sabato 10 aprile 2010

ARTE CONTEMPORANEA/ MOSTRA PERSONALE DI FRANCO LONGO




SPAZIO OPHEN
VIRTUAL ART GALLERY

 
" LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE "



UNO SPAZIO VIRTUALE SEMPRE APERTO  



"LA MOSTRA TUTTA VIRTUALE" è' un vero e proprio spazio digitale, che permette al visitatore di godere delle opere esposte. E' l'Archivio Ophen, fra gli archivi di arte contemporanea digitali che apre ora le sue porte virtuali con un vero vernissage online. Protagonisti diversi artisti Italiani selezionati, che espongono le loro opere proprio attraverso le pagine del sito, dove possono far conoscere meglio la loro arte e le loro esperienze.
 
Opere in permanenza virtuale dell''Archivio Ophen Virtual Art di Salerno: Ruggero Maggi, Roberta Fanti , Giovanni Bonanno, Nicolò D'Alessandro, Anna Boschi, Lancillotto Bellini. Luciano Caruso, Vittore Baroni, Ray Johnson, Raffaella Formenti, Vittorio Baccelli, Gabriele Jardini, Andrea Bonanno, Lorenzo Cleffi, Franco Longo, Giuseppe Celi, Bruno Sapiente, Alzek Misheff, Vincenzo Nucci.





MOSTRA PERSONALE

DI




"LE  METAMORFOSI  DEL  SILENZIO"









da sabato 29 Maggio a domenica 29 agosto 2010




(La mostra presenta nelle tre sale della Galleria una selezione di 31 grandi opere tra dipinti, grafiche,sculture e video dell’artista salernitano)




Presentazione


“LE METAMORFOSI DEL SILENZIO”
di Giovanni Bonanno




Parlare di Franco Longo non è semplice perché l’artista campano si trova a condividere una weltachaung del tutto originale rispetto alle proposte spesso effimere e omologate di tanti artisti contemporanei di oggi. L’arte per Longo non è da considerare mera rappresentazione descrittiva o semplice riporto superficiale della realtà visibile, l’arte è emozione, ricerca ossessiva; questo l’aveva già capito un po’ di anni fa anche Francis Bacon quando diceva: “sono un pittore figurativo e penso che non si possa più fare illustrazione perché la fotografia e il cinema la fanno meglio”.

Artista solitario e introverso, in diversi anni ha saputo scandagliare gli anfratti più nascosti e imprevedibili della realtà, con una rappresentazione di esseri e cose che volano e cadono dentro un vuoto pneumatico che assorbe o rimanda indietro avanzi e scarti di immagini frammentate che si definiscono provvisoriamente nello spazio metaforico dell’opera. Sono visioni abissali svelate con apparizioni di lacerti di memoria in uno spazio inconsistente, anemico, ossessivo e nel contempo anche malinconico. Scrive Rino Mele ” cadere per Longo anche sfuggire, l’esito mancato di un’evasione” e poi, “ la caduta è salvezza e perdizione” . I suoi “viaggiatori “ anonimi di un tempo tutto provvisorio vagano dentro il nulla e si definiscono sulla soglia di un limite dentro uno spazio atemporale e insostanziale.

Franco Longo non accetta la pura astrazione delle cose ma vuole condividere la dimensione metafisica e precaria della realtà. L’uomo o i relitti che ne vengono fuori si ritrovano risucchiati provvisoriamente in una geometria asettica e relativistica senza tempo, in una dimensione dichiaratamente disumanizzata e inquieta. Scrive Michele Bonuomo: “ ogni accenno descrittivo, ogni ipotesi di narrazione appena intuita si frantuma in schegge di altre immagini: in nuove ipotesi per un racconto, che ha un inizio non fa mai seguire un finale prevedibile, il finale è sempre aperto…”. Il volo e la caduta negano la materialità delle cose; sono segni insostanziali di un profondo malessere svelato solo in parte come momento provvisorio dell’esserci. Franco Longo è un autentico visionario che mette in moto le diverse dimensioni del silenzio, dell’apparire e dell’incosciente salto nel vuoto. Nella sua opera tutto diventa mutazione e brivido, con questi esseri anonimi e ibridi che vagano, tentano invano un ipotetico volo e ripetutamente vengono assorbiti dentro un vuoto opprimente che diventa nello stesso tempo sudario e anche vertigine. Sono queste, le “metamorfosi del silenzio” in cui l’apparire di ombre e di fantasmi, l’assenza di gravità e persino la tragica sospensione incarnano la dimensione più sofferta e precaria della nostra povera e inquieta esistenza.









L'opera di Franco Longo


“Per Franco Longo la pittura è ancora un" luogo dello spirito", dove la malinconia e il mistero hanno diritto ad abitare.. La malinconia è tutta proiettata nella difesa di una disciplina - quella pittorica per appunto- che vive, silenziosa, l'orgoglio della sua identità...
La malinconia di un solitario è fatta di misteri, di silenzi, di rumori e di urla senza suoni... in solitudine il vizio della pittura persiste... si è trasformato nella vita stessa.” Michele Bonuomo, 1988





Il flamenco sulla neve
di Rino Mele



Questa sua nuova mostra è un segno di straordinaria maturità, i pochi oggetti che segnano le due stanze della Galleria si fingono indicatori di un percorso ma, nella neutrale e assoluta autoreferenzialità, cancellano il sistema di rapporti cui pur alludono. Ogni quadro di Franco Longo chiede tutto lo spazio per sé, piccola -imprecisa- enciclopedia che unisce la linea dell'inferno e quella della salvezza. Come leggere questi quadri che tendono alla soppressione dell'immagine, esaltandola fino alla contaminazione con graffi materici, schegge, dolorose ferite? Bisogna partire dallo sfondo, è esso lo schermo da cui ha origine l'immagine e nella quale chiede di finire sciogliendosi, addormentandosi nello scomporre i propri elementi e scandirne il suono. Longo è attratto dal surrealismo, il liquido misterioso che circonda la figura ed evocandola ne nasconde il volto, quel vibrare violento, l'inconsistente terrore, un perturbante addolcito nel suo contrario e si nasconde nella pace delle forme. Il surrealismo è il reale che sprofonda, e morde, avvicinando maschere come se non gli appartenessero e quelle maschere chiama con nomi che ubbidiscono a spostamenti inattesi e salvifici. Il surrealismo spinge sulla pietrosa riva dell'arte nuove e inattese nominazioni delle cose, le scambia nel limite di un gioco e, allontanando i nomi dalla pretesa di essere oltre la loro voce, precipita gli oggetti in una vertigine religiosa e visionaria. Il pittore surrealista è un rabdomante e un indovino. Ha davanti a sé un divino alfabetiere, scambia la "R" di rondine con la "B" di bandiera e inventa il linguaggio profondo che ogni bambino prima di nascere già preme nelle lune della madre e nel sangue, quel linguaggio della metafora permette allo scolaro di scrivere che le bandiere garriscono, e al poeta che la rondine s'apre al vento. 2002




Il cavallo è un leone e parla
 di Rino Mele


Ormai da vent'anni Franco Longo è tra i protagonisti della ricerca pittorica che dal Sud si muove con sguardo acuto verso le più taglienti esperienze statunitensi ed europee, un lavoro aspro, chiuso tra conoscenza attenta dell'arte e della storia e consapevole ansia di precederle.

