non c'è - Magazzini del Sale, Reale Società Canottieri Bucintoro 2019 riceve il Premio alla carriera - PREMIO ARTE IN ARTI E MESTIERI 2019 – XIX EDIZIONE - Fondazione Scuola Arti e Mestieri "F. Bertazzoni" - Suzzara (MN) 2020 “#GlobalViralEmergency / Fate Presto” L’arte tra scienza, natura e tecnologia - Spazio Ophen Virtual Art Gallery – Salerno 

Link Utili: sala 24 della Collezione Bongiani Art Museum di Salerno.


COME RISUONA QUESTO CAOS

mostra di Ruggero Maggi

18 FEBBRAIO | 5 MARZO 2023

INAUGURAZIONE 18 FEBBRAIO ORE 18:00

STUDIO DIECI | not for profit | city gallery. vc

Piazzetta Pugliese Levi 10 | Vercelli

info | 393 01.01.909 | studiodiecivercelli@gmail.com

ven | sab | dom 17:00 | 19:00



Evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno



martedì 10 gennaio 2023

Nasce a Salerno l’archivio online dell’artista pre-pop americano Ray Johnson.

 

Nasce in Italia l’archivio online dell’artista pre-pop americano  Ray Johnson.

 Presentazione a Salerno a cura di Sandro Bongiani  dell’Archivio online delle opere di Ray Johnson presenti nella raccolta Coco Gordon dello stato americano del Colorado, visibile dal 13 gennaio 2023 in una startup  tutta italiana di arte contemporanea.

 




SANDRO  BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

RAY  JOHNSON / ARCHIVIO COCO GORDON, COLORADO - USA

Dopo  l’Archivio  “Ray Johnson Estate” di New York,  nasce in Italia “Ray Johnson Archivio Coco Gordon”, archivio online del grande artista pre-pop Ray Johnson, uno dei più influenti artisti americani contemporanei  accessibile ora nella startup Sandro Bongiani Arte Contemporanea con  una raccolta ragionata di materiali inediti per tutti gli studiosi e per chi intende conoscerlo meglio. In questa piattaforma web é possibile consultare una parte considerevole di  opere, foto dell’artista, performances, e testi scritti di Ray Johnson degli anni 1970-1995, che grazie alla collaborazione di Coco Gordon  in oltre 25 anni  di assidua frequentazione  ha raccolto  e conservato, ora finalmente pubblicati online. Oggi, nell’’era del Web e del sapere stratificato,  la raccolta dell’archivio digitale Ray Johnson di Coco Gordon conserva e diffonde  il sapere rispondendo a esigenze specifiche di consultazione dei materiali visivi archiviati assolvendo  alla fondamentale funzione di conservazione, selezione e accessibilità dei dati che diventano l’oggetto primario di attenzione e  consultazione da parte dello studioso d’arte. Uno strumento necessario e utile che svolge la doppia funzione di rendere accessibile il patrimonio e conservarlo correttamente senza esporlo a  imprevedibili rischi. L’Archivio Ray Johnson comprende un ampia raccolta di materiali tra cui, ma non solo, corrispondenza, mail art, collage, fotografie documentarie, oggetti e cimeli. Un ringraziamento speciale va all’artista Coco Gordon e ai diversi collaboratori che hanno contribuito a realizzare la sezione del sito web dedicato a Ray Johnson.   Sandro Bongiani

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea nata come spazio culturale no-profit, vuole mettere in discussione il proprio ruolo di spazio culturale indipendente sostenendo  nuovi modi di interagire con il pubblico e attivando nuove forme di partecipazione e di coinvolgimento con presenze e progetti interattivi che possano essere condivisi in tempo reale con il maggior numero di utenti in qualsiasi parte del mondo. A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) e a 50 anni esatti (1972) dalla prima e unica mostra in Italia di Ray Johnson presso la Galleria Schwarz a Milano  con una presentazione di Henry Martin, noi della Sandro Bongiani Arte Contemporanea di Salerno abbiamo dedicato quasi un  intero anno di lavoro a  Ray Johnson con cinque mostre interattive e un progetto internazionale svolte da aprile fino a novembre 2022, in contemporanea  con la 59 Biennale Internazionale di Venezia 2022.

