venerdì 8 dicembre 2017

A Caserta la "Magica Concettualità" di Tino Stefanoni


                                         
     

TINO STEFANONI
PITTURA OLTRE LA PITTURA
a cura di Vincenzo Mazzarella, Nicola Pedana e Luca Palermo
testo critico di Valerio Dehò
        intervento di Enzo Battarra,
già curatore della mostra personale dell’artista a Caserta “Magica concettualità"

REGGIA DI CASERTA
Appartamenti storici, retrostanze del ‘700
Vernissage giovedì 7 dicembre 2017 ore 17
Durata: 8 dicembre 2017 | 7 gennaio 2018
Orario: 8,30 – 19,30 - chiusura martedì






La Reggia di Caserta dal 7 dicembre 2017 al 7 gennaio 2018 dedica a Tino Stefanoni (Lecco, 1937) una mostra antologica dal titolo “Pittura oltre la pittura” che si svolgerà negli Appartamenti storici, retrostanze del ‘700 della Reggia di Caserta. Il vernissage è in programma per giovedì 7 dicembre alle ore 17. La mostra è a cura di Vincenzo Mazzarella, Nicola Pedana e Luca Palermo con testo critico di Valerio Dehò. Sarà Enzo Battarra, già curatore della personale dell’artista alla galleria Nicola Pedana di Caserta “Magica concettualità”, a ricordare la figura del maestro. Sarà questa, infatti, la prima mostra che si va a realizzare dopo la recentissima scomparsa del grande artista internazionale, avvenuta sabato 2 dicembre mentre era in corso l’allestimento nella Reggia. Tino Stefanoni era innamorato del Palazzo vanvitelliano e delle sontuose sale, chiedendo lui stesso di potervi esporre. Sarebbe ora felice di poter partecipare al suo vernissage.
Grazie ai prestiti da parte dei collezionisti, l’antologica proporrà per lo più opere inedite mai presentate prima in spazi pubblici. L’esposizione resterà aperta fino al 7 gennaio 2018 tutti i giorni dalle ore 8,30 alle 19.30, martedì chiusa.
Il percorso espositivo cronologico si apre con i lavori nei quali si avvertono le suggestioni della Metafisica di Carlo Carrà che Stefanoni predilige rispetto a quella di Giorgio de Chirico, per la sua capacità di far scoprire la bellezza nascosta nella vita quotidiana. Nel ciclo dei Riflessi (1965-1968), i piccoli rilievi tondi diventano la base per dipingere dei paesaggi in miniatura, in cui già si percepisce la cura al dettaglio che diventerà nel tempo una delle cifre più caratteristiche dell’artista lecchese. A cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, Stefanoni intuisce per primo la possibilità di utilizzare la segnaletica stradale nella rappresentazione della realtà, in maniera ironica e distaccata. Nascono così i Segnali stradali regolamentari, al cui interno sono inseriti oggetti-icona che rispondono all’esigenza linguistica, propria di quegli anni, di far conquistare all’elemento visivo territori che appartenevano alla parola. Queste immagini ritornano protagoniste nelle tele degli anni ’70 che mostrano una “metafisica senza mitologia” con oggetti comuni come matite, mestoli, scope, flaconi, giacche e altro, disposti su ordinate fila, sovrapposti o affiancati gli uni agli altri che dialogano con lo spazio vuoto o segnato da linee geometriche. È il caso del ciclo delle Piastre, guida per la ricerca delle cose (1971), sculture che rispettano la bidimensionalità del disegno o della pittura, o delle Memorie (1975-1976) dove le tracce degli oggetti sono replicati dai segni lasciati dalla carta carbone. In questi lavori, il richiamo alla Pop Art svanisce a favore del rigore dell’arte concettuale, alla quale Stefanoni si avvicina già alla fine degli anni ‘70 con Elenco di cose (1976-1983), una serie quadri realizzati con la lente d’ingrandimento, dove soggetti minimali e quotidiani, estranei alla tradizione della pittura come una cucina a gas o una pinza, diventano protagonisti di una ritrattistica quasi maniacale. A questa seguirà quella delle Apparizioni (1983-1984) in cui domina l’essenzialità della linea e la distanza dal colore, con immagini impalpabili come colte attraverso un cielo nebbioso. Come afferma Valerio Dehò, autore del testo in catalogo, “Tino Stefanoni non adopera dei simboli, non vuole far aprire le porte all’ignoto o dell’inconoscibile. La sua apparente freddezza racchiude una passione per tutto ciò che di semplice l’uomo sia riuscito a creare, la sua arte ha pochi coinvolgimenti emotivi in questa fase proprio per l’essenzialità della disciplina platonico-cartesiana ma presuppone la complicità dello spettatore, la sua capacità di farsi sorprendere dall’ovvietà come strada per rileggere l’intera realtà. Il lavoro di Stefanoni è cristallo di rocca da scaldare con lo sguardo”. Dal 1984, con Senza titoloil colore racchiuso dalla linea nera caratterizza le nature morte e le vedute, mai la figura umana. Sono ambientazioni nelle quali Stefanoni recupera, senza mitizzarla, la Metafisica, ma in cui è sempre presente la memoria della lezione di eleganza e rarefazione del Beato Angelico, al quale spesso Stefanoni si richiama per la passione per l’osservazione, legata alla rivelazione delle geometrie segrete tra gli oggetti e gli elementi del paesaggio. Le sue casette, i suoi alberi sono oggetti ridotti all’essenziale, alla semplicità di una forma riconoscibile, quasi illustrativa. Sono elementi della storia dell’arte italiana che diventano icone, per questo devono essere comprensibili, proprio perché hanno dei valori diversi dalla semplice rappresentazione.  I paesaggi o le nature morte che costituiscono gran parte del lavoro di Stefanoni non vogliono spiegare o raccontare, quanto rappresentare uno stato delle cose. 
Anche le sue più recenti Sinopie, richiamando la tecnica dell’affresco, riflettono questo suo inserimento nella classicità del dipingere e aprono a delle forme di azzeramento del colore e dei contorni dei paesaggi, fino a diventare semplice pittura, sempre alla ricerca dell’essenzialità. Accompagna la mostra un catalogo edito dal Comune di Lecco con, oltre ai testi istituzionali, un saggio critico di Valerio Dehò.





