venerdì 19 marzo 2010

ARTE CONTEMPORANEA: "LA GALLERIA TUTTA VIRTUALE"



L'ARCHIVIO OPHEN

E

L'ARTE CONTEMPORANEA


Opera grafica dell'artista siciliano Nicolò D'Alessandro




20 anni di Archivio Ophen
Proprio così, sono passati esattamente 20 anni da quando abbiamo sentito la necessità di creare l'Archivio Ophen . Non rimpiangiamo il tempo impiegato affrontando i vari problemi inerenti l’arte contemporanea.






Dopo 20 anni dalla creazione dell’Archivio Ophen Art, nasce oggi "LA GALLERIA TUTTA VIRTUALE" con lo scopo di far conoscere e valorizzare anche artisti ancora poco conosciuti, prospettando ipotesi alternative di ciò che ci sembra interessante e degno di essere proposto.







PRESENTAZIONE
La Galleria tutta Virtuale” è un progetto d’arte che ha come obiettivo la promozione e la valorizzazione di artisti contemporanei presenti nel panorama nazionale, nella varietà delle loro forme espressive, portandoli all’attenzione del pubblico specializzato, di appassionati , critici, collezionisti e mercanti d’arte. La Galleria Virtuale non ha una superficie fisica è solo virtuale , si trova idealmente a Salerno, ma è visibile all’indirizzo:







La Galleria Tutta Virtuale ospita solo artisti selezionati dall’Archivio Ophen scelti dal panorama nazionale e internazionale, cercando di dare a loro la massima visibilità.



Per eventuali contatti:


si prega di contattare tramite e-mail personale l'artista presentato.

martedì 16 marzo 2010

Le Mostre dedicate in Sicilia al grande Maestro Fausto Pirandello

Tra Salemi e Porto Empedocle...










La Mostra di Salemi



LA SICILIA di FAUSTO PIRANDELLO PARLA AGRIGENTINO

Grande impegno e lavoro in Sicilia a tentare di far conoscere al grande pubblico la figura interessante di un autentico artista di origine tutta siciliana che appartiene già alla storia dell’arte. Uno dei più grandi pittori siciliani, mi riferisco a Fausto Pirandello, terz’ultimo figlio del grande e noto scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello. Fausto, lui non è una figura qualsiasi e minore rispetto alla dirompente personalità del padre, bensì un personaggio di grande qualità. In tutta la storia dell’arte, non è facile trovare figli di grandi artisti con una personalità di ugual valore; spesso vengono annientati dalla forte carica creativa del padre; vedi i casi di Paloma Picasso e di tanti altri. In questo periodo si stanno per concludersi in Sicilia due interessanti mostre dedicate a Pirandello, la prima, organizzata al Castello svevo normanno di Salemi (TP) dal titolo: Fausto Pirandello - Forma e materia. Dipinti e disegni 1921-1972 con 50 opere tra disegni e dipinti del celebre pittore agrigentino. Salemi si riconferma grande luogo di cultura. Dopo aver ospitato nei mesi scorsi le opere di Osvaldo Licini e Amedeo Modigliani, il comune espone fino al 19 marzo le opere di Fausto Pirandello. L'esposizione, curata da Vittorio Sgarbi mette in luce la produzione del maestro di Agrigento a partire da un percorso tematico che evidenzia anche il rapporto intercorso tra l'artista e il padre Luigi, celebre drammaturgo e Nobel per la letteratura. La mostra è divisa in cinque sezioni: Nascere carne, ossa e nervi. L'interpretazione del nudo in F. Pirandello; Figure femminili; Natura e oggetto; Ritratti di famiglia e autoritratti;Il tema della Crocifissione. Le opere in mostra evidenziano una visione ancorata ad una lettura della realtà, fortemente materica e di matrice anticlassica. I pochi soggetti ossessivamente ripetuti e ripresi durante tutta la sua carriera svelano la personalità complessa dell'artista che reinterpreta, all'interno delle sue opere, la luce accecante e il colore della Sicilia, e in particolar modo di Agrigento, paese d'origine della sua famiglia. In un continuo rimando alla pittura espressionista e cubista di Derain e Picasso appresa a Parigi alla fine degli anni Venti, Pirandello vi si confronta sempre in modo autonomo e personale, con il linguaggio astratto-concreto degli anni Cinquanta. A conferma della volontà di emersione del rapporto tra l'artista e il padre l'inaugurazione ha visto la lettura scenica del «Dialogo immaginario di Luigi Pirandello con il figlio Fausto» di Luciana Grifi, che attinge per le fonti agli originali scambi epistolari intercorsi tra i due protagonisti.