I lavori che allo Spazio Figliolia presenta sono legati al mito e al sacro, al muoversi del tempo (vibrazione, fibrillazione, spasmo) che queste categorie suggeriscono: in che modo la fissità delle figure sacre(mitiche e storiche) si avvicinano e si sottraggono al nostro sguardo? I miti greci e l'apparizione del sacro nella figura di Cristo si fondono e pongono all'artista questo tema del tempo, del movimento che l'accompagna: l'oscuro modo di presentarsi dell'immagine carica del dolore di Dio. Tra i quattro Vangeli canonici, quello di Marco sembra il più vicino all'istanza greca, al chiarore accecante dell' irraccontabile.

Non so se Franco Longo abbia letto per intero quel Vangelo (sono pochi gli italiani ad averlo fatto), certo potrebbe-a scavarci dentro- trovarvi delle suggestioni nuove, come suggerisce Dennis R. MacDonald nel suo The Homeric Epics and the Gospel of Mark. Penso, ancora alle sue struggenti e bellissime Resurrezioni, a una variante di questo evento, Sulphur (encausto, foglia d'argento su canapa) in cui Cristo, stracciato nella carne, sale tra un attendamento di figure geometriche e riflette la sua ombra su un cielo turbato, lontano, giallo. La presenza dei fantasmi della geometria occupa anche lo spazio bianco, evanescente, di The Spirit of trascendency (caolino, foglia d'oro su canapa). Poi, di grande rilievo, il suo Chirone (inchiostro, carbone, su carta) trasformato in più oscura pena, il cavallo che regge il suo volto d'uomo ora ha zampe di leone.

Mi piace fermarmi su un'altra tela, Suspension, sospensione della caduta, quel capovolgersi nella vertigine, trovare all'improvviso la terra, il suolo, la superficie della stanza come cielo. Ma il blu del cielo si è trasferito sul corpo di chi cade, il pavimento è rosso, e grida.



FRANCO LONGO
Suspension.
The horse is lion and speaks
by Rino Mele


Franco Longo has been for twenty years now, among the protagonists of the pictorial study which from the South is moving with a penetrating gaze towards the sharpest States and European experiences, a hard work, closet between a careful knowledge of Art and History and an aware eagerness to precede them. The works he is presenting at “Spazio Figliolia Gallery”, are link ed to the myth and the sacred, to the time moving (vibration, fibrillation, spasm) that these categories suggest: how does the fixedness of the sacred figures (mithical and historical) Comes nearer or gets out of our to the artist this theme of the time, of the movement which accompanies it: the obscure way the image burdned with Christ’s suffering appears. Among the four canonical Gospels, St. Mark’s one Seems the closet to the Greek motion, to the dazzling glimmer of the unmentionable. I do not know if Franco Longo readthat Gospel in full (there are few italiano who have done it), but – digging into it – he might find new fascinations, as it is suggested by Dennis R. MacDonald in his “ The Homeric Epics and the Gospel of Mark”. I still think of his aching and wonderful”Resurection”, to version of this same event, “Sulphur”(encaustic, Silver foil on hemp) in Which Christ, torn in his flesh, goes up among a tentage of geometrical figures and reflects his shadow on a troubled, far, yellow sky. Thew presence of geometry ghosts occupies also the white, vanishing space of” The Spirit of trascendency” (Kaolin, golden foil on hemp). Then, of great importance, his “ chirone” (ink, charcoal, on paper) turned in a more obscure sorrow, the horse holdimg his man face, now has got lion paws. I like to stop on another painting, “Suspension”, suspension from a fall, an overturning in the dizzeness, suddenly finding the land, the round, the room surface as a sky. But the blue of the sky has moved on the body of the one who is fallino down, the floor is red, and is crying out.


FRANCO LONGO:  Malinconia della musa



Dipingerle, queste parole

La pittura di Franco Longo. Il suo modo tenero di spingere il colore sul supporto fino a farlo vivere. L’attrazione della superficie, quel trasfigurarsi in onde. Il disegno viene dopo, la linea non è il limite entro cui il colore si adagia ma, al contrario, serve a frenarne la forza, a contenere la sua natura di fuoco, l’accensione di una vita che si raddoppia nello specchio del foglio, della tela.

Il lavoro di rappresentazione nasce in lui da una precisa forma, la linea che si spezza nel volo, l’elmo della dea, che cade, un’idea spesso legata al mito, l’aquila di Giove, Sisifo che si ripete, Orfeo che si gira e non trova Euridice, ritenta lo sguardo nel nulla. E, poi, il fascino del trasmutare: chissà in quale lungo sogno dell’infanzia Longo si è incontrato con Ovidio e gli ha chiesto di raccontare le sue storie meravigliose, ha ascoltato i racconti estatici delle Metamorfosi che ora non smette di riprendere e dipingere rinnovandoli.

Così l’ambiguità si esalta feconda. ”Ma perché voi, sirene, avete penne e zampe d’uccello, con volto di fanciulla ?” chiede Ovidio. E Longo, sedotto da un manierismo che si ricuce su stesso in una spirale di motivi, sembra voler rispondere al poeta romano. Così, le sue figure vivono d’acqua e di sale, volano oltre il precipizio in cui egli le caccia. Trasmutare, trasfigurare, trasducete, ricostruire l’ansia di un vento lontano, materno. La sua pittura manieristica. Penso all’influenza che ha avuto su di lui il XVI secolo e in particolare alcune opere tra cui l’Autoritratto allo specchio del Parmigianino.

“Vi fece una mano che disegnava, un poco grande, come mostrava lo specchio”, scrive Vasari. Ed, ecco anche per Franco Longo, realismo e deformazione vanno insieme, inseguono la luce che divora le forme. La sua pittura nasconde anche una sua dolce patologia, una nevrosi superba, un’ossessione didattica: come se un uomo, dormendo, sognasse anche l’interpretazione del sogno in cui è immerso e pretendesse poi di dipingere quest’ultima e non il racconto onirico e le sue immagini: c’è in Franco Longo un bisogno eccessivo a razionalizzare, un’ansia a trarre i concetti dalle figure e a nasconderle dietro di essi. Anche quest’ultima mostra scava in quel desiderio sbarrato, la finestra accennata sul muro, che s’apre contro chi pretende di aprirla. Mi fermo a guardare ancora il suo Orfeo, una foglia d’oro, strisce di bitume, l’azzurro intenso di un corpo e un celeste lontano nel suo richiamo, e segnali rossi come ferite. E’ il discorso con la morte, l’Ade chiuso come il morso di un cane, la vana richiesta di tornare. Euridice non può parlare, né rispondere con un cenno, non sa più nella nebbia in attraversabile cosa sia il suo corpo, il ventaglio fresco delle dita, l’acquorea consistenza degli occhi, i suoni della voce.    Rino Mele








Visita la Galleria Virtuale:







Sala 1: Grandi Opere  









FRANCO LONGO
Umore acqueo, 2008
mixed media on canvas
100x100 cm.




