domenica 25 agosto 2013





Frammenti in-consci, tra segno, spazio e poesia.


Anna Boschi, per oltre un quarantennio di attività artistica ha utilizzato in modo assiduo la linea, il collage e il colore. E’ stata da sempre attratta dalla parola e dai materiali; un tempo le sue “scritture” contenevano lo stratificarsi di carte e frammenti di giornale in una sorta di oscuri “sudari anemici” che misteriosamente affioravano in attesa di un possibile svelamento. Pagine scritte e frammenti di poesia messa per un momento a decantare, scrittura come traccia ermetica di un messaggio poetico non del tutto svelato e in quando tale teso in una dimensione ancora provvisoria. Garze come frammenti di intime passioni, come pagine di un libro in cui la scrittura, timidamente s’insinua tra le trame dell’immacolato tessuto per integrarsi in sofferto ma intenso rapporto comunicativo.




L’artista emiliana inizia l’attività artistica alla fine degli anni sessanta approdando ben presto ad un linguaggio maturo incentrato essenzialmente sul rapporto segno-scrittura e parola-immagine. Segni come di una scrittura stratificata tracciata per “appunti”. Le opere della fine degli anni novanta li chiamava “scritture” per questa sorta di proficua interazione tra la parola e la pagina scritta. Definiamola pure “Nuova Scrittura, Poesia Visiva, Visual Poetry”, sta di fatto che la “parola poetica” nelle diverse e possibili variazioni ha la possibilità di essere incisiva e di grande impatto espressivo con la conseguente capacità di inabissarsi a livelli più profondi per poi ri-emergere in dinamiche del tutto inaspettate e imprevedibili. Lamberto Pignotti, giustamente, parla di “Metonimia” in cui il significante ha definitivamente sostituito il vero significato, con “un sovraccarico” e uno slittamento del senso e del significato della parola. C’è da segnalare che non tutto viene completamente svelato; a dire il vero, alcune parole emergono dal flusso della scrittura evidenziandosi in modo prepotente e più compiuto, molto spesso, però, rimane anche assorbita o intrappolata nel tessuto fluido della superficie dell’opera in attesa di essere opportunamente decifrata.




Un viaggio in divenire, trascorrente, pregno di sovrapposizioni e stratificazioni di tracce di pensiero che emergono in una dimensione seppur labile. Ciò che ha fatto Anna Boschi in tanti anni di attività è disseminare frammenti di senso oscuro in attesa che qualcuno possa concretamente raccoglierli e interpretarli. Insomma, una sorta di “appunti privati” in cui si evidenzia un lento e inesorabile trascorrere del tempo inteso come flusso in costante movimento capace di metamorfizzarsi in segni emotivi e in scarti poetici. Di certo, la ricerca, l’invenzione e l’interpretazione del presente hanno bisogno di strumenti nuovi atti a mettere a fuoco e definire una nuova e possibile strategia. Segno, scrittura, calligrafia e colore si depositano sulla superficie dell’opera sedimentandosi in lacerti di colore e in “parole incantate” che s’intrecciano tra loro alla ricerca di un nuovo e possibile ordine. Il collage, poi, è stato l’altro strumento essenziale che ha permesso all’artista bolognese di mettere a fuoco tale problematica.

Nelle recenti opere le “calligrafie” di Anna Boschi si “relazionano tra loro” per dare vita ad una “weltanschauung” del tutto originale supportata dall’uso del collage e anche dell’immagine che si integrano ora alla ricerca di una nuova forma, in un diverso accordo poetico con il fattivo contributo di diversi materiali che partecipano attivamente ad un vibrare armonico e libero. La ricerca dell’artista bolognese è stata ancorata, da sempre, all’evento temporale che non viene mai definito e trattato in modo consequenziale come un normale e semplice racconto. Infatti, è la magia dell’apparizione che ha innervato in questi lunghi anni tutto il suo lavoro con presenze e frammenti di materia trovata e riutilizzata come per esempio la carta e i cartoni o come le scritte di un libro o di un giornale. “Calligrafie, la vita segreta delle parole, il silenzio delle parole, per parole e immagini”, sono solo alcuni titoli di mostre che Anna Boschi ha realizzato durante questi lunghi 40 anni di attività.

Oggi, con i “progetti in-consci” del 2013, il tempo sembra che voglia davvero dilatarsi a dismisura con la materia che si trasforma in lievi e soavi impasti e in delicate tonalità, con il conseguente affioramento di “sottili incanti” che contagiano compiutamente gran parte dello spazio pittorico.

Un procedere decisamente assorto verso un altrove possibile; con le “Mappe Geography” il dilatarsi dello spazio e del tempo incorporano opportunamente tracce e frammenti di essenza in-conscia tra un divenire essenzialmente mobile, in un rapporto di pura e collaborativa integrazione. Un tempo era la grafia e l’apparizione, ora è il colore e lo spazio dilatato “noosferico” a interessare l’artista emiliana. Prima era il sudario e l’oscuro mistero, ora e la geografia degli spazi dilatati che diventano luoghi d’interesse e d’indagine conoscitiva. Nelle ultime opere, inoltre, si notano in prossimità delle periferie delle tavole, zone di collage tra immagine e parola concepiti come momenti provvisori di stasi prima di un nuovo e altro incedere dentro la superficie dell’opera. Tracce e grafie, quindi, definite come memorie di tempo evanescente, mappe geometriche e nel contempo geografiche che si dilatano a dismisura in delicate superfici di lilla brillanti e di grigi lucenti che sembrano distese infinite. Sottili ansie affiorano a tratti qua e là. L’opera, tra la ricerca di un ordine e il momentaneo disordine raccoglie i “frammenti in-consci del nostro precario esistere” e si fa luogo e campo di insolite apparizioni percettive alla ricerca di un nuovo valore e significato da assegnare al mistero delle cose.