TINO STEFANONI, nato nel 1937 a Lecco, dove si è spento il 2 dicembre 2017, aveva studiato al Liceo Artistico Beato Angelico e alla facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Dopo alcune mostre fra il ‘63 e il ‘66, la sua vera e propria attività artistica è iniziata nel 1967 con il conseguimento del 1° Premio San Fedele di Milano, importante rassegna per giovani artisti, della cui giuria facevano parte anche il conte Panza di Biumo e Palma Bucarelli. Da allora ha esposto in numerose gallerie private italiane e straniere, spazi pubblici e museali, manifestazioni internazionali (Biennale di Venezia 1970 e 2011).
Spazi pubblici e Musei: 1977 Palazzo dei Diamanti, Ferrara; 1979 Castello di Portofino; 1981 Museo ICC, Anversa; 1990 Museo Koekkoek, Kleve; 1992 Stadtgalerie, Sundern; 1994 Museo di San Marino e Villa Manzoni, Lecco; 1996 Palazzo Civico, Sarzana e Istituto Italiano di Cultura, Parigi; 1997 Istituto Italiano di Cultura, Chicago; 1999 Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia e Galleria San Fedele, Milano e XIII Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma; 2000 Museo di Tortolì; 2002 Palazzo Forti, Verona; 2003 Trevi Flash Art Museum; 2005 XIV Quadriennale di Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; 2006 Palazzo Pubblico Magazzini del Sale, Siena, unito alla creazione del Drappellone del Palio del 16 agosto  2006; 2007 Casa del Console, Calice Ligure; 2008 Galleria d’Arte Moderna di Valdagno; 2011 Galleria Civica Ezio Mariani, Seregno; 2013 Galleria Gruppo Credito Valtellinese Refettorio delle Stelline, Milano; 2014 Università Bocconi, Milano e Palazzo Parasi, Cannobio.