Franco Longo
Chaman, 1993
encaustique sur soie
(encausto su seta nera trasparente + condensatori elettrici)
150x150 cm.
MUSEE MUNICIPAL DE SAINT-PAUL -FRANCE - 1994 00x200 cm.






FRANCO LONGO
Icarus, 2009
pigmenti, foglia argento su lino
230x200 cm.








FRANCO LONGO
Transmutation  2006
mixed media on canvas
60x80 cm.












FRANCO LONGO Sciaman, 2009
pigments, feuille d'or sur toile
100x80 cm.  








FRANCO LONGO
Infrared, 2007
mixed media on table
180x120 cm.










FRANCO LONGO
Senza titolo, 2001
pigmenti, bitume su carta intelata
60x80 cm.










FRANCO  LONGO
Transfiguration Spirit  2007
foglia oro, pigmenti su tela
170x200cm.









FRANCO LONGO
Mimesi, 2009
watercolor on paper - (arches)
30x25 cm.








 
 
 
FRANCO LONGO
Sephirot, 2008
encausto su tela
200x160 cm.










FRANCO LONGO
Arbor Vitae 2001
pigmenti, foglia oro su tela
80x100 cm.










FRANCO LONGO
Corpus  2004
mixed media on linen
80x60 cm. 









Franco Longo
Il Canto di Orfeo, 2006
pigmenti, resine, foglia oro, bitume su tavola










Franco Longo
Disarcionamento di Bernardino della Ciarda, 1995
mixed media on table
dittico 300x250 cm.
archivio Franco Longo
dittico







 



Franco Longo
Disarcionamento di Bernardino della Ciarda, 1995 (particolare)
mixed media on table
dittico 300x250 cm.
archivio Franco Longo
dittico


 



 

Franco Longo
Voila l'eau d'eros, 1981
olio su tela
300x200 cm.
archivio Franco Longo





Sala 2: Grandi Opere








FRANCO LONGO,
Rubedo, 2005
mixed media on canvas
60x80 cm












FRANCO LONGO
Il centauro Nesso e Deianira, 2008
mixed media on canvas
150x185 cm.










FRANCO LONGO,
 Volo radente, 2005
acrylic on canvas
50x60 cm.


 











FRANCO LONGO,
 “The dream of love on the hypotenuse“,  2008
acrylic on canvas,











FRANCO LONGO,
“Sulphur“, 2004
mixed media on linen,
60x80,











FRANCO LONGO ,
“Shadow“, 2006
charcoal on paper,
56x76,










FRANCO LONGO,
"Astolfo sulla Luna"  2009
 pigmenti, foglia argento mecca su tela
230x350 cm.










 
FRANCO LONGO,
Suspension, 2006
pigmenti, resine su tela
200x150 cm.










FRANCO LONGO,
Corpus Hermeticum
mixed media on canvas
100x150cm.










FRANCO LONGO,
 “Apollo e Daphne“, 2006
 alkyd on canvas,
150x200,







Sala 3:  Grandi Opere di Grafica,
 di scultura e Video d'artista







GRAFICA:






FRANCO LONGO,
Coniunctio Spirituum,  2008
watercolor on paper,
cm 20 x 30 









Franco Longo
Eteocle e Polinice, 2007
blak indian ink
20x32 cm.








Franco Longo
Antiprotonica, 2008
ink on paper
20x25 cm.



 


 
 

 
Franco Longo
Mortificatio, 2007
blak indian ink, watercolor
20x32 cm.








Franco Longo
Arbor vitae, 2008
blak indian ink
20x32 cm.








FRANCO LONGO
La caduta degli angeli, 2009
Ink, watercolor, pastel on paper
30x30 cm.

 







FRANCO LONGO,
“Resurrection“, 2004
 ink, charcoal on paper mounted on canvas,
 60x80,







SCULTURA:





FRANCO LONGO,
Spirito del vuoto, 2005
ferro  220x50 cm.









FRANCO LONGO,
Corpus, 2003
(caolino) stiacciato
80x100 cm.








FRANCO LONGO,
Spiritus temporis, 2001
ferro, bitume
220x100 cm.







VIDEO:









FRANCO LONGO, Opus - Mostra Milano









FRANCO LONGO,  Labyrinthus










FRANCO LONGO,  Trasmutation











FRANCO LONGO,   Tempo imparziale 











FRANCO LONGO, What you are thinking











FRANCO LONGO,  Death is died











FRANCO LONGO,  Motus











FRANCO LONGO, Aqua permanens










FRANCO LONGO, Sulphur










FRANCO LONGO,  Pink  noise










CHI E'  FRANCO  LONGO ?





Note Biobibliografiche/ BIOGRAPHY

FRANCO LONGO


Curriculum vitae

Franco Longo nasce a Salerno il 18 dicembre del 1945, consegue il diploma di laurea presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli ed è docente di Discipline Pittoriche e Percezione Visiva presso il Liceo Artistico di Salerno.

Nel 1965 allestisce una mostra personale presso la Galleria La Seggiola di Salerno.

1965 Collettiva al Peristilio Teatro Verdi Salerno

1968 Pietro Lista – Franco Longo , Alterazione per un suicidio, happening - Club Universitario di Cava dei Tirreni. Dall’happening viene tratto il film omonimo realizzato

da Pietro Lista e Franco Longo

Nel 1969 allestisce una mostra personale alla Galleria Einaudi 691.

Nel 1973 partecipa alla II Rassegna Incontri Internazionali d'Arte, presso l'Azienda di Soggiorno e Turismo di Salerno. Realizza il disco Tempo Imparziale, LP 33, con testo critico di Filiberto Menna.

Nel 1975 é invitato alla X Quadriennale d'Arte, La Nuova Generazione, Palazzo delle Esposizioni, Roma, nell’ambito della quale, attraverso materiali multimediali, enuncia la citazione HIC ET NUNC, e definisce l’attraversamento spazio/tempo mediante una proiezione continua.

Installazione di una mostra personale presso la Galleria Taide di Mercato San Severino, Salerno. Partecipa a Full Time a Reggio Calabria.

Partecipa alla Rassegna Napoli Situazione 75, introduzione al catalogo di G. Pedicini; cfr. Enrico Crispolti, Arti visive e partecipazione sociale, Bari, De Donato, 1980.

Nel 1976, in occasione del XIX Festival del Cinema di Salerno, realizza a Cava de’ Tirreni l'happening Non c'è più firmamento, da cui viene tratto il film La stella di vetro.