Inoltre, a 27 anni esatti dalla scomparsa di Ray Johnson (13 gennaio 1995),  è stata realizzata  catalogazione e la digitalizzazione online  di tutte le opere di Ray presenti nell’Archivio Coco Gordon di Colorado USA, con oltre 780 documenti tra  opere e foto inedite dell’artista americano, testi, inviti,  lettere, opere  e riflessioni con i relativi commenti di Coco Gordon, memorial e collaborazioni, cronologia degli eventi e testi critici di Sandro Bongiani, archiviati, ognuna per codice numerico per essere più facilmente consultata, in una utile e significativa presentazione interattiva destinata ad essere conosciuta e valorizzata da parte degli studiosi per opportuni studi e approfondimenti sul lavoro innovativo svolto da questo importante artista pre-pop americano.

L’Archivio Ray Johnson, a completamento dell’attività in corso, viene presentato ufficialmente e reso  visibile permanentemente il 13 gennaio 2023, (giorno e mese della sua scomparsa),  nella startup web https://www.sandrobongianivrspace.it/, che si affianca con orgoglio e per importanza all’Archivio americano “Ray Johnson Estate” di New York. Tutto ciò ci sembra un chiaro esempio di come si può relazionare con l’arte contemporanea in modo creativo e produrre nuova cultura.  Sandro Bongiani

 


Presentazione di 781 documenti in 11 sezioni e  34 box

Dynamic vision of the interactive itinerary Slide Show, durata 54 minutes

su: https://www.sandrobongianivrspace.it/ray-johnson-coco-gordon

 






BIOGRAFIA di Ray  Johnson  1927 - 1995

Ray Johnson, è stato un personaggio chiave nel movimento della Pop Art. Primariamente un collagista, è stato anche un precoce performer e un artista concettuale. Definito nei primi tempi “Il più famoso artista sconosciuto di New York”, è considerato uno dei padri fondatori e un pioniere dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. In scena negli anni ' 60, il suo lavoro e il modo in cui che ha deciso di distribuirlo ha influenzato il futuro dell'arte contemporanea.

Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, Johnson ha frequentato il Black Mountain College sperimentale con Robert Rauschenberg e Cy Twombly. Ray Johnson era un artista americano noto per la sua pratica innovativa di Correspondence Art. Una pratica basata su collage, il suo lavoro combina fotografia, disegno, performance e testo su distanze geografiche, attraverso la spedizione della posta. I progetti di Johnson includevano prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini psichici. "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente", ha detto l'artista. I suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. nel 1948, trascorse un po’ di tempo creando arte astratta e poi approdando al Dada con suoi collage che incorporano frammenti di fumetti, pubblicità e figure di celebrità. Johnson spesso rifiutava  di partecipare a  mostre in  galleria e ha  preferito creare  una rete di corrispondenti di mailing e un nuovo modo di fare arte. Questo metodo di diffusione dell’arte divenne noto come la corrispondenza School di New York e ampliato per includere eventi improvvisati e cene. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo insieme  la pratica artistica con la vita. Nel 1995 Ray Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Le circostanze in cui è morto  sono ancora poco chiare. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.  In questi ultimi anni tutto il suo lavoro sperimentale è stato rivalutato dalla critica come anticipatore della Pop Art e persino dell’arte comportamentale americana.

