martedì 26 marzo 2019

Alessandra Angelini / XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano.




Broken Nature: Design Takes on Human Survival
1 MAR - 1 SET 2019

A cura di Paola Antonelli

Partecipazioni Internazionali: Algeria, Australia, Austria, Cina, Cuba, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Libano, Lituania, Myanmar, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia, Slovenia, Sri Lanka, Stati Uniti, Tunisia.



La XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano è intitolata Broken Nature: Design Takes on Human Survival ed è a cura di Paola Antonelli, Senior Curator del Dipartimento di Architettura e Design e direttrice del reparto Ricerca e Sviluppo al MoMA.  La Triennale riafferma la propria decisione di dare una nuova continuità all’Esposizione Internazionale, la cui XXI edizione è stata organizzata nel 2016, dopo vent’anni di pausa. L'esposizione è composta da una mostra tematica e da 22 Partecipazioni Internazionali che coprono tutti i continenti offrendo una proposta diversificata in termini di temi, prospettive, contesti e provenienze.
Broken Nature è un’indagine approfondita sui legami che uniscono gli uomini all’ambiente naturale, legami che nel corso degli anni sono stati profondamente compromessi, se non completamente distrutti. La XXII Triennale di Milano, analizzando vari progetti di architettura e design, esplora il concetto di design ricostituente e mette in luce oggetti e strategie, su diverse scale, che reinterpretano il rapporto tra gli esseri umani e il contesto in cui vivono, includendo sia gli ecosistemi sociali che quelli naturali. La mostra tematica comprende una selezione di un centinaio di progetti degli ultimi tre decenni, esempi di design, architettura e arte ricostituente provenienti da tutto il mondo, propongono approcci creativi che mirano a correggere il corso autodistruttivo dell’umanità ma anche a pensare in maniera diversa alla nostra relazione con l’ambiente e con tutte le specie presenti sul pianeta, inclusi gli esseri umani. Per la prima volta vengono inseriti in un unico dialogo e in un unico spazio, allo scopo di svelare il potenziale del design come catalizzatore di cambiamenti sociali e comportamentali. 

L'opera di Alessandra Angelini in mostra al padiglione cinese, artista e docente all’Accademia di Brera, interpreta il rapporto dell’Uomo con la Natura in un’emozionante opera dal titolo Foresta. Una Xilografia su legno di filo, foglia oro, rame e argento. Esemplari unici stampati dall'artista su piallacci naturali di legno. Così descrive la sua opera: “FORESTA desidera ricordare a tutti noi l'importanza  della natura e il corretto uso dei processi industriali. E’ affascinante spingere la natura forte  e decisa del legno verso i confini delicati e talvolta indefiniti del colore. Differenti essenze, Betulla, Frassino, Ciliegio che si trasformano in delicate superfici a tratti morbide, a tratti rigide, pronte ad accogliere oro, argento, rame...pitture nate  da processi di stampa xilografici … motivi grafici che prendono vita in forma di colore e segno”.






Panoramica del padiglione cinese 
in cui si può vedere il lavoro di Alessandra Angelini






Catalogo Triennale Milano in partnership with Electa


martedì 19 marzo 2019

ELIZA ZADI a ARTOUR-O il MUST - FIRENZE



ARTOUR-O il MUST, il Museo Temporaneo - Firenze 



Cos’è – ARTOUR-O il MUST, il MUSeo Temporaneo, attivo a Firenze dal 2005 dove torna ogni anno, è composto anche da un secondo appuntamento all’estero. Ė una piattaforma dedicata alla promozione della creatività dell’arte contemporanea, del design, del mondo dell’Impresa e delle Istituzioni. Crede nella forza della Committenza, realtà strutturale alla storia dell’arte italiana.
Chi – i Partecipanti sono i Team composti da Artisti e Committenti con le Sezioni INTERIOR, a Tavola, Blow up, Punto Critico, Red Carpet, Saper Vedere, UnRolls, ARTOUR-O d’Argento, e i Focus Il Bello fa bene alla Salute, Arte e Committenza e Punto Critico.
Dove – il Percorso in Città è scandito dalle diverse " briciole” di Arte Contemporanea, Design, Architettura e Storia dell’Arte: Accademia delle Arti e del Disegno, ASP Montedomini, Basilica della SS.MA Annunziata, Centro Sauro Cavallini, Fani Gioielli, Officina Profumo Farmaceutica di S. Maria Novella, OOO Out of Ordinary, Penko, Parco di Villa la Vedetta.
Come – Aziende, Istituzioni, Imprese, Fondazioni, Associazioni, partecipano presentando opere d’arte e design.
Perché – Lo scopo è quello di fare comunicazione attualizzando il ruolo della Committenza illuminata che nel passato ha avuto fulgidi testimonianze in Cosimo I, Isabella d'Este e Lorenzo il Magnifico lasciando così anche oggi il segno della nostra identità e del nostro momento storico. 





