domenica 29 marzo 2009

COLLEZIONE VIRTUALE / ARCHIVIO OPHEN DI SALERNO


Il Mercato dell'Arte Contemporanea e la Recessione Planetaria


L'Arte Contemporanea è ancora un bene rifugio?
-Quali sono oggi i dati che abbiamo del mercato dell’arte in Italia-


Le analisi degli andamenti dei mercati finanziari ed immobiliari in Italia nell'ultimo anno sono indice di una caduta libera assai complessa vista la situazione difficile a livello planetario. La crisi mondiale, purtroppo, non risparmia i paesi ricchi, l’intera Europa e neanche il nostro precario paese, Nell'ultimo anno l'indice Mib ha riportato una pesante perdita stimata in circa il 55%, mentre il valore degli immobili in Italia è sceso in media di circa il 10%. Ciò ha indotto gli investitore e risparmiatori di un certo livello a valutare meglio come impiegare il proprio denaro, come abbiamo ripetuto più volte in queste pagine. L'indice medio dei valori dell'Arte Contemporanea nei mercati italiani, ricavato dai risultati delle principali case d'asta, indica nell'ultimo anno, purtroppo, una flessione del 6% circa. L'Arte Contemporanea si acquista essenzialmente per soddisfare il piacere di possedere un pezzo interessante e per noi importante dal punto di vista culturale ed estetico, tuttavia, occorre convincersi che la vera e autentica opera d’arte , da sempre, ha una buona tenuta e una sicura competitività rispetto ai più classici settori d'investimento.


COLLEZIONE VIRTUALE:

LE OPERE D’ARTE CONTEMPORANEA SCELTE DALL’ARCHIVIO OPHEN DI SALERNO

curata da Sandro Bongiani

Che cos'è la Collezione Virtuale dei Desideri e come si utilizza?

la Collezione Virtuale dei Desideri, tiene a memoria le opere che abbiamo scelto, monitorando la variazione delle quotazioni nel tempo di un gruppo di artisti di varie correnti artistiche con opere prodotte dal dal 1950 al 2006. La Collezione Virtuale dei Desideri è un modo per costruire la propria collezione virtuale. Vi sono inserite tutte le opere di proprio gradimento, selezionandole fra quelle in commercio consentendo di tenere monitorato nel tempo il valore della collezione. Infatti, nel momento in cui viene inserita un'opera, il sistema ne memorizza istantaneamente il valore e lo fissa; questo valore verrà poi continuamente confrontato con la quotazione corrente dell'opera che, nel tempo, può subire variazioni al rialzo o al ribasso. Nella Collezione Virtuale dei Desideri si potrà quindi monitorare istantaneamente qual è la tendenza delle quotazioni, visualizzandole per ogni singola opera, per singolo artista o per l'intera collezione, in modo che la Collezione possa diventare uno strumento vivo ed utile, per i collezionisti, per gli appassionati e per gli operatori del settore.

La nostra collezione può essere spedita via e-mail a chi ne fa richiesta per condividere o criticare le scelte fatte dallo staff dell'Archivio Ophen di Salerno.


Attualmente vi sono 6 Pagine con 59 Opere virtuali facenti parte della collezione Virtuale dell’Archivio Ophen di Salerno.

(31 Marzo 2009)

con un Totale: Quotazioni delle opere all'inserimento: € 975.502.00

Variazione: 18 maggio 2009

Totale Quotazioni delle opere : € 975.502,00

Totale Quotazioni attuali: € 965.002,00

Totale Variazione: -€ 10.500,00 -1%

Causa crisi del mercato

la perdita attuale è dell'1% del totale investito.

Prossima quotazione delle opere:

Totale Variazione:

Prossima Variazione:

VISITA LA MIA COLLEZIONE VIRTUALE DEI DESIDERI:

http://www.artantide.com/utenti_WishlistPubblica?codiceWishlist=sBKcH5r0xaOBTcui



http://ARCHIVIOOPHENVIRTUALART.blogspot.com/


Museo D'Arte VIRTUALE

(GLI ARTISTI SCELTI E LE OPERE SONO STATE SELEZIONATE CONSULTANDO IL "Museo D'ARTE VIRTUALE").


Arte Povera
Pierpaolo Calzolari
Piero Gilardi
Jannis Kounellis
Giuseppe Penone
Michelangelo Pistoletto
Fabrizio Plessi
Gilberto Zorio
Astrattismo
Remo Bianco
Gastone Biggi
Giuseppe Capogrossi
Arturo Carmassi
Bruno Ceccobelli
Hsiao Chin
Marco Cingolani
Antonio Corpora
Roberto Crippa
Dadamaino
Sonia Delaunay
Jorge Eielson
Luis Feito
Marco Gradi
Paul Jenkins
Riccardo Licata
Philippe Morisson
Mario Nigro
Emilio Scanavino
Gerard Schneider
Shozo Shimamoto
Giuseppe Spagnulo
Tancredi
Wladimiro Tulli
Emilio Vedova
Astrattismo - Forma 1
Carla Accardi
Piero Dorazio
Giulio Turcato
Astrattismo - Gruppo Cobra
Karel Appel
Astrattismo geometrico
Edoardo Jonquieres
Bruno Munari
Achille Perilli
Luigi Veronesi
Body Art
Hermann Nitsch
Vettor Pisani
Cinetismo
Gianni Colombo
Hugo Demarco
Horacio Garcia Rossi
Julio Le Parc
Concettuale
Nobuyoshi Araki
Stefano Arienti
Bernard Aubertin
Alighiero Boetti
Guglielmo Achille Cavellini
Gino de Dominicis
Emilio Isgrò
Luigi Mainolfi
Umberto Mariani
Aldo Mondino
Nunzio
Claudio Parmiggiani
Giuseppe Uncini
Figurativo
Gianni Bertini
Omar Galliani
Mimmo Germanà
Mark Kostabi
Salvo
Fluxus
Joseph Beuys
Giuseppe Chiari
Graffitismo
Keith Haring
Paul Kostabi
LA2 (Angel Ortiz)
Gruppo Gutai
Yasuo Sumi
Informale
Afro
Gianni Dova
Bengt Lindström
Mattia Moreni
Andrea Raccagni
Piero Ruggeri
Mark Tobey
Land Art
Dennis Oppenheim
Minimalismo
Rodolfo Aricò
Eros Bonamini
Arthur Kostner
Nouveau Réalisme
Arman
Mimmo Rotella
Daniel Spoerri
Jacques Villeglè
Optical Art
Getulio Alviani
Alberto Biasi
Franco Costalonga
Ennio Finzi
Victor Vasarely
Pittura analitica
Giorgio Griffa
Carmengloria Morales
Claudio Olivieri
Pino Pinelli
Valentino Vago
Poesia Visiva
Jiri Kolar
Pop Art
Valerio Adami
Franco Angeli
Lucio Del Pezzo
Tano Festa
Marco Lodola
Renato Mambor
Ugo Nespolo
Concetto Pozzati
Robert Rauschenberg
Mario Schifano
Emilio Tadini
Spazialismo
Agostino Bonalumi
Beppe Bonetti
Lucio Fontana
Paolo Scheggi
Turi Simeti
Surrealismo
Sergio Dangelo
Man Ray
Transavanguardia
Sandro Chia
Mimmo Paladino