Nel 1977 allestisce al Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga, in Roma, un environnement Sublimazione, il Tempo dell'irreversibile.

Continuando il suo lavoro sull’ uso del video, dà vita ad una nuova serie di Video-tapes, tra cui Spazio Fluido, presentati in occasione della mostra personale alla Galleria La Seggiola di Salerno.

Partecipa all’ Arte Fiera di Bologna, con la Galleria La Seggiola di Salerno, nel 1978.

Nel 1979 personale alla Galleria Taide, Salerno, video installazione.

Arte Fiera di Bologna, Installazione in piazza della Costituzione di un telone di cm 1500x200 recante la scritta WHAT YOU ARE THINKING IN THIS MOMENT IS ART.

Nel 1981 è segnalato da Filiberto Menna nel Catalogo Bolaffi Arte Grafica n.11.

Partecipa all'Expo Arte di Bari con la Galleria Taide di Salerno.

Nel 1982 partecipa alla Rassegna Spazio Video, presso l’EPT di Salerno.

Allestisce la mostra personale presso lo Studio Trisorio di Napoli, Sogno d’amore sull’ipotenusa, con testo critico di Antonio d’Avossa.

Partecipa a Differenza Video, Rassegna Internazionale di video d'artista, presso lo Studio Trisorio di Napoli.

Nel 1983 è presente alla Rassegna Spazio Video II, Palazzo S.Massimo, Salerno.

In settembre partecipa all’Annual Living Room Video Festspiel ‘83, Salling, Danimarca.

In ottobre partecipa a Video C.D.83, Cankarjev Dom, Ljubliana, Yugoslavia.

Nel 1984 allestisce al Castello Arechi di Salerno, la mostra personale Amor Sacro, amor profano, testo critico di Rino Mele.

Partecipa alla Rassegna L'Immaginario Tecnologico, Museo del Sannio, Benevento.

E’ a cura di Rino Mele il testo sulle opere video: Franco Longo La pittura trasferita, Studio Trisorio, Napoli.

Nel 1985 partecipa ad Art Media, Rassegna di Estetica del Video, Università agli studi di Salerno.

Nel 1986 è invitato alla Rassegna U-Tape, Palazzo dei Diamanti, Ferrara.

Nel 1989 allestisce nell’ Auditorium S.Giovanni di Dio di Salerno, una mostra personale con la pubblicazione del volume, Vizio e malinconia della pittura di Michele Bonuomo, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano.

Nel 1990 MASP, Galleria La Seggiola 1965, Sào Paulo, Brasile.

Collettiva Gallery il Portico Cava dei Tirreni, (SA).

E’ del 1992 Artifex , mostra personale presso l’Auditorium S.Giovanni di Dio, Salerno.

Libro dei Versi e delle Figure, 1992, Avagliano Editore, Cava de’ Tirreni.

E’ del 1993 Solfuro di mercurio, mostra personale presso il Tempio di Pomona, Palazzo Arcivescovile, Salerno.

Nel 1994 è invitato presso il Musée Municipal de Saint-Paul, dove allestisce una mostra personale con presentazione in catalogo di un testo poetico di André Verdet: Prestiges d’une peinture.

Rino Mele, Via della stella, disegni di Franco Longo, Avagliano Editore, 1994.

Nel 1996 allestisce una mostra personale presso il Lazzaretto, ex Ospedale S. Maria della Pace, Napoli, col patrocinio della Regione Campania e del Comune di Napoli. Catalogo-monografia a cura di Rino Mele e Massimo Oldoni.

1997 Nell’ambito della XIII settimana per i Beni Culturali, Soprintendenza Archeologica di Salerno, nella Villa Romana di Sava di Baronissi, Salerno, mostra La discesa agli inferi, di Franco Longo e Pietro Lista.

Nel 1999 allestisce a Villa Carrara, Salerno, La cripta e il cielo, mostra patrocinata dal Comune di Salerno, Catalogo Ripostes con versi e testo critico di Rino Mele.

2000 Arte sulla Passione, Convento San Francesco Giffoni Valle Piana (SA).

2000 Con…fronti CerAmici, Chiesa Sant’ Apollonia, Salerno.

2000 Artisti per il Kossovo, Galleria d'arte Paola Verrengia, Salerno, 2000.

2001 “XI Scientific week "MUSIS" University La Sapienza Rome, Lavatoio Contumaciale Roma.

Nel gennaio 2002 allestisce la mostra personale Corpus, presso lo STUDIO 34, Salerno, catalogo con testi di Rino Mele. Pubblicazioni settimanali di disegni, in collaborazione con il quotidiano Roma il Salernitano. In agosto-settembre partecipa alla rassegna Furore dolce dell’arte, con testo di Rino Mele, Costa d’Amalfi.

2002 Percorsi creativi STUDIO 34, Salerno

2003 A cura dell’Università degli Studi di Salerno, mostra alla Galleria Il Catalogo di Salerno Apparizione della nave.

Partecipazione alla rassegna Immagini & Scene, a cura dell’associazione Compagnia Scenidea, presso la Chiesa di S.Apollonia, Salerno.

Nell’ambito del Civita Festival 2004 presenta a Civita Castellana la video installazione Labyrinthus a cura della cattedra di Estetica dell’Università di Salerno.

Hypegallery Milano, HISS-PUNCH-OUT - WHITE NOISE, dicembre 2005.

Galleria Selezioni d’Arte, Salerno, Suspension, aprile 2006

Hypegallery Berlino, Hypersensivity, settembre 2006

Aprile 2007 Mostra personale, Malinconia della musa – Compagnia delle indie Salerno
Maggio 2007 collettiva – Eterno femminino – Hotel Convento S.Michele Salerno

Agosto 2007 Il Castello Sospeso Metamorfosi di Terre e Fuoco Scuderie del Castello di Castellabate (SA) Dicembre 2007

2007 Oro, Incenso e Mirra, Ex Mattatoio, Agropoli (SA)

2008 ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO

Aprile 2008 ISAMENNA “Ex: maestri ed allievi” Mostra storica a cura di Cristina Tafuri

Chiesa Sant’Apollonia Salerno

Marzo 2008 OPUS - B ART musicbargallery MILANO

Settembre 2008 trasmutazioni – punto&virgola caffetteria art Salerno

2009 MUSEMUSEO Franco Longo - Astolfo sulla Luna ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO

Gennaio 2010 MUSEMUSEO Pellezano (SA) ANTICO CONVENTO DELLO SPIRITO SANTO Presentazione Calendario Gutenberg 2010 - Angeli a cura di Rino Mele













VISITA: Opere Franco Longo
http://www.francolongo.com/


e-mail franco.longo@alice.it

venerdì 9 aprile 2010

POESIA/ TUTTO PARLA DI TE

Valle del Belice, olio  di Vincenzo Nucci



TUTTO PARLA DI TE
Poesia di Giovanni  Bonanno
dedicata a Vincenzo Nucci.