Giovanni Bonanno, luglio 2013


BIOGRAFIA DI ANNA BOSCHI







Anna Boschi è nata a Castel S.Pietro Terme-BO. Inizia il suo percorso alla fine degli anni Sessanta, privilegiando la sperimentazione dei materiali. Espone dal 1974 e dal 1982 si dedica esclusivamente all’attività artistica e a tutt’oggi ha al suo attivo oltre cinquanta personali e numerose mostre di gruppo in Italia e all’estero. Nel corso della sua ricerca rivolge particolare attenzione alla Poesia Visiva e ai Libri d’artista-Libri-oggetto, partecipando a rassegne internazionali con opere in cui il segno-scrittura si pone in collisione con l’immagine- Dal 1984 entra a far parte del circuito della Mail Art (Arte Postale) partecipando a mostre internazionali, dando vita ad un ampio archivio ed è promotrice a sua volta di ventitre progetti (di cui dieci curati per il Comune di Castel S.Pietro Terme-Bologna). Dal 1993 al 1997 ha organizzato i “Mailartincontriamoci a Castel S.Pietro Terme”, eventi di performances, installazioni e azioni poetiche. Nel 2003 ha preso parte alla Biennale di Venezia con il Gruppo Brain Academy Apartment – “Sezione Extra 50”. Molti cataloghi e antologie documentano il suo lavoro (anche “A point of View-Visual Poetry, the 90s” – a cura di Dmitri Bulatov – Kaliningrad-Russia e Art-Books in Italy – 1960-1998 a cura di by Liliana Dematteis – Giorgio Maffei). Successivamente inaugura al PYRAMIDA Center for Contemporary Art di Haifa (Israele) la personale di Poesia Visiva “My Moticos for a Peace Network”, a cura di Avraham Eilat. Nel luglio 2006 – in collaborazione con Mediateca delle Marche e MUSINF di Senigallia – è invitata ad allestire la mostra “Omaggio a Ray Johnson” in occasione della inaugurazione del Civico Museo di Montecarotto (AN). Nello stesso mese, in occasione del DADA al MOMA Museum, partecipa a New York al “Dadaweek”, un meeting relativo alla New York Correspondance School & Bay Area Dadaists sul tema Dada-Fluxus-Mail Art Internazionale. Nel settembre 2007 espone nella mostra “PER PAROLE E IMMAGINI” – Tra poesia visiva ed espressioni segniche - allestita presso il Museo Bargellini di Pieve di Cento, a cura di Vittoria Coen. Nel mese di maggio 2008 prende parte alla Rassegna “LA PAROLA MOSTRA IL SUO CORPO” – forme della verbovisualità contemporanea – presso il Museo della Carale Accattino di Ivrea. Nel 2009 è invitata alla Retrospettiva “Ray Johnson, please add to & return” presso la Galleria Raven Row di Londra, dove ha presentato il libro “Ray Johnson e la Mail Art – Retrospettive e testimonianze”. Nel mese di settembre 2010 organizza per conto del Comune di Castel S.Pietro Terme la rassegna ARTBOOKS IN ARCHIVIO – esposizione internazionale di libri d’artista/libri-oggetto in concomitanza e con il logo di ARTELIBRO a Bologna. Nel 2012 organizza ed allestisce presso il Civico Museo della Grafica e della Mail Art di Montecarotto-AN e presso la Galleria d'Arte Contemporanea di Castel S.Pietro Terme-BO - la rassegna internazionale dedicata al cinquantesimo della Mail Art : "1962-2012 - 50 YEARS OF MAIL ART in homage to Ray Johnson" con la partecipazione di 400 Artisti di 37 Nazioni.