giovedì 7 dicembre 2017

UnimediaModern Contemporary Art / Geoffrey Hendricks' Exhibition "More Than 100 Skies"



Venerdì 15 dicembre 2017
ore 18:30

UnimediaModern




Non posso dare una descrizione semplice della relazione tra il cielo e il lavoro di Geoffrey sul cielo. Non esiste una spiegazione semplice per questo. Per esempio, il cielo non è il « soggetto » del lavoro. I suoi acquarelli non hanno affatto come soggetto il cielo. Piuttosto tale lavoro mi induce a indagare che cosa il cielo stesso voglia significare. Questo lavoro non offre alcuna risposta, presume invece che la si abbia già. O che finiremo per ricordarcela. Oppure che lo sforzo del ricordare abbia un forte significato in sè.
Henry Martin
"100 cieli"

 
I can’t give any simple description of the relationship of the sky to Geoffrey’s “sky work.” There is no simple name for it. The sky is not, for example, his “subject.” It’s not at all that his watercolors are about the sky. It’s rather that part of what the work does for me is to make me ask what the sky itself is about. The work doesn’t offer any answers. It pre­sumes that we already know. Or that we will finally be able to remember. Or that there’s an enormous significance simply in the effort of trying to remember.
Henry Martin
“100 Skies”

 
 
UnimediaModern Contemporary art
Palazzo Squarciafico
Piazza Invrea 5b, Genova, Italia
010 2758785
info@unimediamodern.com

martedì 5 dicembre 2017

Los Angeles in Argentina al Serrone della Villa Reale di Monza

Grande progetto espositivo “Los Angeles” che si inaugura il 6 dicembre al Serrone della Villa Reale di Monza.


Los Angeles
Dalla Iglesia de los Angeles in Argentina
al Serrone della Villa Reale di Monza
Viale Brianza, 2
7 dicembre 2017
dal 7 dicembre 2017 al 21 gennaio 2018




Dal 7 dicembre 2017 al 21 gennaio 2018 la Città di Monza dedica un grande progetto espositivo agli Angeli che ha il suo cuore nel Serrone della Villa Reale.
Dalla Iglesia de los Angeles in Argentina al Serrone della Reggia di Monza. Oltre 500 angeli volano tra l’Argentina e l’Italia per parlarci di ciò che più aneliamo e temiamo al tempo stesso: le cose invisibili. Creature alate, serafini, arcangeli e cherubini da secoli popolano l’arte figurativa. Pur essendo arcani ed eterei sono i soggetti più effigiati. Una galleria che coinvolge tutti i grandi nomi della pittura universale, da Giotto a Michelangelo, da Rubens a Tiepolo, fino a KleeChagallHaring.
Il tema “angelico” però non è un orpello, seppur prezioso, del passato, ma investe di interesse anche il mondo dell’arte contemporanea, come dimostra ciò che è accaduto nella Iglesia de los Angeles edificata nell’estancia argentina El Milagro.

La Chiesa degli Angeli, da poco completata, è stata voluta da Daniele Crippa, critico d’arte e presidente del Museo del Parco di Portofino, dove è ospitata una collezione di opere dei maggiori artisti internazionali contemporanei. A Salta, nel nord del Paese che ha dato i natali a Papa Francesco, ha fondato una quindicina di anni fa una nuova cittadella, nel pieno rispetto delle tradizioni locali e dell’ambiente circostante. Ha anche pensato che fosse importante per la comunità indigena, di tradizioni cristiane, fondare una chiesa. Infine ha chiesto a numerosi artisti che ha conosciuto nel corso del suo lavoro di realizzare un’opera raffigurante un angelo.
Più di cinquecento artisti italiani di fama, da Gillo Dorfles a Giosetta Fioroni, Mimmo Paladino, hanno risposto all’invito di Crippa producendo la propria visione angelica. Ciascuna è stata poi trasferita da maestranze del luogo in mattonelle delle dimensioni di cm 20 x 20 per decorare le pareti di tutta la Chiesa. Si è venuto così a creare una sorta di gemellaggio artistico tra l’Italia e l’Argentina che ora viene rafforzato con l’esposizione di tutte le opere originali a Monza.
L’allestimento presso il Serrone della Villa Reale è stato possibile grazie alla disponibilità del Direttore Generale Pietro Addis, che si è mostrato entusiasta del progetto.
L’esposizione Los Angeles che s’inaugura a Monza il prossimo 6 dicembre e che resterà aperta fino al 21 gennaio 2018 aiuta ad approfondire l’importanza dei messaggeri divini nella cultura contemporanea. Si tratta di un evento culturale davvero unico nel suo genere, che offre la possibilità di conoscere meglio quel territorio d’eterno tra terra e cielo. Una grande opera collettiva, testimonianza tangibile di un rinnovato incontro tra arte e spiritualità.

