lunedì 14 maggio 2012

VACCARI NEWS/ MARCELLO DIOTALLEVI




Vaccari News/MAG 14 2012 10:15 APPUNTAMENTI

In mostra le lettere ed i “francobolli” di Marcello Diotallevi Fino al 30 giugno la presenza, soltanto elettronica, dei suoi lavori presso l'Ophen virtual art gallery Marcello Diotallevi

Pure il settore filatelico, negli ultimi anni, ha visto concorsi e mostre virtuali, nel senso di allestimenti diversi da quelli tradizionali, prima organizzati avvalendosi di fotocopie ed ora completamente smaterializzati grazie al web. Ed anche la mail art non è da meno. Proprio in questi giorni l'Ophen virtual art gallery accoglie “Parole al vento”, personale di Marcello Diotallevi.



Due dei suoi lavori in mostra: “Lettera al mittente” (tecnica mista)
e “Francobolli d'artista L.1500” (particolare)



Visita:




lunedì 12 marzo 2012

TINTORETTO ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE / ROMA





 Tintoretto alle Scuderie si inquadra in quell'ampio programma di rivisitazione degli artisti che hanno reso unica e grandiosa la storia artistica del nostro paese, da Botticelli ad Antonello da Messina, da Bellini a Caravaggio e, più recentemente, a Lorenzo Lotto e Filippino Lippi e si concentra sui tre temi principali della pittura di Tintoretto: quello religioso, quello mitologico e la ritrattistica.

Un'esposizione rigorosamente monografica, dunque, suddivisa in sezioni di poche opere scelte e capolavori indiscussi che si apre e conclude presentando i due autoritratti , quello giovanile, del Victoria & Albert Museum di Londra, e quello senile, del Louvre.

La prima sezione, al primo piano delle Scuderie del Quirinale, sarà dedicata ai temi religiosi (tematica fortemente presente nella poetica di Tintoretto) e si aprirà con una delle prime opere riconosciute, Gesù tra i dottori (1542), concessa dal Museo diocesano del Duomo di Milano, per concludersi con la Deposizione al sepolcro (1594), del Monastero di San Giorgio Maggiore, forse l'ultima opera in cui è possibile riconoscere la mano del maestro. In mezzo, opere significative come la Madonna dei Tesorieri e il Trafugamento del corpo di San Marco , ambedue dalle Gallerie dell'Accademia, la Santa Maria Egiziaca e la Santa Maria Maddalena , della Scuola Grande di San Rocco, un inedito e strepitoso confronto tra l' Ultima Cena della veneziana chiesa di San Trovaso e quella, di cinque anni più tarda, della chiesa di San Polo, a celebrare uno dei temi prediletti dalle Scuole del Sacramento.

Al piano superiore, le altre due sezioni della mostra, a partire da quella dedicata ai ritratti: sebbene in competizione con Tiziano, anche i suoi contemporanei gli riconobbero, infatti, un "perfettissimo giudizio nei ritratti" e dalle maggiori collezioni internazionali ne arriveranno dei più famosi.






 The exhibition on Tintoretto at the Scuderie is part of a broader program designed to explore the work of those artists who have helped to make the story of art in our country so unique and grandiose, ranging from Botticelli to Antonello da Messina, from Bellini to Caravaggio and, more recently, to Lorenzo Lotto and Filippino Lippi.

This exhibition, focusing on the three main themes that distinguish Tintoretto's work: religion, mythology and portraiture, is strictly monographic and will be divided into sections comprising a handful of carefully selected and unquestioned masterpieces, beginning and ending with his two self-portraits of himself as a young man, from the Victoria & Albert Museum in London, and as an old man, from the Louvre.

The first section, on the first floor of the Scuderie del Quirinale, will be devoted to religious themes (which played such a major role in Tintoretto's artistic output), opening with one of his first acknowledged works, Jesus Among the Doctors (1542) lent by the Milan Cathedral's Diocesan Museum, and ending with the The Deposition (1594) from the Monastry of San Giorgio Maggiore, possibly the last work in which it is possible to identify the hand of the master. In between, the exhibition will include such important works as the Madonna of the Treasurers and the Stealing of the Dead Body of St. Mark , both from the Gallerie dell'Accademia, the St Mary of Egypt and the St Mary Magdalen , from the Scuola Grande di San Rocco, and the unprecedented and spectacular juxtaposition of the Last Supper from the Venetian church of San Trovaso and another version of the same subject painted five years later, from the church of San Polo, to celebrate one of the Scuole del Sacramento's favorite themes.

The second floor will house the other two sections of the exhibition, starting with the section devoted to portraits. Even though he was in competition with Titian, his contemporaries yet recognized his "utterly exquisite eye in portraiture". Some of his most famous portraits from leading international collections will be on display in this section.






ORARI

Da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00

venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30

L'ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura



PREZZI

Intero: € 10 + € 1.50 (prevendita) + spese d'agenzia

Ridotto: € 7.50 + € 1.50 (prevendita) + spese d'agenzia

Biglietto integrato Scuderie del Quirinale + Palazzo delle Esposizioni

Intero € 18,00 + € 1.50 (prevendita) + spese d'agenzia

Ridotto € 15,00 + € 1.50 (prevendita) + spese d'agenzia

Gli studenti, ricercatori, dottorandi degli atenei romani (sia pubblici che privati), il venerdì e il sabato, dalle ore 19,00 fino alla chiusura della biglietteria, hanno diritto ad acquistare il biglietto di ingresso alla mostra al prezzo di € 4,00





VISITE GUIDATE:

VISITING HOURS

Sunday to Thursday 10:00am to 8:00pm

Friday and Saturday 10:00am to 10:30pm

Admission is allowed until one hour before closing time.

TICKETS

Full price € 10,00 + € 1.50 (presale) + agency fees

Reduced price € 7,50 + € 1.50 (presale) + agency fees

One price ticket for Scuderie del Quirinale and Palazzo delle Esposizioni

Full price € 18,00 + € 1.50 (presale) + agency fees

Reduced price € 15,00 + € 1.50 (presale) + agency fees

Admission to exhibitions at the Scuderie del Quirinale and at the Palazzo delle Esposizioni for students, researchers and undergraduates registered with public or private universities in Rome costs € 4.00 on Fridays and Saturdays, after 7.00 pm until the box office closes



GUIDED TOURS

* Con l’autobus

40-60-64-70-117-170-H

scendere alla fermata Nazionale/Quirinale



* Con la metropolitana

metro A (fermata P.za della Repubblica)

metro B (fermata Cavour)



* Dalla Stazione Termini

Piazza dei Cinquecento

recarsi alla fermata Termini (Ma-Mb-Fs)

Prendere la Linea 40 (P.za Pia/Castel S. Angelo)

per 2 fermate e scendere alla fermata Nazionale/Quirinale

a piedi per 100 metri fino alle Scuderie del Quirinale



* Dall’Aeroporto di Fiumicino

Prendere la linea Leonardo (Termini) (partenza ogni 30 min.)