Fonte: LA MIA COLLEZIONE DEI DESIDERI
http://www.artantide.com/

sabato 7 marzo 2009

A R C H I V I O O P H E N / ARTE E FOLLIA

A R T / L I T T E R A M



ARTE e FOLLIA




In occasione del trentesimo anniversario della legge Basaglia (Legge 180/78), il PD di Limbiate si fa promotore di un ciclo di iniziative culturali rivolte a suscitare attenzione verso un tema, quello della pazzia, centrale nella cultura contemporanea e soprattutto nella storia di Limbiate, sede di uno dei più grandi manicomi italiani, quello di Mombello. Una mostra di Mail Art è sicuramente un modo altro, forse poco convenzionale, di stimolare pensieri, dibattiti, emozioni sull’argomento, ma è proprio questa non convenzionalità l’elemento propulsore di riflessioni possibili. La stessa storia della Mail art, la sua ragion d’essere, i suoi meccanismi, le sue sperimentazioni tecnico-linguistiche e la sua ironia fuori dagli schemi possono addirittura suggerire punti di tangenza con il mondo della follia.
La Mail art (arte postale) è infatti una forma d’arte border line, marginale, estranea al sistema dell’arte, ma proprio per questo è più libera, autentica e foriera di arguzie intellettuali e di audaci soluzioni creative. Le opere di piccolo formato, soprattutto cartoline, francobolli, buste, lettere viaggiano per posta, sfidando ogni tipo di imprevisto, anzi, il caso, l’accidente, il disguido sono un valore aggiunto per l’opera, perché contribuiscono ad arricchirla e modificarla in modi del tutto non razionali e non calcolati. Già alcuni futuristi come Balla, Depero e Cangiullo, intuendo la portata creativa di questa leggera e semplice forma d’arte, si scambiavano idee, progetti o sperimentavano ogni tipo di produzione artistica avvalendosi di lettere, cartoline, telegrammi. La consapevolezza di creare un movimento artistico che scorre e si muove al di sotto dell’arte ufficiale, nasce però dall’esperienza anti-istituzionale del dadaismo duchampiano e di Fluxus, quando, nel 1962, l’artista americano Ray Johnson fonda la New York Correspondance School of Arts, una vera e propria rete di artisti che collaborano dando vita a processi in progress frutto di un’espressione collettiva.
In Italia la Mail Art inizia diffondersi a partire dagli anni Settanta, nel clima dei grandi cambiamenti sociali di critica antiborghese, in cui anche l’arte viene messa in discussione. Vicina all’arte concettuale nella volontà di arrivare ad una ridefinizione dell’arte, la Mail art se ne discosta rinunciando all’introversione e alla freddezza, ma proponendo una risposta sociale-relazionale e operativa: l’arte deve essere svincolata dal mercato, dalle gallerie ufficiali, dalla grande committenza e recuperare un gesto creativo che sia libero e generatore di un messaggio vero. Rispetto invece all’arte di contenuto politico sociale di quegli anni, si discosta da tematiche didascaliche e propagandistiche preferendo una forma leggera, fresca, innovativa a livello tecnico e linguistico, spesso ludica e irriverente, ma di grande forza eversiva.
La dimensione privata della corrispondenza diventa un movimento di scambio collettivo di idee che circolano, viaggiano, si muovono e smuovono pensiero. Pluralità e democrazia sono altre fondamentali caratteristiche: tutti, volendo, possono fare Mail art, non esiste il capolavoro; le opere sono costituite da elementi quotidiani, ma assemblati lasciando libero spazio alle idee più geniali senza aver la paura di incappare in giudizi o censure. Nelle esposizioni di Mail art non c’è una selezione, ma le opere di tutti gli artisti invitati sono esposte, perché ciascuna contiene un messaggio diverso ed è specchio della complessità del reale. Il meccanismo di azione è quello della catena ad invito, spesso legato ad un tema preciso.
Nel caso di questa mostra l’artista Giuseppe Denti ha invitato alcuni artisti a lavorare in modo libero sul rapporto arte e follia, indicando solo la misura del formato su cui intervenire (foglio formato A4). Se da un punto di vista tematico gli autori mettono al centro della loro riflessione l’uomo, nella sua solitudine, sofferenza e diversità, i lavori rivelano varietà nelle tecniche e nei linguaggi usati, da quelli più tradizionali a quelli più sperimentali rivolti ad una contaminazione intermediale. Tali opere possono essere suddivise in tre categorie: quelle connesse allo spirito e all’ironia della Mail Art, quelle realizzate con tecniche più tradizionali quali la pittura, il disegno e la scultura ed infine quei lavori che rientrano nell’ambito della più contemporanea Digital art.
La creatività più libera della Mail Art, in linea con certe ricerche verbovisuali, si esprime attraverso la combinazione inconsueta, il più delle volte a collage, di immagini, parole, disegni, numeri, timbri… che invita ad una lettura attenta dei molteplici segni che disvelano autonomamente e in relazione agli altri, una infinita e sottesa trama di significati.
In alcuni casi le parole unite al collage sono un messaggio breve quasi pubblicitario, un monito come nel caso di Morandi: “esci dal recinto” e “per te un nuovo mondo” o di Bonanno: “l’arte moderna è follia e vertigine” “io sono uno di voi”. In altri lavori la parola è il centro, l’artista punta contemporaneamente sull’aspetto del significante e del significato creando interessanti giochi di parole che aprono a più possibilità interpretative come nel caso dell’opera di Patrizio Vellucci e Donato Maturro in cui la frase “siamo sempre insieme separatamente non mente normalmente” scritta senza cesure rivela la sua densità di senso nella parola “mente”.
Gli ironici collage di Strada molto affini allo spirito irriverente e critico del dadaismo offrono uno spunto di riflessione più ludico per l’accesa cromia e per insoliti accostamenti e sovrapposizioni.
Anche l’aspetto materico e cromatico ci invita a scoprire piccole magie nascoste nella calibrata scelta di carte di diverse tipologie (Luc Fierens); nei raffinati interventi tecnici frutto di un sapiente uso delle potenzialità di macchine fotocopiatrici (Celeste Baraldi); nel contrasto tra materiali leggeri e pesanti come nel caso dell’opera di Galvani in cui il filo di ferro crea una trama modulare, simile alle grate di una prigione, unita alla leggerezza del tessuto chiaro e alla delicatezza della carta. Colpiscono i freschi collage di Maria Pia Fanna Roncoroni, la calibrata composizione di immagini di Hornschuh e Anna Boschi e il collage polimaterico di Ruggero Maggi. Francobolli creativi sono invece la caratteristica del lavoro di Kamperelic.
Alla seconda categoria appartengono scultori e pittori, come Caravita, Carantani, Cassaglia, Cavallotti, che partecipano all’operazione attraverso lavori realizzati con tecniche più tradizionali a testimonianza della grande apertura della Mail art, all’interno della quale ciascuno a suo modo può dare il suo contributo.
L’ultima categoria comprende artisti che si sono spinti verso le più recenti frontiere della Digital art come Eman, Daligand, Giuseppe Denti, Nicola Denti e Dany Tomasini che rielaborano immagini e fotografie attraverso la sovrapposizione di altre immagini e la compenetrazione e il contrasto di accesi colori. Queste opere pongono l’attenzione sulla sofferenza, il disagio e la complessità della mente concepita come un contenitore di infiniti mondi. Tra questi lavori colpisce quello di Nicola Denti, perché interviene su fotografie del manicomio di Mombello, protagonista latente di tutta la mostra, custode di una memoria ancora da scoprire.



