giovedì 28 febbraio 2019

Macerata / APPUNTAMENTI CON LA POESIA VISIVA





Galleria dell'Accademia Belle Arti - Macerata
Anatomia del linguaggio
uno sguardo sulla Poesia Visiva in Italia
a cura di  Antonello Tolve

dal 07 marzo al 07 giugno 2019


Anatomia del linguaggio. Uno sguardo sulla poesia Visiva in Italia

L’Accademia di Belle Arti di Macerata, in collaborazione con la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, presenta il 7 marzo fino al 7 giugno 2019 anatomia del linguaggio, una’importante antologica dedicata alla galassia della poesia visiva che si terrà negli spazi della GABA.MC– Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata

Con opere di Vincenzo Accame, Vincenzo Agnetti, Paolo Albani, Adriano Altamira, Fernando Andolcetti, Vincenzo Apolloni, Davide Argnani, Nanni Balestrini, Paolo Barrile, Gianfranco Baruchello, Franco Battiato, Carlo Belloli, Mirella Bentivoglio, Rosetta Berardi, Carla Bertola, Irma Blank, Tomaso Binga, Achille Bonito Oliva, Anna Boschi, Paola Campanella, Cioni Carpi, Ugo Carrega, Luciano Caruso, Ugo Castagnotto, Giuseppe Chiari, Cosimo Cimino, Roberto Comini, Vitaldo Conte, Betty Danon, Fernando De Filippi, Giuliano Della Casa, Michele De Luca, Chiara Diamantini, Mario Diacono, Marcello Diotallevi, Corrado D’Ottavi, Virginia Fagini,Alberto Faietti, Maria Pia Fanna Roncoroni, Gigliola Fazzini, Fernanda Fedi, Vincenzo Ferrari, Giò Ferri, Carlo Finotti, Giovanni Fontana, Giancarlo Franchi, Nicola Frangione, Cesare Fullone, Maria Gagliardi, Nella Giambarresi, Yervant Gianikian, Gino Gini, Massimo Gualtieri, Gianni Guidi, Elisabetta Gut, Emilio Isgrò, MariaLai, Michele Lambo, Lamberto Lambertini, Ugo La Pietra, Ketty La Rocca, Giovanni La Rosa, Ermanno Leinardi, Oronzo Liuzzi, Alfonso Lentini, Dario Longo, Alfonso Malinconico, Roberto Malquori, Mauro Manfredi, Mario Manganiello, Walter Marchetti, Lucia Marcucci, Ariodante Marianni (Ario), Alfonso Marino, Stelio Maria Martini, Gisella Meo, Eugenio Miccini, Rolando Mignani, Enzo Miglietta, Enzo Minarelli, Angelo Merante, Plinio Mesciulan, Giorgio Moio, Patrizia Molinari, Miles Francesco Mussi, MagdaloMussio, Maurizio Nannucci, Giulia Niccolai, Anna Oberto, Martino Oberto, Luciano Ori, Maurizio Osti, Stanislao Pacus, Geri Palamara, Mario Parentela, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Michele Perfetti, Gloria Persiani, Lamberto Pignotti, Giustina Prestento, Rossella Quintini, Paolo Roffi, Roberto Sanesi, Giovanna Sandri, Sarenco, Berty Skuber, Aldo Selleri, Gianni Emilio Simonetti, Franca Sonnino, Adriano Spatola, Franco Spena, Carlo Tognolina, Luigi Tola, Arrigo Lora Totino, Franco Vaccari, Nanni Varale, Franco Verdi, Patrizia Vicinelli, Piero Varroni, Emilio Villa, Luigi Viola, Alberto Vitacchio, Rodolfo Vitone, William Xerra.

