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sabato 11 novembre 2023

Accademia di Belle Arti di Napoli / Presentazione del catalogo "ma che ne sanno gli altri" di Ernesto Terlizzi

 





Il catalogo Edizioni Gutenberg


Dopo l'importante mostra personale al Mann di Ernesto Terlizzi, appuntamento a lunedì 13 novembre, ore 11.30 presso la Sala Lea Vergine dell'Accademia di Belle Arti di Napoli per la presentazione ufficiale del catalogo " Ma che ne sanno gli altri". Oltre alla presentazione del Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e del testo critico del curatore storico Marco Di Capua si arricchisce di 15 testimonianze di critici e intellettuali.

Ernesto Terlizzi al Mann di Napoli


Quello dell’emigrazione e dei profughi del Mediterraneo su cui l’artista salernitano ha rivolto da diverso tempo l’attenzione rimane un dramma sempre più complesso e difficile da risolvere nell’immediato prossimo, con ripetuti e infiniti traghettamenti  di vecchie carrette arrugginite e di notturni al nero di luna dentro le  oscure ali della speranza, di linee d’ombra e di teste nascoste dall’onda a scrutare un possibile approdo. Che ne sanno gli altri dei sogni negati che spesso sì infrangono alla deriva prima di sparire sotto  una coltre di  gelide onde di acqua di mare?  Il Mediterraneo è  stanco di corpi  muti lasciati  ad asciugare in superficie, di sogni  sommersi che celano troppe ferite non  più  rimarginate, di attraversamenti fugaci che  lasciano tracce di speranze impedite dal nostro  tragico  esistere.  Un colloquio  sottile e fluido tra ciò che è e ciò che è stato, tra storia e contemporaneità.  Una rappresentazione decisamente evocativa e altamente emozionale che nasce da un bisogno impellente di indagare i luoghi oscuri e inascoltati della mente con un linguaggio volutamente minimale, innestando lacerti e fantasmi di apparizioni e dissolvenze, frammenti concreti materici e nel contempo anche una sottile leggerezza in un apparire in bilico tra un teso e inquieto equilibrio. Un continuo e incessante farsi e disfarsi di presenze tra ordine e caos alla ricerca di conciliare le contraddizioni in una e più definita rappresentazione. Una sorta di interminabile e continuo affioramento e sprofondamento  delle immagini tra i meandri oscuri del presente interrogandosi sul cammino  di ognuno di noi e  fors’anche per  farci riflettere meglio sul nostro  precario  e provvisorio destino.   Sandro  Bongiani