In occasione di ARTOUR-O il MUST, il Museo Temporaneo, che si svolgerà a Firenze dal 20 al 24 marzo 2019, Elisa Zadi presenterà due opere inedite “Monna Lisa Shoes” e “Bia e Cosimo”. Le opere concepite appositamente per l’evento, saranno rispettivamente presentate il 20 di marzo ore 19:00 presso OOO Out of Ordinary e il 21 marzo ore 16:00 presso il Chiostrino della Basilica della SS.MA Annunziata.



“Bia e Cosimo” è un’opera appositamente concepita per ARTOUR-O che quest’anno vuole rendere omaggio a Cosimo I de’ Medici. L’opera si presenta come un’installazione pittorica interattiva che vuole invitare a riflettere sul legame affettivo che si era instaurato fra Cosimo e Bianca e coinvolgere il pubblico a partecipare con delle azioni dirette sull’opera.
Fra i numerosi figli illegittimi di Cosimo I solo Bianca de’ Medici ha madre ignota e da alcuni scritti d’archivio si evince che fosse una delle figlie predilette e Cosimo passasse molto tempo con lei: questi fatti hanno scaturito l’interesse di Elisa Zadi che si è dedicata a questo lavoro prescindendo da fatti storico-politici e restituendo uno spaccato intimo e familiare del Granduca coinvolgendoci in una riflessione sull’importanza dei rapporti affettivi.
“Ricostruendo il simulacro del piccolo corpo di Bianca, attraverso lo studio dell’abito indossato nel famoso ritratto del Bronzino, ho voluto ricrearne la presenza essenziale e inserirla in una struttura-porta simbolica con cui lo spettatore potrà interagire afferrando fra i fili e gli specchi appesi al suo interno dei cartigli con dei messaggi segreti di cui ne diventerà il tramite e il custode” così Elisa Zadi racconta e convoca nel partecipare alla sua opera.










“Monna Lisa Shoes” è un’opera dedicata a Leonardo da Vinci in occasione del cinquecentenario dalla sua morte. Elisa Zadi parte da una ricerca storica sui calzari e, imitandone l’estetica del periodo, crea un supporto ligneo sagomato su cui dipinge ad olio il paesaggio presente dietro il ritratto della Gioconda. “Personalmente, il fatto che più mi ha incuriosito osservando questa opera è stato pensare a cosa potesse esserci oltre quell’immagine che Leonardo a scelto di mostrare” dice l’artista “mi sono sempre chiesta come potesse continuare la veste della donna al di sotto di quell’inquadratura … E che tipo di scarpe avrebbe potuto indossare la Monna Lisa?”. Il desiderio di Elisa Zadi è quello di incuriosire lo spettatore e fornire una chiave interpretativa immaginifica e alternativa di un’opera tanto popolare, ma che riveli ancora una diversa possibilità interpretativa.





Biografia/ 


Elisa Zadi esordisce nel 2005 con una serie di autoritratti che si riveleranno indagine introspettiva a lei necessaria e che permarrà come uno dei temi centrali della sua ricerca. Dal 2008 il suo interesse si concentra sulla figura umana, soprattutto femminile, indagata con una cruda e introspettiva frontalità: questo origina dei lavori pittorici che si esprimono in polittici; i soggetti si compongono in una narrazione ritmata e concettuale, che si intensifica nel 2013/14 con delle serie pittorico-installative di grande formato, che ricostruiscono attraverso la frammentarietà della tela uno spaccato di esistenzialità quotidiana. Dal 2015 la figura umana diventa simulacro della sua essenza attraverso opere-vestiti che rivelano una continua ricerca di materie e materiali, in cui il margine della pittura estende i propri confini abbracciando varie discipline dando vita a installazioni interattive e performative.