Scendere alla fermata Termini

recarsi alla fermata TERMINI (MA-MB-FS)

prendere la linea 40 (P.Za Pia/Castel S. Angelo)

per 2 fermate e scendere alla fermata Nazionale/Quirinale

A piedi per 100 metri fino alle Scuderie del Quirinale On the bus

40-60-64-70-117-170-H

get off at Nazionale/Quirinale



On the underground

metro A (get off at Piazza della Repubblica)

metro B (get off at Cavour)

From the train station (Stazione Termini)

From Piazza dei Cinquecento (in front of station)

take bus 40 (towards Piazza Pia/Castel S. Angelo)

2 stops and get off at Nazionale/Quirinale

walk 100 meters to the Scuderie del Quirinale

From Fiumicino airport (Leonardo da Vinci)

Take the train to Termini (it leaves every 30 minutes)

then follow directions above






Per prenotazioni / Reservation :

COOP. IL SOGNO

Viale R.Margherita, 192 00198 - Rome (Italy)

Ph. +39/0685301758       Fax +39/0685301756







BIOGRAFIA



 JACOPO ROBUSTI (o CANAL) detto il TINTORETTO (1519-1594) è l'unico tra i grandi interpreti della pittura italiana del Cinquecento a non aver avuto fino ad ora, in Italia, una mostra monografica significativa. Se si esclude quella tematica, dedicata ai Ritratti, tenuta a Venezia nel 1994, l'ultima mostra sul grande maestro veneto risale al 1937, anche per l'obiettiva impossibilità di spostare i grandi teleri veneziani.

La mostra delle Scuderie del Quirinale si inquadra in quell'ampio programma di rivisitazione degli artisti che hanno reso unica e grandiosa la storia artistica del nostro paese: da Botticelli ad Antonello da Messina, da Bellini a Caravaggio e, più recentemente, a Lorenzo Lotto e Filippino Lippi.

La mostra si concentra sui tre temi principali della pittura di Tintoretto: quello religioso, quello mitologico e la ritrattistica. Un'esposizione rigorosamente monografica, dunque, suddivisa in sezioni di poche opere scelte e capolavori indiscussi, che si apre e conclude presentando i due autoritratti, il giovanile del Victoria & Albert Museum di Londra e il senile del Louvre di Parigi. Sebbene in competizione con Tiziano, infatti, anche i suoi contemporanei gli riconobbero un "perfettissimo giudizio nei ritratti" e dalle maggiori collezioni internazionali ne arriveranno a Roma dei più famosi.

In mostra anche lo spettacolare Miracolo dello schiavo dipinto nel 1548 per la Scuola Grande di San Marco, opera che lo imporrà prepotentemente come uno dei protagonisti della scena veneziana, per concludersi con la Deposizione al sepolcro (1594), del Monastero di San Giorgio Maggiore, forse l'ultima opera in cui è possibile riconoscere la mano del maestro. Nel percorso espositivo, inoltre, opere celebrate e famose: da quella che viene considerata una delle sue prime riconosciute, Gesù tra i dottori (1542), concessa dal Museo diocesano del Duomo di Milano, a celebri capolavori come la Madonna dei Tesorieri e il Trafugamento del corpo di San Marco, ambedue dalle Gallerie dell'Accademia, la Santa Maria Egiziaca e la Santa Maria Maddalena, della Scuola Grande di San Rocco, oltre un inedito e strepitoso confronto tra l'Ultima Cena della veneziana chiesa di San Trovaso e quella, di cinque anni più tarda, della chiesa di San Polo, a celebrare uno dei temi prediletti dalle Scuole del Sacramento.


Accanto ai grandi teleri di impatto drammatico e dalla stesura fulminea e densa di tensione, si presentano al visitatore le opere di soggetto storico o mitologico, di grande intensità emotiva come, per esempio, due dei 14 ottagoni, raffiguranti Apollo e Dafne e Deucalione e Pirra, ora nella Galleria Estense di Modena, realizzati nel 1541 per il soffitto di Casa Pisani o la splendida Susanna fra i vecchioni dal Kunsthistorisches di Vienna.

Grande novità della mostra è poi rappresentata dal commento, sotto forma di testi di sala, di Melania Mazzucco, la scrittrice che ha dedicato a Tintoretto e allo studio del suo ambiente numerosi romanzi e pagine indimenticabili. Il suo racconto accompagnerà, infatti, il visitatore passo dopo passo, sala dopo sala.




Una mostra volutamente raccolta, dunque, di circa 40 dipinti (cui si affiancherà una sezione dedicata all'ambiente artistico contemporaneo al maestro veneziano) tutti di altissima qualità, provenienti da musei e collezioni internazionali, capaci di fornire al grande pubblico un approccio sintetico e significativo al percorso artistico di Jacopo Tintoretto. Quel 'praticon di man' come ebbe a definirlo una volta per sempre il critico d'arte suo conterraneo Boschin 'ma senza per nulla intendere diminuirlo', come sottolineava a sua volta il grande Longhi che lo descriveva come 'di natura geniale, grande inventore di favole drammatiche da svolgersi entro coreografie di luci ed ombre vibranti..... Uno spettacolo continuo.'









 JACOPO ROBUSTI (or CANAL), better known as TINTORETTO (1519-1594), is the only key Italian 16th century painter not to have had a major monographic exhibition devoted to his work to date. If we ignore the thematic exhibition of his portraits held in Venice in 1994, the last exhibition of the great Venetian master's work was held in 1937, due among other reasons to the sheer physical impossibility of shifting the large canvases that he painted in Venice

The exhibition at the Scuderie del Quirinale is part of a broader programme designed to explore the work of those artists who have helped to make the story of art in our country so unique and so grandiose, ranging from Botticelli to Antonello da Messina, from Bellini to Caravaggio and, more recently, to Lorenzo Lotto and Filippino Lippi.

This exhibition, focusing on the three main themes that distinguish Tintoretto's work: religion, mythology and portraiture, is strictly monographic and will be divided into sections comprising a handful of carefully selected and unquestioned masterpieces, beginning and ending with his two celebrated self-portraits of himself as a young man, from the Victoria & Albert Museum in London, and as an old man, from the Louvre. Even though he was in competition with Titian, his contemporaries yet recognized his "utterly exquisite eye in portraiture", and some of his most famous portraits from leading international collections will be on display here in Rome.