L’evento promosso e organizzato da Bellavite NonSoloCarta - Divisione Mostre & Eventi in collaborazione con Reggia di Monza, gode dell’alto patrocinio morale dell’Arcidiocesi e della Provincia di Salta de la Argentina, di Arzobispado de Salta de ArgentinaGobierno de la Provincia de SaltaMinisterio de Cultura y Turismo de la República ArgentinaEmabajada de Italia di Buenos AiresIstituto Italiano di Cultura de Buenos Aires. e nasce da un progetto del Museo del arcoCentro internazionale di Scultura all’Aperto di Portofino.

Sottolineare il culto degli angeli e la loro importanza nella pittura e nelle varie forme espressive significa anche celebrare l’amicizia che nasce dal sapersi tutti amati e protetti dai custodi delle nostre vite. Grazie al ruolo fortemente iconico che hanno nell’immaginario di tutti in tutto il mondo, indipendentemente dalla cultura di appartenenza, queste figure inviano ancora oggi note di fratellanza.  Il percorso espositivo inizia dall’entrata al Serrone della Villa Reale di Monza con un bookshop aperto ai visitatori.







La mostra è accompagnata dal volume Angeli & Artisti nella Iglesia de los Angeles pubblicato da Bellavite Editore, ISBN: 978-88-7511-264-6; Pagine: 600; Formato: 225x225 mm; Prezzo: 48:00. Nell’estancia El Milagro nel nord est argentino, immerso in un clima sub-tropicale ed in una natura incontaminata e selvaggia, si è sviluppato un nuovo fulcro religioso di aggregazione. In questo contesto è nata l’iniziativa alla base di questo libro: decorare la nuova chiesa, bianca ed immacolata, con una copertura policroma applicata su tutta la superficie delle pareti interne, formata da oltre 1000 piastrelle. Hanno partecipato tantissimi artisti: ognuno di loro ha realizzato un angelo, interpretandolo secondo la sua creatività. Ogni angelo è stato riprodotto su di una piastrella dagli allievi della Fondazione, per andare a decorare la chiesa. Il libro è una raccolta di tutte queste immagini.

Il Serrone della Villa Reale, che accoglierà l’esposizione dedicata agli Angeli, fu progettato dall’architetto Giuseppe Piermarini nel 1790. L’Orangerie (chiamata anche citroneria) fu creata per ricoverare gli agrumi in vaso e le piante esotiche o rare durante la stagione invernale. Venne inaugurata con l’adiacente Rotonda affrescata da Andrea Appiani, in occasione del ventesimo anniversario di matrimonio di Ferdinando d’Asburgo con Maria Beatrice Ricciarda d’Este.

Cinquecento artisti del nostro tempo per uno stuolo di angeli. 






“Arte al Chiostro”, una collettiva al Chiostro di Santa maria la Nova a Napoli.