Cos'è la follia?
La follia è una precipuità della malattia mentale, ossia un'aberrazione del cervello, non può avere come qualcuno, sostiene, due valenze: una creativa e una distruttiva. Da precisare che la parola"creatività" è un termine"largo", e che copre quindi un'area vastissima di fenomeni, anche quella delle arti.
Detto con parole povere, la follia, è un corto circuito del cervello e che quando accade, ha bisogno di essere urgentemente ripristinato, oppure se non lo si può ripristinare, si deve ricorrere al suo rifacimento.
Cosa oggi possibile grazie alla cono-scienza (nuove conoscenze/dna) e ad una chirurgia d’avanguardia, che cerca di renderci la vita meno amara.
Tra non molto assisteremo alla nostra completa clonazione, ritardo voluto e dovuto a delle opposizioni di carattere etico, e non come molti sostengono di carattere morale, poiché dobbiamo ricordarci che siamo un paese laico.
La verità è che l'uomo vuole vivere la sua breve o lunga vita, nel miglior modo possibile, sottoponendosi anche ad interventi lunghi e pericolosi, pur di vivere.
Nelle epoche passate, i gesti di ribellione o trasgressione erano additati a gesti di follia (malattia mentale); per le leggi vigenti, datesi dall'uomo, diverse dalle tavole dei comandamenti, ed erano ritenuti pericolosi e dannosi per lo stesso uomo e queste erano sanzionate con delle pene, quelle più severe, comprendeva anche l'eliminazione della persona.
Nelle epoche successive, la società, sollecitata dalle problematiche di salute mentale, ha incominciato ad analizzare la "follia" rivedendo anche il tipo di pena da applicare, conciliando l'eliminazione per una segregazione e una pena debilitante (flagellazione, digiuni, ecc.), questo per renderlo innocuo. Debilitazione, che inevitabilmente, portava alla morte, anche se si aveva una forte tempra.
Nel XX secolo. grazie alla maggior conoscenza (tematica) della psichiatria, intesa come filosofia, la società ha chiesto ai ricercatori, di studiare la problematica, e questi unanimemente hanno convenuto che la follia e le varie forme di depressione, sono delle "malattie" e come tutte le malattie, curabili nei modi e forme differenti.
La segregazione, in strutture protette, elettroshock e farmaci sono i metodi più adottati, poiché erano gli unici mezzi conosciuti, e che potevano portare qualche giovamento. Mentre si sono dimostrati invasivi e peggiorativi.
Negli anni 80 del XX secolo alcuni specialisti hanno adottato metodi meno invasivi (terapie di gruppo) e forme nuove: aprendo le strutture per una conoscenza della problematica; cercando di dare identità ai pazienti con la partecipazione; richiedendo o/i ravvedimenti di vecchie leggi o l'emanazione di nuove leggi.
La follia incomincia ad essere presente nel grande repertorio figurativo dell’arte come un documento, una testimonianza per informare l'aspetto doloroso: figure inguardabili, atti irrispettosi della morale, ecc.
Bosch può essere considerato un singolare interprete della follia. Ha mescolato gli esseri umani con oggetti, animali e vegetali, in una delirante atmosfera surreale.
Con un segno diverso il tema della follia, nell’arte dell’Ottocento, fa rientrare nell’ambito della sua espletazione i disturbi delle facoltà mentali.
In quel periodo, infatti, un’opinione diffusa riteneva che le passioni dell'epoca, originavano la follia.
Gericault, pur appartenente alla corrente romantica,dipinse intorno al 1822 dieci ritratti di pazzi, dei quali soltanto cinque sono giunti fino a noi, fissando sulla tela i volti di alcuni ricoverati presso l’Ospedale della Salpietère a Parigi, destinando i quadri al dottor E. J. Georget come illustrazioni per un libro o per alcune lezioni sulle malattie mentali.
La rappresentazione era di uno stanzone enorme e spoglio, riempito violentemente da una luce intensa e abbagliante che ritaglia in controluce le sagome delle pazze.
Poche sono in piedi, la maggior parte sono allineati è bloccati contro il muro, che forma una ulteriore barriera in un ambiente chiuso da grate e da cancelli.
Questa spettrale visione di un luogo destinato al ricovero dei malati di mente, voleva essere una denuncia di una condizione di violenza e disumana.
Questa era la prima denuncia fatta dall’arte, ritenuta fino a quel momento, espressiva solo di puri valori estetici.
La mostra "arte & follia" vuole continuare il viaggio intrapreso, cercando anche aggregazioni che abbiano voci che possano creare degli echi, che se accolti possano portare giovamento alla problematica.
C'è da rilevare che la malattia mentale è imputabile ed è ascrivibile ai fattori di rischio presenti nella società, che per i propri interessi ha inculcato falsi valori quali: arricchimento, sfruttamento, ecc., valori questi che ancora oggi vengono preferiti, ai veri valori morali