Il bagno di Fausto Pirandello, 1934 (opera storica)


L’altra mostra in corso è a Porto Empedocle con la personale “Fausto Pirandello, ritorno alla marina”, inaugurata nel gennaio scorso presso l'auditorium "San Gerlando" di piazza Chiesa vecchia a cura del Comune e della "Fondazione Andrea Camilleri" e visitabile fino al 6 di aprile presenta trentasei opere tra oli e disegni eseguiti dall’artista in oltre un trentennio. è fruibile, ogni pomeriggio dalle 16 alle 20 e nei giorni festivi anche dalle 9 alle 13. Il Catalogo della mostra è edito da Viviani e pubblicato a cura di Enel.



Nudo seduto 1951, olio su cartone

Infine, il 17 di marzo, si apre alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna (Gnam) di Roma la grande mostra su questo grande autentico artista siciliano che pochi conoscono. L'esposizione, curata dalla storica dell'arte e collezionista Claudia Gian Ferrari, presenterà le opere ideate dal pittore per le Quadriennali del 1935 e del 1939. La selezione comprende molti dei dipinti esposti da Pirandello in quelle due occasioni, uno dei quali, 'I ranocchi', mai più presentato al pubblico dopo la Quadriennale del 1939. Ad essi se ne aggiungono altri che appartengono agli stessi anni. Tra i dipinti anche l'unico ritratto del celebre padre, Luigi Pirandello, donato alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. l'esposizione, che si inaugurerà mercoledì, è stata l'ultima impresa di Claudia Gian Ferrari, che, pochi giorni prima della sua scomparsa, aveva così motivato la scelta di incentrare il percorso espositivo sulle due sale personali presentate dall'artista nella seconda e terza edizione della grande rassegna romana: 'Sempre più mi rendevo conto che quell'insieme costituiva il nodo centrale della sua pienezza creativa'.


Bagnanti, 1949, olio su cartone

Ci riserviamo di fare il punto su quest’ultima mostra di Roma dedicata a Pirandello in un prossimo articolo.




Chi è Fausto Pirandello?

(Roma, 1899-1975). Terzo figlio del noto scrittore Luigi, interrompe gli studi classici a cui il padre Luigi lo aveva indirizzato e si dedica dopo la guerra alla scultura e al disegno. Alla Scuola Libera del Nudo segue i corsi di Felice Carena. Negli anni '20 anni lavora a uno stile postimpressionista nutrito da Van Gogh, Cézanne, Gauguin e Kokoschka: gli scorci audaci delle sue composizioni uniscono la drammaticità dell'espressionismo tedesco e la compattezza compositiva di "Novecento". Inizia a esporre nel 1925 alla III Biennale di Roma, e nel 1926 alla Biennale di Venezia. Tra il 1927 e il 1930 vive a Parigi, dove entra in contatto con Severini, Tozzi, de Chirico, Magnelli, Paresce, Savinio, Campigli, de Pisis , e conosce Picasso, Braque e Soutine. Allestisce nel 1929 la prima personale alla Galerie Vildrac, e nel 1930 espone a Vienna. Nella sua pittura, la ricomposizione dell'oggetto - Nature morte, Bagnanti - diviene misura di un realismo che è anche indagine psicologica del soggetto, pur nella luce di una particolare metafisica. Nel 1931 si trasferisce a Roma. Dalla personale alla Galleria di Roma del 1931 in poi si moltiplicano mostre e premiazioni. Nel dopoguerra il pittore riesamina il Cubismo e, con gli scritti su "L'Italia Letteraria" tra il 1957 e il 1959, partecipa al dibattito sull'astrattismo dipingendo paesaggi e nature morte d’impronta tutta personale.     Giovanni Bonanno



Visita:

http://www.scuolaromana.it/repository/artisti/pirandel.htm



Scritto dall'Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

lunedì 7 settembre 2009

Il fascino dell’arte greca a Roma

GRANDI EVENTI




L’Età della Conquista; Il fascino dell’arte greca a Roma
Palazzo Caffarelli dal 13 Marzo al 5 Settembre 2010



Orario: tutti i giorni 9-20, chiuso lunedì. Ingresso: intero 11 euro, ridotto 9 euro, ridottissimo 2 euro, gratuito solo per alunni di scuole medie ed elementari e per i portatori di handicap.



Roma, Musei Capitolini

Città: Roma

Indirizzo: Piazza Campidoglio

Provincia: (RM)

Regione: Lazio

Telefono: 06 82059127










I Giorni di Roma

Una grande mostra sull'arte antica greca e romana con capolavori provenienti dai maggiori musei europei, databili nel periodo successivo alle campagne di conquista in Grecia (dalla fine del III secolo alla seconda metà del I secolo a.C.). Nella rassegna, primo appuntamento del programma quinquennale I Giorni di Roma, saranno esposte opere di un periodo tra i più innovativi ed originali per l’intero sviluppo dell’arte occidentale: quello successivo alle campagne di conquista in Grecia, dalla fine del III secolo alla seconda metà del I a.C. uno dei momenti fondamentali per la futura identità culturale e artistica romana, non solo dell’età repubblicana.

Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo e terracotta, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, è  narrata un’epoca di profondi cambiamenti nei canoni stilistici e sul gusto estetico della Roma antica. Un periodo in cui l’influenza ellenica diventa preponderante fino a coinvolgere completamente il mondo culturale romano.




Le sezioni: Nella prima sezione della mostra si affronta il tema degli Dei e santuari, La seconda sezione è dedicata ai Monumenti onorari, la terza sezione, Vivere alla Greca e infine, una quarta e ultima sezione riservata ai Costumi funerari.




A cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, con allestimento di Margherita Palli, L’età della conquista. Il fascino dell’arte greca a Roma è la prima del progetto di cinque mostre che abbraccia un arco di tempo di trecento anni: dal III al I secolo a.C. In tutto cinque mostre annuali del ciclo I giorni di Roma che da qui fino al 2014 racconteranno, attraverso testimonianze dell' epoca, il linguaggio artistico dell' antica Roma cresciuto sulla base della cultura figurativa greca e poi da lei progressivamente emancipatosi.




Il progetto, che proseguirà fino al 2014, prevede cinque grandi mostre con scadenza annuale. Il prossimo anno verrà allestita quella che ha per tema «Il volto dei potenti. Il ritratto romano tra Repubblica e Impero». Nel 2012 sarà la volta di «Costruire un Impero. L' architettura come rappresentazione di potere». Nel 2013 si vedrà «L' età dell' equilibrio. L' arte romana durante il principato di Traiano e di Adriano». Nel 2014, il ciclo si chiude con «L' età dell' angoscia.






A Roma, l’armonia diventa storia.

L’Età della conquista parte dal momento di formazione dell’Impero romano, quando Roma espande progressivamente il proprio controllo su tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alle coste dell’Asia Minore. In questo periodo si assiste alla formazione di un linguaggio figurativo squisitamente romano, che fa tesoro di tutta la cultura artistica greca, che nel tempo viene recepita, assorbita e modificata. E’ questo il periodo in cui l’élite al potere avverte, con sempre maggior consapevolezza, il consolidarsi del proprio prestigio e lo esprime attraverso l’arte. Roma tra il III e il I secolo a.C. diventa l’unica potenza egemone sull’intero bacino del Mediterraneo. A conclusione delle vittoriose campagne militari in Grecia e Magna Grecia, le ingenti quantità di denaro e i ricchi bottini di guerra determinarono un mutamento di gusti che si trasformò in rivoluzione culturale. In quel tempo arrivarono a Roma un gran numero di artigiani greci, architetti, e artisti. Una rapida ellenizzazione mutò per sempre l’Urbe anche attraverso la commistione di modelli greci e romani.





La storia siamo noi

Siamo tra la fine del III, e la metà del I secolo a. C. e Roma dopo aver dominato il popolo Etrusco, volge curioso lo sguardo verso nuove conquiste e nuovi approdi, fino a dominare, in pochissimo tempo, gran parte del Mediterraneo, espandendosi velocemente verso l’Africa e l’Europa e l’Asia di oggi. All’inizio, da poveri pastori non danno alcuna importanza all’arte, anzi, la considerano inutile, poco pratica, troppo filosofica. Dopo alcune conquiste, si ricredono e s’innamorano perdutamente del classicismo e dell’Ellenismo Greco. Da qui s’incomincia ad importare opere e oggetti di qualsiasi tipo. Nasce il gusto del bello e dell’arte. Nel II sec. a.C. Roma prova ad assoggettare definitivamente l’intera Etruria, vedi l’Arringatore del Trasimeno del 90 a. C., ovvero l’alto magistrato Aulus Metellius, opera Etrusca ma ormai uniformata ai dettami dell’arte romana. Un altro precedente storico della ritrattistica romana è l’uso tutto romano di trarre dal volto del defunto patrizio una maschera in cera, da esibire a testimonianza dell’antica nobiltà della famiglia patrizia. Si veda lo splendido ritratto di Bruto Capitolino del III secolo a.C., ritratto tipicamente tipicizzato con una forte componente veristica. Nasce la ritrattistica celebrativa, quasi una sorta di pubblicità del personaggio rappresentato. I Greci intendono l’arte come perfezione, canone, puro idealismo, mentre i romani guardano al presente per descrivere la storia. L’arte diventa lo strumento prioritario di propaganda di tipo ideologico e celebrativo. Con Augustus Imperator, detto di prima porta, fine I sec. A. C. la scultura Romana ha già formulato la sua chiara visione estetica e la sua identità culturale. A breve, arriveranno le grandi opere classiche come l’Ara Pacis, l’Arco di Tito del 80-85 a. C. e la Colonna di Traiano a suggellare questo magico momento di invenzione poetica e creativa. Dopo i Greci a Roma L’armonia si fa racconto.