Ho attraversato antiche valli siciliane,

luoghi solitari e vecchi viali di campagna,

ho odorato l’essenze profumate delle passate stagioni,

le terre aspre e i sottili incanti con la Bougainville

che si arrampica generosa su vecchi muri di tufo bruciati dal sale

a vedere curiosa l’orizzonte africano che ancora incanta.

Tutto parla di te.



Ho scrutato l’acqua del Carboi che pare d’argento e seta fine

sdraiarsi come un vecchio stanco accanto ad una palma araba

che lascia ombre sottili di silenzio

che sanno di ruggine e di profumi antichi.

Tutto parla di te.



Dalla terra d’Abruzzo c’è chi scruta ancora curioso la finestra del porto di Sciacca

e continua a incantarsi per le sottili alchimie che nascono dall’anima,

di come suo figlio sa trasformare il piombo più nero del cielo d’inverno

e il rovente rame d’estate in verdi brillanti, in ocre preziose africane

e struggenti lacche di garanza che sanno di malva, di miele e di sulla fiorita a primavera.

Tutto parla di te.



Solo la nostalgia, quella più sottile e inquieta

sa colmare il vuoto di un’intera stagione,

sa carpire l’essenza più autentica dell’esserci ancora,

emulando i favolosi ritmi e le antiche cadenze di tempo passato

nella penombra più vera di un’antica e solitaria casa padronale siciliana.

Natura, tutto parla ancora di te.






                                                                                                    

martedì 30 marzo 2010

HOME PAGE / ARCHIVIO OPHEN DI SALERNO



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L’Archivio Ophen Documentazione d’arte Contemporanea e di Mail Art è stato creato nel 1989 a Mozzate in provincia di Como. Giovanni Bonanno, artista e saggista di arte contemporanea, per diversi anni ha curato le pagine dell'arte della rivista "Dialogo" di Olgiate Comasco con saggi e studi su i più importanti artisti contemporanei. Inoltre, ha coordinato dal 1996 l'attività espositiva dello Spazio Media Immagine di Turate (CO), con esposizioni personali e collettive di artisti contemporanei e anche con diversi progetti internazionali di Mail Art.







Per l’Editrice “DIALOGO” di Olgiate Comasco ha scritto saggi critici su: Kengiro Azuma, Francis Bacon, Paolo Barrile, Carlo Carrà, Marc Chagall, Jean Dubuffet, Franco Francese, Antonio Freiles, Max Huber, Gabriele Jardini, Osvaldo Licini, Ruggero Maggi , Kazimir Malevic, Mattia Moreni, Idetoshi Nagasawa, Emil Nolde, Mimmo Paladino, Pino Pascali, Mario Raciti, Roberto Sanesi, Francesco Somaini, Chaim Soutine, Graham Sutherland, Jorrit Tornquist, Willy Varlin, Wols, Vincenzo Nucci e importanti interviste ad artisti Contemporanei come Ruggero Maggi e Francesco Somaini.






MUCCACAOTICA DI R. MAGGI





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venerdì 19 marzo 2010

ARTE CONTEMPORANEA: "LA GALLERIA TUTTA VIRTUALE"



L'ARCHIVIO OPHEN

E

L'ARTE CONTEMPORANEA


Opera grafica dell'artista siciliano Nicolò D'Alessandro




20 anni di Archivio Ophen
Proprio così, sono passati esattamente 20 anni da quando abbiamo sentito la necessità di creare l'Archivio Ophen . Non rimpiangiamo il tempo impiegato affrontando i vari problemi inerenti l’arte contemporanea.






Dopo 20 anni dalla creazione dell’Archivio Ophen Art, nasce oggi "LA GALLERIA TUTTA VIRTUALE" con lo scopo di far conoscere e valorizzare anche artisti ancora poco conosciuti, prospettando ipotesi alternative di ciò che ci sembra interessante e degno di essere proposto.







PRESENTAZIONE
La Galleria tutta Virtuale” è un progetto d’arte che ha come obiettivo la promozione e la valorizzazione di artisti contemporanei presenti nel panorama nazionale, nella varietà delle loro forme espressive, portandoli all’attenzione del pubblico specializzato, di appassionati , critici, collezionisti e mercanti d’arte. La Galleria Virtuale non ha una superficie fisica è solo virtuale , si trova idealmente a Salerno, ma è visibile all’indirizzo:







La Galleria Tutta Virtuale ospita solo artisti selezionati dall’Archivio Ophen scelti dal panorama nazionale e internazionale, cercando di dare a loro la massima visibilità.



Per eventuali contatti:


si prega di contattare tramite e-mail personale l'artista presentato.

martedì 16 marzo 2010

Le Mostre dedicate in Sicilia al grande Maestro Fausto Pirandello

Tra Salemi e Porto Empedocle...










La Mostra di Salemi



LA SICILIA di FAUSTO PIRANDELLO PARLA AGRIGENTINO

Grande impegno e lavoro in Sicilia a tentare di far conoscere al grande pubblico la figura interessante di un autentico artista di origine tutta siciliana che appartiene già alla storia dell’arte. Uno dei più grandi pittori siciliani, mi riferisco a Fausto Pirandello, terz’ultimo figlio del grande e noto scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello. Fausto, lui non è una figura qualsiasi e minore rispetto alla dirompente personalità del padre, bensì un personaggio di grande qualità. In tutta la storia dell’arte, non è facile trovare figli di grandi artisti con una personalità di ugual valore; spesso vengono annientati dalla forte carica creativa del padre; vedi i casi di Paloma Picasso e di tanti altri. In questo periodo si stanno per concludersi in Sicilia due interessanti mostre dedicate a Pirandello, la prima, organizzata al Castello svevo normanno di Salemi (TP) dal titolo: Fausto Pirandello - Forma e materia. Dipinti e disegni 1921-1972 con 50 opere tra disegni e dipinti del celebre pittore agrigentino. Salemi si riconferma grande luogo di cultura. Dopo aver ospitato nei mesi scorsi le opere di Osvaldo Licini e Amedeo Modigliani, il comune espone fino al 19 marzo le opere di Fausto Pirandello. L'esposizione, curata da Vittorio Sgarbi mette in luce la produzione del maestro di Agrigento a partire da un percorso tematico che evidenzia anche il rapporto intercorso tra l'artista e il padre Luigi, celebre drammaturgo e Nobel per la letteratura. La mostra è divisa in cinque sezioni: Nascere carne, ossa e nervi. L'interpretazione del nudo in F. Pirandello; Figure femminili; Natura e oggetto; Ritratti di famiglia e autoritratti;Il tema della Crocifissione. Le opere in mostra evidenziano una visione ancorata ad una lettura della realtà, fortemente materica e di matrice anticlassica. I pochi soggetti ossessivamente ripetuti e ripresi durante tutta la sua carriera svelano la personalità complessa dell'artista che reinterpreta, all'interno delle sue opere, la luce accecante e il colore della Sicilia, e in particolar modo di Agrigento, paese d'origine della sua famiglia. In un continuo rimando alla pittura espressionista e cubista di Derain e Picasso appresa a Parigi alla fine degli anni Venti, Pirandello vi si confronta sempre in modo autonomo e personale, con il linguaggio astratto-concreto degli anni Cinquanta. A conferma della volontà di emersione del rapporto tra l'artista e il padre l'inaugurazione ha visto la lettura scenica del «Dialogo immaginario di Luigi Pirandello con il figlio Fausto» di Luciana Grifi, che attinge per le fonti agli originali scambi epistolari intercorsi tra i due protagonisti.