Sabato 16 Dicembre ore 11,00 apre al pubblico “Arte al Chiostro”, una collettiva al Chiostro di Santa maria la Nova a Napoli - Giovedi' 14 Dicembre Preview Mostra e cocktail al Keste' a Napoli

Sabato 16 Dicembre la collettiva “Arte al Chiostro” apre al pubblico le porte del Chiostro di Santa Maria la Nova (sala interna) a Napoli, per mostrare i lavori di circa una ventina di artisti fino a Venerdi 22 Dicembre.
“Arte al Chiostro” nasce dalla collaborazione di “Arte in strada” e Daniela Ciorcalo, con il Patrocinio della Citta’ Metropolitana; sara’ la “puntata zero” di una rassegna di arte e cultura a Napoli, che avra’ luogo il prossimo anno. L’ obiettivo e’ proporre a turisti e napoletani un punto in citta’ dove sia possibile dipingere oppure essere spettatori di una grande varieta’ di dipinti, sculture, fotografie e qualsiasi altra forma d’ arte.
“Cerchiamo di realizzare, per la prima volta in Italia, una “Montmartre napoletana”aperta a qualsiasi artista volesse mostrare al pubblico il proprio lavoro” dice il Presidente e artista Giuseppe Mucci.

Gli artisti si ritroveranno Giovedì 14 dicembre al Keste’ per una preview della mostra:   Speciale Aperitivo D’Arte al Kestè con l‘ ANTEPRIMA ESCLUSIVA della mostra “Arte al Chiostro”!
Ci delizieranno con un’estemporanea gli artisti
Vittorio D’AsciaGiovanni ManzoDaniela Ciorcalo e Giuseppe Mucci, per presentare le nuove opere in esposizione.


 Info:
“Arte al Chiostro”, mostra collettiva di pittura
Dal 16 dicembre al 22 Dicembre 2017
Tutti i giorni dalle ore 11,00 alle 19,00
Chiostro di Santa Maria la Nova (Sala interna) – Piazza Santa Maria la Nova 44 – Napoli
Inaugurazione:
Domenica 17 Dicembre ore 17,30
Approfondimenti :
Per info scrivere a: info@giuseppemucci.com
Ufficio stampa:
Napoli Art Magazine
 Evento organizzato da Associazione Culturale Alla Ricerca del tempo perduto in collaborazione con Arte in strada. Con il Patrocinio della Citta’ Metropolitana. In partnership con Italia Art Magazine, Keste’.

martedì 21 novembre 2017

Betty Danon, dichiarazione di poetica.



BETTY  DANON





partenza dal cerchio
archetipo magico
eterno perfetto totale assoluto
il cerchio si spezza in 
ombra-luce,
conscio-inconscio
yin e yang
si nasconde dietro alle sbarre,
perplessità di fronte 
all'enigma di fondo
cerca il quadrato  
e nei momenti di grazia
appare il mandala  
archetipo universale.

scompare il cerchio
quasi per pudore 
resta il quadrato 
più umano meno perfetto 
si spazza si dilata 
si fa struttura  
si divide in moduli e sottomoduli 
si inserisce tra le sbarre
che si trasformano si spezzano
s'incontrano in un giuoco 
di percezioni visive.

la simbologia dell'inizio
si manifesta nella costante
attrazione degli opposti 
coesistenza-equilibrio 
tra razionale e intuitivo 
definito e imponderabile 
logico e poetico 
programmato e casuale.

fine ultimo:
rarefazione dell'immagine-materia
comunicazione spirituale-cosmica.

Betty Danon 
dichiarazione di poetica 1972







"Dopo  il periodo iniziale  l’attenzione sarà  essenzialmente  rivolta al rigo musicale con  lavori più concettuali  in cui l’interesse sarà spostato principalmente verso il segno che si fa suono  e anche  natura. Infine, nei primi anni '80, l’uscita volontaria dai circuiti ufficiali  dell'arte, decidendo di lavorare volutamente nell'ombra e condividendo il lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso la Mail Art,  la poesia visiva, la performance e  il libro d’artista.  Insomma, arte e vita che s’intrecciano all'unisono, come opportunità di oltrepassare i confini di una usuale concezione, in un percorso creativo davvero ammirevole e ininterrotto  per oltre 33 anni, dal 1969 sino al 2002, diffondendo la sua poetica e il suo pensiero della vita e dell’arte in modo globale".   Sandro  Bongiani
visit.  http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=55502&IDCategoria=1 