Approfondimento:

http://dacampo.altervista.org/arteepazzia/pittori%20pazzi.htm





lunedì 2 marzo 2009

UN ARTISTA IN COPERTINA




OPHEN VIRTUAL ART















Opera di Andrea Bonanno










Opera di Andrea Bonanno









Opera di Andrea Bonanno











VISITA LA PITTURA DI ANDREA BONANNO










A N D R E A B O N A N N O

e-mail:
bian@monrif.net


C. P. n. 69Sacile, Pn 33077Italia








ANDREA BONANNO é nato a Menfi (Ag), ma vive e lavora a Sacile (Pn) - C. P. 69 - da molti anni. Ha seguito studi universitari di pedagogia e, oltre a svolgere attività letteraria come poeta e critico, svolge pure attività artistica come pittore. Fin dal 1966 é stato presente a livello nazionale, con partecipazioni a molte rassegne che lo hanno visto vincere molti premi. All'intensa attività pittorica, nel contempo, si é affiancata quella letteraria con saggi riconosciuti di gran significato e pregio. E' stato nominato, nel 1988, Professore d' Arte Onorario in riconoscimento dei meriti culturali conseguiti per la sua attività artistica e del rilevante contributo dato dal suo operato allo sviluppo della cultura italiana. Nell'ambito della critica letteraria, sua é la nuova ipotesi esegetica della "verifica trascendentale" per la lettura critica di opere letterarie e pittoriche, intesa quale via metodologica riflessivo-verificale per la ricerca e la fondazione di un'unitarietà psicologica e trascendentale (sovrapersonale) dell'anima dell'uomo. Ha fatto parte della redazione della rivista " L'Involucro" , dal novembre 1994 fino al luglio del 1997, anno della morte del direttore Pietro Terminelli, che ha segnato pure la fine della storica rivista letteraria, pubblicando il commento alle 21 liriche de "Lo schiaccianoci" dello stesso. Ha scritto parecchi saggi di arte e di critica letteraria, interessandosi a molti poeti e scrittori italiani.








Ha pubblicato inoltre i seguenti volumi:



- L'ARTE E LA VERIFICA TRASCENDENTALE (saggio critico), Edizioni Tracce, Pescara, 1992 ( 1° Premio Città di Fano);
- PER UN'ARTE DELLA VERIFICA TRASCENDENTALE (Saggi di arte e di letteratura), Edizioni Pubbliscoop, Sessa Aurunca, 1994;
- LA POESIA DI PIETRO TERMINELLI (Monografia), Edizione L'Involucro, Palermo, 1995;
- LA VERIFICA NELL' ARTE FIGURATIVA CONTEMPORANEA ED ALTRI SAGGI, Edizione PHASAR , Firenze 2001;
- SAGGI SULLA POESIA DI MARIA GRAZIA LENISA, Edizione dell'Archivio "L. Pirandello", 2003.







Della sua attività letteraria hanno parlato:


Maria Grazia Lenisa, Pietro Terminelli, Rino Giacone, Aoristias, Italo Tomassoni, Giorgio Saviane, Giuseppe Bonaviri, Alberto Cappi, Beniamino Vizzini, Franca Alaimo,Vittoriano Esposito, Carmelo R. Viola, Luciano Cherchi , Demetrio Paparoni, Daniele Giancane, Guido Cecchi, Guerino D'Alessandro, Giovanni Ianuale, Saverio Severi, Leonardo Selvaggi, Giorgio Di Genova, Domenico Defelice, Tommaso Romano, Giovanni De Noia, Alex De Nando, Andrea Zapperi, Nunzio Menna, Dino Papetti, Carmine Manzi, Sandro Bongiani, Anna Rita Zara, Antonio De Marchi-Gherini, Gianluca Bocchinfuso, Giuseppina Luongo Bartolini, Nicola Venanzi, Silvana Folliero, Franca Valenti, Mario Meozzi, Mauro Donini, Gianna Sallustio, Lucio Zinna, Pietro Mirabile, Salvatore Porcu, Antonio Magnifico, Mariella Risi, Silvio Vitale, Giovanni Cristini, Ferdinando Banchini, Renato Greco, G. P. Tonon, Giulio Palumbo, Giovanni Occhipinti, Luigi Galli, ecc.