Ci confermano oltre “centoventi nomi in mostra che rappresentano – secondo Antonello Tolve -  lo spaccato più ampio e completo finora ordinato nell'ambito delle ricerche storico-critiche sulla poesia visiva in Italia, tuttavia, rileviamo  molte presenze ancora inascoltate come per esempio quella di Mauro Molinari e tanti diversi autori  dimenticati oppure non presi affatto in considerazione come  per esempio:,Ubaldo   Giacomucci,  Vanna Nicolotti, Ruggero  Maggi, Guglielmo Achille Cavellini, Umberto Mariani,  Ugo Locatelli,  Serse Luigetti, Simona Weller, Giancarlo Pavanello, F. S. Dodaro, E. M. Paraito,  Domenico Ciulli, Camillo Capolongo, Emilio Buccafusca,  Kiki Franceschi, Porta Auterio,  Umberto Raponi, E. M. Poraito,  Gaetano Colonna, Umberto Raponi, Franco Beltrametti, Federica Manfredini, Luigi Castellano, M. Aitiani, Domenico Cara, Daniele Ciullini, Alfio Fiorentino, Livio Marino, Mario Rondi  e persino Ugo Nespolo e il mitico  Emilio Tadini.  Bastano questi!!!

Ci chiediamo:  è stata una semplice dimenticanza, oppure?

Ci sembra più onesto e doveroso dire che si tratta di una prima panoramica parziale piuttosto di lettura globale di tale  importante ricerca. Di contro, ci sembrano  decisamente   poco rappresentative alcune presenze attardate che  si collocano occasionalmente  ai margini di questa  particolare poetica.   La nostra  prima sensazione ci porta a pensare che  la scelta   degli artisti sia stata  dettata  occasionalmente dalla superficialità o dalla fretta a  consultare tutte le voci operanti  e valide presenti in tale contesto storico, deviando  pesantemente per una stretta  via.  Un resoconto esatto di cosa è stata  realmente la poesia visiva ha bisogno di una lettura e di strumenti seri dettata non dal caso ma   da concrete motivazioni  che permettano di dare  un riscontro ben  preciso e onesto delle  vere dinamiche  svolte   in quei tempi nel contesto specifico della poesia visiva in Italia. 
Sandro  Bongiani




Segnaliamo che l'artista  Mauro  Molinari tra la fine degli anni 60 e i primi  anni 1970  era già interessato alla poesia visiva, (documentato ampiamente nel Volume della Storia  dell'Arte italiana del '900 (per generazioni), "Generazione anni Quaranta" da Giorgio Di Genova, Bologna 2007 - Edizione Bora. 



Nel 1981 era tra gli artisti della poesia visiva, che hanno  partecipato alla rassegna “Calligrafia”  (La pittura scritta) a  cura  di  Lamberto Pignotti  Presso il Centro Morandi  di via Giulia 140/e,  Roma  dall’8  di gennaio 1981






con “Consueto” 1979 cm 30 x 40 acquerello su carta 



con “Triangolini” 1979 acquerello su carta cm 30x 40



Inoltre si allegano altre due immagini di poesia visiva delle opere presenti nella mostra alla galleria Il Luogo di Roma nel 1982



“Applicazione” 1982 acrilico e pastello su carta cm 70 x 100 




“Sepolto” Dal fare, 1977 acquerello su carta cm 80 x 60



mercoledì 27 febbraio 2019

APPUNTAMENTI TRA ARTE E POESIA VISIVA / MAURO MOLINARI




Mauro Molinari / Tra Arte e Poesia Visiva


SATURA - Palazzo Stella, Genova
Centro per la promozione e la diffusione delle arti

SATURA 1994-2019
A cura di Mario Napoli

IERI, OGGI, DOMANI

UN PERCORSO INEDITO TRA OPERE SCELTE DI OLTRE 130 ARTISTI,  TRA CUI   IMPORTANTI NOMI DELL’ARTE LIGURE E NAZIONALI   INVITATI A PARTECIPARE A TALE EVENTO.




La visione che ha Mauro Molinari è tutta improntata a svelare gli strani intrecci tra memoria e tempo in una sorta di struttura compositiva decisamente fluida, impalpabile, sfuggente dove la leggerezza dell’apparire convive con la provvisorietà  e inconsistenza di un momento lievemente sospeso. Le sue rappresentazioni “a-temporali”  smantellano la consueta logica di una narrazione e prospettano una visione quando mai  duttile, frammentata, in-oggettiva,  carica di momenti diversi che  s’intersecano e convivono contraddicendo la consueta e normale  rappresentazione conseguente di un racconto. In Molinari i ricordi diventano  frammenti di poesia sospesa e le presenze lacerti di un vivere alienato e illogico  che caratterizza l’uomo contemporaneo,  in cui tutto è possibile in un succedersi di eventi e accadimenti in divenire altamente evocativi e poetici.   Sandro  Bongiani