Artista concettuale e poeta visiva, Betty Danon arriva da Istanbul a Milano nel 1956. La sua produzione artistica inizia nel 1969 con lavori ispirati alla simbologia Junghiana e prosegue con un profondo interesse nei confronti del suono come origine di tutte le cose. In particolare la sua ricerca sarà rivolta al rapporto tra suono e segno e all’utilizzo del rigo musicale; una presenza costante, dagli anni ’70 in poi, in tutta la sua opera.
Apprezzata dai più prestigiosi musei internazionali, Betty Danon ha partecipato alle edizioni della Biennale di Venezia del 1978 e del 1980. Suoi lavori sono presenti nelle collezioni del MOMA di New York e del MART di Trento e Rovereto dove è anche conservato il suo archivio.




BIOGRAFIA
Betty Danon nasce a Istanbul nel 1927 e si trasferisce a Milano nel 1956. Ha lavorato con il suono e con il segno a partire dalla simbologia junghiana, riducendo cerchio e quadrato a due elementi primari - punto e linea - che si svilupperanno nei lavori futuri.
Ha esposto in Italia e all'estero in numerose mostre personali e collettive, tra le quali vanno ricordate le mostre speciali presentate nelle due edizioni Biennale di Venezia del 1978 e del 1980. Il suo lavoro è documentato su numerose riviste d'arte contemporanea ed è presente in molti archivi d'arte internazionali.
Uscita volontariamente, negli anni '80, dai circuiti convenzionali dell'arte, ha dato negli anni successivi il meglio di sé, condividendo il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso la mail art e diffondendo lo spirito creativo del suo pensiero in preziosi atelier di "iniziazione alla creatività", per un pubblico sia professionista che amatoriale.
L'utilizzo del computer, alla fine degli anni '80, le ha permesso di dar vita ai suoi più luminosi colpi d'ala nel campo della poesia visuale, con la creazione di numerosi libri, alcuni dei quali pubblicati in tiratura limitata, altri in pezzi unici.
I suoi lavori sono oggi al MART di Trento e Rovereto, dove è custodito anche il suo archivio , presso The Museum of Modern Art di New York, nel dipartimento di Rare Books della Ohio State University, negli archivi Sackner, e in musei e biblioteche di più di 25 nazioni di tutto il mondo.


lunedì 20 novembre 2017

MILANO / PERSONALE DI CARLO RAMOUS


LE SCRITTURE  URBANE  DI CARLO  RAMOUS

Milano - dal 20 al 30 novembre 2017





Dopo il successo della mostra tenutasi alla Triennale di Milano, con più di 12.500 visitatori in poco più di due mesi, il pubblico potrà nuovamente ammirare e toccare con mano le opere dello scultore e pittore meneghino Carlo Ramous (Milano, 2 giugno 1926 – 16 novembre 2003). Un protagonista del secondo Novecento che, grazie all’assidua collaborazione con ingegneri e architetti, ha saputo reinventare la scultura in rapporto agli edifici e ha trovato nello spazio urbano il luogo ideale per le sue opere monumentali. Alcune di queste affascinanti sculture si trovano oggi lungo le strade cittadine e nei luoghi di aggregazione più importanti di Milano: il Giardino della Triennale, il Parco dell’arte dell’Idroscalo, il Giardino Carlo Ramous (fermata M5 San Siro - Ippodromo), Piazza Miani, Piazza della Conciliazione e Piazzale Segrino.




Dal 20 al 30 novembre 2017, dalle ore 18.00 alle ore 20.00 (sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 18.00), in Via Tiziano 11 a Milano (fermata M1 Buonarroti) vi sarà l’apertura straordinaria dello Spazio Ramous, per scoprire e imparare a conoscere tutte le sculture che sono diventate dei punti di riferimento e dei segni culturali dell’identità urbana.  (Sandro Bongiani Arte Contemporanea).