Recensioni riguardanti i volumi pubblicati :


L' ARTE E LA VERIFICA TRASCENDENTALE SANDRO BONGIANI, in "Dialogo,n. 126, genn.-febbraio 1993;AORISTIAS, in "Artecultura", n. 1, gennaio 1993, MilanoFRANCA VALENTI, in "Arte Oggi",n. 7, febbraio 1993, Piacenza;ANTONIO MAGNIFICO, in "AZ/Arte-Cultura", gennaio-marzo 1993, Roma;MARIELLA RISI, in "Bacherontius", n. 3, marzo 1993, S. Margherita Ligure (GE);ANDREA ZAPPERI, in "La nuova Tribuna Letteraria",n. 24, aprile 1993, Abano Terme (PD);N. D., in "Club degli Autori", n. 13, maggio-giugno 1993, Cernusco sul Naviglio (MI);SILVIO VITALE, in "L'Alfiere", n. 11, giugno 1993, Napoli;GIOVANNI IANUALE, in "Il Grandevetro", n. 117, maggio-luglio 1993, S. Croce sull'Arno ;GIOVANNI DE NOIA, L'arte nelle verifiche trascendentali, in "Segnali", n. 11 del 15 luglio 1993, Benevento;DOMENICO DEFELICE, in "Il Croco", n. 11, luglio 1993, Pomezia (Roma);ANNA RITA ZARA, in "Talento", n. 4, luglio-agosto 1993, Torino;MARIA GRAZIA LENISA, in "Abruzzo Letterario", settembre 1993;ANDREA OVCINNICOFF, in "Net-Informer",ottobre 1993,Genova;CARMINE MANZI, in "Fiorisce un cenacolo", nn.7/9, luglio-settembre 1993, Mercato S. Severino (SA);NICOLA VENANZI, in "Il Tizzone",settembre 1993, Rieti;DOMENICO DEFELICE, in "Vesuv", n. 2,4 dicembre 1993, S. Sebastiano (NA); in "Bluffton Cultural"n. 23, Bluffton,Ohio, USA, 1995;SALVATORE PORCU, in "AZ/Arte-Cultura", n. 74, ott.-dicembre 1993, Roma;SAVERIO SEVERI, in "Critica Radicale", n. 2,luglio-dicembre 1993, Bologna;SILVANA FOLLIERO, La metodologia dello sguardo prospettico, in "L'Involucro", gennaio 1994, Palermo;MARIO MEOZZI, in "Reportage", 16-31 marzo 1994, Lamezia Terme (CZ);LUCIO ZINNA, in "Arenaria", nn. 25-27, genn.-dicembre 1993, Palermo;PIETRO MIRABILE, in "Spiritualità & Letteratura", n. 24, genn.-aprile 1994 , Palermo;NUNZIO MENNA, L'arte e la verifica trascendentale", in "Antologia dell' 1993 del Concorso letterario intern. "Città di Avellino", XVI Ediz., Casa Editrice Menna, Avellino, maggio 1994;PIETRO TERMINELLI, L'albero della poesia e il suo paradosso, in " L'Involucro", n.13,novembre 1994, Palermo;MAURO DONINI, in "Primi Piani", novembre 1994, Roma; in "Il Paese",14 gennaio 1995, Modena;GIOVANNI CRISTINI, in "Il Ragguaglio Librario", gennaio 1995, Milano;ALEX DE NANDO, in "Catalogo del "Premio , (NO);DANIELE GIANCANE, in "Poesia in Puglia", Ediz. Forum/Quinta Generazione, 1994, Forlì;DINO PAPETTI, in "Alla bottega", n. 2, marzo-aprile 1995, Milano. PER UN' ARTE DELLA VERIFICA TRASCENDENTALE : MARIA GRAZIA LENISA, in "Pomezia-Notizie", giugno 1994, Pomezia (Roma; SANDRO BONGIANI, in "Dialogo", n. 133, giugno-agosto 1994, Olgiate Comasco (CO);GIOVANNI DE NOIA, in "La Rosa necessaria", agosto 1994, Benevento;MARIELLA RISI, in "Bacherontius", luglio-agosto 1994, S. Margherita Ligure (GE);CARMINE MANZI, in "Fiorisce un cenacolo", n. 10, ott.-dicembre 1994, Mercato S. Severino (SA);ANTONIO MAGNIFICO, in "AZ/Arte=Cultura", ott.-dicembre 1994, Roma;PIETRO TERMINELLI, L'albero della poesia e il suo paradosso, in "L'Involucro", n. 13, novembre 1994, Palermo;SAVERIO SEVERI, in "Critica Radicale", luglio-dicembre 1994, Bologna;VITTORIANO ESPOSITO, in "Oggi e Domani", n. 12 , dicembre 1994, Pescara;G. C., in "Il Ragguaglio Librario", gennaio 1995, Milano;GUERINO D'ALESSANDRO, in "Il Tizzone", marzo 1995, Rieti;SALVATORE PORCU, in "AZ/Arte=Cultura", aprile-giugno 1995, Roma;DOMENICO DEFELICE, in "Pomezia-Notizie", n. 6, giugno 1995, Pomezia (Roma);GIANNA SALLUSTIO, in "Pomezia-Notizie", n. 6, giugno 1995, Pomezia (Roma);GIULIO PALUMBO, in "Spiritualità & Letteratura", settembre-dicembre 1995, Palermo;CARMELO R. VIOLA, in "Pomezia-Notizie", n. 3, marzo 1996, Pomezia (Roma); in "Corriere di Roma", 15 aprile 1996, Roma; in "Alla bottega", nn. 3-4, maggio-agosto 1996, Milano. LA POESIA DI PIETRO TERMINELLI : SANDRO BONGIANI, in "Dialogo", n. 139, novembre-dicembre 1995,Olgiate Comasco (CO);CARLA FIORINO, Afflato di voci, in "L'Involucro", n. 14, febbraio 1996, Palermo;RINO GIACONE, Pietro Terminelli visto da Andrea Bonanno, ivi, p. 25;ALBERTO CAPPI, Biglietto a margine del testo, ivi, p. 25;FRANCA ALAIMO, Andrea Bonanno. La poesia di Pietro Terminelli, ivi, pp.26-27;in "Mail Art Service", n. 12, giugno 1996;LUCIANO CHERCHI, Ipotesi sulla poesia di Pietro Terminelli, ivi, p. 27;MARIA GRAZIA LENISA, Andrea Bonanno verifica la poesia di Pietro Terminelli, ivi, pp. 28-31;GIOVANNI DE NOIA, La poesia di Pietro Terminelli di A. Bonanno, in "La Rosa necessaria", Kat Edizioni, luglio 1996, Benevento;in "Mail Art Service", n. 13, ottobre 1996; in "L'Involucro", n. 16, luglio 1997, Palermo;DOMENICO DEFELICE, La poesia di Pietro Terminelli di A. Bonanno, in "Pomezia-Notizie", nn. 8-9, agosto-settembre 1996, Pomezia (Roma); in "Mail Art Service", n. 14, dicembre 1996; in "L' Involucro", n. 16, luglio 1997, Palermo;N. R., in "Il Tizzone", n. 2, settembre 1996, Rieti;ANTONIO SPAGNUOLO, La poesia di Pietro Terminelli, in "L'Involucro", n. 15, dicembre 1996, Palermo; in "Mail Art Service", n. 15, febbraio 1997;GIANNA SALLUSTIO, in "L'Involucro", n. 15, dicembre 1996, Palermo;RINO GIACONE, in "Mail Art Service", n. 15, febbraio 1997; La poesia di Pietro Terminelli, in "Rassegna editoriale" della Rivista"Nuove Lettere", nn. 5-8, gennaio 1996, Napoli;FERDINANDO BANCHINI, L'interprete e il poeta, in "L'Involucro", n. 16, luglio 1997, Palermo; in "Mail Art Service", n. 17, ottobre 1997.DAVIDE ARGNANI, in "L'Ortica", n. 70, aprile-giugno 1998, Forlì.