                                                                                                          Giovanni Bonanno









Url:

http://www.museicapitolini.org/mostre_ed_eventi/mostre/l_eta_della_conquista


LE IMMAGINI
http://www.repubblica.it/speciali/arte/gallerie/2010/03/18/foto/roma_archeologia-2745270/1


opere: http://www.06blog.it/galleria/leta-della-conquista-il-fascino-dellarte-greca-a-roma





MUSEI CAPITOLINI:

http://www.museicapitolini.org/museo/storia_del_museo




Visita ai Musei Capitolini di Roma.     
A visit to Capitolini Museum in Rome









LA CRONOLOGIA STORICA


197 a.C. Vittoria di Tito Quinzio Flaminio su Filippo V, re di Macedonia, a Cinoscefale 190 a.C. Vittorie di Manio Acilio Glabrione e Lucio Cornelio Scipione Asiatico su Antioco III re dell' Impero seleucide Secondo la tradizione, a seguito dei trionfatori arrivano a Roma la luxuria e i primi artisti e poeti greci 168 a.C. Vittoria di Lucio Emilio Paolo su Perseo, re di Macedonia, a Pidna. A seguito del console, arriva a Roma lo storico greco Polibio 149-146 a.C. Terza guerra punica 146 a.C. Conquista e distruzione di Cartagine; conquista della Grecia e distruzione di Corinto 133 a.C. Attalo III lascia in eredità alla Repubblica Romana il regno di Pergamo 111-105 a.C. Guerra contro Giugurta, re di Numidia 90-88 a.C. Guerra Sociale 81 a.C. Guerra tra Mario e Silla 60 a.C. Primo triumvirato di Cesare, Pompeo e Crasso 44 a.C. Assassinio di Giulio Cesare 43 a.C. Secondo triumvirato di Ottaviano, Marco Antonio e Lepido 31 a.C. Battaglia di Azio, successo di Ottaviano contro Antonio e morte di Cleopatra (sopra, nel quadro di Guido Cagnacci del 1658) 27 a.C.-14 d.C. Principato di Augusto



I GIGANTI DELLA LETTERATURA

Ennio (239-169 a.C.) compone gli Annali, primo poema latino in esametri Lucrezio (98-53 a.C.), poeta e filosofo, autore della Natura delle cose Cicerone (106-43 a.C., nella foto sopra), giurista, autore di orazioni, di scritti di filosofia e di retorica Catullo (84-55 a.C.), grande poeta dei sentimenti, autore dei Carmi Sallustio (86-34 a.C.), autore di opere storiche (Le Storie, La Guerra Giugurtina) Varrone (116-27 a.C.) scrive le Antichità Cesare (100-44 a.C.) scrive i suoi Commentarii (La guerra gallica, La guerra civile, La guerra alessandrina) Tito Livio (59 - 17 a.C.) scrive la Storia di Roma dalla sua fondazione Orazio (65 - 8 a.C.) scrive le Satire e le Odi Vitruvio (80/70 - 23 a.C.) scrive l' Architettura negli anni tra il 35 ed il 25 a.C. Virgilio (70-19 a.C.) autore dell' Eneide tra il 29 e il 19 a.C. Ovidio (43 a.C.-18 d.C.) scrive le Metamorfosi, i Fasti, tragedie e poesie


I GRANDI  MONUMENTI

Costruzione dell' Ara di Pergamo (181-159 a.C.) Costruzione dell' Ara Pacis (9 a.C.) Inaugurazione del Foro di Augusto (2 a.C.)




Informazioni Evento:

Data Inizio: 13 marzo 2010
Data Fine: 05 settembre 2010
Costo del biglietto: 11,00 euro
Luogo: Roma, Musei Capitolini
Orario: tutti i giorni tranne il lunedì 09.00 - 20.00
Telefono: 06 82059127




ARTE CONTEMPORANEA/ TEFAF 2010

Maastricht





F. Bacon

       
Fotografie di Bacon alla fiera più prestigiosa d' Europa.

La Wunderkammer ovvero la «camera delle meraviglie» di principi, re e imperatori, in un padiglione di oltre 15 mila metri quadrati, in uno spazio ubicato nella cittadina olandese di Maastricht. Questa fiera visitabile (dal 12 al 21 marzo) in sole 23 edizioni, Tefaf, è diventata la più importante rassegna di settore a livello mondiale, con nove sezioni che spaziano dall’ antico al contemporaneo.