martedì 20 agosto 2013

Biografia di Mauro Molinari




BIOGRAFIA  DI  MAURO  MOLINARI




Nato a Roma, vive a Velletri (RM). La sua ricerca artistica si è svolta per cicli che vanno dai registri informali degli anni ’60 alla pittura scritta e alle geometrie modulari del ventennio successivo. Nel 1975 le sue opere sono presenti alla X Quadriennale di Roma. Nel 1974 personale alla galleria d’Arte Internazionale di Roma, pres. S. Giannattasio. Dal 1974 all’81 partecipa alle rassegne internazionali sul disegno della Fundació Joan Miró di Barcellona. Nel 1979 personale alla galleria Il Grifo di Roma, pres. D. Micacchi. Nel 1982 personale alla galleria Il Luogo di Roma, pres. M. Lunetta e C. Paternostro. Nel 1983 e 1985 partecipa all’International Drawing Biennale di Cleveland. Nel 1987 personale alla galleria Incontro d’Arte di Roma, pres. I. Mussa. Negli anni ’90 si dedica alla rielaborazione pittorica dei motivi tessili avviando un ciclo che dura più di 15 anni. Nel 1995 nasce la collana Orditi & Trame, di cataloghi editi in proprio. Il primo illustra la mostra itinerante promossa dalla Tessitura di Rovezzano e presentata a Roma alla galleria Pulchrum, pres. L. de Sanctis. Nel 1998 personale allo Spazio de la Paix e alla Biblioteca Cantonale di Lugano, pres. A. Veca. Dal 2000 al 2012 partecipa ai Rencontres Internationales di Marsiglia. Dal 2000 al 2008 collabora con la rassegna internazionale Miniartextil che si tiene a Como ogni anno. Nel 1999-2000 crea il ciclo Stellae errantes sculture dipinte ispirate ai tessuti sacri, che è stato ospitato in numerosi musei italiani in occasione del Giubileo. Nel 2001 personali alla galleria Il Salotto di Como e al Museo Didattico della Seta di Como, pres. M. De Stasio. Nel 2001 personale al Museo dell’Infiorata di Genzano, pres. C. F. Carli. Nel 2002 personale al Museo S. Maria di Cerrate Lecce, pres. L. Caramel. Nel 2003 sala personale al Musèe de l’impression sur Ètoffes di Mulhouse, pres. L. Caramel. Nel 2004 personale a Oman Caffè di Como, pres. L. Caramel. Nel 2005 esposizione allo Spazio Mantero di Como e al Salons de l’Hôtel de Ville di Montrouge, pres. L. Caramel. Nel 2006 Salone d’Arte Moderna di Forlì, pres. F. Gallo, e sala personale al Museo di Palazzo Mocenigo di Venezia, pres. L. Caramel. Nel 2007 personale alla Fondazione Venanzo Crocetti di Roma, pres. C. F. Carli e C. Paternostro. Nel 2008 sala personale alla VI Triennale Internazionale di Tournai, e personale alla Biblioteca Angelica di Roma, pres. E. Di Raddo. Dal 2008 sviluppa un ciclo pittorico dove è centrale la figurazione, che si pone come naturale evoluzione del suo percorso creativo. Nel 2009 personale alla galleria Renzo Cortina di Milano, pres. A. Veca. Nel 2010 personale al Museo Carlo Bilotti di Roma, pres. A. Arconti e L. Canova. Nel 2011 e 2012 partecipa al Festival del Libro d’Artista di Barcellona, pres. E. Pellacani. Nel 2013 personale alla galleria Baccina Techne di Roma, pres. G. Evangelista.(alcune personale e collettive dall’anno 2000)



Alcune mostre personali: 2013 condominium Galleria Techne Roma; 2012 quicksand Galleria ArteGiro Montefiascone; ragnatele ArtexpoArezzo; 2010 congiunture Museo Carlo Bilotti Roma; 2009 Motus Galleria d’Arte Renzo Cortina Milano; 2007 Il giardino spagnolo Museo Fondazione Venanzo Crocetti Roma; 2006 Vuoti d’aria Museo di Palazzo Mocenigo Venezia; 2005 Le regard curieux Salons de l’Hôtel de Ville Montrouge (Francia); 2004 Via Sinigaglia, 1 Oman caffè Como; 2003 Fantômes Musée de l’Impression sur Étoffes Mulhouse (Francia); 2002 Fili di Basilisco Museo Provinciale Santa Maria di Cerrate Lecce; 2001 Fabulae Galleria d’Arte Il Salotto Como e Museo Didattico della Seta Como; Diacroníe Museo dell’Infiorata Genzano (Roma); 2000 Stellae errantes Musei Civici Villa Manzoni Lecco.




Alcune mostre collettive: 2013 C’era una volta Simultanea Firenze; 2012 Progetto MM 2012 Galleria Gallerati Roma; Fuoriposto Galleria ArteGiro Montefiascone Arte Padova; Artist’s Book Offline/Online omaggio a John Cage Archivio di Comunicazione Visiva e Libri d’Artista San Cataldo (CL); Premio Termoli Termoli; 2011 B-side of the city Galleria Previtali Milano; Avec ou sans eau? Musée Bernard d’Agesci Niort (Francia); 2010 Premio Valcellina L’abito scultura Museo delle Coltellerie Maniago (PN); 2009 9° Triennale Musée Jean-Lurçat Angers (Francia); Book Project Atelier Vis-a-Vis Marsiglia; 2008 Italia La Fibra Sensibile 6 Triennale Internazionale Tournai (Belgio); Livres d’artistes Galleria Paradigme Marsiglia; Tute Blu Colletti Bianchi Fondazione Torre Colombara Gorla Maggiore (VA); 2007 Art Biennale Textile ’07 Kaunas (Lituania); 2006 The King Stephen Museum Oskola (Ungheria); Textile Art A Venezia Museo di Palazzo Mocenigo Venezia; 2005 Spazio Mantero Como; 2004 Fili Spezzati Arte&Arte Como; Contemporary Creative Books Atelier Vis-a-Vis Marsiglia; 2003 9° Book Ehibition Wexford Inghilterra; Miniartextil Arte&Arte Como; 2002 Dress me up Sztuka Fabryka Tielrode (Belgio); 2001 Transactions Eastern Edge Gallery St. John (Canada); 4 Artists Books Grahame Galleries Brisbane (Australia).