Il bagno di Fausto Pirandello, 1934 (opera storica)


L’altra mostra in corso è a Porto Empedocle con la personale “Fausto Pirandello, ritorno alla marina”, inaugurata nel gennaio scorso presso l'auditorium "San Gerlando" di piazza Chiesa vecchia a cura del Comune e della "Fondazione Andrea Camilleri" e visitabile fino al 6 di aprile presenta trentasei opere tra oli e disegni eseguiti dall’artista in oltre un trentennio. è fruibile, ogni pomeriggio dalle 16 alle 20 e nei giorni festivi anche dalle 9 alle 13. Il Catalogo della mostra è edito da Viviani e pubblicato a cura di Enel.



Nudo seduto 1951, olio su cartone

Infine, il 17 di marzo, si apre alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna (Gnam) di Roma la grande mostra su questo grande autentico artista siciliano che pochi conoscono. L'esposizione, curata dalla storica dell'arte e collezionista Claudia Gian Ferrari, presenterà le opere ideate dal pittore per le Quadriennali del 1935 e del 1939. La selezione comprende molti dei dipinti esposti da Pirandello in quelle due occasioni, uno dei quali, 'I ranocchi', mai più presentato al pubblico dopo la Quadriennale del 1939. Ad essi se ne aggiungono altri che appartengono agli stessi anni. Tra i dipinti anche l'unico ritratto del celebre padre, Luigi Pirandello, donato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. l'esposizione, che si inaugurerà mercoledì, è stata l'ultima impresa di Claudia Gian Ferrari, che, pochi giorni prima della sua scomparsa, aveva così motivato la scelta di incentrare il percorso espositivo sulle due sale personali presentate dall'artista nella seconda e terza edizione della grande rassegna romana: 'Sempre più mi rendevo conto che quell'insieme costituiva il nodo centrale della sua pienezza creativa'.


Bagnanti, 1949, olio su cartone

Ci riserviamo di fare il punto su quest’ultima mostra di Roma dedicata a Pirandello in un prossimo articolo.




Chi è Fausto Pirandello?

(Roma, 1899-1975). Terzo figlio del noto scrittore Luigi, interrompe gli studi classici a cui il padre Luigi lo aveva indirizzato e si dedica dopo la guerra alla scultura e al disegno. Alla Scuola Libera del Nudo segue i corsi di Felice Carena. Negli anni '20 anni lavora a uno stile postimpressionista nutrito da Van Gogh, Cézanne, Gauguin e Kokoschka: gli scorci audaci delle sue composizioni uniscono la drammaticità dell'espressionismo tedesco e la compattezza compositiva di "Novecento". Inizia a esporre nel 1925 alla III Biennale di Roma, e nel 1926 alla Biennale di Venezia. Tra il 1927 e il 1930 vive a Parigi, dove entra in contatto con Severini, Tozzi, de Chirico, Magnelli, Paresce, Savinio, Campigli, de Pisis , e conosce Picasso, Braque e Soutine. Allestisce nel 1929 la prima personale alla Galerie Vildrac, e nel 1930 espone a Vienna. Nella sua pittura, la ricomposizione dell'oggetto - Nature morte, Bagnanti - diviene misura di un realismo che è anche indagine psicologica del soggetto, pur nella luce di una particolare metafisica. Nel 1931 si trasferisce a Roma. Dalla personale alla Galleria di Roma del 1931 in poi si moltiplicano mostre e premiazioni. Nel dopoguerra il pittore riesamina il Cubismo e, con gli scritti su "L'Italia Letteraria" tra il 1957 e il 1959, partecipa al dibattito sull'astrattismo dipingendo paesaggi e nature morte d’impronta tutta personale.     Giovanni Bonanno



Visita:

http://www.scuolaromana.it/repository/artisti/pirandel.htm



Scritto dall'Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

lunedì 7 settembre 2009

Il fascino dell’arte greca a Roma

GRANDI EVENTI




L’Età della Conquista; Il fascino dell’arte greca a Roma
Palazzo Caffarelli dal 13 Marzo al 5 Settembre 2010



Orario: tutti i giorni 9-20, chiuso lunedì. Ingresso: intero 11 euro, ridotto 9 euro, ridottissimo 2 euro, gratuito solo per alunni di scuole medie ed elementari e per i portatori di handicap.



Roma, Musei Capitolini

Città: Roma

Indirizzo: Piazza Campidoglio

Provincia: (RM)

Regione: Lazio

Telefono: 06 82059127










I Giorni di Roma

Una grande mostra sull'arte antica greca e romana con capolavori provenienti dai maggiori musei europei, databili nel periodo successivo alle campagne di conquista in Grecia (dalla fine del III secolo alla seconda metà del I secolo a.C.). Nella rassegna, primo appuntamento del programma quinquennale I Giorni di Roma, saranno esposte opere di un periodo tra i più innovativi ed originali per l’intero sviluppo dell’arte occidentale: quello successivo alle campagne di conquista in Grecia, dalla fine del III secolo alla seconda metà del I a.C. uno dei momenti fondamentali per la futura identità culturale e artistica romana, non solo dell’età repubblicana.

Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo e terracotta, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, è  narrata un’epoca di profondi cambiamenti nei canoni stilistici e sul gusto estetico della Roma antica. Un periodo in cui l’influenza ellenica diventa preponderante fino a coinvolgere completamente il mondo culturale romano.




Le sezioni: Nella prima sezione della mostra si affronta il tema degli Dei e santuari, La seconda sezione è dedicata ai Monumenti onorari, la terza sezione, Vivere alla Greca e infine, una quarta e ultima sezione riservata ai Costumi funerari.




A cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, con allestimento di Margherita Palli, L’età della conquista. Il fascino dell’arte greca a Roma è la prima del progetto di cinque mostre che abbraccia un arco di tempo di trecento anni: dal III al I secolo a.C. In tutto cinque mostre annuali del ciclo I giorni di Roma che da qui fino al 2014 racconteranno, attraverso testimonianze dell' epoca, il linguaggio artistico dell' antica Roma cresciuto sulla base della cultura figurativa greca e poi da lei progressivamente emancipatosi.