Michael Hoppen Gallery di Londra esporrà Men Wrestling, New York, una di una serie di fotografie commissionate attorno al 1975 da Francis Bacon e utilizzate dall’artista inglese nato a Dublino come documentazione per i suoi dipinti. Non si sa chi sia l’autore di questi scatti unici che provengono dallo studio dell’artista.



Questa è una delle novità di rilievo di questa rassegna, vi sono le foto «messe in scena» da Francis Bacon (due uomini in lotta wrestling; praticamente i provini fotografici usati dall’artista Londinese per i suoi personaggi dipinti. Bacon dipingeva usando di preferenza i modelli in fotografia piuttosto che osservando il modello dal vero), Queste foto sono già state esposte anche al Metropolitan di New York, alla Tate Britain e al Prado, Si racconta che l’elettricista Mac Robertson amico di Bacon abbia raccolto per anni gli scarti che l’artista regalava o buttava nella pattumiera. Così, per diverso tempo, Mac ha raccolto in modo quasi ossessivo pennelli inservibili, tubetti di colore esausto e persino pallottole di carta buttate dall’artista. Michael Hoppen, abile gallerista e collezionista di fotografie, decise di comprare per una manciata di soldi diversi provini fotografici ; dice: “ sono immagini di uomini seminudi con una cuffia in testa che lottano”. Questi scatti recuperati come scarti nello studio dell' artista ora valgono praticamente un tesoro.

Queste foto come tante altre immagini erano i suoi unici schizzi, perché F. Bacon non amava disegnare partendo dal nulla, dal foglio di carta bianco, ma preferiva indagare la realtà osservando e utilizzando la fotografia come mezzo primario d’indagine. Il volume “The Humain Figure in Motion” di Eadweard Muybridge, grande pioniere della fotografia in movimento, Bacon lo utilizzò spesso per le sue importanti opere. Per certi versi, l’artista londinese non è stato il primo e neanche l’ultimo artista che ha utilizzato la fotografia per creare dipinti o sculture, si pensi a Courbet, a Degas e persino al Neoclassico Ingres. F. Bacon amava rappresentare spesso figure e corpi deformati, scomposti, praticamente sconquassati, diceva: “sono un pittore figurativo e penso che non si possa più fare illustrazione perché la fotografia e il cinema la fanno meglio”. Aveva ragione. Tanta pittura “descrittiva “ di oggi che nasce dalla mimesi non ha più senso di esistere, è semplicemente “anacronistica e inutile. E questo l’aveva capito molto bene anche il grande Bacon.

Autoritratto, 1971


I primi lavori di Francis risalgono al 1929. Nel 1944, a 35 anni, dopo aver distrutto tutta la sua produzione precedente, Bacon incomincia a dipingere in modo nuovo e personale. Sono del 44 i “tre studi di figure per la base di una crocifissione” che per la prima volta scandalizzano il pubblico per la loro apparenza inquietante. Libero da preconcetti di maniera, proprio in questo periodo incomincia a far affiorare il senso del dolore del vivere, sempre teso su un filo della perdizione. Lui stesso confessava:”la maggior parte delle persone non pensano alla vita. Se riflettessimo, ci accorgeremmo tutti che viviamo nel concime della terra. Il mondo è solo un mucchio di concime , è composto da miliardi di persone che si vantano di essere morte. I morti stanno soffiando nelle nostre narici ogni ora, ogni secondo che inspiriamo, dopo tutto siamo nati per morire”. Questa è la constatazione “tragica” di un grande protagonista del nostro secolo che sentiva l’urgente bisogno di esperire l’animo umano. Diceva: “non passa giorno che non pensi anche per un attimo solo alla morte. Entra in ogni cosa che faccio, che vedo, che mangio; è parte della natura”.L’immagine dell’uomo che ne viene fuori risulta molto deformata, quasi imprigionata e stravolta dal suo stesso esistere. In anni più recenti il senso di disperazione e di angoscia si era placato ed era subentrato il bisogno di allontanarsi di più dal soggetto per poterlo osservare in modo più distaccato. Con gli ultimi lavori i toni dei colori si fanno più bassi e sgradevoli; “quasi come un essere umano fosse passato sui miei quadri lasciando una scia di umane presenze e tracce mnemoniche di eventi passati”, tracce fuggenti al centro di paesaggi indefiniti con figure stravolte e chiuse da strutture spaziali limitanti che escludono ogni diretto rapporto con lo spettatore, che sembrano dissolversi nel nulla, un nulla che coincide con la sua visione precaria che ha dell’uomo. Questo autentico solitario, capace di far emergere i dubbi dell’esistenza non è stato molto amato dalla critica, per certi versi è stato considerato un epigono dell’ultimo Romanticismo. Secondo noi, Bacon è un artista geniale, capace più di altri, di far macerare l’immagine dell’uomo in modo ossessivo fino a decantarla e a sublimarla liricamente. Di certo, la pittura per Bacon non ha più modello da rappresentare, né storia da incarnare; l’artista non ama la narrazione delle cose ma lo svelamento dell’essere, per lui la realtà è solo “illusione momentanea”,una traccia sfuggente e indefinita. Non gli resta altro che fissare l’apparizione insostanziale dell’evento nel suo immediato affiorare. Inoltre, Bacon non chiede perché le cose siano così, egli le vive totalmente per quelle che sono, perchè non crede alla salvezza bensì alla degradazione e alla caduta dell’umanità. Con Francis Bacon l’arte diventa “strumento di verifica trascendentale” capace di mettere a nudo l’esistenza degradante dell’uomo d’oggi e di assorbire e riflettere le ossessioni tragiche che si tramutano in perdizione e dannazione.                                         Giovanni Bonanno