Hanno scritto sul suo lavoro: Abbate, Apa, Apuleo, Arconti, Balmas, Battarra, Bentivoglio, Berenice, Bernasconi, Bilardello, Bonavita, Bonifati, Bono, Bortolaso, Boschi, Brambilla, Briccola, Broccoli, C. Briganti, Butazzi, Cappelli, Caldarelli, Calzavacca, Canova, Caramel, Carli, Carone, Casellini, Caso, Cassiano, Cattaneo, Chenis, Chiumenti, Collarile, Crescentini, Curonici, D’Agostino, de Candia, De Sanctis, de Stefano, Di Genova, Di Pasquale, Di Raddo, Doora, Esposito, Evangelista, C. Ferroni, G. Ferroni, Fonti, Formenti, Franceschetti, Frapiselli, Galbiati, Gallo, Gallian, Gigliotti, Gasparinetti, Gianna, Giannattasio, Hill, Guzzi, La Cava, Lazzari, Lago, Latini, Lombardi, Lunetta, Mambelli, Marino, Martusciello, Marziano, Mascetti, Masoero, Mendia, Micacchi, Miceli, Milizia, Mirante, Mussa, Nocca, Noya, Orsi Landini, Panetta, Pantalfini, Paternostro, Peri, Perfetti, Pignotti, L. Portoghesi, Pompas, Poso, Potente, Pratesi, Redaelli, Ria, Rocas, Scacco, Sciascia, G. A. Semerano, Serangeli, Severi, Sfrecola, Silvestrini, Simongini, Soldini, Spadoni, Spera, Tagliabue, Tebano, Tallarico, Tomasello, Vasta, Veca, Zaccagnini. ecc.




È presente su “La Storia dell’Arte Italiana del ‘900” di Giorgio Di Genova, edizioni Bora. Nel 1994 ha creato la collana editoriale “Orditi & Trame”; a tutt’oggi sono stati pubblicati 18 volumi diversi a tiratura limitata con interventi d’artista. Nel 2011 ha creato la collana “I libri di castello” (libri d’artista) esemplari unici con illustrazioni originali. Sue opere e pubblicazioni sono in istituzioni, musei e collezioni pubbliche e private. Per quotazioni: CAM Mondadori, artista segnalato nel 2013


Studio/Archivio: via Paolina, 25 - 00049 Velletri (RM) ITALIA Web: www.mauromolinari.it

Sito storico Orditi & Trame: www.caldarelli.it/molinari.htm
E-mail: arte@mauromolinari.it                    Sito Web: www.mauromolinari.it



 Link di opere:

http://www.mauromolinari.it/personali.asp
http://www.giorgiobertozzi.it/eventi/mauro-molinari-condominium/

domenica 18 agosto 2013

PADIGLIONE TIBET/ Ideato da Ruggero Maggi



Santa Marta Congressi – SpazioPorto - Venezia


1 giugno – 7 settembre 2013

con il Patrocinio del Comune di Venezia – Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace

In attesa della grande festa del 7 settembre che segnerà la chiusura della mostra-evento Padiglione Tibet, a cura di Ruggero Maggi, in corso presso la Chiesa di Santa Marta – SpazioPorto di Venezia, segnaliamo l'apertura della Stanza della Lettura, con la presentazione di testi di noti critici italiani e di sostenitori della causa tibetana, che verranno anche pubblicati sul catalogo relativo.




[…] Ad integrare lo spazio espositivo del Padiglione, oltre alle Ruote della Preghiera (messaggi di pace), Mandala (archetipo inerente l’impermanenza delle cose e la ciclicità della vita), video (elaborazioni di vari artisti su alcuni aspetti della cultura lamaista) e l’ambasciata tibetana (ove è possibile sia richiedere il relativo passaporto, sia ammirare il parallelo progetto di “Mail Art”, arte postale), il curatore-artista Ruggero Maggi non ha mancato di dare spazio alla parola, portatrice di metafore, significati sociali, storici, degna di essere riconosciuta quale linguaggio necessario alla crescita umana, mentale ma anche biologica. La Stanza della Lettura offre tratti salienti della storia del Tibet, le sue tradizioni, i simboli, la sua filosofia, il cosmo, riflessioni artistiche ma anche politiche, progetti per la propria riaffermazione collettiva, preghiere e altro ancora. Accessibili a chiunque voglia impiegare del tempo in nome della conoscenza, secondo gli stessi principi tibetani, i testi sono il pensiero di giornalisti, critici d’arte, insegnanti, associazioni che abbracciano la causa tibetana e la sostengono da anni. Tutti loro contribuiscono a far conoscere una questione mondiale delicata, che non si trova scritta altrove, ma viene trasmessa in un sol fiato in questa stanza, attraverso la vitalità della parola. L’entrata è libera, il pensiero è libero, la meditazione è libera, l’arte è libera. (Angela Zenato)

Stanza della Lettura - testi di

Gianluca Anselmo, Elisabetta Bacci, Boris Brollo, Lara Caccia, Claudio Cardelli, Mauro Carrera, Giorgia Cassini, Stefano Dallari, Giulia Fresca, Alexander Larrarte, Enzo Lo Scalzo, Ruggero Maggi, Mimma Pasqua, Cristina Romieri, Alberto Rovida, Massimo Scaringella, Giuliana Schiavone, Roberta Semeraro, Tiziana Tacconi, Claudio Tecchio, Trini Castelli, Piero Verni, Roberto Vidali, Emma Zanella.