Cenni Biografici di Ernesto Terlizzi


Ernesto Terlizzi nasce ad Angri (Sa), il 22 novembre 1949. Dopo gli studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli, intorno al 1965 si accosta alle proposte post-informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo di alcuni maestri napoletani come Di Ruggiero, Pisani, De Stefano e Spinosa. Questa esperienza didattica è un momento significativo nella formazione del giovane Terlizzi che risente degli influssi di tali insegnamenti pur senza improntarsene di un preciso riferimento espressivo. Nel 1970, in Lucania, questa iniziale indagine informale si arresta bruscamente con il manifestarsi appieno di un intimo sentire con la terra madre e la natura, a favore di una indagine organica del segno grafico. Nascono in questo decennio, una lunga serie di iconografie antropomorfe di chiara denuncia sociale (mani, bulbi, ovuli, ed involucri umani), cariche di valenze surreali in cui “natura e uomo” si fondono in una particolare visione organica infittita di rimandi e allusioni. Opere queste esposte a vari edizioni del Premio Michetti di quegli anni e nelle personali di Firenze (Galleria Inquadrature, 1979); Napoli (Galleria San Carlo, 1980); Bergamo (Galleria Fumagalli, 1981); Venezia Mestre (Galleria Plus Art, 1984).Nel corso degli anni ’80, l’indagine segnica in bianco e nero, gradualmente lascia il posto a un ritorno alla materia cromatica e una pratica informale, ora distribuita e filtrata mediante una griglia geometrica che da adesso in poi, diventerà una precisa connettività nella ricerca di Terlizzi. E’ soprattutto nelle opere di fine anni ottanta che emerge una forte carica cromatica con i diversi impasti di materie dense e sensuali: sono acrilici, gessi, carte vetrate e veline, catrami e pastelli, a costruire materie di “paesaggi dell’anima”, in un suggestivo viaggio nelle apparenze della natura. Nascono così opere come “Pulsioni” (1988); “Materia con sacco e oro” (1988); “Notturno” (1988) esposte prima a Perugia (Galleria Materiali Immagini, 1988) e poi nella personale napoletana presso l’Istituto Francese “Le Grenoble” (1989). Il decennio successivo, poi, vede la ricerca polimaterica farsi sempre più variegata e convincente, grazie ad un rigoroso controllo cromatico che favorisce sempre più la percezione tattile e materica: in questo periodo più che la vivacità dei colori l’artista preferisce una sorta di azzeramento, un uso minimalista dei nuovi materiali utilizzati: sacchi, bende e garze, gessi e tessuti su cui l’artista cola segni sottili e densi come libera introspezione dell’inconscio. Nascono in questo periodo le grandi tele di juta esposte nella personale a Macerata (Pinacoteca e Musei Comunali, 1990) e la serie dei bianchi gessati; opere di grande rarefazioni e trasparenze luminose esposte nella mostra di gruppo Sudart a Salerno (Galleria Paola Verrengia, 1995). Negli anni a cavallo tra il’90 e il 2000 la ricerca polimaterica si fa sempre più attenta e insistente al dettato plastico con l’inserimento conseguente di altre materie come il legno e la pietra. Queste nuovi materiali, legati alle origini e al vissuto dell’uomo, conferiscono alle opere di questo periodo un fascino misterioso sempre in bilico a metà tra pittura e bassorilievo, convogliando forti rimandi e ascendente evocative e ancestrali. In questo periodo l’artista realizza opere come “Corteccia” (2001); “La porta del tempo” (2001); “Buio e luce (2005); “Delle ali irruppero” (2005) esposte nella personale presso il Convento dei Frati FRAC di Baronissi (2006). Questa ultima e convincente fase di ricerca continua ad essere presente ancora nel suo lavoro tra fisicità della materia oggettiva e la presenza immateriale del segno grafico in una sorta di sofferta e intima contaminazione di idee e di materiali. E’ proprio il disegno il protagonista recuperato nella sua intimità e essenzialità minimale delle sue ultime personali a Roma, Ferrara e Milano. In quella romana tenuta presso la storica Galleria Consorti di Via Margutta, è caratterizzata da queste nuove atmosfere polimateriche cariche di un struggente malessere esistenziale. A Ferrara i suoi lavori dal titolo “Derive” vengono ospitati dalla Galleria del Carbone nel centro storico della città Estense. Da questo momento il lavoro di Ernesto Terlizzi comincia a interessarsi al problema dell’immigrazione clandestina con i continui e drammatici attraversamenti nelle acque del Mediterraneo, indagine, questa, che si è fatta sempre più assidua e incalzante nelle opere esposte nel 2014 a Milano presso lo Spazio Tadini e recentemente nella mostra d’arte contemporanea “Artlante Vesuviano” alla Tekla di Sarno e poi nel 2023 nella grande mostra personale al Museo Archeologico di Napoli presentato dal magnifico Direttore del Mann Paolo Giulierini (Museo Archeologico Nazionale) e dal curatore storico Marco Di Capua.         (Biografia aggiornata da Sandro Bongiani)



evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno

 




sabato 17 luglio 2021

L'opera di Paolo Gubinelli al Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana



PAOLO GUBINELLI AL MONASTERO DI FONTE AVELLANA



 Monastero di Fonte Avellana

 L’OPERA DI PAOLO GUBINELLI

 A cura di Roberto Luciani

 MONASTERO DI FONTE AVELLANA

 Luglio-settembre 2021

Indirizzo61040 Fonte Avellana PU

ProvinciaProvincia di Pesaro e Urbino

Stile architettonicoArchitettura romanica

Telefono0721 730261




Il Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana è un luogo intriso di storia, arte e spiritualità situato nel comune di Serra Sant’Abbondio nella provincia di Pesaro e Urbino alle pendici boscose del Monte Catria. Fondato da San Romualdo nel 980 è gestito amorevolmente dai monaci Camaldolesi.