LA VERIFICA NELL'ARTE FIGURATIVA CONTEMPORANEA ED ALTRI SAGGI,
Edizioni PHASAR, Firenze, 2001

GIOVANNI DE NOIA, Non è vero che siamo tutti artisti, in "Il Giornale d’ Italia", Roma, 3 ottobre 2001.
DOMENICO DEFELICE, in "Pomezia-Notizie", n. 12, dicembre 2001.
G. P. TONON, La verifica nell’arte figurativa contemporanea, in "Punto di Vista", n. 31, gennaio- marzo 2002, Padova.
GIOVANNI DE NOIA, Non è vero che siamo tutti artisti, in "Benevento", n. 17, 12 ottobre 2001.
BENIAMINO VIZZINI, La <>, un impegno radicale in difesa dell’arte, edito in Internet.
GUERINO D’ ALESSANDRO, in "Il Conservatore", n. 19, gennaio-marzo 2002, Bologna.
GIOVANNI DE NOIA, in "Osservatorio Letterario", nn. 25-26, Ferrara, 2002.
GUERINO D’ALESSANDRO, in "Sìlarus", nn. 221-222, maggio-agosto 2002.
MARIA GRAZIA LENISA, La verifica nell’arte figurativa contemporanea di Andrea Bonanno e quattro poesie, Edizioni Archivio Centro "Luigi Pirandello", agosto 2002 .
GIANLUCA BOCCHINFUSO, in Il Filorosso, Gennaio-giugno 2002, n. 32 - Rogliano (CS).
LUIGI GALLI, Andrea Bonanno affida all'estetica il senso più proprio dell'arte, in "Punto di Vista", Padova, n. 35, Anno X, genn. - marzo 2003.



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Andrea Bonanno






PRIMA PAGINA OPHEN ART/ AAA-artisti cercasi



“AAA-artisti cercasi”

(L’Archivio Ophen – Documentazione Arte Contemporanea E Mail Art di Salerno
cerca artisti per viaggi solitari e non organizzati)
bongiani@libero.it

Perché gli artisti di oggi pensano solo di dedicarsi alla produzione di opere senza sentire il bisogno di scrivere qualche manifesto e progettare quindi nuove teorie e diverse situazioni di lavoro, come si faceva coscientemente qualche cinquantennio fa. Dopo il protagonismo delle case d’asta, delle caste e dei curatori d’arte; i critici non avendo più voglia e coraggio di criticare, come si faceva un tempo, (penso a Mallarmè, Breton, P. Restany) si sono convertiti generosamente al mestiere gratificante di “curatore”, in cui i testi sono scritti in funzione dell’organizzazione di una mostra monografica in qualche prestigioso spazio pubblico e in relazione alla pubblicazione di un corrispettivo e sostanzioso catalogo. Ora con la crisi del mercato dell’arte, il dibattito e l’interesse degli artisti dovrebbe spostarsi sui contenuti e non semplicemente nella valutazione effimera e spesso contraffatta dell’opera d’arte, intesa come semplice valutazione dell’oggetto prodotto e mercificato. Oggi vi è la necessità urgente di prendere posizione evitando che l’artista si mostri soltanto come mero produttore di oggetti, ma soprattutto, come pensatore, come certi artisti che hanno sempre posto come prioritario il momento teorico e non soltanto realizzativo. Dopo anni di programmazione a tavolino di gruppi, di eventi e di mostre orchestrate da chi trovava il modo opportuno di gestire la cultura “ingessata” in Italia, (quante mostre doppioni e a volte inutili si sono realizzate in questa penisola con i soldi dei contribuenti, quanti fiumi di denaro sono stati versati per questa promettente colonia Italica). Ora vi è l’esigenza di prospettare visioni alternative, non omologate dal mercato con una richiesta di “over produzione” alquanto eccessiva e ripetitiva di modi di fare. Dopo che il mercato è crollato e molti personaggi che sono stati per moltissimo tempo al timone di comando e ora con la nuova situazione stanno per essere sconfessati e sostituiti da altri e nuovi giovani curatori, ci saranno artisti più coraggiosi che vorranno prospettare dei viaggi solitari senza alcun stratagemma commerciale e organizzati e pianificati dall’alto. Insomma, ci sono ancora personalità indipendenti che sanno pensare con la propria testa e prospettare visioni alternative a quelle omologate di oggi? Certo, noi siamo per temperamento e per natura delle strane battone a pagamento, ci prostituiamo per il piacere di assaporare il successo; ne abbiamo visti tanti prostituirsi alle mode del momento e agli ismi più diversi pensando che il futile suc-cesso gratificante del momento poteva colmare il vuoto di una ricerca di lavoro. In questa società si vive ormai di compromessi. L’artista, il vero artista, è un “rivoluzionario”, non un “ un provvisorio eversivo “, proprio perché ci prospetta delle “visioni non concordate” e quindi, con il suo lavoro ci fa vedere l’oggetto o la cosa dall’angolo giusto, in maniera diversa, direi insolita e nuova. Ritorna fondamentale, quindi, la necessità di un’analisi rigorosa delle estetiche in campo, delle motivazioni e dei contenuti culturali. E’ indubbio che la società di oggi ha bisogno di utilizzare nuovi strumenti e nuovi modi di lettura.; senza di ciò non ci può essere ricerca e neanche futuro. Sandro Bongiani