Also on display will be the spectacular Miracle of the Slave painted in 1548 for the Scuola Grande di San Marco, a work that allowed him to grab the limelight as one of leading lights of the Venetian art scene, while the exhibition closes with The Deposition (1594) from the Monastry of San Giorgio Maggiore, possibly the last work in which it is possible to identify the hand of the master. Other famous works on show will include what is considered to be one of his first acknowledged paintings, Jesus Among the Doctors (1542) lent by the Milan Cathedral's Diocesan Museum, and such celebrated masterpieces as the Madonna of the Treasurers and the Stealing of the Dead Body of St. Mark, both from the Gallerie dell’Accademia, and the St Mary of Egypt and the St Mary Magdalen from the Scuola Grande di San Rocco. Visitors will also have the privilege of being able to witness the unprecedented and spectacular juxtaposition of the Last Supper from the Venetian church of San Trovaso with another version of the same subject, from the church of San Polo, painted five years later to celebrate one of the Scuole del Sacramento's favorite themes.

Alongside the large canvases with their dramatic impact and their tense, rapid brushwork, visitors will also be able to inspect the artist's intense historical and mythological works, charged with emotion, including, for example, the octagonal panels depicting Apollo and Daphne and Deucalion and Pyrrha, two of the fourteen made in 1541 for the ceiling of Casa Pisani and now in the Galleria Estense in Modena, or the splendid Susanna and the Elders from the Kunsthistorisches Museum in Vienna.

A major innovation at this exhibition is the commentary in the shape of texts in each room penned by Melania Mazzucco, a writer who has devoted numerous novels to, and written unforgettable pages on, Tintoretto and his circle. Her narrative will accompany visitors step by step, room by room, from the beginning to the end of the show.

This deliberately small exhibition comprises some 40 paintings (accompanied by a section devoted to the artistic environment contemporary with the Venetian master), all of the highest quality and on loan from leading international museums and collections, offering visitors a tight but extremely significant overview of the artistic career of Jacopo Tintoretto: that ‘tireless manual labourer’ as his fellow Venetian and art critic Boschin called him once and for all, ‘but without intending in any way to demean him’, as the great art critic Roberto Longhi pointed out, describing him in his turn as ‘a natural genius, a great inventor of dramatic tales that unfold in a choreography of vibrant light and shade... an endlessly entertaining performance.’





Per prenotazioni / Reservation :


COOP. IL SOGNO

Viale R.Margherita, 192 00198 - Rome (Italy)

Ph. +39/0685301758 Fax +39/0685301756









OPERE  PRESENTI:




Una mostra volutamente raccolta, dunque, di circa 40 dipinti (cui si affiancherà una sezione dedicata all'ambiente artistico contemporaneo al maestro veneziano) tutti di altissima qualità, provenienti da musei e collezioni internazionali, capaci di fornire al grande pubblico un approccio sintetico e significativo al percorso artistico di Jacopo Tintoretto. Quel 'praticon di man' come ebbe a definirlo una volta per sempre il critico d'arte suo conterraneo Boschin 'ma senza per nulla intendere diminuirlo', come sottolineava a sua volta il grande Longhi che lo descriveva come 'di natura geniale, grande inventore di favole drammatiche da svolgersi entro coreografie di luci ed ombre vibranti..... Uno spettacolo continuo.'




Jacopo Robusti, detto il Tintoretto  
Ritratto di gentildonna, 1550 circa
olio su tela
98x75 cm 
Vienna, Kunsthistorisches Museum



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto d'uomo con la barba bianca, 1562- 1564 circa
olio su tela
127x99 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Susanna e i vecchioni, 1555-1556
olio su tela
146x194 cm
Vienna, Kunsthistorisches Museum



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di Giovanni Paolo Cornaro, detto ""delle Anticaglie"", 1561
Olio su tela
102x81,2 cm
Gand, Museum voor Schone Kunsten



Jacopo Robusti , detto il Tintoretto
Danae, 1577-1580
Olio su tela
142x182 cm
Lione, Musée des Beaux Arts



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Autoritratto, 1588-1589
olio su tela
62,5x52 cm
Parigi, Musée du Louvre, Départment des Peintures



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Incoronazione della Vergine o Paradiso, 1564 circa
olio su tela
169x362 cm
Parigi, Muée du Louvre, Department des Peintures



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Venere, Vulcano e Marte, 1550-1555
olio su tela
134x198 cm
Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen - Alte Pinakothek



Giovanni Demio
Sacra Conversazione, 1531-1532
olio su tela
131x90 cm
Calino di Cazzago San Martino, Collezione Berardo Maggi di Gradella"



Alessandro Vittoria
Sebastiano Venier
Terracotta
80x50x45 cm
Opera proveniente dal Palazzo Vertemate-Franchi di Piuro
proprietà del Comune di Chiavenna
Chiavenna, Municipio"



Tiziano Vecellio
Ritratto di Gabriele Tadino, 1538
olio su tela
118x108 cm
Collezione d'Arte - Cassa di Risparmio di Ferrara S.p.A



Schiavone
Re Mida
olio su tavola
24,3 x 95,3 cm
Ferrara, Collezione privata



Francesco Mazzola detto Il Parmigianino
Madonna con il Bambino e i santi Zaccaria, Maria Maddalena e Giovanni Battista, 1530-1531
olio su tavola
75,5x60 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi Jacopo Robusti, detto il Tintoretto


Ritratto di Jacopo Sansovino, 1566 circa
olio su tela
70x65,5 cm
Firenze, Galleria degli Uffizi
Istituti Museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino
Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di Alvise Cornaro, 1562-1565 circa
Olio su tela
112,5 x 85,5 cm
Firenze, Galleria Palatina
Istituti Museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Venere, Vulcano e Cupido, 1550-1555 circa
Olio su tela
85x197 cm
Firenze, Galleria Palatina
Istituti Museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di Sebastiano Venier con un paggio, 1577-1578 circa
olio su tela
195x130 cm
Milano, Collezione privata, Courtesy of Sotheby's



Lambert Sustris
Salita di Cristo al Calvario
106 x 131 cm
olio su tela
Milano, Pinacoteca di Brera



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di giovane uomo, 1565 circa
Olio su tela
115x85 cm
Milano, Pinacoteca di Brera



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
La disputa di Gesù con i dottori nel tempio di Gerusalemme, 1541 circa
Olio su tela
197x319 cm
Milano, Museo del Duomo



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Apollo e Dafne
olio su tavola
153x133 cm
Modena, Galleria, Museo e Medagliere Estense