Mauro Molinari è nato a Roma e vive e lavora a Velletri.
La sua lunga ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi, come quelli dedicati alla pittura scritta, alla poesia visiva, ai libri d’artista, alla reinterpretazione degli antichi motivi tessili, e in ultimo, al racconto di figure. Su questi ed altri temi ha prodotto tele, carte e tavole, oggetti e sculture dipinte, grandi installazioni.

giovedì 14 febbraio 2019

PINO PASCALI, L'EQUILIBRISTA FUNAMBOLO DEGLI ANNI SESSANTA.




Finissage, Pino Pascali – “Io cerco di fare ciò che amo fare”


FRAC – Convento Francescano della Santissima Trinità - Baronissi




Ancora una mostra dedicata a Pino Pascali, promossa in occasione del cinquantesimo anniversario della morte avvenuta prematuramente nel 1968, all’età di soli trentatré anni.  La mostra realizzata con il sostegno della Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e dell’Archivio Pino Pascali di Firenze, oltre quaranta opere tra dipinti, disegni, bozzetti di scenografie e di spot pubblicitari per la televisione, realizzati nell’arco di tempo che, dal 1959, giunge al 1968. Una mostra incentrata  e ristretta soprattutto sull’ esperienza  ancora poco conosciuta  di grafico pubblicitario, ci svela un artista  pienamente cosciente della nuova  realtà che l’Italia  si accingeva a vivere nei primi anni 60’, ovvero quella del boom economico e del benessere.  Un momento  decisamente significativo dell’arte sotto il profilo degli apporti, e una incessante ricerca creativa proseguita con coraggio  fino agli ultimi giorni della sua vita, non ancora trentatreenne, che di fatto si contamina  e si ossigena anche con le ricerche pop americane. “Dieci anni di segni – scrive il curatore - lasciati su un repertorio straordinariamente vasto di materiali e di supporti; un segno non disciplinato da uno stile autoreferenziale, quanto in continua evoluzione”.  Tutto ciò lo possiamo notare da una serie di opere  poco conosciute presenti  a Baronissi, come per esempio,  “Jasper” dedicata  al pop artista americano Jasper Johns, “Pesci e coccodrilli”,  “Rinoceronte”, tutte  e tre eseguite durante il  1964. Insomma un fantasioso,  geniale e apparentemente anacronistico  “funambolo” che si pone fuori dalla massa, pronto a vivere intensamente  il mondo sopra un precario filo  teso da equilibrista, raccontandoci una sorta di teatro dell’immagine con un originale apporto creativo  che prende spunto  dalla fantasia e soprattutto dal gioco, nel tentativo di resistere nel vuoto come egli stesso affermava. Non a caso  la mostra prende spunto da una frase di Pascali “Io cerco di fare ciò che amo fare”, rivelandoci  il giusto approccio  per comprendere appieno  tutto il suo lavoro di ricerca. 




Pino Pascali era nato nel 1935 a Polignano a Mare, nonostante la sua giovane età, negli anni sessanta era già un’artista abbastanza conosciuto. Negli ultimi anni, sempre più spesso lavorava con forme volutamente ingigantite utilizzando i materiali che lo interessavano. Non desiderava utilizzare una tecnica prestabilita, ma cercava volta per volta varie possibilità di intervento, suggerite soprattutto dalle suggestioni immediate degli eventi vissuti. In una intervista su ”Marcatre” del maggio 1968, alcuni mesi prima di morire aveva dichiarato: “La tecnica è la mia vita,ogni volta cambia” e aggiungeva “appena hai fatto una cosa, la cosa è finita”. In quella occasione, alla domanda di Marisa Volpi Orlandini: “Che valore dai alla tecnica del tuo lavoro, che cosa spinge a lavorare con i tuoi materiali “primari”, aveva risposto declamando una insolita filastrocca in dialetto pugliese: “Evviv a Carlo Magno ch va-n dall’acque e non s’abbagne ch va-n do fuek e non s’abbrusce ch va-n du camp e’n se sprtuse “ Questa filastrocca apparentemente senza significato, ci rivela invece il vero senso del fantastico e la giusta chiave di lettura del suo lavoro, convinto che non bisognava chiudersi in formule di lavoro già sperimentate ma tutto doveva essere acqua, vita, gioco e ricerca spontanea; in fondo cercava di fare quello che gli piaceva, questo era l’unico sistema che conosceva e che gli era congeniale. Nelle sue mani, qualsiasi forma e materiale, dopo averli sottratti all’evidenza ovvia del quotidiano diventa immagine e presenza  prepotente, la finzione o l’incanto trovavano così la giusta dimensione per emergere e materializzarsi in atmosfere da favola, in piacevoli “teatrini dell’immagine” dove la fantasia è capace di decantare e trasformare l’ironia in sogno modellando magicamente i pensieri in strane e straordinarie favole che solo lui in quel momento storico poteva creare.