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LA GRANDE MOSTRA





La Forma Dentro





ENNIO CALABRIA

Milano, Fondazione Luciana Matalon, Foro Buonaparte 67


La forma da dentro.

L’artista, considerato fin dagli anni sessanta uno dei maggiori protagonisti della pittura d’immagine italiana, non ha mai smesso di credere nell’atto del dipingere quale strumento insostituibile per conoscere la realtà esterna e nel contempo interna dello stesso artista, ed è testimone con forza oggi dell’attualità e della necessità profonda di questo gesto.




LA MOSTRA

L’esposizione, documentata da un pregevole catalogo e presentata da un saggio critico di Floriano De Santi, propone un’emblematica selezione di oltre trenta dipinti, tra cui alcuni degli intensi ritratti e autoritratti degli ultimi anni – produzione alla quale è tornato mirabilmente con il ciclo dedicato a Giovanni Paolo II e con la serie “Un volto e il tempo” – ed un nucleo significativo di tele recenti, per lo più di grande formato. In queste opere ogni intenzione progettuale, anche se in passato simbiotica al processo stesso del dipingere, ora cede alla pura trasposizione sulla tela, dell’intima, oscura sensibilità associativa che, da dentro, identifica il mondo esterno. è come sdraiarsi sullo schermo bianco della tela attendendo, nel farsi della pittura, le ombre della direzione e dell'immagine come destino.

In una simile poiesis scrive De Santi: "Si direbbe che nella produzione figurativa degli ultimi quattro cinque anni di Calabria il fantasma dell'immagine sgorga sulla soglia della forma spinta all'estremo, fino al privarsi del reale nelle sue molecole che un vortice spesso solleva a mulinello dalle apparenze incantevoli. Un tale linguaggio è fatto fondamentalmente per correggere, per scoprire, con quello che vede, proprio ciò che appartiene alla piccola, caduca sapienza di ogni comunicazione: il suo tempo di apparizione nella couche della propria distanza e della propria precarietà. Qui la probabilità immaginativa si sviluppa in termini inversamente proporzionali alla probabilità linguistica: dove termina la probabilità nella figura raggiunta da tutte le sue combinazioni, si apre una probabilità inventiva di significati che non è più linguistica, ma simbolica.


Chi è Ennio Calabria?




Riconosciuto dalla critica d’arte fin dal 1958 - anno della sua prima personale - come uno dei pittori maggiormente significativi della generazione emersa tra il ‘50 e il ‘60, Ennio Calabria è presto divenuto un punto di riferimento per le nuove ricerche figurative in Italia nel periodo dell’egemonia dell’arte informale con opere dalla forte impronta sociale. Lungo tutto il corso della sua quarantennale attività artistica - che include manifesti ed incisioni e caratterizzata da numerosi e prestigiosi riconoscimenti e da opere presenti in alcune tra le più importanti collezioni pubbliche e private del mondo - non ha mai rinunciato all’espressione e all’impegno civile e politico-culturale per un profondo mutamento della società. Negli ultimi anni, la forte tensione soggettiva e sociale e la complessa riflessività che lo animano, si sono materializzate in una forma linguistica di rara originalità, in una "figuratività alternativa", in una pittura della "contro-visione" che mantiene, come tema dominante, la condizione umana e soggettiva di afasia e dello stato metamorfico del reale.





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LA GRANDE MOSTRA :

ANTOLOGICA

DI VINCENZO GEMITO

A NAPOLI


























Napoli, “VINCENZO GEMITO AL MUSEO PIGNATELLI”
mostra su importante scultore tra '800 e '900
Il Museo Pignatelli di Napoli ha oaspitato la mostra 'Gemito'. L'esposizione è dedicata a Vincenzo Gemito, uno dei protagonisti della scultura europea tra Ottocento e Novecento che lavorò a Napoli tra il 1868 e il 1929. Il percorso è composto da oltre duecento opere, che vanno dalle terracotte giovanili ai bronzi della maturità, e da ottanta disegni, realizzati a penna, matita, carboncino, seppia e acquerello. Questo il ricco materiale che verra' presentato a Napoli dal 29 marzo al 5 luglio, al Museo Pignatelli e ripercorrera' il percorso creativo di Vincenzo Gemito. Le opere provengono da raccolte pubbliche e private, italiane e straniere. Le esposizioni dedicate a Gemito sono state rarissime: degne di rilievo quella del 1953 al Palazzo Reale di Napoli e la selezione presentata a Spoleto, nel 1989, nell'ambito del Festival dei Due Mondi. L'allestimento è concepito per sezioni tematiche dedicate ai soggetti ricorrenti: fanciulli ripresi dal vero, pescatori e acquaioli .