sabato 16 marzo 2019

Luca Alinari / QUANDO MUORE UN PITTORE




Grande vuoto la perdita 
di Luca Alinari




Ancora un’altra triste perdita di un artista vero e onesto come lo è stato per tutta la sua intera vita Luca Alinari, artista della poesia e della favola, dei sogni e dei voli della fantasia che lo portavano a creare paesaggi sospesi, lirici, di grande bellezza e fascino. Luca Luigi Alinari è venuto a mancare il 15 marzo alle ore 15:40 dopo una lunga malattia  che lo aveva visto  in questi ultimi mesi abbandonare e riprendere più volte il suo lavoro di pittore,  che amava e  considerava prioritario al di sopra di tutto. Ha combattuto con i denti fino in fondo e ora ci lascia un vuoto  difficilmente colmabile. Un grande personaggio e interprete dell’arte di questo  ultimo periodo. A novembre di quest’anno aveva ripreso a dipingere dopo una pausa che lui  indicava “come obbligata, dopo acciacchi  maledetti che lo costringevano al riposo”. Amava la cucina  e i piatti tipici toscani, amava andare spesso da “Marino”, una trattoria semplice di Firenze, una trattoria popolare che lui diceva “assomiglia solo a se stessa”, Mi diceva: Sandro, quando vieni a Firenze ti porto in una trattoria che…   Amava il Futurismo, l’arte, la gente, la poesia e tutto ciò  che abbiamo ancora intorno. L’ultimo compleanno risale al 27 ottobre del 2018. Come dimenticare i video postati su youtube  che spesso presentava con la maestria  e l’orgoglio dei suoi intensi discorsi  sull’arte e sulla vita. Ci mancherà tanto…   Sandro Bongiani

A proposito di quando muore un pittore,   Luca  Alinari aveva scritto: è chiaro, quando muore un pittore, muore il suo mondo poetico. Di più: muore l’insieme di ricerche ed innovazioni che il pittore, vivendo, avrebbe potuto donare al mondo. Ieri Valentino Vago, l’altro ieri Giampaolo Talani e poi ancora:Omar Ronda, Concetto Pozzati, Antonio Possenti ed altri, troppi. Pittori assai diversi fra loro per fisionomia,modus operandi, personalità. Diversi gli esiti, gli scopi, l’entità poetica. Ma non importa: di fronte ad una scomparsa definitiva, le parole, le opinioni, il giudizio si ferma.
Tutti, a loro modo, costruivano, lottavano,inventavano. Noi,nel nostro miserabile mondo dei vivi, lo dovremo bene o male capire. Capire qualcosa, ecco.   Non sono sicuro che ce la faremo. 
Io per quella sua riflessione intima gli avevo scritto:  Noi uomini non possiamo decidere un bel niente. Non possiamo decidere di nascere o di morire naturalmente quando preferiamo. Non possiamo decidere neanche se essere artisti, perché la poesia o la possiedi oppure non fa parte di te. Non possiamo neanche decidere se devi fare tutta la vita l'artista, alzarsi ogni mattina e pensare di fare l'unica cosa che forse sai fare meglio di qualche altro. Dopo la morte restano solo i ricordi e naturalmente le opere. Se hai lavorato bene forse sarai rivalutato, se non si troveranno riscontri oggettivi duraturi e profondi di qualità sprofonderemo nell'oblio e nel nulla. Siamo il nulla che ritorna nulla. Però, Luca, quanta emozione, vita ci dai con i tuoi lavori di grande bellezza e poesia!!!   Sandro  Bongiani

La Famiglia Alinari ci comunica che i funerali del maestro Luca Alinari si terranno martedì 19 marzo nell’Abbazia di San Miniato al Monte a Firenze alle ore 15:00



Le opere:










Il Video: 