Sandro  Bongiani
Mostra visitata il  29 dicembre  2018



 15 dicembre 2018 al  10 febbraio 2019
Pino Pascali - Io cerco di fare ciò che amo fare
FRAC – Convento Francescano della Santissima Trinità,  Via Convento (84081)  Baronissi

Info: Convento Francescano SS. Trinità, 84081 – Baronissi
E-mail: cultura@comune.baronissi.sa.it –

Sito Web: www.comune.baronissi.sa.it
- tel. 089 828209 – fax 089 828217




lunedì 11 febbraio 2019

A Telese Vittorio Sgarbi premia la bottiglia di ceramica del vietrese Pasquale Liguori








A Telese Vittorio Sgarbi premia la migliore bottiglia in ceramica per l’amaro della Reggia

Fotografie © Courtesy Laura  Marmai e Sandro Bongiani Arte Contemporanea - Salerno
Il 10 febbraio presso la sala “Mario Liverini” a Telese Terme, in provincia di Benevento, grande partecipazione di pubblico alla premiazione del concorso  “AmaRe'” dell’Antica Distilleria Petrone, concessionaria in esclusiva per quattro anni del brand AmaRè legato alla Reggia di Caserta, ha visto protagonista il critico d’arte Vittorio Sgarbi presso la sala Liverini a Telese premiare gli artisti che hanno realizzato le più belle bottiglie in ceramica destinate a contenere l’amaro della Reggia che l’Antica Distilleria Petrone ottiene dall’infusione di sole erbe ed essenze pregiate selezionate nel settecentesco Giardino Inglese della residenza reale di Caserta. Il concorso  riservato ad artisti e  maestri artigiani operanti in una delle citta’ campane della ceramica (Ariano Irpino, Cava dei Tirreni, Cerreto Sannita e Vietri). Grande soddisfazione per le città della ceramica della provincia di Salerno con il maestro Pasquale Liguori di Vietri sul Mare. 

Sgarbi ha citato con doverosa ammirazione la ceramica di Vietri sul Mare complimentandosi per la creazione innovativa e la grande qualità della ceramica del maestro vietrese. Una interpretazione assai convincente supportata dalla grande tecnica utilizzata da Liguori.  Una tecnica a smalto poco conosciuta e utilizzata attualmente da pochi ceramisti che nasce dallo studio  e dalla sperimentazione svolta da diverso tempo della ceramica Babilonese,  riproposta in questa occasione  in chiave moderna per questo  prestigioso manufatto di Design. Quello che stupisce è soprattutto come l’artista vietrese sappia trasformare la comune materia tipicamente povera della terra in una presenza  altamente preziosa  ed elegante, una sorta di magia nel trattare l’alchimia e restituirci  l’oggetto trasformato decantato in una sostanza e dimensione nuova.   Il prototipo della bottiglia AmaRè non è una semplice bottiglia di liquore da bere ma un grande lavoro di ceramica da conservare e collezionare con cura come una autentica opera d’arte.