Visita:




Maastricht




Visita Virtuale:

TEFAF 2010/ TAKE A VIRTUAL TOUR


ARTE CONTEMPORANEA/ Guglielmo Achille Cavellini


ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART





Evento:

In mostra una selezione di lavori, denominati Carboni Geometrici, che focalizzano un particolare momento creativo dell'artista. Dal 1968 al 1971, Cavellini sposta la sua attenzione verso la rielaborazione dal gesto purificatore e provocatorio della bruciatura.

Fino al 10/4/2010


Luogo: Milano
Orma Art Gallery
Corso Porta Nuova 3 - Milano
per, informazioni:, giancarlo, zilio, cell., 348/4282666
Inaugurazione: giovedi' 11 marzo dalle ore 18 alle 20



Carboni Geometrici



Omaggio a Guglielmo Achille Cavellini (1914-1990), in collaborazione con l'Archivio Cavellini di Brescia. GAC (così firmava le sue opere, e così amava farsi chiamare), e' stato un famoso studioso e collezionista d'arte astratta europea. In mostra, un'esclusiva selezione di lavori denominati "CARBONI GEOMETRICI" che focalizza un particolare momento creativo dell'artista. Dal 1968 al 1971, GAC sposta la sua sensibilissima qualità pittorica all'interno di prodotti rielaborati dal gesto purificatore e provocatorio della bruciatura. Da opere precedenti, sgorgano opere nuove. Rigenerate dalla forma e dal colore.


Guglielmo Achille Cavellini esordisce negli Anni -40 con disegni e ritratti. I '60, li dedica alla sperimentazione. Alcuni esempi del suo lavoro sono legati a citazioni: vere e proprie rielaborazioni di celebri opere, ne fanno un autentico attore nella -messa in scena- dell'arte. GAC, poi, mette in pratica la teoria dell'Autostoricizzazione: ovvero il fare da se', nel costruirsi attorno l'alone del successo, mettendo in disparte i processi canonici che il sistema utilizza a tale scopo. Non e' un atto di megalomane autorappresentazione, ma l'innescarsi di un processo alternativo. Una rivoluzione all'interno della comunicazione artistica.

Se Andy Warhol lo ritrae, il -geniaccio- gli rende a sua volta omaggio col francobollo "Le Marilyn di Warhol" (1984). L'utilizzo dei materiali di recupero (negli oggetti assemblati, negli intarsi in legno, nei carboni), e' lo strumento del suo operare. Teatrini dove tragicamente si accumulano giocattoli e soldatini sottratti all'uso infantile; francobolli che omaggiano i geni della pittura (Picasso, Le'ger, Matisse, Braque...). Dopo anni di silenziosa attesa - dovuta alla particolare e anticipatrice formula artistica - il lavoro di GAC sta finalmente riprendendo luce e attenzione collezionistica. Lo testimonia, oltre ai CARBONI GEOMETRICI, il settore della mostra dedicato ai lavori creati dagli Anni '40 al 1990.

Per tutta la durata dell'esposizione, lo storico bar Jamaica, luogo caro a GAC dove incontrava amici artisti e intellettuali, ospiterà in collaborazione con Fabbrica Eos alcune sue opere.



Catalogo in mostra.

orari: da martedi' a sabato 10-13; 16-19



domenica 6 settembre 2009

GRANDI MOSTRE: CARAVAGGIO






MICHELANGELO MERISI : oggi vi svelo un grande segreto.




Un segreto che il nero della pittura ha celato per lungo tempo, esattamente quattrocento anni, un segreto che emerge proprio oggi in occasione della mostra presentata a Roma alle Scuderie del Quirinale dedicata interamente ed esclusivamente all'artista lombardo.