Luca Alinari - Treno blindato in azione
Luca Alinari parla da pittore di un quadro di Gino Severini del 1915.
Da pittore e niente altro.  
Video: Durata min. 5:33







giovedì 7 marzo 2019

CARLO IACOMUCCI / IL SEGNO INCISO E LA DIDATTICA DELL’ACQUAFORTE











Continuano i giovedì dell’Unitre. Giovedì 7 marzo 2019  dalle ore 16,30 presso la sede Unitre di Civitanova Marche Istituto Superiore “Leonardo Da Vinci”, vi è stata la conferenza dal titolo “Il segno inciso e la didattica dell’acquaforte”, a cura di Carlo Iacomucci. Si tratta di una breve, ma interessante, lezione didattica curata e presentata dal Maestro Iacomucci in cui è stata esposta, con l’ausilio di un contributo video, la storia e la tecnica dell’acquaforte, un procedimento antico, ma sempre prezioso ed affascinante, proprio dei grandi maestri incisori. L’incisione è una tecnica artistica che nasce e fiorisce per la sua possibilità di moltiplicare le immagini, prima dell’avvento della stampa con caratteri mobili e consiste nel disegnare o creare diversi effetti su di una matrice per poi riprodurne sulla carta l’impressione, attraverso la pressione manuale o con un torchio. E’ un atto creativo a tutti gli effetti ed è la tecnica più usata come mezzo espressivo dagli artisti di tutti i tempi, per la libera gestualità dell'operatore. E’ necessaria un’esperienza tecnica esauriente, poiché l’incisore non ha la visione e il controllo del suo lavoro dall’inizio alla fine. Per la grande forza espressiva che è capace di dare il segno incisorio, si tratta, senza dubbio, di un’arte non subordinata alla pittura.


L’iniziativa di Unitre, rientra tra le numerose proposte che questa associazione, ogni anno, offre alla comunità civitanovese, attraverso un calendario ricco di eventi, di attività didattiche e culturali. Gli obiettivi primari perseguiti dall’Unitre di Civitanova, fin dal lontano 1992, sono quelli di “educare, formare ed informare”, mantenendo viva, allo stesso tempo, la volontà di aprirsi alla società ed al territorio, alimentando il confronto tra le generazioni e promuovendo ricerca, studi, iniziative sociali e culturali nell’interesse degli associati.

In questo contesto culturale così stimolante, si inserisce la figura del Maestro Iacomucci, chiamato, per l’occasione, a dare una lezione didattica sull’antica arte dell’acquaforte. Carlo Iacomucci nasce a Urbino, città in cui frequenta la prestigiosa Scuola del Libro, acquisendo la formazione e l’esperienza necessaria, che lo porterà a maturare un’alta ricerca artistica e culturale, partecipando a numerose collettive e personali sia in Italia che all'estero e realizzando anche edizioni d'arte con acqueforti. Personaggio eclettico, nella sua lunga carriera artistica, si è cimentato in percorsi e stili differenti che hanno avuto, come denominatore comune, la tematica del segno attraverso i motivi ricorrenti delle gocce o tracce o segni, che rappresentano la sua inconfondibile impronta.




giovedì 28 febbraio 2019

Macerata / APPUNTAMENTI CON LA POESIA VISIVA





Galleria dell'Accademia Belle Arti - Macerata
Anatomia del linguaggio
uno sguardo sulla Poesia Visiva in Italia
a cura di  Antonello Tolve

dal 07 marzo al 07 giugno 2019


Anatomia del linguaggio. Uno sguardo sulla poesia Visiva in Italia

L’Accademia di Belle Arti di Macerata, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, presenta il 7 marzo fino al 7 giugno 2019 anatomia del linguaggio, una’importante antologica dedicata alla galassia della poesia visiva che si terrà negli spazi della GABA.MC– Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata

Con opere di Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Paolo Albani, Adriano Altamira, Fernando Andolcetti, Vincenzo Apolloni, Davide Argnani, Nanni Balestrini, Paolo Barrile, Gianfranco Baruchello, Franco Battiato, Carlo Belloli, Mirella Bentivoglio, Rosetta Berardi, Carla Bertola, Irma Blank, Tomaso Binga, Achille Bonito Oliva, Anna Boschi, Paola Campanella, Cioni Carpi, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Ugo Castagnotto, Giuseppe Chiari, Cosimo Cimino, Roberto Comini, Vitaldo Conte, Betty Danon, Fernando De Filippi, Giuliano Della Casa, Michele De Luca, Chiara Diamantini, Mario Diacono, Marcello Diotallevi, Corrado D’Ottavi, Virginia Fagini,Alberto Faietti, Maria Pia Fanna Roncoroni, Gigliola Fazzini, Fernanda Fedi, Vincenzo Ferrari, Giò Ferri, Carlo Finotti, Giovanni Fontana, Giancarlo Franchi, Nicola Frangione, Cesare Fullone, Maria Gagliardi, Nella Giambarresi, Yervant Gianikian, Gino Gini, Massimo Gualtieri, Gianni Guidi, Elisabetta Gut, Emilio Isgrò, MariaLai, Michele Lambo, Lamberto Lambertini, Ugo La Pietra, Ketty La Rocca, Giovanni La Rosa, Ermanno Leinardi, Oronzo Liuzzi, Alfonso Lentini, Dario Longo, Alfonso Malinconico, Roberto Malquori, Mauro Manfredi, Mario Manganiello, Walter Marchetti, Lucia Marcucci, Ariodante Marianni (Ario), Alfonso Marino, Stelio Maria Martini, Gisella Meo, Eugenio Miccini, Rolando Mignani, Enzo Miglietta, Enzo Minarelli, Angelo Merante, Plinio Mesciulan, Giorgio Moio, Patrizia Molinari, Miles Francesco Mussi, MagdaloMussio, Maurizio Nannucci, Giulia Niccolai, Anna Oberto, Martino Oberto, Luciano Ori, Maurizio Osti, Stanislao Pacus, Geri Palamara, Mario Parentela, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Michele Perfetti, Gloria Persiani, Lamberto Pignotti, Giustina Prestento, Rossella Quintini, Paolo Roffi, Roberto Sanesi, Giovanna Sandri, Sarenco, Berty Skuber, Aldo Selleri, Gianni Emilio Simonetti, Franca Sonnino, Adriano Spatola, Franco Spena, Carlo Tognolina, Luigi Tola, Arrigo Lora Totino, Franco Vaccari, Nanni Varale, Franco Verdi, Patrizia Vicinelli, Piero Varroni, Emilio Villa, Luigi Viola, Alberto Vitacchio, Rodolfo Vitone, William Xerra.

Ci confermano oltre “centoventi nomi in mostra che rappresentano – secondo Antonello Tolve -  lo spaccato più ampio e completo finora ordinato nell'ambito delle ricerche storico-critiche sulla poesia visiva in Italia, tuttavia, rileviamo  molte presenze ancora inascoltate come per esempio quella di Mauro Molinari e tanti diversi autori  dimenticati oppure non presi affatto in considerazione come  per esempio:,Ubaldo   Giacomucci,  Vanna Nicolotti, Ruggero  Maggi, Guglielmo Achille Cavellini, Umberto Mariani,  Ugo Locatelli,  Serse Luigetti, Simona Weller, Giancarlo Pavanello, F. S. Dodaro, E. M. Paraito,  Domenico Ciulli, Camillo Capolongo, Emilio Buccafusca,  Kiki Franceschi, Porta Auterio,  Umberto Raponi, E. M. Poraito,  Gaetano Colonna, Umberto Raponi, Franco Beltrametti, Federica Manfredini, Luigi Castellano, M. Aitiani, Domenico Cara, Daniele Ciullini, Alfio Fiorentino, Livio Marino, Mario Rondi  e persino Ugo Nespolo e il mitico  Emilio Tadini.  Bastano questi!!!

Ci chiediamo:  è stata una semplice dimenticanza, oppure?