La Vita di Vincenzo Gemito

DALLA RUOTA DEGLI ESPOSTI ALLA STRADA

- Convento dell'Annunziata, ruota degli esposti, notte d'estate nel 1852. Una suora sonnecchia quando gli lasciano, caldo di nascita, un bambino dall'altra porta della griglia. Scrive la curatrice della mostra Denise Pagano: «Entrava così nel mondo Vincenzo Gemito, lasciando avvolte nel mistero le sue origini. Venne adottato da una coppia di umili condizioni e la sua vita fu la strada, come quella dei tanti coetanei ai quali si accompagnava nei vagabondaggi quotidiani e nei giochi infantili. Tra verità e leggenda si narra che ancora piccolo si affacciasse alla bottega di uno sbozzatore e, affascinato dal mestiere, iniziasse il suo apprendistato presso la bottega di Emanuele Caggiano, prima, e presso quella di Stanislao Lista, poi. Da questi apprese i rudimenti dell’arte e colse nel leone ferito - destinato alla base del monumento della Vittoria - che con scatto istantaneo si volge nel tentativo di liberarsi dal ferro che lo ha colpito, la rottura da ogni vincolo accademico».


DA NAPOLI A PARIGI E RITORNO


- Importante per Gemito è anche il periodo trascorso a Parigi a partire dai Settanta dell'Ottocento in cui frequentò artisti e intellettuali d'Oltralpe. «Nei legami che lo scultore privilegiò - scrive sempre la Pagano - emerge quello con Jean Louis Meissonier, da sempre considerato figura deleteria per lo sviluppo dell’arte gemitiana. In realtà, a me pare che Gemito dipendesse da Meissonier più sul piano umano e sociale che non su quello artistico. Con Meissonier lo scultore condivideva l’acuto spirito di osservazione e l’attaccamento al lavoro. Da lui ricavò, di certo, l’attenzione e la cura per il dettaglio, ma in realtà Gemito restò sempre un isolato, che perseguiva una strada individuale. Non intese il valore rivoluzionario del movimento impressionista, ma in ciò non fu poi molto diverso da tanti suoi compagni. Fu colpito solo da alcune immagini femminili di Manet e dalla ricerca di movimento condotta da Degas nelle sue sculture di ballerine. Quest’ultimo condivideva con Gemito l’interesse per il disegno, la sperimentazione di nuove tecniche, le pose in tempi lunghi e in posizioni scomode, che esprimessero le fasce muscolari sottoposte a sforzi, fissate nel movimento dell’azione. Dell’incontro con Auguste Rodin viene dato conto nel relativo saggio in catalogo. A Rodin era accomunato dall’amore per il disegno, per il modellato robusto, per la resa del temperamento nei ritratti, per i riferimenti al linguaggio classico, così come fu colpito dalle allusioni simboliche delle quali l’ arte di Rodin era pregna. Ritornato a Napoli, Gemito affrontò le due prove più impegnative della sua carriera: la commissione del Carlo V per il prospetto del Palazzo Reale di Napoli e quella del Trionfo da tavola...». Sposò poi Anna Cutolo, donna bellissima, esaltata anche nelle rime di Salvatore Di Giacomo, la quale in passato era stata modella ed amante di famosi artisti, che ne avevano dipinto con estrema poesia e realismo le splendide forme. Ciò scatenò in Gemito un’accesa gelosia ed un feroce rancore verso tutti i colleghi che l’avevano ritratta, tra cui anche Domenico Morelli. Da allora la sua vita fu a lungo segnata dalla follia, fu ricoverato in una casa di cura, da cui fuggì per ritirarsi a vivere come un eremita nella sua casa di via Tasso, alternando momenti di crisi a giornate di lucidità. Alla fine riuscì a guarire ed a ritornare con accresciuta lena a forgiare piccole sculture in materiali preziosi.

INFO - Museo Pignatelli Riviera di Chiaia, 200. Tel. 848 800 288-attivo ad apertura della mostra. Orari: tutti i giorni dalle 9 alle 14; venerdì e sabato 9-20; martedì chiuso Biglietti: integrato: 6 euro, ridotto: 3. Organizzazione e promozione Civita; catalogo Electa Napoli



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LA GRANDE MOSTRA:

BEATO ANGELICO A ROMA





ANNUNCIAZIONE DI BEATO ANGELICO (Part).

Roma - Beato Angelico - L'alba del Rinascimento
MUSEI CAPITOLINI
Palazzo dei Caffarelli
Piazza Del Campidoglio 1 (00186)



La più grande mostra dedicata al Beato Angelico in Italia, dopo quella del 1955 in Vaticano e a Firenze, presenta un’esauriente selezione di opere dai più importanti musei italiani e stranieri, alcune delle quali mai esposte in passato, che documentano la lunga e feconda attività dell’artista a conclusione delle celebrazioni per il 550° anniversario della sua morte.

“Beato Angelico. L’alba del Rinascimento” presenta diverse opere mai esposte in passato, dal Trittico della Galleria Corsini di Roma alla predella della Pala di Bosco ai Frari, restaurati per l’occasione.Attraverso un’esauriente selezione di opere provenienti dai più importanti musei italiani e stranieri, l’esposizione documenta la lunga e feconda attività di fra’ Giovanni da Fiesole, dalla giovinezza, ispirata alle più squisite eleganze tardogotiche (ad es. la Tebaide degli Uffizi e la Madonna di Cedri del Museo di Pisa), fino all’ultima fase romana, (ad es. il Trittico della Galleria Corsini o la predella della Pala di Bosco ai Frati). Sono visibili per la prima volta la predella di Zagabria (Stimmate di san Francesco e Martirio di san Pietro martire), l' Annunciazione di Dresda (riassemblata nel XVI secolo), il frammento con San Giovanni Battista di Lipsia Art, Yale University Art Gallery.


Visita:
http://www.italica.rai.it/argomenti/storia_arte/beatoangelico/index.htm

http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=27323&IDCategoria=1&MP=true

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