 Nell’estate del 2021 alcuni ambienti del complesso monastico ospitano opere di Paolo Gubinelli la cui arte chiede all’uomo di conoscere i misteri più nascosti riguardanti sé stesso e lo stesso Dio, ma anche di trovare le sue risposte.

In questo luogo di rara bellezza e così ricco di spiritualità, già lo scorso anno Gubinelli ha esposto le sue opere per celebrare Dante Alighieri che una tradizione molto antica vuole sia stato ospite del Monastero tanto da cantarlo nella Divina Commedia (Paradiso XXI, 106-111). Una particolare corrispondenza lega il nostro artista con il sommo poeta: nel 2015 ha infatti realizzato la mostra Segni per Dante nella Biblioteca Classense di Ravenna.

Esprimendo il tema dell’Amore e della Fratellanza, rendono l’architettura medievale punto di riferimento del cammino di fede e punto di irradiazione per una comprensione più profonda del disegno di Dio sull’uomo. In queste opere Gubinelli ha raffigurato con enigmatici segni, il destino che incombe sull’uomo, ricorrendo ad un’astrazione immaginale con forti accenti cromatici. La simbologia, più implicita che esplicita, è visionaria. Essa non descrive singoli episodi, è piuttosto un insieme simbolista, dove non c’è alcuna interruzione tra colore, piegature, graffi e contesto.

I dipinti presentano un equilibrio compositivo eccezionale, raggiunto tramite un tessuto pittorico di altissima qualità che è frutto di continue ricerche cromatiche e di lunghi studi. Queste opere, unite da un unico tema, sono complemento e risalto alla spiritualità dell’eremo, della basilica e della cripta che nell’atto del “tutto è compiuto” denuncia con forza che l’Amore ha trionfato, che l’Alleanza è stipulata.

Nella sua piena maturità, certamente il maestro si rivela essere un pittore capace di affidarsi ad una corrispondenza emozionale immediata, ad echi e suggestioni e spessori di memoria che sempre più da vicino sembrano coinvolgerlo e impegnarlo. Memoria della linea d’orizzonte del cielo, degli stupori nell’ascoltare l’acqua del ruscello, di uomini e donne intenti a raccogliere frutta, della sua infanzia vissuta in una campagna amena, com’è quella della natia Matelica.

Questo significa un continuo misurarsi con la memoria, con i suoi richiami archetipici, nella viscerale presenza quotidiana di un territorio fiabesco. Il dualismo che definisce il rapporto tra materia e forma, questa strutturale linea che attraversa l’intera storia del pensiero, costituisce l’asse intorno a cui l’artista ha declinato l’evoluzione della sua ricerca, proiettandovi una personalità tesa alla composizione di un sentimento ancestrale del mondo e di un altrettanto naturale propensione per l’euritmia plastica.

Alla luce di queste suggestioni, credo si possa affermare che Paolo Gubinelli abbia intuito un superamento del sistema pittura di cui ha dimostrato la vitalità permanente in una ormai adesione storica: un superamento, o meglio uno spostamento dello specifico linguaggio in una banda più profonda creativamente, meno legata al rapporto tra vuoti e pieni, più vicina alla spiritualità.  

ROBERTO LUCIANI, 

Curatore della Mostra




Paolo Gubinelli

Biografia



 

Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti:  Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren. Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.

Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.

 Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con poesie di noti poeti:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

 

 

Stralci critici:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Bongiani Sandro, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.

In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.

Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale.

Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.

Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.

  


English

Paolo Gubinelli, biography.

Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :

Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.