L'opera del maestro vietrese  Pasquale Liguori


In questo particolare appuntamento Vittorio Sgarbi, accompagnato da Ferdinando Creta, direttore dell’Area Archeologica del Teatro Romano di Benevento e del Museo archeologico del Sannio Caudino di Montesarchio ha presentato  il suo ultimo libro “Il Novecento”, dal Futurismo al Neorealismo, una sua personale interpretazione  dell’arte in Italia con i maestri del secolo scorso. Poco convincente rimane la sua ipotesi personale su  “Il  Novecento” – che secondo lui  resta un secolo “carsico” con molti talenti non emersi o non degnamente riconosciuti. Una sorta di caccia ad artisti marginali e emarginati dal sistema poco considerati dalla critica ufficiale nel contesto dell’arte di avanguardia e delle ricerche svolte nel primo e secondo decennio dell’arte internazionale (Sandro  Bongiani).













mercoledì 6 febbraio 2019

Ettore Frani in mostra al PAN di Napoli



La pietà della luce. Ettore Frani in mostra al PAN 
Palazzo delle Arti di Napoli.
Sala Loft | dal 2 al 24 febbraio 2019




Si è inaugurata il 2 febbraio 2019 al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli La pietà della luce, mostra personale dell’artista Ettore Frani con opere, in prevalenza inedite, appartenenti all’ultimo ciclo pittorico. L’esposizione lascia emergere  una sintesi approfondita dei temi nodali che da sempre accompagnano il suo linguaggio: la tensione spirituale dell’uomo, la sacralità della natura, l’elemento della luce come momento fondante presente in tutte le sue opere, che sembra ora avvolgere il mondo di un nuovo mistero restituendoci la parte impermanente e insostanziale delle cose.



Fotografie © Courtesy Sandro Bongiani Arte Contemporanea - Salerno




















domenica 6 gennaio 2019

A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia Maxillo Facciale.



A Salerno nuovi importanti successi con gli interventi di alta specialistica di chirurgia Maxillo  Facciale svolti all’Ospedale alla OO.  “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”.



Sono già  numerosi gli interventi  altamente innovativi effettuati negli ultimi anni  presso il Ruggi di Salerno dalla U.O. di chirurgia Maxillo Facciale diretta dal Prof. Antonio CORTESE: sono stati effettuati interventi di altissima specializzazione quali traumi cranio -facciali, osteo-distrazìoni mascellari e mandibolari, chirurgia ortognatica con tecniche altamente innovative in collaborazione con importanti luminari internazionali, chirurgia oncologica con metodiche innovative originali sia demolitive con riduzione degli esiti sia ricostruttive con risultati decisamente superiori rispetto alle tradizionali metodiche, oggetto anche di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali ad alto Impact Factor e di relazioni a  importanti congressi Europei e Mondiali. Inoltre, sono stati effettuati interventi ricostruttivi con metodiche microchirurgiche per la riabilitazione delle paralisi del nervo Facciale dopo interventi demolitivi oncologici e sono state messe a punto particolari metodiche individualizzate per terapie oncologiche di precisione in collaborazione con diverse Università degli USA. Recentemente è stato effettuato un’altro delicatissimo e importante intervento di asportazione di tumore endo-orbitario coinvolgente il basicranio con pieno successo e soddisfazione della paziente; tutti interventi che non venivano effettuati prima del trasferimento del prof. Cortese dall’Università” Federico II” di Napoli all’Università di Salerno. Di fatto, tale attività hanno consentito di guadagnare notevole credito presso i colleghi di ambito Ospedaliero con proficue collaborazioni in atto anche con Colleghi di altre discipline come il Dott. Mario Avossa Dirigente della Chirurgia Generale e il  Dott. Giuseppe Santoro che con il loro impegno e sacrificio hanno permesso lo svolgimento di tali attività assistenziali con importanti ricadute positive sui pazienti e sul territorio, ampiamente riconosciute  da precisi riscontri su quotidiani e media Nazionali e Internazionali.