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Deucalione e Pirra, 1541-1542
olio su tavola
127x124 cm
Modena, Galleria, Museo e Medagliere Estense



Tiziano Vecellio
Annunciazione
olio su tela
cm 280 x 193,5 cm
Napoli, Museo di Capodimonte , in deposito dalla Chiesa di San Domenico Maggiore, proprietà del Fondo Edifici di Culto



Doménikos Theotokópoulos detto El Greco
La guarigione del cieco nato, 1570 – 1575
olio su tela
50x61 cm
Parma, Galleria Nazionale
Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di procuratore di san Marco, 1570 circa
Olio su tela
132 x 113 cm
Collezione privata Bonifacio de' Pitati detto Bonifacio Veronese




Bonifacio de' Pitati detto Bonifacio Veronese

Sacra famiglia con un angelo, san Gerolamo e santa Lucia, 1535-1540
olio su tela
103,5 x 141,5 cm
Roma, Galleria Colonna



Paolo Caliari detto il Veronese
Il buon Governo
olio su tela
105x64 cm
Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina



Paolo Caliari detto il Veronese
La Pace
105x64 cm
olio su tela
Roma, Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina



Paolo Caliari detto il Veronese
Sant'Antonio che predica ai pesci, 1580-1585
104x150 cm
olio su tela
Roma, Galleria Borghese
Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Alessandro Vittoria
Busto del Doge Marino Grimani
Marmo
Roma, Museo Nazionale di Palazzo Venezia
Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
La Deposizione di Cristo nel sepolcro, 1593-1594
olio su tela
288x166cm
Venezia, Chiesa di San Giorgio Maggiore
Curia Patriarcale di Venezia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Il viaggio di Sant'Orsola con le undicimila vergini, 1554 1555
Olio su tela
330x178 cm
Venezia, Chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti
Azienda Ulss 12 Veneziana



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
L'Ultima Cena, 1574-1575
olio su tela
228x535 cm
Venezia, Chiesa di San Polo
Curia Patriarcale di Venezia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
L'Ultima Cena
1561-1562
olio su tela
221x413 cm
Venezia, Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio detta Chiesa di San Trovaso
Curia Patriarcale di Venezia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
San Marco libera lo schiavo dal supplizio della tortura
(detto anche Miracolo dello schiavo), 1547-1548
olio su tela
415x541 cm
Venezia, Gallerie dell'Accademia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
La creazione degli animali, 1550-1553
olio su tela
151x258 cm
Venezia, Gallerie dell'Accademia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Madonna con il Bambino e i Santi Sebastiano, Marco, Teodoro, venerata da tre Camerlenghi, detta anche Madonna dei Tesorieri, 1566-1567
Olio su tela
221x521 cm
Venezia, Gallerie dell'Accademia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Il trafugamento del corpo di San Marco, 1562-1566
olio su tela
398x315 cm
Venezia, Gallerie dell'Accademia



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
La Vergine Maria in meditazione, 1582-1584
olio su tela
425x209 cm
Venezia, Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco"



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
La Vergine Maria in lettura, 1582-1584
olio su tela
425x209 cm
Venezia, Scuola Grande Arciconfraternita di San Rocco



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Sant'Agostino risana gli sciancati, 1549-1550
Olio su tela
255x174,5 cm
Vicenza, Direzione Musei Civici - Pinacoteca di Palazzo Chiericati



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
San Giorgio uccide il drago, 1553-1555
Olio su tela
157,5x100,3 cm
Londra, The National Gallery



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Autoritratto, 1546-1547 circa
Olio su tavola
45,7x36,8 cm
Londra, Victoria and Albert Museum
Bequeathed by Constantine Alexander Ionides



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di gentiluomo, 1548-1550 circa
Olio su tela
113 x 87,5 cm
Oxford, Christ Church Picture Gallery
By permission of the Governing Body of Christ Church



Domenico Robusti detto il Tintoretto
Ritratto di donna che scopre il seno, 1585-1590 circa
olio su tela
62x55,6 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Giuseppe sfugge agli inviti della moglie di Putifarre, 1555 circa
olio su tela
54x117 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di gentiluomo con la catena d'oro, 1555 - 1556 circa
olio su tela
194x76 cm
Madrid, Museo Nacional del Prado



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Incontro di Tamar e Giuda, 1575-1580
Olio su tela
150x155 cm
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Ritratto di procuratore di San Marco, 1573-1575 circa
118,5x100 cm
olio su tela
Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza



Jacopo Robusti, detto il Tintoretto
Adorazione del Bambino e gli angeli con gli strumenti della Passione
olio su tela
Vicenza, Direzione Musei Civici - Pinacoteca di Palazzo Chiericati






martedì 28 febbraio 2012

 
 
MARCELLO    DIOTALLEVI

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Via S. Calenda, 105 - Salerno


MOSTRA RETROSPETTIVA

“PAROLE AL VENTO”

3 marzo – 30 giugno 2012

Inaugurazione: Sabato 3 marzo 2012, ore 18.00



Ophen Virtual Art Gallery, Via S. Calenda, 105 – Salerno Tel/Fax 089 5648159

e-mail: bongiani@alice.it – Web Gallery: http://www.ophenvirtualart.it/

Orario galleria: tutti i giorni dalle 17.00 alle 20.30







“Parole al Vento” é il titolo della mostra retrospettiva che lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno dedica a Marcello Diotallevi, uno dei più interessanti Mail artisti italiani che per questa mostra presenta 91 opere tra “Fiabe al vento, Poemi dell’elica, Lettere da Citera, Lettere al mittente, Lettere autografe e francobolli d’artista, realizzate tra il 1980 e il 2011.



S’inaugura sabato 3 marzo, alle ore 18.00, la mostra retrospettiva dell’artista Marcello Diotallevi a cura di Sandro Bongiani. L’esposizione, accompagnata da un poema visivo di Giovanni Bonanno e da testi critici di Sandro Bongiani, Enzo Di Grazia e Suzel Berneron, presenta novantuno opere che ripercorrono oltre quarant’anni di ricerca, dagli esordi figurativi dei primi anni ’80, fino alle ultime proposte del 2011.