  
         



         SPAZIO  RAMOUS 
         Via Tiziano 11 (20145) – Milano.     
         vernissage: 20 novembre 2017  ore 18.00.       
         email: anteapress@gmail.com  







domenica 19 novembre 2017

RUGGERO MAGGI / NON SOLO LIBRI - Gallarate


16 - 17 NOVEMBRE 2017
presso la GALLERIA DI ARTI VISIVE DELL’UNIVERSITA’ DEL MELO


CONCLUSASI LA MOSTRA
NON SOLO LIBRI”
CON LA PRESENZA DI RUGGERO MAGGI



Dopo l’inaugurazione all’interno del festival DUEMILALIBRI, termina il 17 novembre 2017, presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo, la mostra di Ruggero Maggi Non solo libri che ha inaugurato il nuovo progetto Officina Open, naturale proseguimento di Officina Contemporanea la rete culturale urbana promossa da Fondazione Cariplo nel 2013 con la partecipazione di undici importanti enti e associazioni culturali cittadine.
Officina Open nasce dalla collaborazione tra l’Università del Melo, luogo ospitante delle rassegne espositive, il Museo Maga e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Gallarate.

I giorni 16 e 17 novembre negli orari di apertura al pubblico (dalle 16 alle 19 circa) è stato presentato in galleria l'autore delle opere esposte, Ruggero Maggi. L’artista, da sempre abituato a inventare nuovi modi di fare arte, presenta una selezione di libri d’artista dove “ … il libro viene pensato e realizzato come oggetto artistico autonomo, creato per esplorare inediti territori di ricerca, per aprire finestre al di là delle quali si aprono infiniti nuovi mondi. Maggi come artista ha da sempre privilegiato la progettazione e realizzazione del libro come pratica artistica innovativa, lontana dai rigori di opere di grandi dimensioni e capace di innescare una sorta di cortocircuito tra la parola, l’immagine, il supporto, il formato e l’interazione con lo spettatore chiamato a cambiare il suo approccio con il libro e con l’opera d’arte ….” spiega Emma Zanella, curatrice della mostra, nel suo testo critico.


         
    Ruggero Maggi


Artista e curatore. Dal 1973 si occupa di poesia visiva; dal 1975 di copy art, libri d’artista, arte postale; dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia, dal 1985 di arte caotica sia come artista - con opere ed installazioni incentrate sullo studio del caos, dell’entropia e dei sistemi frattali - sia come curatore di eventi.

Tra le installazioni olografiche: “Una foresta di pietre” (Media Art Festival - Osnabrück 1988) e “Un semplice punto esclamativo” (Mostra internazionale d’Arte Olografica alla Rocca Paolina di Perugia – 1992); tra le installazioni di laser art: “Morte caotica” e “Una lunga linea silenziosa” (1993), “Il grande libro della vita” e “Il peccatore casuale” (1994), “La nascita delle idee” al Museo d’Arte di San Paolo (BR). Suoi lavori sono esposti al Museo di Storia Cinese di Pechino ed alla GAM di Gallarate. Ha inoltre partecipato alla 49./52./54. Biennale di Venezia ed alla 16. Biennale d’arte contemporanea di San Paolo nel 1980.

Nel 2006 realizza “Underwood” installazione site-specific per la Galleria d’Arte Moderna di Gallarate. Nel 2007 presenta come curatore il progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 – promemoria per Pierre” alla 52. Biennale di Venezia.

Dal 2011 con cadenza biennale (2013/2015/2017) presenta a Venezia con il Patrocinio del Comune di Venezia Padiglione Tibet, progetto esposto successivamente alla Biennale di Venezia, al Museo Diotti di Casalmaggiore (CR) e presso la Biblioteca Laudense di Lodi. Nel 2014 PadiglioneTibet partecipa alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina e nel 2016 è presentato al Castello Visconteo di Pavia.




Opere di Ruggero Maggi in Mostra a Gallarate:


















RUGGERO MAGGI Non solo libri
Università del Melo – Galleria di Arti Visive
Via Magenta, 3 Gallarate VA
19 ottobre - 17 novembre 2017