Nonostante tale impegno proficuo  e varietà di interessanti risultati ottenuti vi è stato  recentemente aggiunto un Atto  Aziendale, che, purtroppo, ha incomprensibilmente limitato il buon funzionamento della U.O. Maxillo con l’ingiustificata  e quanto mai  irresponsabile soppressione di una UOC ed il declassamento della UOSD con mancata afferenza del relativo personale di specialistica ambulatoriale ed infermieristico. Ancora più paradossale ci sembra l’esclusione della Chirurgia Maxillo-Facciale dal Trauma Center, pur trattando tutti i traumi del Massiccio Facciale afferenti da  PS con metodiche altamente innovative ed originali che hanno consentito il preciso trattamento di delicate patologie che in altri centri pur qualificati non vengono ancora trattate. Si auspica, quindi, da parte degli organi competenti e della collettività campana una maggiore attenzione e consapevolezza verso una disciplina che sta dando tantissimo in termini di servizio per tutto il territorio campano e ampio prestigio per la collettività scientifica mediante intense e proficue collaborazioni  con prestigiosi Istituti ed Università, recentemente concretizzate al Ruggi di Salerno  in importanti Conferenze e accordi di collaborazione Istituzionale con prestigiose Università degli Stati Uniti.   Sandro  Bongiani



 

venerdì 28 dicembre 2018

BARONISSI / Pino Pascali - Io cerco di fare ciò che amo fare



Pino Pascali - Io cerco di fare ciò che amo fare

FRAC - CONVENTO FRANCESCANO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
Via Convento (84081)
+39 089828210 , +39 089828252 (fax)


Fotografie © Courtesy Sandro Bongiani Arte Contemporanea - Salerno


Sabato 15 dicembre, alle ore 19:00 presso la Sala delle conferenze del Museo-FRaC Baronissi, Gianfranco Valiante sindaco di Baronissi e Massimo Bignardi, direttore del museo, hanno presentato la mostra Pino Pascali. Io cerco di fare ciò che amo fare, promossa in occasione del cinquantesimo anniversario della morte avvenuta nel 1968, all’età di trentatré anni non ancora compiuti. La mostra realizzata con il sostegno della Regione Campania, gode del patrocinio del Dipartimento di Scienze storiche e dei Beni culturali dell’Università di Siena; della Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e dell’Archivio Pino Pascali di Firenze.

L’esposizione, curata da Massimo Bignardi, propone oltre quaranta opere tra dipinti, disegni, bozzetti di scenografie e di spot pubblicitari per la televisione, realizzati da Pascali nell’arco di tempo che, dal 1959, giunge al 1968: è un percorso espositivo che attraversa gli anni Sessanta, una stagione carica di grandi novità sia sul piano culturale, innanzitutto artistico, sia sul piano di una nuova ed entusiasmate realtà sociale ed economica. Un percorso che dà piena testimonianza di tale momento: i disegni per gli spot pubblicitari per l’allora neonato Carosello, le campagne pubblicitarie per la Cirio, l’Algida eccetera ci offrono la possibilità di percepire l’entusiasmo e la capacità propositiva che in quel decennio l’Italia faceva registrare.
“Una mostra di grande rilievo nazionale – rileva Gianfranco Valiante nella presentazione al catalogo – questa che oggi, il Museo-FRaC Baronissi, ospita nelle sue sale in occasione del cinquantesimo anniversario della prematura morte di uno dei grandi artisti contemporanei: Pino Pascali. Una mostra coraggiosa anche sul piano specifico dell’opera di Pascali, rivolgendo l’attenzione, non agli aspetti ben noti della sua esperienza artistica, così come da tempo fa con eco internazionale la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, bensì restringendola all’esercizio del disegno che ci mostra un artista calato pienamente nella realtà che l’Italia vive negli anni del ‘miracolo economico’.[…] Una esposizione che è stata realizzata, e come non avrebbe potuto essere diversamente, grazie a quanti hanno dato la loro disponibilità a collaborare sia con il prestito delle opere, sia con l’adesione al progetto concedendo il patrocino, sia con l’intenso studio e la ricerca. […] La storia e l’immagine di una città affiora nitida nel tempo, quanto più i suoi amministratori rivolgono attenzione e cura alla cultura: il nostro è un impegno che ci sollecita ogni giorno dell’anno”.
La mostra fonda quindi sulla grande, in parte poco riconosciuta dalla critica, esperienza di grafico pubblicitario, di pittore che si inserisce in un momento di passaggio, significativo per quando riguarda i linguaggi dell’arte che registra l’invadenza della ‘lingua’ dell’arte americano.