Marcello Diotallevi, classe 1942, sul finire degli anni Settanta ha iniziato le sue irruzioni nell’area della Mail Art con contatti sempre più intensi con la Poesia Visiva, utilizzando le lettere dell'alfabeto per accumuli, disseminazioni liberati da qualsiasi senso e significato letterale, e in questi ultimi anni, anche del recupero del colore e dell’uso gioioso della pittura. Artista di singolari voli a cielo aperto di “parole al vento”, di lettere senza destinatario che ritornano al mittente; lettere in cui l’accumulazione grafica di simboli di tipo grafico creano nuove associazioni sempre imprevedibili e nuove, disarticolando il linguaggio e riducendolo a pezzi. Ora con gli ultimi lavori Le parole incantate volano allegre nello spazio come dolci fiabe senza tempo. Ne viene fuori una sorta di viaggio poetico dentro la fantasia e l’incanto, con la definizione di presenze che cercano di esercitarsi al volo, a condividere l’indefinito. Cervi volanti e ippogrifi cavalcano raggianti il tempo di un solo momento, apparizioni che si formano e nello stesso tempo si stravolgono per definirsi, poi, in poemi colorati destinati al vento. Lettere dal destino vago e ingrato volano come francobolli in attesa che qualche possibile destinatario possa decifrare gli oscuri incanti della parola, si aggrappano avidamente all’immaginazione e si lasciano andare al flusso delle correnti, coscienti di non poter essere più significato compiuto ma sola presenza e indizio sfuggente.




Marcello Diotallevi

SPAZIO OPHEN VIRTUAL ART GALLERY

Via S. Calenda, 105 - Salerno

3 marzo – 30 giugno 2012

Inaugurazione: sabato 3 marzo 2012, ore 18.00

Orario: tutti i giorni ore 17.00 - 20.30









DA SABATO 3 MARZO A SABATO 30 GIUGNO 2012




PAROLE AL VENTO

Poema visivo di Giovanni Bonanno dedicato a Marcello Diotallevi





A

Fano,

a un passo

dal mare,

aquiloni stretti

ad un filo e appesi

per la coda volano leggiadri

sospinti da arie fugaci.

lettere e caratteri tipografici,

si formano e si trasformano in

anagrammi gentili che solo pochi sanno carpire.

Parole di fiabe solitarie destinate al vento si rincorrono e si

arrampicano orgogliosi per la collina per poi lasciarsi

andare all’ombra del buio di una notte stellata,

Sospinti dall’ebbrezza del mare, formano strane scie

di seta vellutata dai colori intensi e delicati.

Sotto il portico di Citera, l’ora dell’oblio segna

il passo con Giove che raccoglie le ceneri

di un amplesso regalando all’amata Danae

sospiri, pagliuzze d’oro e dolci lettere cortesi.

Tra un bacio rubato e una parola galante,

lettere al mittente

dal destino ingrato,

francobolli

e Cervi

volanti

nati

per caso,

vagano

curiosi

in

c

e

r

c

a

d

i

t

e

© Giovanni Bonanno











“DALLA LETTERA AL VOLO”   di  Sandro  Bongiani

Marcello Diotallevi, classe 1942, sul finire degli anni Settanta ha iniziato le sue irruzioni nell’area della Mail Art e con contatti sempre più intensi con la Poesia Visiva, utilizzando le lettere dell'alfabeto per accumuli, disseminazioni liberati da qualsiasi senso e significato letterale, e in questi ultimi anni, anche del recupero del colore e dell’uso gioioso della pittura. Artista di voli a cielo aperto di “parole al vento”, di insolite lettere senza destinatario che ritornano al mittente; lettere in cui l’accumulazione grafica di simboli di tipo grafico creano nuove associazioni sempre imprevedibili e nuove, disarticolando il linguaggio e riducendolo a pezzi. Ora con gli ultimi lavori Le parole incantate volano allegre nello spazio come dolci fiabe senza tempo. L’intera produzione dell’artista di Fano nasce dall’ibridazione dei linguaggi fino a sconfinare con convincente disinvoltura nella poesia visiva. Di questi ludici interventi provocatori ne è responsabile Marcel Duchamp artista amato da Marcello per la componente estetica e concettuale. Ne viene fuori una sorta di viaggio poetico dentro la fantasia e l’incanto, con la definizione di presenze che cercano di esercitarsi al volo, a condividere l’indefinito. Cervi volanti e ippogrifi cavalcano raggianti il tempo di un momento, apparizioni che si formano e nello stesso tempo si stravolgono per definirsi in poemi colorati destinati al vento. Alla base vi è l’ironia come sistema per indagare il presente con il fine di evidenziare gli aspetti più particolari, lasciando alla casualità provvisoria la possibilità di destare stupore e meraviglia. Tutta l’intera ricerca di Diotallevi è improntata da questo particolare modo di fare. Come per esempio le «Lettere autografiche» di un tempo sistemate sui fogli bianchi imbustati che spediva per posta a destinatari inesistenti creando così lo smarrimento e la trasgressione. Si badi bene non la ricerca della casualità “tout court”, fine a se stessa, ma come sollecitazione e possibilità di accamparsi nel provvisorio e nell’evento non programmato e definito. Così è stato anche per i racconti fantastici e immaginari delle “Fiabe al vento” di questi ultimi tempi, quasi dei collage composti da frammenti assemblati di ripstop di vari colori. La loro forma suggerisce strani aquiloni rampanti che volano nell’aria in attesa di stabilizzarsi in una dimensione più certa. Per sedimentarsi cercano l’infinito, l’immateriale e il mistero come essenza. La loro sagoma colorata evidenzia lettere ritagliate, svuotate di peso, che si stabilizzano all’interno della superficie colorata. Lettere dal destino vago e ingrato volano come francobolli in attesa che qualche possibile destinatario possa decifrare gli oscuri presagi della parola, si aggrappano avidamente all’immaginazione e si lasciano andare al flusso delle correnti, coscienti di non poter essere più significato compiuto ma sola presenza sfuggente.            









Biografia
Marcello Diotallevi è nato nel 1942 a Fano. E' vissuto per lungo tempo a Roma dove per un decennio ha esercitato l'attività di restauratore presso il Laboratorio di Restauro in Vaticano. Ha inizio in quegli anni anche la sua attività artistica all'insegna dell'irrequietezza. Come pittore prima, poi come scultore nei primi anni Settanta, quindi per qualche tempo si occupa di grafica e infine inizia a scrivere. Sul finire degli anni Settanta hanno inizio le sue incursioni nell'area della Mail Art e della Poesia Visiva di cui è tuttora un impegnato protagonista. In oltre un quarto di secolo di attività artistica ha collaborato con suoi interventi a libri e riviste nazionali e internazionali. Nel corso del tempo ha tenuto varie mostre personali nelle maggiori città italiane, partecipando nel contempo a esposizione collettive in tutto il mondo. Fa parte del gruppo di intervento artistico "I metanetworker in spirit". Si occupa in prevalenza di installazione, Poesia Visiva e Mail Art. E' l'autore della copertina della Guida al Musée National d'Art Moderne - Centre Georges Pompidou di Parigi (Hazan Editeur 1983). Nel 2003 riceve l'invito a tenere una performance nella Sezione "Extra 50" della 50esima Edizione Internazionale d'Arte - Biennale di Venezia ma, non essendo egli un performer, declina l'invito. Nel 2007 è stato invitato alla 52esima Biennale di Venezia e poi nel 2011 alla 54 Biennale di Venezia, Padiglione Tibet, a cura di Ruggero Maggi. Dal 1974 vive e lavora a Fano.