Il progetto, che proseguirà fino al 2014, prevede cinque grandi mostre con scadenza annuale. Il prossimo anno verrà allestita quella che ha per tema «Il volto dei potenti. Il ritratto romano tra Repubblica e Impero». Nel 2012 sarà la volta di «Costruire un Impero. L' architettura come rappresentazione di potere». Nel 2013 si vedrà «L' età dell' equilibrio. L' arte romana durante il principato di Traiano e di Adriano». Nel 2014, il ciclo si chiude con «L' età dell' angoscia.






A Roma, l’armonia diventa storia.

L’Età della conquista parte dal momento di formazione dell’Impero romano, quando Roma espande progressivamente il proprio controllo su tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alle coste dell’Asia Minore. In questo periodo si assiste alla formazione di un linguaggio figurativo squisitamente romano, che fa tesoro di tutta la cultura artistica greca, che nel tempo viene recepita, assorbita e modificata. E’ questo il periodo in cui l’élite al potere avverte, con sempre maggior consapevolezza, il consolidarsi del proprio prestigio e lo esprime attraverso l’arte. Roma tra il III e il I secolo a.C. diventa l’unica potenza egemone sull’intero bacino del Mediterraneo. A conclusione delle vittoriose campagne militari in Grecia e Magna Grecia, le ingenti quantità di denaro e i ricchi bottini di guerra determinarono un mutamento di gusti che si trasformò in rivoluzione culturale. In quel tempo arrivarono a Roma un gran numero di artigiani greci, architetti, e artisti. Una rapida ellenizzazione mutò per sempre l’Urbe anche attraverso la commistione di modelli greci e romani.





La storia siamo noi

Siamo tra la fine del III, e la metà del I secolo a. C. e Roma dopo aver dominato il popolo Etrusco, volge curioso lo sguardo verso nuove conquiste e nuovi approdi, fino a dominare, in pochissimo tempo, gran parte del Mediterraneo, espandendosi velocemente verso l’Africa e l’Europa e l’Asia di oggi. All’inizio, da poveri pastori non danno alcuna importanza all’arte, anzi, la considerano inutile, poco pratica, troppo filosofica. Dopo alcune conquiste, si ricredono e s’innamorano perdutamente del classicismo e dell’Ellenismo Greco. Da qui s’incomincia ad importare opere e oggetti di qualsiasi tipo. Nasce il gusto del bello e dell’arte. Nel II sec. a.C. Roma prova ad assoggettare definitivamente l’intera Etruria, vedi l’Arringatore del Trasimeno del 90 a. C., ovvero l’alto magistrato Aulus Metellius, opera Etrusca ma ormai uniformata ai dettami dell’arte romana. Un altro precedente storico della ritrattistica romana è l’uso tutto romano di trarre dal volto del defunto patrizio una maschera in cera, da esibire a testimonianza dell’antica nobiltà della famiglia patrizia. Si veda lo splendido ritratto di Bruto Capitolino del III secolo a.C., ritratto tipicamente tipicizzato con una forte componente veristica. Nasce la ritrattistica celebrativa, quasi una sorta di pubblicità del personaggio rappresentato. I Greci intendono l’arte come perfezione, canone, puro idealismo, mentre i romani guardano al presente per descrivere la storia. L’arte diventa lo strumento prioritario di propaganda di tipo ideologico e celebrativo. Con Augustus Imperator, detto di prima porta, fine I sec. A. C. la scultura Romana ha già formulato la sua chiara visione estetica e la sua identità culturale. A breve, arriveranno le grandi opere classiche come l’Ara Pacis, l’Arco di Tito del 80-85 a. C. e la Colonna di Traiano a suggellare questo magico momento di invenzione poetica e creativa. Dopo i Greci a Roma L’armonia si fa racconto.

                                                                                                          Giovanni Bonanno









Url:

http://www.museicapitolini.org/mostre_ed_eventi/mostre/l_eta_della_conquista


LE IMMAGINI
http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2010/03/18/foto/roma_archeologia-2745270/1


opere: http://www.06blog.it/galleria/leta-della-conquista-il-fascino-dellarte-greca-a-roma





MUSEI CAPITOLINI:

http://www.museicapitolini.org/museo/storia_del_museo




Visita ai Musei Capitolini di Roma.     
A visit to Capitolini Museum in Rome









LA CRONOLOGIA STORICA


197 a.C. Vittoria di Tito Quinzio Flaminio su Filippo V, re di Macedonia, a Cinoscefale 190 a.C. Vittorie di Manio Acilio Glabrione e Lucio Cornelio Scipione Asiatico su Antioco III re dell' Impero seleucide Secondo la tradizione, a seguito dei trionfatori arrivano a Roma la luxuria e i primi artisti e poeti greci 168 a.C. Vittoria di Lucio Emilio Paolo su Perseo, re di Macedonia, a Pidna. A seguito del console, arriva a Roma lo storico greco Polibio 149-146 a.C. Terza guerra punica 146 a.C. Conquista e distruzione di Cartagine; conquista della Grecia e distruzione di Corinto 133 a.C. Attalo III lascia in eredità alla Repubblica Romana il regno di Pergamo 111-105 a.C. Guerra contro Giugurta, re di Numidia 90-88 a.C. Guerra Sociale 81 a.C. Guerra tra Mario e Silla 60 a.C. Primo triumvirato di Cesare, Pompeo e Crasso 44 a.C. Assassinio di Giulio Cesare 43 a.C. Secondo triumvirato di Ottaviano, Marco Antonio e Lepido 31 a.C. Battaglia di Azio, successo di Ottaviano contro Antonio e morte di Cleopatra (sopra, nel quadro di Guido Cagnacci del 1658) 27 a.C.-14 d.C. Principato di Augusto



I GIGANTI DELLA LETTERATURA

Ennio (239-169 a.C.) compone gli Annali, primo poema latino in esametri Lucrezio (98-53 a.C.), poeta e filosofo, autore della Natura delle cose Cicerone (106-43 a.C., nella foto sopra), giurista, autore di orazioni, di scritti di filosofia e di retorica Catullo (84-55 a.C.), grande poeta dei sentimenti, autore dei Carmi Sallustio (86-34 a.C.), autore di opere storiche (Le Storie, La Guerra Giugurtina) Varrone (116-27 a.C.) scrive le Antichità Cesare (100-44 a.C.) scrive i suoi Commentarii (La guerra gallica, La guerra civile, La guerra alessandrina) Tito Livio (59 - 17 a.C.) scrive la Storia di Roma dalla sua fondazione Orazio (65 - 8 a.C.) scrive le Satire e le Odi Vitruvio (80/70 - 23 a.C.) scrive l' Architettura negli anni tra il 35 ed il 25 a.C. Virgilio (70-19 a.C.) autore dell' Eneide tra il 29 e il 19 a.C. Ovidio (43 a.C.-18 d.C.) scrive le Metamorfosi, i Fasti, tragedie e poesie


I GRANDI  MONUMENTI

Costruzione dell' Ara di Pergamo (181-159 a.C.) Costruzione dell' Ara Pacis (9 a.C.) Inaugurazione del Foro di Augusto (2 a.C.)