His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:

Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Vanni Bramanti, Mirella Branca, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Paolo Bolpagni, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Giorgio Cortenova, Roberto Cresti, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo Mazzeo, Mario Luzi, Luciano Marziano, Roberto Luciani, Lara Vinca Masini, Marco Marchi, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Pierre Restany, Davide Rondoni, Elena Pontiggia, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.

His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:

Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi,  Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.

Many others have also written about his work:

Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani,

Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Carlo Franza, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.

He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.

In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.

In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.

Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.

He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.


PAOLO GUBINELLI

BIOGRAFIA PAOLO GUBINELLI

Please consulting my fb contact...thank you teacher:

https://www.facebook.com/paolo.gubinelli.16

www.archimagazine.it

 

ARCHIVIO OPHEN VIRTUAL ART

Università Bocconi Milano / L'OPERA SU CARTA DI PAOLO GUBINELLI

Visit.  https://archivioophenvirtualart.blogspot.com/2019/10/universita-bocconi-milano-lopera-su.html


SANDRO  BONGIANI ARTE  CONTEMPORANEA

ANTOLOGIA CRITICA PAOLO GUBINELLI

Visit.  https://ophenartecontemporanea.wordpress.com/2018/01/01/antologia-critica-paolo-gubinelli/

 

COLLEZIONE  BONGIANI  OPHEN  ART  MUSEUM  DI  SALERNO

La Mostra Tutta Virtuale / Presentazione on-line dei lavori di Paolo Gubinelli

Avvia  Slideshow 

VISITA  LA MOSTRA  ANTOLOGICA VIRTUALE  DI  PAOLO  GUBINELLI  A  CURA  DI  SANDRO  BONGIANI  

L’Antologia dei testi critici su Paolo Gubinelli è visibile su:

SANDRO  BONGIANI  ARTE  CONTEMPORANEA

1 – Antologia Critica e biografia in Italiano e inglese di Paolo Gubinelli aggiornata al 2019


oppure:

 1 – Antologia Critica 2019 NOV. in Italiano aggiornata al 2019  

2 – ANTOLOGIA CRITICA AGGIORNATA E STRALCI CRITICI in INGLESE, NOV. 2019

3 – Paolo Gubinelli, BIOGRAFIA ITALIANO e INGLESE, 2019

4 – MOSTRE PERSONALI E ANTOLOGICHE, 2019

 

PAOLO GUBINELLI 

VIA REGINALDO GIULIANI N. 525 - 50141 FIRENZE

TEL. 055 3850130      CELL. 3493513492

E-MAIL infopaologubinelli@libero.it 


evento segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


martedì 27 aprile 2021

NFT? - LA CRIPTOARTE, PAROLA AGLI ARTISTI

 



Ritratto di Demetrio Paparoni    
Courtesy Archivio Tano Corallo


Oggi, la pagina dell’arte di Domani  affronta il tema della criptoarte, opere criptate conservate nell’hard disk di un server e certificate attraverso gli NFT. Nuova antologica di Gottfried Helnwein al Ludwig Museum di Koblenzal, Lupo Alberto va al museo.

 
DOMANI
     Pagina del 25 aprile  2021 






 
 
NFT? Ne scrivono su Domani Francesco Clemente, Ding Yi, Anish Kapoor, Tony Oursler, Richard Phillips, David Salle, Sean Scully, Kiki Smith, Andres Serrano, Yue Minjun.


 

L’odierna pagina domenicale dell’arte di Domani affronta il tema della criptoarte, opere criptate conservate nell’hard disk di un server e certificate attraverso gli NFT. Ne scrivono espressamente per Domani, Francesco Clemente, Ding Yi, Anish Kapoor, Tony Oursler, Richard Phillips, David Salle, Sean Scully, Kiki Smith, Andres Serrano, Yue Minjun.

In tanti - scrive Demetrio Paparoni -  nelle scorse settimane mi avete scritto per chiedermi di affrontare questo tema, ma sono stato resistente. Il motivo? I molti articoli che mi è capitato di leggere sulle piattaforme d’arte e sui giornali trattano l’argomento da un punto di vista squisitamente economico. Come scrivo nell’introduzione agli interventi degli artisti, ci si è soffermati ben poco sulla dimensione estetica del lavoro di quegli autori considerati capiscuola della criptoarte più per le sorprendenti quotazioni d’asta raggiunte che per la novità delle loro immagini.