Il 2010 è l’anno all'insegna del Caravaggio. Anche Roma infatti celebra i 400 anni dalla morte di Michelangelo Merisi. La mostra, intitolata CARAVAGGIO, è stata ideata per celebrare il grande artista lombardo del 600. A partire dal 20 febbraio e fino al 13 giugno sarà possibile vedere 30 delle 40 opere più importanti dipinte dall'artista nato a Caravaggio. E mentre si presentano gli eventi del quarto centenario della morte di Caravaggio, si scopre una “nuova” Cena in Emmaus di Brera.

Lo scanner del Cnr ha svelato anche la presenza di un significativo ''pentimento di Caravaggio''. Sul lato sinistro del quadro e' riaffiorata una finestra da cui si scorge la presenza di un paesaggio verdeggiante oltre l'apertura sullo sfondo. Questa apertura era fonte di luce naturale che si posava sui personaggi illuminandoli. Nella stesura definitiva Caravaggio occultò questi elementi spaziali e naturalistici, a favore di uno sfondo scuro, adatto alla resa di un'atmosfera più raccolta e spirituale, rischiarata da una luce 'innaturale' rivelatrice della presenza divina.





Questa è una scoperta sensazionale che rivoluziona completamente le ipotesi e gli studi su uno dei massimi capolavori dell'artista, dipinto nel 1606, all'indomani dell'omicidio che lo portò alla fuga da Roma, durante il rifugio presso la famiglia Colonna. Perché Caravaggio dipinse questa Cena in Emmaus dapprima con il paesaggio, e poi lo ha nascosto completamente? Infatti, in un primo momento, Caravaggio pensò di illuminare la scena con una fonte di luce naturale proveniente da una finestra aperta sul paesaggio. Poi, di colpo, occultò questi indici prospettici e naturalistici stendendo una patina scura e piatta di colore nero bituminoso al fine di accentuare, nella non naturalità della scena, l’azione teatrale e spirituale . Il segreto profondo di quest’opera sta in questo nuovo modo di intendere la rappresentazione: dalla luce naturale a quella intensamente spirituale e profonda. Si è sempre pensato che Caravaggio avesse sempre dipinto di getto, senza alcun bisogno di tracciare un disegno preliminare di base, componendo per campiture e per contrasti forti di colore.


Oggi si scopre che il disegno preliminare lo utilizzava, anche a volte con il solo ausilio del retro del pennello, quasi una sorta di incisione sulla imprimitura di base. Quest’opera è importante soprattutto perché nella stessa tela convivono i due modi di fare pittura. La prima, più tradizionale dove utilizza una luce che illumina le cose al naturale, l’altra, quella più suggestiva e innovativa dove i personaggi vengono risucchiati nel buio più profondo della rappresentazione scenica. Come giustamente afferma Isabella Lapi Ballerini:” l'opera si conferma “la boa intorno alla quale avviene la virata da un'espressione implicata nel naturalismo al denso e teatrale spiritualismo degli ultimi anni”. Di certo, dopo il 1606 fino alla morte, l’artista riuscì a proseguire lesto in questo nuovo e rivoluzionario modo d’intendere la pittura e a cambiare letteralmente il corso consueto e prevedibile dell’arte di tutto il Seicento italiano. Giovanni Bonanno