– Marcello Diotallevi – studio via Veneto, 59 – 61032 Fano – Italia

VISITA/ Sito di riferimento: http://www.caldarelli.it/diotallevi.htm







MARCELLO DIOTALLEVI / Intervista


…….grafico, pittore, scultore, mailartista, poeta, ‘aforista’… Qual è il tuo vero ‘mestiere’?

Non so se le attività che tu hai elencato possano essere qualificate come mestieri, professioni o vocazioni. Di tutte, quella di “aforista” è - per chi mi conosce - la più calzante. L’aforisma verbale mi seduce, ma ancor più quello visivo. Con ciò non intendo sminuire gli altri esercizi creativi che hanno caratterizzato e arricchito la mia vita nel corso degli anni. Tutto ha concorso a fare di me ciò che ora non sono…



Cos’è per te l’opera d’arte?

Qualcosa che viene da molto lontano, da luoghi reconditi della mente e giunge a noi artisti per vie sconosciute, ma l’impulso creativo può essere anche un semplice fatto gestuale che talvolta non supera la misura del braccio. È la più alta espressione dell’ingegno umano. O… dell’inganno umano? Giova ricordare che in greco technìtes designa sì l’artista e l’artigiano, ma anche l’imbroglione.



Da quale contesto proviene la tua ludica e poetica ‘pro-vocazione’?

Marcel Duchamp è il maggior responsabile della mia ricerca artistica: una sorta di padre adottivo involontario dal quale ho appreso, da figlio eretico, alcune lezioni. Per prima, quella estetica; e più cospicuamente, quella concettuale; infine quella morale, che ritengo la più importante.



Dalla parola all’oggetto. Sei per l’affermazione o il superamento della ‘materia’?

Mai come in questo momento la ricerca artistica converge verso una smaterializzazione dell’opera. Basti pensare alle ultime Biennali di Venezia, di San Paolo e a Documenta di Kassel. Il virtuale tira, ma ciò non vuol dire che l’arte oggettuale, che fa uso della materia, sia in crisi e il suo tramonto vicino. In questo decennio, in compagnia di qualche collega, anch’io ho condotto alcune esperienze video. Per la verità, un po’ poco per uno che decide di cambiare pelle…



Dalla poesia visiva ai dipinti, alle opere tridimensionali e installative. Con quali lavori ti identifichi maggiormente?

Per molti anni ho lavorato in Vaticano, nel Laboratorio del mosaico. Da allora il feeling verso quella tecnica non è mai venuto meno e talvolta amo tornare “sul luogo del delitto”.



Perché fai da te…?

Io non ho mai creduto al vecchio adagio “chi fa da sé, fa per tre”. L’ostinazione non paga e l’opera sicuramente ne patisce. Ma un conto è avere dei collaboratori – spesso indispensabili – altro è lasciar fare tutto a loro.



Sei portato a privilegiare l’estetica o il significato?

Nel mio lavoro non è possibile separare significante e significato, se il risultato finale deve essere un’opera compiuta.



Dall’immagine mentale a quella sessuale. Qual è più stimolante?

Di tutti gli dèi, Eros è certamente il più vicino agli uomini. È sempre lui che governa gli umani desideri, sia dai piani superiori, sia dai piani inferiori – teoria e prassi. La vita – o gli dèi – hanno deciso che io facessi l’artista, ma se le cose fossero andate diversamente, avrei fatto il maniaco sessuale.



Ma nella tua attività che ruolo riveste la sensualità?

Zodiacalmente parlando, sono un Toro, quindi è pleonastico dire che la sensualità si riversa inevitabilmente nella mia attività artistica. Però la ragione non la perde mai del tutto di vista.



È ancora il caso… di praticare la Mail Art mentre imperversa la posta elettronica?

I mailartisti sono piuttosto ostinati e penso che frequenteranno questa tendenza sine die. Bisogna dire che molti di loro conducono anche una ricerca personale, come nel mio caso. La posta elettronica ci permette di tenere a distanza le seduzioni esercitate dalle Sirene della modernità.Io non uso il computerper due motivi:l’assenza dell’oggetto manipolato dall’artista e l’impossibilità di modificare l’opera durante il percorso mittente-destinatario.



Nel tempo torni anche sui cicli precedenti?

Fino a oggi non mi è mai accaduto, sebbene consideri aperti alcuni cicli. Altra cosa è completare un’opera che non appartiene ad alcun ciclo, iniziata molti anni prima e messa da parte in attesa di migliori auspici. Giusto da qualche mese, ho concluso un lavoro cominciato vent’anni fa.



Cosa ti sollecita a spaziare in senso orizzontale e verticale?

L’essenza di ogni ricerca, e quella artistica non fa eccezione, è, fuor di dubbio, la curiosità abbinata alla passione. Spinte, queste, che mantengono giovani anche in tarda età e che mi auguro di non perdere mai.



Vai costantemente alla ricerca di un altrove?

Io nell’altrove, solitamente, ci vivo.



Meglio la precarietà o la stabilità?

Se ti riferisci alla vita, direi che in medio stat virtus; se invecealludi al gesto creativo, il discorso cambia, perché la storia dell’arte ci insegna che la precarietà o la stabilità hanno scarsa incidenza sulla qualità dell’opera e sul successo o l’insuccesso di un artista



È possibile realizzare… la fiaba?

Io l’ho fatto ripetutamente con le mie “Fiabe al vento”.



È lecito de-mitizzare attraverso il quotidiano?

Non solo non è lecito, ma non lo ritengo possibile. Il quotidiano spesso è di basso profilo e non possiede la forza sufficiente a demitizzare (al massimo, a derattizzare…). Il Mito, per fortuna, è più potente anche della Storia; figuriamoci del quotidiano! Io ho realizzato l’operazione inversa: attraverso il mito ho de-quotidianizzato.



Oggi sono più forti le suggestioni reali o intellettuali?