Non sentendomi di ignorare le tante email ricevute ho pensato di dare la parola agli artisti. Sono bastati i primi contatti per farmi capire che quella sarebbe stata la chiave giusta per avvicinarsi all’argomento, tant’è che la prossima settimana la pagina domenicale dell’arte di Domani tornerà a occuparsene. Non voglio qui anticipare nulla, ma sarò lieto di ricevere i vostri commenti. 

Nella foto in alto: Mike Winkelmann (Beeple), digital artwork. Immagine digitale creata il 1 luglio 2015 e poi trasformata in NFT. Da Wikipedia

 


Nuova antologica di Gottfried Helnwein al Ludwig Museum di Koblenzal  

 



Nuova mostra antologica per Gottfried Helnwein, che dall'11 Aprile al 26 Maggio 2021 espone al Ludwig Museum di Koblenz. Titolo della mostra: Sleep of Reason. L'esposizione è accompagnata da un esaustivo catalogo (tedesco/inglese) che contiene, oltre a un mio testo, quelli di Klaus Honnef e Beate Reifenscheid (direttrice del Ludwig Museum, Koblenz).Dell'artista ho curato la recente grande monogafia, The Epiphany of the Displaced, edita da Skira.

 

Nella foto in alto: Gottfried Helnwein, Senza titolo, 2005, olio e acrilico su tela, 192 x 250 cm. Courtesy Albertina Museum, Vienna.


 


Lupo Alberto al museo


 

 

In questa tavola del 1996 ideata da Guido Silvestri, in arte Silver, Lupo Alberto e la sua fidanzata, la gallina Marta, vanno a visitare un museo. Enrico la talpa e la moglie Cesira si accodano. Per essere una talpa, Enrico sembra l'unico a vederci chiaro.

                        Segui Demetrio Paparoni  su demetriopaparoni.com                                       



Segnalato da Archivio Ophen Virtual Art di Salerno


mercoledì 10 maggio 2017

VENEZIA - PADIGLIONE TIBET 2017


Padiglione Tibet. un ponte di cultura e libertà
         A cura di Ruggero Maggi 

     Dal 10/05/2017  al 10/08/2017




 
evento dedicato a S.S. il Dalai Lama



CUOREDITIBET
di Dino Aloi


 La 
bandiera 
del 
Tibet 
sventola 
libera 
nei nostri cuori 
e nelle nostre menti
Mentre vivendo da occupati 
si stringono i denti
Guardando paesaggi suadenti
Che paiono dipinti da amanuensi.
Vola libero il pensiero
Sotto lo sguardo del cinese severo
E per farsi ascoltare
Non resta che bruciare
Pensando ad un domani
Da veri Tibetani
Senza politiche di nani
Che si credono 
giganti
Soltanto 
perché 
tanti
E senza 
dolci
 in
ten
ti.


 

PadiglioneTibet a Norcia per il terremoto.  (foto di R. Bocci)


Ultimamente sembra che i muri prendano il sopravvento e che, al contrario, i ponti vengano dimenticati o peggio distrutti. Purtroppo non si tratta di scelte architettoniche, ma di un basso grado di civiltà.


Padiglione Tibet, ideato e curato da Ruggero Maggi, da sempre si è posto come un ponte sensibile tra la cultura Occidentale e quella Tibetana densa di affascinanti e mistiche suggestioni spirituali, linguistiche ed artistiche. Un ponte, un passaggio da Est ad Ovest, che crei quella sfumata ma necessaria vibrazione poetica per interagire e comprendersi.  


Padiglione Tibet: ponte fra culture.