sabato 5 settembre 2009

ARTE CONTEMPORANEA/ Vincenzo Nucci












Ragusa, "Gli umori del paesaggio" ,
mostra di Vincenzo Nucci
allo Spazio Forni


I lavori in esposizione fino al 27 marzo del 2010


Giardino Mediterraneo, olio su tela






Giardino Mediterraneo, olio su tela














La luce della luna sul lago Arancio, olio su tela cm. 93x73












Valle del Belice, olio su tela
Dopo la bellissima mostra antologica presso l’ex Convento San Francesco di Sciacca nel 2008 e la mostra personale alla Galleria 61 di Palermo dell’anno scorso, dal 27 febbraio fino al 27 marzo lo Spazio Forni Ragusa ospita una mostra dal tema “ Gli umori del paesaggio” del maestro Vincenzo Nucci. 15 oli su tela e 10 pastelli di varie dimensioni che hanno come soggetto il paesaggio inteso come espressione di un sentiero intimo e profondo dell’artista, è sul paesaggio che egli proietta un proprio stato d’animo: i giardini, le ville barocche, le piante mediterranee e tra esse la palma che svetta nella sua fierezza come simbolo di un esile ricordo di un mondo antico. La sua pittura esprime una mediterranea e personale sensibilità; la terra siciliana, e in particolar modo quella incontaminata ed esotica dell’Agrigentino appare quanto mai ingentilita e di un fascino insolito e superbo.
E’ dal 1980 che Giuseppe Nucci dipinge paesaggi, paesaggi siciliani con la casa padronale, le mura di cinta, e oggi le palme, simbolo della favolosa Sicilia, la Sciacca araba che dal mare, con orgoglio guarda all’Africa e sogna. Enzo Nucci, non è un semplice pittore “impressionista” capace di cogliere solo le semplici sensazioni atmosferiche. L’artista saccense guarda alla natura, al paesaggio, non accontentandosi minimamente del superficiale riporto immediato delle cose percepite. Nucci fa di più, da Sciacca, guarda l’orizzonte del mediterraneo, l’Africa e il magico ed esotico Oriente e traccia immagini di palme e di orizzonti volutamente non definiti e svelati, dove la nostalgia, la liricità, diventa intensa malinconia, silenzio assorto, magica rivelazione. Le sue opere sono altamente "visionarie” e tentano di darci struggenti emozioni e nel contempo delicati e sottili memorie - come dice P. Nifosì- “ in cui le palme, i rampicanti, le buganvillee hanno preso il sopravvento, hanno riempito il vuoto di una vita che non c'è più”, e che solo Nucci e la poesia sa rivelarci.
La sua pittura, ogni volta che la guardo mi fa tornare indietro di molti anni, (40 anni circa); gli anni passati a Sciacca all’Istituto d’Arte, alla sua mostra al Circolo di Cultura con le sue grigie stanze e i suoi anemici personaggi dipinti, i contatti che l’artista aveva a Sciacca con Tono Zancanaro e Ruggero Savinio, figlio di Alberto e nipote di Giorgio De Chirico, ai bei lavori a pastello che preparava per poterli far vedere in quel tempo al grande Franco Solmi a Bologna. Mi ricorda le lacche odorose che respiravo nel laboratorio del compianto Salvatore Stassi, le sabbie informali dell’eccentrico Antonino Nacci, le opere in cartapesta di Rosario Bruno, e anche i paesaggi carichi di tristezza dipinti allora da Giuseppe Montalbano. Tanto tempo è passato, per questo, e per tante altre cose, amo ancora la sua pittura.    Giovanni Bonanno







Chi è Vincenzo Nucci?







Vincenzo Nucci è nato a Sciacca (Ag) nel 1941 e qui ha sempre lavorato. Frequenta l’Istituto d’Arte di Palermo e l’Accademia di Belle Arti di Agrigento. Insegna tecniche murali all’Istituto d’Arte di Sciacca e successivamente rinuncia a questo incarico per dedicarsi interamente alla pittura. Le sue prime personali, nel decennio fra il 1960 ed il 1970 in varie città italiane, lo vedono impegnato nei temi sociali e drammatici come la guerra del Vietnam e il terremoto del Belice. In quegli stessi anni inizia a partecipare a numerose rassegne nazionali ed internazionali. Dal 1980 la scelta di genere è sicura e definitiva: Nucci dipingerà solo paesaggi, anzi il paesaggio Siciliano, la casa padronale, le mura di cinta dove si arrampicano rigogliose bouganville fiorite di lacche rosse, le antiche rovine di Selinunte e, infine, lei, la palma, protagonista e simbolo della fascinosa Sciacca araba che egli ama. Nel 1989 è invitato alla Biennale Nazionale Città di Milano, Palazzo della Permanente. Nel 1991 conosce Philippe Daverio che lo invita ad esporre alla rassegna d’arte “Anni Ottanta in Italia” all’Ex Convento di San Francesco di Sciacca e successivamente organizza una sua personale alla galleria Daverio a Milano. Nel 1992 conosce Marco Goldin che gli organizzerà nel 1994 una mostra antologica a Palazzo Sarcinelli di Conegliano con scritti in catalogo dello stesso Goldin, di Guido Giuffrè e di Marco Vallora. A Conegliano, Palazzo Sarcinelli esporrà ancora nella rassegna “Da Fattori a Burri, Roberto Tassi e i pittori”, nella mostra “Una donazione per un nuovo museo”, e ancora nel 1998 “Elogio del pastello, da Morlotti a Guccione”. Sempre su invito di Marco Goldin, nel 1999 terrà una mostra antologica del pastello “Opere 1981-1999″, a Treviso nella Casa dei Carraresi, con testi di Marco Goldin ed Enzo Siciliano. Nel 2003-2004 la Provincia Regionale di Palermo organizza una sua mostra antologica al Loggiato San Bartolomeo, “Opere 1981-2003″, con scritto in catalogo di Aldo Gerbino. Nel 2006 è invitato da Philippe Daverio alla LVII edizione del Premio Michetti di Francavilla al Mare. Nel 2007 è presente alla mostra “Arte Italiana 1968-2007. Pittura”, curata da Vittorio Sgarbi al Palazzo Reale di Milano.