 

 

PRESENTAZIONE ONLINE DELL’ARCHIVIO RAY  JOHNSON

Salerno | Italia

Raccolta  ARCHIVIO COCO GORDON Colorado - USA

Aperto permanentemente alla consultazione dal 13 Gennaio 2023

LUOGO: Sandro Bongiani Arte Contemporanea

INDIRIZZO: Via S. Calenda, 105/D

ORARI: 00.00-24.00 -

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 3937380225

E-MAIL INFO: bongianimuseum@gmail.com

SITO UFFICIALE: https://www.sandrobongianivrspace.it/



lunedì 2 gennaio 2023

IN ITALIA LE OPERE DI RAY JOHNSON, ARCHIVIO COCO GORDON DI COLORADO - USA



 








SANDRO  BONGIANI ARTE CONTEMPORANEA

RAY  JOHNSON / ARCHIVIO COCO GORDON, COLORADO - USA



 


LEGEND OF THE ELEVEN SECTIONS RAY JOHNSON OF THE COCO GORDON ARCHIVE

SECTION  ONE / PHOTO AND PERFORMANCES - BOOK  1 - 5,  SECTION TWO / - RAY JOHNSON  TO COCO GORDON - BOOK  5 - 14  SECTION THREE / LETTERS AND CORRESPONDENCE FROM RAY TO COCO - BOOK  14 - 18 SECTION FOUR / WORHS AND COMMUNICATIONS OF COCO TO RAY - BOOK  18 - 25  SECTION FIVE / MEMORIAL RAY JOHNSON WORKS AND COMMUNICATIONS - BOOK  25 - 31  SECTION SIX / RAY WRITINGS FOR HOUSE BOOK - BOOK 31 SECTION SEVEN / COLLABORATVE COLLABORATIONS, WITH ANNOTATIONS BY COCO GORDON - BOOK  31 – 32  SECTION EIGHT / PODCAST RAY  JOHNSON AND THE ART  OF FRIENDSHIP ART INSTITUTE OF CHICAGO  - BOOK 32 – 33  SECTION NINE / RAY  JOHNSON BIOGRAPHY - BOOK 33 SECTION TEN / CRITICISM  SANDRO BONGIANI’S RAY  JOHNSON - BOOK 33 - 34  SECTION ELEVEN / TIMELINE / CHRONOLOGY OF EVENTS  RAY  JOHNSON - BOOK 34

 

781 documenti in 11 sezioni e  34 box

Dynamic vision of the interactive itinerary SlideShow 54 minutes



Ray Johnson - Archivio Coco Gordon di Colorado - USA

L’Archivio Ray Johnson comprende un ampia raccolta di materiali tra cui, ma non solo, corrispondenza, mail art, collage, fotografie documentarie, performances, oggetti e cimeli.

Un ringraziamento speciale va all’artista Coco Gordon e ai diversi collaboratori che hanno contribuito a realizzare la sezione del sito web dedicato a Ray Johnson.   Sandro Bongiani















Visit:  https://www.sandrobongianivrspace.it/ray-johnson-coco-gordon




 

La Galleria Sandro Bongiani Arte Contemporanea nata come spazio culturale no-profit, vuole mettere in discussione il proprio ruolo di spazio culturale indipendente sostenendo  nuovi modi di interagire con il pubblico e attivando nuove forme di partecipazione e di coinvolgimento con presenze e progetti interattivi che possano essere condivisi in tempo reale con il maggior numero di utenti in qualsiasi parte del mondo.

A distanza di 60 anni dalla nascita della Mail Art (1962) e a 50 anni esatti (1972) dalla prima e unica mostra in Italia di Ray Johnson presso la Galleria Schwarz a Milano  con una presentazione di Henry Martin, noi della Sandro Bongiani Arte Contemporanea di Salerno abbiamo dedicato quasi un  intero anno di lavoro a  Ray Johnson con cinque mostre interattive e un progetto internazionale svolte da aprile fino a novembre 2022, in contemporanea  con la 59 Biennale Internazionale di Venezia 2022.

Inoltre, a 27 anni esatti dalla scomparsa di Ray Johnson (13 gennaio 1995),  è stata realizzata  catalogazione e la digitalizzazione online  di tutte le opere di Ray presenti nell’Archivio Coco Gordon di Colorado USA, con oltre 780 documenti tra  opere e foto inedite dell’artista americano, testi, inviti,  lettere, opere  e riflessioni con i relativi commenti di Coco Gordon, memorial e collaborazioni, cronologia degli eventi e testi critici di Sandro Bongiani, archiviati, ognuna per codice numerico per essere più facilmente consultata, in una utile e significativa presentazione interattiva destinata ad essere conosciuta e valorizzata da parte degli studiosi per opportuni studi e approfondimenti sul lavoro innovativo svolto da questo importante artista pre-pop americano.