Non saprei. Anche se può apparire provocatorio, il problema riguarda la transustanziazione. Secondo te, si tratta di una suggestione reale o intellettuale? Rispondere a una domanda con una domanda mi pare la maniera migliore di concludere questa conversazione a distanza. Luciano Marucci



[«Juliet» (Trieste), n. 115, dicembre 2003-gennaio 2004, p. 47]







Marcello Diotallevi: lettere autografiche

Nel mondo vario e coloratissimo della mail-art, due ipotesi mi sembrano particolarmente interessanti e ricche di prospettive. Per quello che riguarda le iniziative collettive, il merito maggiore va certamente attribuito a quelle che, privilegiando un tema squisitamente politico, configurano la collezione delle risposte pervenute ad un quesito proposto come un autentico «manifesto degli artisti» che, in assoluta libertà di pensiero e di linguaggio, si esprimono su questioni particolarmente attuali e sentite. Per quello che invece riguarda le operazioni individuali, l’attività di maggiore qualità è quella che si fonda sull’ironia come sistema (ma anche sul sarcasmo feroce, se necessario) per scavare nel quotidiano e farne emergere gli aspetti esasperati. L’ascendente, logico più che storico, è nel Dadaismo, per quella sua capacità di ironizzare su tutto, anche su se stesso; ma al gusto nichilista del Dada si aggiunge anche, nei migliori mail artisti, il senso positivo del riutilizzo in chiave estetica degli stessi sistemi contestati. In questa direzione, il lavoro svolto da Diotallevi sul sistema postale italiano e internazionale mi sembra quanto di più corretto, scientificamente, e qualificato, sul piano della creatività, si potesse ottenere. Il riferimento al Dadaismo si limita (è bene ripeterlo) al gusto ironico che sorregge l’iniziativa, in una sorta di ambiguo atteggiamento che porta a scherzare su un elemento ormai acquisito come proprio, in maniera addirittura inalienabile, della nostra quotidianità. E, più ancora, si legge l’ascendente dada in quella volontà chiara di non creare opere concluse ma di lasciare alla casualità un largo margine di intervento. Mai, però, con lo scopo di «destare la meraviglia»: va respinto categoricamente questo tipo di lettura (limitativo e forse addirittura offensivo sia per l’operatore che per il pubblico), che poteva nascere so lo dalla logica perversa di chi, negli ultimi anni, si è alimentato di «arte che desta la meraviglia ad ogni costo» e quella difende fino alle degenerazioni più becere. Piuttosto, invece, per proporre, in una individuale grafia pittorica, una riflessione sul mondo esterno che, personale nella intenzione iniziale, si fa poi collettiva quando ciascuno di noi si può riconoscere alienato in un «destinatario in basso a destra» all’interno dei limiti del bustometro con obbligo del Cap, indipendentemente dai contenuti del messaggio che tocca quasi sempre la nostra personale intimità. Specialmente nelle «Lettere autografiche» Diotallevi raggiunge un fondamentale e delicato equilibrio tra la sua natura di pittore e le molteplici valenze di contenuti che l’operazione possiede. Il momento personale, artistico, è quello della sistemazione, sui fogli bianchi imbustati, di piccoli frammenti di carta carbone colorata, sensibile alle minime pressioni: la scelta dei colori è parallela a quella della tavolozza di qualsiasi pittore; la disposizione sul foglio segue una precisa idea compositiva, che deve, peraltro, tenere conto degli interventi meccanici esterni. Anche la scelta del meccanismo postale da utilizzare (spedizione a destinatari inesistenti per creare la trasgressione e la dislocazione) esclude qualsiasi ipotesi di casualità. Quando, però, il lavoro esce dalle mani dell’artista e si affida al servizio postale, il caso entra nel meccanismo dal momento stesso in cui l’affrancatura viene timbrata per l’annullo con effetti solo parzialmente prevedibili, sul foglio interno; e continua poi attraverso tutto il viaggio di andata e di ritorno in una «storia» che spesso rasenta l’avventuroso. Un’operazione così impostata, organizzata e svolta fino alle ultime conseguenze si apre a molte chiavi di lettura e presenta molte implicazioni con elementi che tirano da una parte (verso gli aspetti formali, ad esempio, attraverso il cromatismo e la composizione) ed altri che sembrano muoversi in direzione opposta (come l’impianto di derivazione concettualistica dei meccanismi di svolgimento). Ma forse, è proprio in questo la vera forza dell’operazione: essere, fino in fondo, mail-art. Enzo Di Grazia