Press release

TIBET PAVILION

by Ruggero Maggi

Santa Marta Congressi – SpazioPorto – Venice

1stJune – 7thSeptember 2013

with of City of Venice Patronage Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace

Waiting for the party on 7th September that will mark the closure of the exhibition-event Tibet Pavilion in Santa Marta's Church - Spazio Porto, Venice, curated by Ruggero Maggi we recommend the opening of the Reading Chamberwith the debut of texts written by renown italian critics and Tibetan cause supporters, that will be published in the connected catalogue.

[…] This is going to integrate the exhibition space of Tibet Pavilion together with the Wheels of Prayer (peace messages), Mandalas (archetype pertinent to impermanence of things and life cyclic nature) videos (different artist's elaboration about some aspects of lama culture) and Tibetan Embassy (where it is possible to ask for the Tibetan passport and also to admire the Mail Art parallel project). The Reading Chamber exposes salient samples of Tibet history, his traditions, symbols, his philosophy, cosmos, artistic and politic reflections, projects about collective reaffirmation, prayers and more. Texts are journalists, art critics, teachers, associations's thoughts who embrace and support the Tibetan cause since a long time. These texts are accessible to all who want to spend time in the name of knowledge, according to the same Tibetan principles. They all contribute to convey a delicate world matter, that can not be found anywhere else, but it is spread in this room, through the dynamism of the word. Entrance is free, thought is free, meditation is free, art is free. (Angela Zenato)

The Reading Chamber - statements

Gianluca Anselmo, Elisabetta Bacci, Boris Brollo, Lara Caccia, Claudio Cardelli, Mauro Carrera, Giorgia Cassini, Stefano Dallari, Giulia Fresca, Alexander Larrarte, Enzo Lo Scalzo, Ruggero Maggi, Mimma Pasqua, Cristina Romieri, Alberto Rovida, Massimo Scaringella, Giuliana Schiavone, Roberta Semeraro, Tiziana Tacconi, Claudio Tecchio, Trini Castelli, Piero Verni, Roberto Vidali, Emma Zanella.

Video art

Marco Agostinelli, Ciriaca+Erre, Francesca Lolli, Ruggero Maggi, Marco Rizzo, Ritu Sarin & Tenzing Sonam.

information:

www.padiglionetibet.com

ruggero.maggi@libero.it

320.9621497

Press office: B
52
Communication

ufficiostampa@b52c.com – 340.8659442

TGR Veneto (1 giugno 2013)15'35 - 17'06

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-3c50d80b-de46-4f65-9250-710ec3f40e8a-tgr.html?refresh_ce#p=0

TGR Veneto (7luglio2013) 6'05

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a940fcb3-b189-49e5-926b-d05a819328a8.html#p=

video di Ermanno Bidone (6 luglio 2013)

http://www.artribune.com/2013/07/un-mandala-per-il-dalai-lama-a-venezia-performance-collettiva-al-padiglione-tibet/

Santa Marta Congressi – SpazioPorto

FROM VENICE TRAIN STATION Lines ACTV 41, 51 stop “Santa Marta” 50 meters from SPAZIOPORTO

FROM PIAZZALE ROMA Lines ACTV 41, 51, 61, stop “Santa Marta”

FROM SAN MARCO Lines ACTV 42, 52, 62, stop “Santa Marta


venerdì 26 luglio 2013

55 Biennale di Venezia 2013/ PADIGLIONE TIBET

PADIGLIONE TIBET - VENEZIA
a cura di Ruggero Maggi



"Padiglione Tibet" si materializza a Venezia a Cà Zanardi nel 2011 grazie a Ruggero Maggi, ideatore e curatore, e nel 2012 a Torino a “Padiglione Italia", su invito di Vittorio Sgarbi, nella Sala Nervi del Palazzo delle Esposizioni. Numerose sono successivamente le presenze di "Padiglione Tibet" in varie località italiane.




Quest'anno Venezia, grazie a "Padiglione Tibet", con il patrocinio del Comune di Venezia, Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace, è stata invasa pacificamente da immagini, colori, atmosfere e suoni che misceleranno, con un prezioso intreccio, la creatività e la sensibilità degli artisti contemporanei che hanno voluto aderire e contribuire a creare questo particolare Padiglione.

In un'epoca in cui ogni tipo di dato viene trasmesso ad iper-velocità da una parte all'altra della terra, la convinzione che delle preghiere possano essere recitate e diffuse con un semplice, lieve tocco, con un soffio di vento, può sembrare quasi ingenuo ad un occidentale; al contrario è indice di quanto la realtà tibetana profondamente spirituale si fonda intrinsecamente con la natura stessa, in un inarrestabile scambio con l'universo. Da sempre la circolarità è sinonimo di movimento, di ritmo, di flusso, un concetto presente in ogni aspetto della storia dell'Umanità e che la cultura tibetana ha sviluppato attraverso la realizzazione di strutture e costruzioni legate alla propria filosofia di vita. Per l'uomo tibetano la maggiore preoccupazione non è cosa fare durante il giorno, ma cosa essere nella propria intera esistenza.