Ci sembra più onesto e doveroso dire che si tratta di una prima panoramica parziale piuttosto di lettura globale di tale  importante ricerca. Di contro, ci sembrano  decisamente   poco rappresentative alcune presenze attardate che  si collocano occasionalmente  ai margini di questa  particolare poetica.   La nostra  prima sensazione ci porta a pensare che  la scelta   degli artisti sia stata  dettata  occasionalmente dalla superficialità o dalla fretta a  consultare tutte le voci operanti  e valide presenti in tale contesto storico, deviando  pesantemente per una stretta  via.  Un resoconto esatto di cosa è stata  realmente la poesia visiva ha bisogno di una lettura e di strumenti seri dettata non dal caso ma   da concrete motivazioni  che permettano di dare  un riscontro ben  preciso e onesto delle  vere dinamiche  svolte   in quei tempi nel contesto specifico della poesia visiva in Italia. 
Sandro  Bongiani




Segnaliamo che l'artista  Mauro  Molinari tra la fine degli anni 60 e i primi  anni 1970  era già interessato alla poesia visiva, (documentato ampiamente nel Volume della Storia  dell'Arte italiana del '900 (per generazioni), "Generazione anni Quaranta" da Giorgio Di Genova, Bologna 2007 - Edizione Bora. 



Nel 1981 era tra gli artisti della poesia visiva, che hanno  partecipato alla rassegna “Calligrafia”  (La pittura scritta) a  cura  di  Lamberto Pignotti  Presso il Centro Morandi  di via Giulia 140/e,  Roma  dall’8  di gennaio 1981






con “Consueto” 1979 cm 30 x 40 acquerello su carta 



con “Triangolini” 1979 acquerello su carta cm 30x 40



Inoltre si allegano altre due immagini di poesia visiva delle opere presenti nella mostra alla galleria Il Luogo di Roma nel 1982



“Applicazione” 1982 acrilico e pastello su carta cm 70 x 100 




“Sepolto” Dal fare, 1977 acquerello su carta cm 80 x 60



mercoledì 27 febbraio 2019

APPUNTAMENTI TRA ARTE E POESIA VISIVA / MAURO MOLINARI




Mauro Molinari / Tra Arte e Poesia Visiva


SATURA - Palazzo Stella, Genova
Centro per la promozione e la diffusione delle arti

SATURA 1994-2019
A cura di Mario Napoli

IERI, OGGI, DOMANI

UN PERCORSO INEDITO TRA OPERE SCELTE DI OLTRE 130 ARTISTI,  TRA CUI   IMPORTANTI NOMI DELL’ARTE LIGURE E NAZIONALI   INVITATI A PARTECIPARE A TALE EVENTO.




La visione che ha Mauro Molinari è tutta improntata a svelare gli strani intrecci tra memoria e tempo in una sorta di struttura compositiva decisamente fluida, impalpabile, sfuggente dove la leggerezza dell’apparire convive con la provvisorietà  e inconsistenza di un momento lievemente sospeso. Le sue rappresentazioni “a-temporali”  smantellano la consueta logica di una narrazione e prospettano una visione quando mai  duttile, frammentata, in-oggettiva,  carica di momenti diversi che  s’intersecano e convivono contraddicendo la consueta e normale  rappresentazione conseguente di un racconto. In Molinari i ricordi diventano  frammenti di poesia sospesa e le presenze lacerti di un vivere alienato e illogico  che caratterizza l’uomo contemporaneo,  in cui tutto è possibile in un succedersi di eventi e accadimenti in divenire altamente evocativi e poetici.   Sandro  Bongiani



Mauro Molinari è nato a Roma e vive e lavora a Velletri.
La sua lunga ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi, come quelli dedicati alla pittura scritta, alla poesia visiva, ai libri d’artista, alla reinterpretazione degli antichi motivi tessili, e in ultimo, al racconto di figure. Su questi ed altri temi ha prodotto tele, carte e tavole, oggetti e sculture dipinte, grandi installazioni.

giovedì 14 febbraio 2019

PINO PASCALI, L'EQUILIBRISTA FUNAMBOLO DEGLI ANNI SESSANTA.




Finissage, Pino Pascali – “Io cerco di fare ciò che amo fare”