Una società democratica implica il riconoscimento e l'accettazione di un fenomeno  migratorio di massa che non si arresterà mai se le condizioni sociali ed economiche in certi nazioni non cambieranno drasticamente. Pensiamoci bene: perché si dovrebbe fermare?! Noi ci fermeremmo se il nostro Paese fosse segnato da un'indicibile povertà o da tragiche guerre? E' un'inesorabile legge di natura: si fugge da dove si sta peggio per andare dove si potrebbe stare meglio. E' ovvio, ma è così.

Vi era (il passato purtroppo è quasi d'obbligo) un popolo che invece nel proprio paese ci stava benissimo… era il popolo tibetano.

Popolo le cui opere d'arte venivano impreziosite da un'antica spiritualità: come non ricordare i delicati mandala dalle sinuose forme ed i magnifici colori alludenti a metafisiche case, strade, città che sembravano provenire da altre dimensioni? Le meravigliose e delicate Khata simboli di amicizia e di solidarietà, le ruote delle preghiere, le Tangka …


Ma forse gli oggetti (mi rendo conto che chiamarli “oggetti” è decisamente sminuente rispetto al loro utilizzo) che rappresentano meglio questo popolo sono le bandiere di preghiera, le Lung-Ta (letteralmente cavalli di vento), veri simboli che enfatizzano e racchiudono in sé la spiritualità tibetana ed il desiderio innato di questo popolo di abbracciare l'intera razza umana in una grande preghiera collettiva. Filipreghiere che costituiscono la trama stessa del tessuto con cui sono realizzate le bandiere e che, afferrati e sospinti da mulinelli di vento, in un rapido evolversi di volo si trasformano in particelle di preghiera, in un'eco di mantra di buon auspicio per tutti gli esseri senzienti.

Preghiere che si sfibrano in sottili fili portatori di messaggi colorati di pace e compassione giocando con il vento che li accarezza e li trasporta in un dialogo costante con la natura, l'uomo e con tutti gli esseri viventi, librandosi in un appassionante volo di un eterno viaggio.



 


Marcello Diotallevi, fiaba al vento



Delicate strutture filiformi su cui gli artisti invitati per questa edizione di Padiglione Tibet sono intervenuti con messaggi poetici di straordinaria forza spirituale e creativa…. l'anima si eleva con le coinvolgenti preghiereopere che nella mostra creeranno passaggi, paesaggi, sensazioni visive, tattili, in certi casi anche olfattive.


Opere inedite che attendono di essere osservate ed ascoltate, ognuna portatrice di messaggi silenti, ma al contempo voci chiare ed esaustive di ogni singolo artista partecipante:

Marco Agostinelli, Dino Aloi, Salvatore Anelli, Piergiorgio Baroldi - Lorenzo Bluer, Carla Bertola - Mariella Bogliacino - Fernando Montà - Alberto Vitacchio, Giorgio Biffi - Giglio Frigerio - Fabrizio Martinelli, Rovena Bocci, Rossana Bucci - Oronzo Liuzzi, Rosaspina Buscarino, Silvia Capiluppi, Paola Caramel, Simonetta Chierici - Loredana Manciati - Tiziana Priori - Elena Sevi, Pino Chimenti, Circolo degli artisti di Varese, Marzia Corteggiani, Giampietro Cudin - Carla Rigato, Albina Dealessi, Nyima Dhondup - Livia Liverani, Anna Maria Di Ciommo, Franco Di Pede, Marcello Diotallevi, Giovanna Donnarumma - Gennaro Ippolito, Gretel Fehr, Mavi Ferrando - Mario Quadraroli - Roberto Scala - K7, Alessandra Finzi - Gianni Marussi, Alberto Fortis, Emanuela Franchin, Ivana Geviti, Antonella P. Giurleo, Isa Gorini, Gruppo Il Gabbiano, Peter Hide 311065 - Isabella Rigamonti, Benedetta Jandolo -  Angela Marchionni, Oriana Labruna, Silvia Lepore - Sandro Pellarin, Giulia Niccolai - Gruppo BAU, Tashi Norbu, Clara Paci, Lucia Paese, Salvatore Perchinelli, Marisa Pezzoli, Benedetto Predazzi, Anna Seccia, Gianni Sedda, Roberto Testori


così come le significative opere-video di Satish Gupta presentato dalla prestigiosa BASU Foundation For The  Arts, Francesca Lolli e Marco Rizzo.