In questa rassegna internazionale i monaci tibetani fanno ruotare le Ruote della Preghiera per invocare un buon karma, per la crescita spirituale e la guarigione, Le ruote sono anche dette chokhor (ruota della legge) in Tibetano.

Questo grande evento artistico è dedicato ai 118 martiri tibetani (numero tragicamente da aggiornare quasi quotidianamente) che si sono immolati per la libertà di altri, per la verità di tutti...

Un unico tema, declinato nei modi della pittura, della scultura, della performance e del video, per realizzare un grande evento che sottolinei coralmente il profondo senso di spiritualità dell'universo tibetano e creare un ponte sensibile che induca i visitatori ad una maggiore conoscenza di questo popolo, diventato una minoranza etnica e che rischia di perdere il proprio patrimonio culturale e spirituale fondato su concetti di pace e non violenza ... un ulteriore motivo per varcare la soglia della Chiesa di Santa Marta.




Lo spazio: Santa Marta Congrassi - Spazio Porto
Dorsoduro   30123 Venezia

Orari: martedì – domenica 10.00/18.00 - chiusura: lunedì

Informazioni: www.padiglionetibet.com - ruggero.maggi@libero.it - Tel. 320.9621497



martedì 23 luglio 2013

SEGNI D'AUTOMAZIONE/ Decima Rassegna di Arte Contemporanea - Comune di Stella Cilento





Azione critica nella cibernetica coeva.
(Segni d’automatismo)




Colgo l’occasione per quest’appuntamento espositivo annuale a Stella Cilento per tentare un aggiornamento nelle osservazioni delle espressioni artistiche attuali.

Nella maggior parte dei casi in cui visitiamo esposizioni d’arte ci limitiamo ancora a vedere l’opera, considerandolo un momento estetico fine a se stesso, il più delle volte con un atteggiamento passivo, non-intenzionale, generico, a-temporale. Nella quotidianità invece interagiamo scambiando informazioni, con tutti i sistemi tecnologici che fanno parte della realtà, e che ci sono necessari per vivere nella società. Il mondo è da vedere come un enorme interfaccia, e la connettività come nuova dinamica della socialità. La cibernetica ci svela un modo nuovo di vedere il mondo, ogni entità, sia essa biologica che tecnologica genera e scambia informazioni con l’esterno, perciò tutto è interazione e ogni azione è dialogica. Ciò ci insegna a guardare e non semplicemente a vedere. L’etimologia che definisce l’atto del guardare può essere collegata ad uno stato di guerra: “stare in guardia”, “custodire”, “vedetta”. A differenza del vedere che è una pura attività pacificata, guardare è, ben diversamente, il mezzo attraverso cui cerchi di smascherare gli inganni e le manipolazioni delle cose, ma anche delle idee sulle cose.

L’attuale trasformazione dell’universo artistico trova la sua matrice in questa nuova organizzazione, tutta coeva, della vita e della conoscenza. Le discipline umanistiche si arricchiscono dei nuovi contributi delle scienze come la fisica, la matematica, la fisiologia e la biologia e, attraverso le scoperte sui processi mentali, ci si appropria delle nuove relazioni tra corpo-mente-sensazioni-emozioni della neuro-fisiologia.

Le conoscenze tecnologiche attuali inducono, inoltre, a riflessioni sull’organizzazione del vivente e sul suo funzionamento. Queste ultime conoscenze, specie per l’invenzione di nuovi materiali e per la loro introduzione nelle fasi produttive della lavorazione di oggetti, sono di ausilio agli scienziati di ingegneria (e bio-ingegneria) dell’artificiale per riprodurre in modo sempre più similare alcuni automatismi umani.

Ciò richiede al mondo dell’arte un ripensamento sia su ciò che si intende per “fare” arte e sia su ciò che si deve intendere per storia delle organizzazioni artistiche, riunite oggi sotto il segno delle informazioni. L’opera d’arte, dopo aver trovato la propria autonomia nel secolo scorso dalle altre discipline estetico-filosofiche, letterarie, psicoanalitiche, sociologiche, ecc…, nel pensiero attuale si presenta come un soggetto, o meglio, con un proprio organismo che è autorganizzato in informazione. Per questo la formula segni d’automazione, ribadisce che l’arte tutta è da intendersi come un micro-mondo; l’artista crea una gamma di visualità che all’occhio del fruitore generano sensazioni sempre diverse che non rimandano a qualcosa d’altro, ma significano per loro stesse.

A partire da ciò, si è modificato, radicalmente, il modo di intendere le opere d’arte che indifferentemente agli ambiti a cui appartengono: letteratura, pittura, scultura, ecc…, esse sono oggi considerate bene culturale, cioè strutture cognitive iscritte nel patrimonio genetico dell’umanità.

L’opera, così intesa, è un prodotto che non solo è costituita da un organismo che va interpretato (materia) ma partecipa al mondo della vita (o della natura) ogni volta che vi è un fruitore che cerca di comprendere e di riconoscerla nella sua organizzazione linguistico-logica (o tecno-logica) per le informazioni che essa (opera) racchiude. Perciò non basta soltanto produrre un’opera ed esporla, ma importante diventa il ruolo del fruitore, giacché tutto è da intendere in modo inter-attivo così come è l’intera organizzazione della società presente.