Informazioni Evento:

Data Inizio: 13 marzo 2010
Data Fine: 05 settembre 2010
Costo del biglietto: 11,00 euro
Luogo: Roma, Musei Capitolini
Orario: tutti i giorni tranne il lunedì 09.00 - 20.00
Telefono: 06 82059127




ARTE CONTEMPORANEA/ TEFAF 2010

Maastricht





F. Bacon

       
Fotografie di Bacon alla fiera più prestigiosa d' Europa.

La Wunderkammer ovvero la «camera delle meraviglie» di principi, re e imperatori, in un padiglione di oltre 15 mila metri quadrati, in uno spazio ubicato nella cittadina olandese di Maastricht. Questa fiera visitabile (dal 12 al 21 marzo) in sole 23 edizioni, Tefaf, è diventata la più importante rassegna di settore a livello mondiale, con nove sezioni che spaziano dall’ antico al contemporaneo.

Michael Hoppen Gallery di Londra esporrà Men Wrestling, New York, una di una serie di fotografie commissionate attorno al 1975 da Francis Bacon e utilizzate dall’artista inglese nato a Dublino come documentazione per i suoi dipinti. Non si sa chi sia l’autore di questi scatti unici che provengono dallo studio dell’artista.



Questa è una delle novità di rilievo di questa rassegna, vi sono le foto «messe in scena» da Francis Bacon (due uomini in lotta wrestling; praticamente i provini fotografici usati dall’artista Londinese per i suoi personaggi dipinti. Bacon dipingeva usando di preferenza i modelli in fotografia piuttosto che osservando il modello dal vero), Queste foto sono già state esposte anche al Metropolitan di New York, alla Tate Britain e al Prado, Si racconta che l’elettricista Mac Robertson amico di Bacon abbia raccolto per anni gli scarti che l’artista regalava o buttava nella pattumiera. Così, per diverso tempo, Mac ha raccolto in modo quasi ossessivo pennelli inservibili, tubetti di colore esausto e persino pallottole di carta buttate dall’artista. Michael Hoppen, abile gallerista e collezionista di fotografie, decise di comprare per una manciata di soldi diversi provini fotografici ; dice: “ sono immagini di uomini seminudi con una cuffia in testa che lottano”. Questi scatti recuperati come scarti nello studio dell' artista ora valgono praticamente un tesoro.

Queste foto come tante altre immagini erano i suoi unici schizzi, perché F. Bacon non amava disegnare partendo dal nulla, dal foglio di carta bianco, ma preferiva indagare la realtà osservando e utilizzando la fotografia come mezzo primario d’indagine. Il volume “The Humain Figure in Motion” di Eadweard Muybridge, grande pioniere della fotografia in movimento, Bacon lo utilizzò spesso per le sue importanti opere. Per certi versi, l’artista londinese non è stato il primo e neanche l’ultimo artista che ha utilizzato la fotografia per creare dipinti o sculture, si pensi a Courbet, a Degas e persino al Neoclassico Ingres. F. Bacon amava rappresentare spesso figure e corpi deformati, scomposti, praticamente sconquassati, diceva: “sono un pittore figurativo e penso che non si possa più fare illustrazione perché la fotografia e il cinema la fanno meglio”. Aveva ragione. Tanta pittura “descrittiva “ di oggi che nasce dalla mimesi non ha più senso di esistere, è semplicemente “anacronistica e inutile. E questo l’aveva capito molto bene anche il grande Bacon.

Autoritratto, 1971


I primi lavori di Francis risalgono al 1929. Nel 1944, a 35 anni, dopo aver distrutto tutta la sua produzione precedente, Bacon incomincia a dipingere in modo nuovo e personale. Sono del 44 i “tre studi di figure per la base di una crocifissione” che per la prima volta scandalizzano il pubblico per la loro apparenza inquietante. Libero da preconcetti di maniera, proprio in questo periodo incomincia a far affiorare il senso del dolore del vivere, sempre teso su un filo della perdizione. Lui stesso confessava:”la maggior parte delle persone non pensano alla vita. Se riflettessimo, ci accorgeremmo tutti che viviamo nel concime della terra. Il mondo è solo un mucchio di concime , è composto da miliardi di persone che si vantano di essere morte. I morti stanno soffiando nelle nostre narici ogni ora, ogni secondo che inspiriamo, dopo tutto siamo nati per morire”. Questa è la constatazione “tragica” di un grande protagonista del nostro secolo che sentiva l’urgente bisogno di esperire l’animo umano. Diceva: “non passa giorno che non pensi anche per un attimo solo alla morte. Entra in ogni cosa che faccio, che vedo, che mangio; è parte della natura”.L’immagine dell’uomo che ne viene fuori risulta molto deformata, quasi imprigionata e stravolta dal suo stesso esistere. In anni più recenti il senso di disperazione e di angoscia si era placato ed era subentrato il bisogno di allontanarsi di più dal soggetto per poterlo osservare in modo più distaccato. Con gli ultimi lavori i toni dei colori si fanno più bassi e sgradevoli; “quasi come un essere umano fosse passato sui miei quadri lasciando una scia di umane presenze e tracce mnemoniche di eventi passati”, tracce fuggenti al centro di paesaggi indefiniti con figure stravolte e chiuse da strutture spaziali limitanti che escludono ogni diretto rapporto con lo spettatore, che sembrano dissolversi nel nulla, un nulla che coincide con la sua visione precaria che ha dell’uomo. Questo autentico solitario, capace di far emergere i dubbi dell’esistenza non è stato molto amato dalla critica, per certi versi è stato considerato un epigono dell’ultimo Romanticismo. Secondo noi, Bacon è un artista geniale, capace più di altri, di far macerare l’immagine dell’uomo in modo ossessivo fino a decantarla e a sublimarla liricamente. Di certo, la pittura per Bacon non ha più modello da rappresentare, né storia da incarnare; l’artista non ama la narrazione delle cose ma lo svelamento dell’essere, per lui la realtà è solo “illusione momentanea”,una traccia sfuggente e indefinita. Non gli resta altro che fissare l’apparizione insostanziale dell’evento nel suo immediato affiorare. Inoltre, Bacon non chiede perché le cose siano così, egli le vive totalmente per quelle che sono, perchè non crede alla salvezza bensì alla degradazione e alla caduta dell’umanità. Con Francis Bacon l’arte diventa “strumento di verifica trascendentale” capace di mettere a nudo l’esistenza degradante dell’uomo d’oggi e di assorbire e riflettere le ossessioni tragiche che si tramutano in perdizione e dannazione.                                         Giovanni Bonanno









Visita:




Maastricht




Visita Virtuale:

TEFAF 2010/ TAKE A VIRTUAL TOUR