Dopo aver attraversato l'intreccio delle Lung-Ta si potrà accedere ad un particolare ed originale percorso visivo ed emozionale, costituito da quattro
 mostre personali con una selezione di opere dal contenuto giocoso e fluttuante come nel caso di Marcello Diotallevi con le sue “Fiabe al vento”; con le evocative immagini fotografiche di Anna Maria Di Ciommo riproducenti Lama tibetani al lavoro su splendenti mandala; con le rigorose opere di Rosaspina Buscarino dal serrato ritmo compositivo, capaci di penetrare a fondo nell'animo umano e con le opere-oggetto di Roberto Testori che nel loro biancore riflettono soluzioni concettuali ricche di significati spirituali ed artistici.


 
Anna Maria Di Ciommo, Omaggio 





Roberto Testori, Senso di Colpa



Il percorso prosegue con un altro evento sotto il grande ombrello di Padiglione Tibet: Time Travellers in Venice, curato da Roberta Reali, project assistant Anna Maria Griseri, in cui saranno esposte opere di Tashi Norbu - tra gli artisti tibetani contemporanei di maggior successo – e del suo 9 Pillars Contemporary Art Studio di Amsterdam. La mostra prevede l’omaggio a Tenzin Rigdol e Gonkar Gyatso, che reinterpretano la pittura tradizionale tibetana nel lessico quotidiano dell’era post-industriale. Lo slancio della comunicazione tra oriente e occidente è espresso dai Le Brothers (Le Ngoc Thanh e Le Duc Hai) con video performances radicate nella coscienza contemporanea del Vietnam buddhista; la videomaker Lala Lharigtso presenta con il regista Donagh Coleman A Gesar Bard's Tale, storia del poeta e veggente Dawa ambientata nel Tibet d’oggi. L’Ici Venice (International Cultural Institute) partecipa con il documentario di Anne e Ludovic Segarra Bhoutan: un petit pays possedé du ciel (1972), il primo realizzato in quel paese. Maurizio Pizzo, scenografo e origamista, presenterà workshop a tema.


TashiNorbu,  Water Element&theThird Pole

 





Anna Maria Di Ciommo, Omaggio 





Dalle sale Padiglione Tibet si estende al giardino presentando Atman (dal sanscrito “essenza” - “soffio vitale”) opera inedita site specific di Robert Gligorov realizzata appositamente per il padiglione e curata da Luca Pietro Acquati Architetto. Uno spazio racchiuso e silente, una sorta di giardino segreto che si ispira ai cimiteri anglo-americani dove croci bianche sono piantate direttamente nel prato, ma in cui la croce cristiana è sostituita dall'antico simbolo della svastica tibetana che rappresenta il sole. L'installazione evidenzia il concetto di appartenenza per suscitare una discussione storica e semiologica. Attestazione di memoria che appartiene ad una tradizione che ha sempre cercato la spiritualità e la conoscenza.

Robert Gligorov Atman


Padiglione Tibet sarà anche presente il 17 giugno all'evento Venice Art Night, di cui verrà fornito un programma più dettagliato in seguito, con l'apertura straordinaria fino alle ore 23.00.

Altri significativi appuntamenti sono previsti il 14 maggio con il live painting di Tashi Norbu accompagnato dal recital di musica e poesia di Federica Artuso (chitarra) e Nicoletta Confalone (voce) ed il 6 Luglio, data in cui si celebrerà l'82° compleanno del Dalai Lama.




Il Curatore del Padiglione Tibet  Ruggero  Maggi


- Palazzo Zenobio, Collegio Armeno - Fondamenta del Soccorso, Dorsoduro, 2596 - 30123 Venezia.

eventi@collegioarmeno.com     www.collegioarmeno.com     0415228770    0415203434

Orario d’apertura dalle 10 alle 18 chiuso il lunedì


Recensione a cura dell'Archivio Ophen Virtual Art di Salerno