Nell’universo dell’arte contemporanea al di là di qualsiasi forma e di qualsiasi linguaggio utilizzato per costruirla, una delle attività implicite di chi l’arte la “guarda” è quella di scovare dei “segni”: punto, linea o figura a cui corrispondano, in senso proprio o figurato, i concetti di limite, posizione, direzione. Il segno ci rimanda subito ad un intervento diretto dell’uomo (dipingere, scolpire, scrivere non è altro che mani-polare mano-mettere la realtà che è capacità solo dell’uomo appunto) che modificando l’ambiente lascia delle tracce di se, in un procedimento visuale cioè di tipo artistico. Ogni artista-uomo che produce un segno, nello spazio circostante, lo fa per metterlo in relazione con ciò che è fuori, ponendolo così “in oggetto”, lo rende visibile, comunicabile. Per quanto detto fino ora, l’opera d’arte si contraddistingue per due elementi fondamentali: materia e pensiero.

La materia e il linguaggio oggi legano l’opera d’arte al tempo-spazio e allo spazio-tempo della sua elaborazione e costituzione. Un’opera è differenziata ed è riconoscibile dalle altre opere per la sua fisicità (alias, per i materiali con cui è assemblata). Il pensiero è costituito dal modo in cui l’opera si è manifestata come organizzazione o narrazione o racconto di un punto di vista.

Una visione che parte dalla cibernetica, come aggiornamento della visione sull’arte ci libera dagli pseudo-artisti che vogliono raccontarci una verità unica, essi sono in torto rispetto all’attuale che ci educa invece alle verità relative: il logos è divenuto un proliferare infinito di spazio-tempo e di ambienti. Viva la libera interpretazione. Siamo tutti critici potenziali. I critici innovativi, come si ritiene il sottoscritto, indicano le produzioni artistiche, le descrivono (interpretano o raccontano) non tanto come delle rappresentazioni, ma le trattano già come delle configurazioni artistiche.

Ecco che possiamo considerare questa collettiva come una raccolta genetica di un bagaglio di esperienze mentali. Non ci resta che guardare!







Bonanno:

Tavole pittografiche a metà tra moda e pubblicità. La ripetizione del segno è quasi l’appropriarsi di una tecnica comics svuotandola dal significato che dà la striscia e quindi dando al fruitore il compito di immaginarsi quale potrebbe essere la seconda tavola e poi la terza.
Il rimando alla traccia che compone la figura, che ha anch’essa i connotati di essere una traccia, ci pone il dubbio che quella figura sia in realtà un archetipo plasmato da un dio che forse non ha un nome ma che incute su di noi dandoci la vita.



1- Giovanni  Bonanno,  Accumulazione HX1    Tecnica mista, 2013.


2- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX2  Tecnica mista, 2013.




3- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX3  Tecnica mista, 2013.




4- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX4  Tecnica mista, 2013.





5- Giovanni Bonanno, Accumulazione HX5  Tecnica mista, 2013.








De Caro:

Un esempio di visualità militante. Preleva estratti di realtà fotografica destrutturando l’immagine a livello biochimico, non si ferma a vedere la realtà, la guarda e vi penetra fin dentro la sua struttura molecolare. Un’azione scultoria “a togliere”, dal blocco visivo estrae pixel fino all’ultimo brandello di tessuto che delimita la tela dallo spazio esterno. Le sue opere appaiono come oggetti geometrici dotati di omotetia interna, quasi fossero dei frattali artigianali.



Paolo Tomio:

Elabora nuove forme d’arte attraverso la macchina, proponendo forme che rimandano ad una percezione altra del tecnologico e del racconto. I suoi segni non sono materialmente grafici, sono flussi di elettroni che transitano nei circuiti del computer. Tutti i vecchi e nuovi contenutismi dell’immagine, l’illustrazione e l’iconologia, vengono smentiti e relegati dove devono stare, tra i residuati dell’estetica, in quanto questi processi formali si dimostrano senza possibile dubbio non mediazioni tecniche o visualizzazioni dell’idea o del concetto, ma autonome costruzioni che sorgono, procedono e si definiscono in una loro esauriente autogenesi.



Paladini:

Sovrapposizione di piani, forme che si amplificano intersecandosi tra le diverse stratificazioni in un intarsio grumoso racchiuso in geometrie ostinate. L’equilibrio è tra la materia pittorica e il segno.
 Tutto è dosato, quasi come in un laboratorio costruito su un rigore che si rifà al classico. Il linguaggio è quello della pittura; beninteso però come uno dei linguaggi possibili. Potremmo dedurne che la morte dell’arte non c’è stata e che la pittura dopotutto resisterà per molto tempo ancora.



Fusco :

Osservare, prelevare, catalogare, sezionare, porre in oggetto.  Queste sono le fasi di un processo meditato oltre la velocità della vita attuale. Segni spuri, delimitano figure filiformi. Estrarre campioni di natura (quella che ancora resiste) per porla in essere. Ciò ci ricorda che l’uomo comune possiede ancora la facoltà di ascoltare il silenzio. Un pensiero ecologico e una materia organolettica, sono armi possibili contro l’Horror Pleni.



Zucchini:

Un paesaggista cibernetico. Configura estratti di realtà geo-fisiche penetrandovi fin dentro la struttura molecolare. Una matericità giustificata dall’intento di immensificare la natura, intravedendola oltre qualsiasi apparenza. Una pittura a raggi X. Uno strapaesaggio, inteso come legge di natura che è uguale in tutte le dimensioni, del macro e del micro; una parete di calce o il nucleo di un atomo di cobalto. Analogie chimiche e biologiche, tra percezione reale e macchinale.