Fiabe al vento di Suzel Berneron

Marcello Diotallevi è, decisamente, un "uomo di lettere"; anzi, un "uomo di lettere" assai prolisso. Lo testimonia il suo percorso artistico che, prendendo le mosse dal movimento Dada sulle tracce di Kurt Schwitters, di Christian Morgenstern e di Duchamp (che ammira particolarmente), senza rinnegare del tutto il futurismo, sfiora al volo l'Op'Art e la Pop Art, per raggiungere Fluxus e i Nuovi Realisti teorizzati dal suo amico Pierre Restany e per passare, restandovi a lungo, per la Mail Art. Il comune denominatore di questa ricerca sono appunto, le lettere. Lettere che si mandano o lettere che si tracciano, Marcello Diotallevi ne ha prodotte un'infinità, da Praxi o Tremens (1978), da Ritratti a macchina (1984) a Senza titolo del 1989, alle operazioni Lettere al mittente e Lettere autografiche, fino alle Fiabe al vento di oggi. E se Marcello fosse uno scrittore represso? E' già l'autore di numerosi "libri", monografie o raccolte di Visual Poetry, come Seven pistol shoots (1981) e Zoom (1990), e tutto induce a pensare che non si fermerà lì. Fiaba, favola, fanfaluca... niente significa così tanto una cosa e il suo contrario; racconto fantastico, racconto didattico o menzognero, immaginario o tristemente vero... La fiaba non smette mai di interrogarci: porterà il vento a qualche misterioso destinatario il messaggio affidatogli, oppure "parlare al vento" vuoi proprio dire "parlare al muro"? Molto vicine infatti alla dialettica già sollevata nel 1987 con l'operazione "politecnica" delle Bugie, che già giocava sull'ambiguità della parola -candeliere o menzogna-, ossia già in parte sulla dicotomia didattico/menzognero, queste Fiabe al vento e i Poemi al vento a loro di poco anteriori, si inseriscono cronologicamente nella linea diretta che deriva dai Progetti di volo, già stesi su carta a cominciare dai primi anni ottanta, i primi sintomi, come scrive Marcello, del suo essere stato contaminato dal virus dell'aquilone, ampiamente nutrito dalla cordiale intesa con l'AIA (Associazione Italiana Aquilonisti). Assumendo l'aspetto di aquiloni "svertebrati", queste Fiabe al vento, composte di pezzi di vari colori assemblati come in un puzzle, sono realizzate invece in un tessuto, il ripstop, usato negli spinnaker delle barche a vela. La loro sagoma evoca a volte l'insetto, il razzo, gli astri. "Queste opere sono costruite con linee, superfici, forme e colori; cercano di raggiungere l'infinito e l'eterno, oltre i limiti umani. Sono un rinnegamento dell'egotismo degli uomini" scriveva Hans Arp. La spiegazione che dava delle proprie opere sembra calzare come un guanto a quella di Marcello Diotallevi, la cui ricerca creativa sembra che condivida più di una similitudine con quella del grande artista Dada. La sagoma è quasi sempre forata da lettere ritagliate a giorno; a volte invece, ma più raramente, reca lettere cucite. La prima reazione di fronte alle Fiabe potrebbe essere, ingenuamente, di chiedersi perchè le loro lettere non compongano un testo che si possa leggere. Si è tentati di cercare il messaggio... se ci dovesse essere un messaggio! Non si dovrebbe sottovalutare, infatti, l'aspetto gratuito, ludico e prettamente estetico nell'opera di questo sottile "scherzatore". Le arti visive fanno ricorso spesso alle lettere, semplicemente, per la loro bellezza. Non è forse vero, però, che la lettera è la più piccola unità significativa in termini di comunicazione visiva? Come l'aveva già segnalato Stelio Rescio a proposito dell'operazione di Mail Art intitolata Lettere al mittente, "il messaggio, ovviamente, non manca. Soltanto, non è formulato mediante il linguaggio della comunicazione scritta"... Si potrebbe aggiungere, convenzionale. Anche se probabilmente ed essenzialmente dovuto al caso, l'estrazione di queste lettere non può essere del tutto casuale. La ricorrenza della A e della Z, dell'alfa e dell'omega, costituisce il filo conduttore e simbolicamente trasparente; l'artista, consapevole che il mistero è altrove, non teme di mostrare le "cuciture". La ricorrenza delle due lettere funziona meramente come postulato dell'operazione. Neanche la scelta di lasciare al caso il sorteggio delle altre lettere è fortuita. Sfuggire all'ordine è come dare la baia alla morte. Si tratta deliberatamente di scappare, la dichiarazione essendo anche di natura esistenziale. Bisogna mescolare, confondere le carte a costo di barare (infatti, ci sono lettere che non sono mai presenti). Sotto questo aspetto le Favole sembrano la non-proposizione di un poema di Apollinaire; questo poema, pubblicato da Picabia in una sua rivista Dada, sgrana, inesorabilmente, dalla A alla Ztutte le lettere dell'alfabeto, e si chiama, guarda caso, "suicidio". Ottimista senza illusioni, Icaro lucido che non rischia di bruciarsi le ali, più Dedalo che Icaro, nel labirinto della vita, Marcello Diotallevi gioca da sempre con umorismo nero sulla lettera Z. La Zdella fine ineluttabile, ma anche la Zdella rivista Dada, la Zcome "dopo di me il diluvio!"... in un ultimo voltafaccia, l'artista si firmerebbe, quasi quasi, con la Zdi Zorro; sempre con il proposito, chiaramente, di confondere le tracce nel più puro spirito Dada, il quale, come viene definito da Tristan Tzara, "si dedica a disarticolare il linguaggio con tutti i mezzi a sua disposizione"... Queste fiabe sono forse degli origami che si piegano al gioco del cadavre exquis, delle bolle di sapone-preghiera che alzano i discorsi decostruiti del nostro quotidiano in cerca di una nuova, miracolosa, combinazione divina? La Fiaba-segnale lanciando in tal modo i suoi appelli si porrebbe, allora, come veicolo della comunicazione con I'aldilà. Questo messaggio "senza capo nè coda" avrebbe, paradossalmente, il vantaggio del non finito e pertanto quello di rivelare l'infinito dei possibili. I Poemi soprattutto, con le loro lettere piene e cioè forse meno ambigue, tenderebbero in qualche modo alla creazione di un metalinguaggio, e potrebbero assecondare l'affermazione di Biagio d'Egidio per la serie dei Senza titolo: "Diotallevi intende condurre alla figurazione certi atti linguistici inglobandoli entro la sagoma concettuale di uno spazio astratto". Ma potrebbe anche trattarsi di una nuova razza di "aquiloni a mano" da tenere in aria, mele di Guglielmo Tell, reti per le farfalle, specchietti per le allodole, affinchè le attraversino in tutti i sensi i frammenti dei messaggi simultanei portati via dal vento, come i sette colpi di pistola hanno attraversato il libro; stessa perforazione del supporto, sottolineando il dominio del caso, ma anche l'irrimediabilmente compiuto. Ogni Fiaba al vento opererebbe allora come un reagente, un testimone di quello che fu. Se traccia c'è, non di meno è lasciata dal vuoto, svelando forse un Diotallevi stoico come lo poteva essere Andrè Breton quando dichiarava "inammissibile che l'uomo lasci una traccia del suo passaggio sulla terra". Potrebbero queste Fiabe che, pur simbolizzando il volo, rimangono immobili, tener fede alla propria parola? Potrebbero volare via? Ma sì, sicuramente, se... Tutto sommato, sempre nel bellissimo testo scritto da lui per il libro dedicato ai Progetti di volo, Marcello, pur riconoscendo volentieri che "il desiderio di volare, di questi strani oggetti o improbabili creature è (...) molto forte", preferisce rispondere in modo piuttosto evasivo alla domanda. Si sa comunque quanto esperto è nell'arte riflessiva! Difatti, si fa anche presto a concludere che queste belle Fiabe che incantano ed ingannano, e che probabilmente non voleranno mai altrove che nella nostra immaginazione, non vedranno mai nemmeno le pareti di un'esposizione! E se fossero condannate ad uscire solo di rado, furtivamente -abracadabra dalla tasca di questo deus ex machina, e a circolare soltanto sotto forma di francobollo? Ciò non avrebbe niente di sorprendente, da parte di colui che viaggia nella testa, come Duchamp "viaggiava nella sua camera"; Marcello Diotallevi, solitario comunicativo, sembra vivere senza problemi, dalla sua cittadina di Fano, questa apparente contraddizione: i suoi lavori viaggiano in tutto il mondo. Ad operare il miracolo è la sua fama nell'ambito della Mail Art, ma soprattutto lo straordinario adeguarsi dell'opera in genere alla teoria dell'equivalenza dei campi culturali, che gli conferisce un carattere intrinsecamente internazionale e attuale. Cioè, questo fine nostalgico, questo perfezionista che rifiuta l'arte chiassosa, vive, a dispetto di ogni aspettativa, in perfetta armonia con il proprio tempo. Sembra, anzi, anticipare i tempi con le sue opere, leggere quanto necessarie, che sembra siano già nell'aria anche prima di nascere.