FRAC – Convento Francescano della Santissima Trinità - Baronissi




Ancora una mostra dedicata a Pino Pascali, promossa in occasione del cinquantesimo anniversario della morte avvenuta prematuramente nel 1968, all’età di soli trentatré anni.  La mostra realizzata con il sostegno della Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e dell’Archivio Pino Pascali di Firenze, oltre quaranta opere tra dipinti, disegni, bozzetti di scenografie e di spot pubblicitari per la televisione, realizzati nell’arco di tempo che, dal 1959, giunge al 1968. Una mostra incentrata  e ristretta soprattutto sull’ esperienza  ancora poco conosciuta  di grafico pubblicitario, ci svela un artista  pienamente cosciente della nuova  realtà che l’Italia  si accingeva a vivere nei primi anni 60’, ovvero quella del boom economico e del benessere.  Un momento  decisamente significativo dell’arte sotto il profilo degli apporti, e una incessante ricerca creativa proseguita con coraggio  fino agli ultimi giorni della sua vita, non ancora trentatreenne, che di fatto si contamina  e si ossigena anche con le ricerche pop americane. “Dieci anni di segni – scrive il curatore - lasciati su un repertorio straordinariamente vasto di materiali e di supporti; un segno non disciplinato da uno stile autoreferenziale, quanto in continua evoluzione”.  Tutto ciò lo possiamo notare da una serie di opere  poco conosciute presenti  a Baronissi, come per esempio,  “Jasper” dedicata  al pop artista americano Jasper Johns, “Pesci e coccodrilli”,  “Rinoceronte”, tutte  e tre eseguite durante il  1964. Insomma un fantasioso,  geniale e apparentemente anacronistico  “funambolo” che si pone fuori dalla massa, pronto a vivere intensamente  il mondo sopra un precario filo  teso da equilibrista, raccontandoci una sorta di teatro dell’immagine con un originale apporto creativo  che prende spunto  dalla fantasia e soprattutto dal gioco, nel tentativo di resistere nel vuoto come egli stesso affermava. Non a caso  la mostra prende spunto da una frase di Pascali “Io cerco di fare ciò che amo fare”, rivelandoci  il giusto approccio  per comprendere appieno  tutto il suo lavoro di ricerca. 




Pino Pascali era nato nel 1935 a Polignano a Mare, nonostante la sua giovane età, negli anni sessanta era già un’artista abbastanza conosciuto. Negli ultimi anni, sempre più spesso lavorava con forme volutamente ingigantite utilizzando i materiali che lo interessavano. Non desiderava utilizzare una tecnica prestabilita, ma cercava volta per volta varie possibilità di intervento, suggerite soprattutto dalle suggestioni immediate degli eventi vissuti. In una intervista su ”Marcatre” del maggio 1968, alcuni mesi prima di morire aveva dichiarato: “La tecnica è la mia vita,ogni volta cambia” e aggiungeva “appena hai fatto una cosa, la cosa è finita”. In quella occasione, alla domanda di Marisa Volpi Orlandini: “Che valore dai alla tecnica del tuo lavoro, che cosa spinge a lavorare con i tuoi materiali “primari”, aveva risposto declamando una insolita filastrocca in dialetto pugliese: “Evviv a Carlo Magno ch va-n dall’acque e non s’abbagne ch va-n do fuek e non s’abbrusce ch va-n du camp e’n se sprtuse “ Questa filastrocca apparentemente senza significato, ci rivela invece il vero senso del fantastico e la giusta chiave di lettura del suo lavoro, convinto che non bisognava chiudersi in formule di lavoro già sperimentate ma tutto doveva essere acqua, vita, gioco e ricerca spontanea; in fondo cercava di fare quello che gli piaceva, questo era l’unico sistema che conosceva e che gli era congeniale. Nelle sue mani, qualsiasi forma e materiale, dopo averli sottratti all’evidenza ovvia del quotidiano diventa immagine e presenza  prepotente, la finzione o l’incanto trovavano così la giusta dimensione per emergere e materializzarsi in atmosfere da favola, in piacevoli “teatrini dell’immagine” dove la fantasia è capace di decantare e trasformare l’ironia in sogno modellando magicamente i pensieri in strane e straordinarie favole che solo lui in quel momento storico poteva creare.

Sandro  Bongiani
Mostra visitata il  29 dicembre  2018



 15 dicembre 2018 al  10 febbraio 2019
Pino Pascali - Io cerco di fare ciò che amo fare
FRAC – Convento Francescano della Santissima Trinità,  Via Convento (84081)  Baronissi

Info: Convento Francescano SS. Trinità, 84081 – Baronissi
E-mail: cultura@comune.baronissi.sa.it –

Sito Web: www.comune.baronissi.sa.it
- tel. 089 828209 – fax 089 828217