“Sono questi – scrive Bignardi – gli anni nei quali lavora, come grafico e scenografo di spot pubblicitari, Pino Pascali: è un’esperienza che lo impegnerà in una frenetica ricerca creativa, avviata già all’indomani del 1959, quando lascia gli atelier dell’Accademia di Belle Arti di Roma e che proseguirà fino agli ultimi giorni della sua vita, recisa, non ancora trentatreenne, da un tragico incidente nel settembre del 1968. Dieci anni di segni lasciati su un repertorio straordinariamente vasto di materiali e di supporti; un segno non disciplinato da uno stile autoreferenziale, quanto in continua evoluzione. Pascali come il funàmbolo nietzschiano corre sul filo teso che attraversa l’intero decennio Sessanta, da un lato all’altro, cioè tra momenti distanti che testimoniano, ciascuno, i tempi di una generazione: un anno prima, nel gennaio del 1967 in una stanza di albergo a San Remo, dopo che la sua canzone Ciao amore ciao, viene eliminata dal Festival della canzone italiana, Luigi Tenco si toglie la vita; nel maggio del 1968 Parigi è assediata dagli slogan di studenti, di giovani pronti a disegnare un nuovo domani. Una protesta che, in brevissimo tempo inonderà l’intera Europa. Il Sessantotto, però leggendolo a distanza di cinquant’anni e riassaporando l’entusiasmo dei miei quindici anni, è stato un’energia priva di progetto. Ha pienamente ragione Franco Ferrarotti, quando scrive che “è stato una protesta che non è riuscita a farsi progetto, cioè programma con le sue fasi evolutive, con le sue scadenze nel tempo”.

In questa cornice si è mosso dunque Pascali, come un funambolo, dicevo, che di Nietzsche non veste tanto i panni del ‘superuomo’, la figura con la quale s’imbatte Zarathustra nella prefazione narrativa, bensì come una figura che si sente fuori dalla massa, pronto a vivere il mondo di un suo orgoglio. Un funambolo, pronto a correre su un filo che per Philippe Petit “non è ciò che si immagina. Non è l’universo della leggerezza, dello spazio, del sorriso. È un mestiere. Sobrio, rude, scoraggiante”: tale è il lascito che Pascali ha consegnato all’arte contemporanea. Un lascito che include a pieno titolo, accanto a quella di scultore, l’intera esperienza di grafico e di grafico pubblicitario per la televisione, della quale questa mostra, pur facendo leva su un ristrettissimo repertorio di dipinti, disegni, bozzetti, prove di animazione realizzate su fogli di acetato, dà conto. Ho cercato di far trasparire, dal nucleo di opere proposte sia la gamma di soggetti ai quali Pascali era interessato, sia l’attrattiva di materie pittoriche e di materiali che sollecitavano il suo immaginario, forte del potere delle immagini che sosteneva la sua fantasia nel tentativo di ‘resistere nel vuoto’ come egli stesso affermava”.





























In occasione della mostra è stato pubblicato dalla Gutenberg Edizioni il catalogo contenente il saggio introduttivo del curatore, i contributi storico critici di Maria Apicella, Paolo Berti, Enrico Crispolti, Luca Mansueto, Paola Torre che ha curato gli apparati biografici e bibliografici. L’edizione è arricchita dalle fotografie tratte dall’Archivio Claudio Abate di Roma e da un ampio apparato di illustrazioni a colori e bianco e nero. ISBN 978-88-7554-162-0
Eventi, didattica e visite guidate: Associazione Culturale “Tutti Suonati”
Orario di apertura: lunedì-giovedì ore 9:00/12:30 lunedì e giovedì anche ore 16:00/18:30
venerdì e sabato: ore 10:00 /13:00; 17:00/20:00 domenica e festivi: ore 10:00/13:00; 17:00/21:00


Info: Convento Francescano SS. Trinità, 84081 - Baronissi

Settore Affari Generali ed Amministrazione Strategica – Servizi alla Persona, Comune di Baronissi - tel. 089 828209 – fax 089 828217 E-mail: cultura@comune.baronissi.sa.it - Sito Web: www.comune.baronissi.sa.it











Giuseppe Pascali all’anagrafe, divenuto Pino per tutti, è nato a Bari il 19 Ottobre 1935. Ha vissuto a Polignano a Mare fino al 1940, quando allo scoppio guerra, il padre Francesco, funzionario di polizia del Regime e addetto all’Ufficio Emigrazioni venne trasferito, con al seguito tutta la famiglia, a Tirana. 