L’Archivio Ray Johnson, a completamento dell’attività in corso, viene presentato ufficialmente e reso  visibile permanentemente il 13 gennaio 2023, (giorno e mese della sua dipartita),  nella piattaforma web https://www.sandrobongianivrspace.it/, che si affianca con orgoglio e per importanza all’Archivio americano “Ray Johnson Estate” di New York. Tutto ciò ci sembra un chiaro esempio di come si può relazionare con l’arte contemporanea in modo creativo e produrre nuova cultura.  Sandro Bongiani

 

 

BIOGRAFIA di Ray  Johnson  1927 - 1995

Ray Johnson, è stato un personaggio chiave nel movimento della Pop Art. Primariamente un collagista, è stato anche un precoce performer e un artista concettuale. Definito nei primi tempi “Il più famoso artista sconosciuto di New York”, è considerato uno dei padri fondatori e un pioniere dell'uso della lingua scritta nell'arte visuale. In scena negli anni ' 60, il suo lavoro e il modo in cui che ha deciso di distribuirlo ha influenzato il futuro dell'arte contemporanea.

Nato il 16 ottobre 1927 a Detroit, nel Michigan, Johnson ha frequentato il Black Mountain College sperimentale con Robert Rauschenberg e Cy Twombly. Ray Johnson era un artista americano noto per la sua pratica innovativa di Correspondence Art. Una pratica basata su collage, il suo lavoro combina fotografia, disegno, performance e testo su distanze geografiche, attraverso la spedizione della posta. I progetti di Johnson includevano prestazioni concettualmente elaborate che si occupavano di relazioni interpersonali e disordini psichici. "sono interessato a cose e cose che si disintegrano o si disgregano, cose che crescono o hanno aggiunte, cose che nascono da cose e processi del modo in cui le cose mi accadono realmente", ha detto l'artista. I suoi primi anni di vita comprendevano lezioni sporadiche al Detroit Art Institute e un'estate alla Ox-Bow School di Saugatuck, nel Michigan. Nel 1945, Johnson lasciò Detroit per frequentare il progressivo Black Mountain College in North Carolina. Durante i suoi tre anni nel programma, ha studiato con un certo numero di artisti, tra cui Josef Albers, Jacob Lawrence, John Cage e Willem de Kooning. nel 1948, trascorse un po’ di tempo creando arte astratta e poi approdando al Dada con suoi collage che incorporano frammenti di fumetti, pubblicità e figure di celebrità. Johnson spesso rifiutava  di partecipare a  mostre in  galleria e ha  preferito creare  una rete di corrispondenti di mailing e un nuovo modo di fare arte. Questo metodo di diffusione dell’arte divenne noto come la corrispondenza School di New York e ampliato per includere eventi improvvisati e cene. Trasferitosi a New York nel 1949, Johnson stringe amicizia tra Robert Rauschenberg e Jasper Johns, sviluppando una forma idiosincratica di Pop Art. Nei decenni successivi, Johnson divenne sempre più impegnato in performance e filosofia Zen, fondendo assieme  la pratica artistica con la vita. Nel 1995 Ray Johnson si suicidò, gettandosi da un ponte a Sag Harbor, New York, poi nuotando in mare e annegando. Le circostanze in cui è morto  sono ancora poco chiare. Nel 2002, un documentario sulla vita dell'artista chiamato How to Draw a Bunny,  ci fa capire il suo lavoro di ricerca. Oggi, le sue opere si trovano nelle collezioni della National Gallery of Art di Washington, D.C., del Museum of Modern Art di New York, del Walker Art Center di Minneapolis e del Los Angeles County Museum of Art.  In questi ultimi anni tutto il suo lavoro sperimentale è stato rivalutato dalla critica come anticipatore della Pop Art e persino dell’arte comportamentale americana.