D’Antonio:

Una figurazione algoritmica, i colori si incanalano secondo direzioni assiali, e si presentano con tonalità asettiche. La materia dell’opera è esigua, minima, rasenta una povertà di spirito che non è altro che un’attestazione di una mancanza dell’uomo attuale matematizzato nella sua logica. Oltretutto questa bidimensionalità estrema, tirata a lucido come una parete d’acciaio non lascia nessuna possibilità d’appiglio, niente tattilità, quindi niente corporalità per una società tecno-scientifica. Può essere anche un’operazione al rovescio, forse proprio questa mancanza ci stimola per reazione al desiderio di riaverla.




Afeltra:

dall’intarsio ligneo all’intarsio chimico-artificiale, ecco delle opere che hanno il gusto-tatto dell’attuale: forme di di-epossido combinate con pellicole elettrostatiche generanti una profondità al limite tra la percezione retinale e quella virtuale. Queste opere si sintetizzano a pieno nella formula “segni d’automazione”, il segno ultimo, quello impresso sull’opera è la risultante del gesto umano + la reazione chimico-organica, in cui si riequilibra il rapporto tra l’io e il mondo circostante. Lo spazio di queste opere supera le dimensioni euclidee configurando una dimensione “quarta” che si eterna in tutte le direzioni in un momento determinato. Proprio entro quest’oltre spazio i segni acquistano plasticità.



Pellini:

Una visualità urlata, le cui onde sonore frantumano la continuità di uno spazio che per quieto vivere vorremmo fosse nettamente delineato, apparentemente calmo; ma si sa che l’acqua cheta nasconde turbolenze interne. Dunque si ha l’impressione di un’identità del sé totalmente negata che per analogia rimanda ad una condizione storica di estrema precarietà. La Pellini, chiede alleanza all’ambito dei valori che si dimostrano più capaci di “resistere” alle macchine che si incontrano e delinea il suo agire nella sfera dei fenomeni organici, cellulari, biologici, ricercati ai livelli bassi, genetici, poiché sono alieni da compromessi con la sfera artificiale dei prodotti industriali. C’è solo il rischio, però nell’ostinazione a restare fedele all’organico, di scivolare nel reazionario.





Donatella Violi:

Nei paesaggi della Violi si sperimentano con grande diffusione sentimenti di solitudine e abbandono ed allo stesso tempo ansia e paure suscitate dalle relazioni interpersonali. Il successo delle chat-line e di tutte le modalità di relazione tecno mediate che attualmente imperano sono un chiaro esempio che mostrano come le persone siano apparentemente socializzate in rete, mentre in realtà possono essere profondamente chiuse in schemi mentali accomodanti ai propri bisogni narcisistici. Il Pensiero che vi si intravede è il fatto di creare forme di relazionalità basate su immagini della persona false e costruite, un po come a Valdrada, dove è importante la facciata della casa che si specchia nel lago, non ciò che vi si cela al suo interno. L’uomo non è più chi è, ma chi tenta di essere, chi finge di essere.



Gisela Robert:

In una società cibernetica in cui ogni manifestazione dell’uomo è un linguaggio generante informazioni sembra che la Robert dia un esempio genuino di sopravvivenza. La verità non è nella specializzazione ma nell’ibridazione; la sua pratica di mimesi vive “in mezzo a”, non si ancora a nessun lembo di terra, galleggia, vive in deriva perpetua. Le sue sono adesioni giustapposte di tratti che ammantano il piano-sfondo che scompare sotto il peso di miriadi di grafemi. Segni-lettere-simboli si mescolano e s’amalgamano in una fitta rete di catene semiotiche di un meta-linguaggio. Sono pagine verbo-visuali in cui la parvenza di una scrittura è un pretesto per riformulare sillabogrammi, allografi e logogrammi di un diverso sistema cognitivo. Alla semplicità superficiale dell’informazione odierna risponde con complessi logo-grammi che sono al limite della decifrabilità.
                                                                            Marcello Francolini



"SEGNI D'AUTOMAZIONE": RASSEGNA D'ARTE CONTEMPORANEA A STELLA CILENTO



"SEGNI D'AUTOMAZIONE": RASSEGNA D'ARTE CONTEMPORANEA A STELLA CILENTO





Sabato 27 luglio, alle ore 19.30, presso l’edificio “Rosa Niglio Itri” di Stella Cilento, con il patrocinio della Provincia di Salerno, dell’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dell’Unione Comuni dell’Alento e del Comune di Stella Cilento, si apre la decima rassegna di arte contemporanea Segni d’automazione, alla quale partecipano gli artisti Lucio Afeltra, Giovanni Bonanno, Silvio D’Antonio, Amedeo De Caro, Mimmo Fusco, Marco Paladini, Maria Pellini, Gisela Robert, Paolo Tomio, Donatella Violi, Rolando Zucchini. Le opere esposte sono testimonianza della loro attuale ricerca.


La mostra sarà presentata al pubblico dal sindaco di Stella Cilento Antonio Rodano e dal critico Marcello Francolini che ne ha redatto il testo in catalogo.