Nel 1956, dopo aver sostenuto l’esame di maturità presso il Liceo Artistico di Napoli, si trasferì nella Capitale per seguire i corsi di scenografia tenuti da Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti; si diplomerà nel 1959, ottenendo il massimo dei voti e la lode, con una tesi dedicata a André Antoine, regista teatrale e cinematografico francese. La sua attività di scenografo, disegnatore e creativo, in collaborazione con lo Studio Saracini e con la Lodolofilm, era iniziata già prima del diploma, esattamente nel settembre 1958, e si protrarrà fino all’anno della sua morte, così come l’intenso legame d’amicizia con Sandro Lodolo. Come pubblicitario lavorerà per le più importanti aziende: Agip, Algida, Autoservizi Maggiore, Caffè Mauro, Cirio, Ferrovie dello Stato, Sigarette Amadis, solo per citarne alcune; collaborerà inoltre, alla realizzazione di qualche puntata della celebre trasmissione televisiva Carosello. Al luglio del 1959 risale la sua prima partecipazione alla mostra “Giovani scenografi” per il Festival dei Due Mondi a Spoleto, dove esporrà alcuni bozzetti realizzati per le opere teatrali e liriche Amleto, Giulio Cesare, Tristano e Isotta. Pascali ebbe la possibilità di allestire la sua prima mostra personale a gennaio del 1965, presso la Galleria la Tartaruga di Plinio De Martiis, a Roma; in quell’occasione espose Colosseo, Ruderi sul prato, Muro di pietra, Biancavvela, Grande bacino di donna, Seni. Le opere degli anni precedenti invece, quelle che potremmo definire del ‘periodo giovanile’, compresi quindi gli assemblaggi realizzati intorno al 1964, con materiali di recupero, come l’Araba fenice, Pinguino, l’Arcangelo dell’autostrada, non vennero mai esposte e vennero distrutte dal padre in seguito alla sua morte, per adempiere ad un desiderio che era stato espresso da Pino stesso. Le prime opere del ciclo delle ‘armi’ furono invece esposte nel 1966 a Torino, presso la Galleria Gian Enzo Sperone. Nello stesso anno Pascali allestì presso la galleria romana L’Attico di Fabio Sargentini una mostra in due atti: il primo prevedeva l’esposizione del ciclo degli animali e dei trofei, il secondo invece: Il Mare, Barca che affonda, Balene. All’inizio del 1967 tiene la sua prima personale all’estero, precisamente alla Thelen Galerie di Essen, in Germania. In quegli anni la sua attività espositiva fu inarrestabile: in ottobre allestì una mostra alla Galleria Jolas di Milano, presentato da Cesare Brandi, in dicembre alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, presentato da Palma Bucarelli. Il 1968 cominciò con una mostra personale allestita alla Galleria Ars Intermedia di Colonia, e poi a febbraio partecipò alla VI Biennale di Roma, esponendo la prima opera di un nuovo ciclo: Vedova Blu. Poco tempo dopo presentò per la prima volta i Bachi da setola, presso la galleria Jolas di Parigi, presentato da Giulio Carlo Argan. Arrivò poco tempo dopo la possibilità di allestire una sala personale nella prestigiosa cornice della XXXIV Biennale di Venezia, dove espose tra le altre opere: Pelo, Contropelo, Cesto, Stuoia, Le penne di Esopo. A luglio prese parte, insieme a Fabio Sargentini, Jannis Kounellis ed Eliseo Mattiacci al film di Luca Patella SMKP2, che può essere considerato il suo ultimo lavoro. Un’incidente in moto, infatti, avvenuto presso il Muro Torto, a Roma, alla fine dell’agosto di quello stesso anno, metterà fine alla vita di Pino, che morirà l’11 settembre, a causa delle gravi ferite riportate dopo l’impatto.